Per non uccidere don Andrea una seconda volta

don Santoro

padre Andrea Santoro

AsiaNews 8 Febbraio 2006

Chi ha ucciso don Andrea? Ankara ha già fatto arrestato un giovane. Ma dietro la mano assassina vi è una connivenza più grande. C’è anzitutto quella dei governi che soffiano sul fuoco dello scandalo islamico. Le violenze in Siria, Libano, Iran, Iraq, Afghanistan è difficile pensare siano avvenute senza il sostegno, il pagamento, la soddisfazione di Damasco e Teheran.

di Bernardo Cervellera

La morte di don Andrea Santoro, il sacerdote della diocesi di Roma ucciso alle spalle, mentre pregava nella sua chiesa  a Trebisonda, era quasi da prevedere. Come era quasi sicura la violenza contro la chiesa di san Marone a Beirut e gli attacchi alle chiese in Iraq. Tutte le volte che si crea tensione fra il mondo islamico e il mondo occidentale, chi ne fa le spese sono sempre i cristiani. Essi – sebbene appartengano a una comunità più antica dell’Islam – sono sempre presentati come una longa manus dell’occidente.

In più, offrono una caratteristica importante per chi voglia colpirli: sono indifesi, disarmati, perfino amorosi verso i loro persecutori. Sono la vittima giusta.Era perciò quasi prevedibile che nella tempesta islamica causata dalla pubblicazione delle vignette su Maometto, qualche cristiano ne facesse le spese.

Chi ha ucciso don Andrea? Ankara ha già fatto arrestato un giovane. Ma dietro la mano assassina vi è una connivenza più grande. C’è anzitutto quella dei governi che soffiano sul fuoco dello scandalo islamico. Le violenze in Siria, Libano, Iran, Iraq, Afghanistan è difficile pensare siano avvenute senza il sostegno, il pagamento, la soddisfazione di Damasco e Teheran.

Il nostro timore adesso è che Don Andrea rischia di essere ucciso una seconda volta, diluendo o vanificando il senso del suo martirio.

Il primo passo l’ha fatto il governo turco e tutti coloro che hanno voluto minimizzare la sua morte, dicendo che è causata solo da un giovane squilibrato e che l’elemento religioso non è importante.

Tant’è: proprio ieri il giovane killer ha confessato di essere stato spinto all’odio dallo scandalo in lui suscitato dalle vignette blasfeme su Maometto, pubblicate nella stampa occidentale. Pur continuando a  dire che la pista del conflitto religioso non vale, Ankara ha messo guardie e vigilanza a tutte le chiese e gli obiettivi religiosi del paese. Anche personalità del governo italiano hanno dichiarato ai media che “la Turchia è un paese molto secolarizzato e non bisogna vedere nell’uccisione del sacerdote un gesto anti-cristiano”.

Un altro passo verso la vanificazione è compiuto dal parlamento europeo che desideroso di inglobare la Turchia nella comunità economica, fa richieste sulla libertà di mercato, ma si dimentica di domandare piena libertà religiosa ad un paese che –  “molto secolarizzato” – non permette alle chiese cristiane di avere seminari, scuole, possedere case o chiese, senza garantire stabilità a persone e comunità che vivevano in Turchia molti secoli prima dell’Islam.

Un passo ulteriore per uccidere la testimonianza di don Andrea è fatto da coloro che lo trasformano in un profeta del multiculturalismo e del dialogo a priori, paurosi nell’affermare la chiara e bella identità cristiana di questo sacerdote. Benedetto XVI, ha ricordato oggi nell’udienza, “l’anima sacerdotale” di don Andrea, la sua “commovente testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa”.

A leggere infatti le riflessioni del sacerdote ci si accorge che egli è andato in Turchia non spinto dal “dialogo” slavato, o dalla voglia di fare del bene a poveri e derelitti, ma dal desiderio di far rivivere la Chiesa, corpo di Cristo. È da questo che nasce anche tutto il suo impegno verso i poveri e le prostitute, il suo dialogo con l’Islam, ma anche con l’ebraismo.

In un brano da lui scritto, pervenuto ad AsiaNews, egli dice cos’è il dialogo: “Europa e Medio Oriente (Turchia compresa…), Cristianesimo e Islam devono parlare di se stessi, della propria storia passata e recente, del modo di concepire l’uomo e di pensare la donna, della propria fede. Devono confrontarsi sull’immagine che hanno di Dio, della religione, del singolo individuo, della società, su come coniugano il potere di Dio e i poteri dello Stato, i doveri dell’uomo davanti a Dio e i diritti che Dio, per grazia, ha conferito alla coscienza umana”.

A leggere queste parole si resta stupiti per la loro attualità. La mancanza di dialogo e i tentativi di guerra fra oriente e occidente vengono proprio dalla mancanza degli elementi dettati da don Andrea: da una parte, un’Europa dimentica di sé, della propria tradizione religiosa, irrispettosa della propria storia e superficiale nello sguardo alle altre religioni; dall’altra un Islam che non sa parlare di sé, né guarda a sé,  all’individuo, alla donna, ai poteri di Dio e dello stato e continua a buttare sull’altro, sugli altri, sui nemici, le colpe della propria arretratezza. E così diventa strumento in mano al dittatore di turno.

Se l’occidente vuole davvero sconfiggere il fondamentalismo, deve lavorare per esigere dai paesi islamici piena libertà di agire e di parlare ai cristiani e alle altre religioni. Lo stesso devono attuare i paesi dell’oriente, se vogliono davvero testimoniare che l’Islam è una religione della pace e della tolleranza.

Don Andrea Santoro aveva offerto la sua carne perché “Cristo abitasse in Turchia”, come ha detto una volta. Nella sua morte, Cristo ha abitato in Turchia fino al sacrificio della croce. Per questo, come ha detto ancora il papa, il martirio di don Andrea contribuirà “alla causa del dialogo fra le religioni e della pace fra i popoli”.