La Cina conferma: botte ai preti e traffico d’organi

Cina-cattoliciIl Giornale 20 dicembre 2005

di Filippo Facci

Ecco filtrare dalla Cina, più che due notizie, due terribili conferme. La prima giunge da Sydney e l’ha diffusa il Daily Telegraph di ieri: spiega che svariati cittadini hanno viaggiato dall’Australia alla Cina per comprare organi asportati da condannati a morte; la seconda l’ha diffusa sempre ieri AsiaNews (l’agenzia del Pontificio Istituto per le Missioni estere) e spiega che in Cina c’è stata una nuova aggressione ai danni di religiosi cattolici: sacerdoti e suore sono stati picchiati a sangue con sbarre di ferro e bastoni e mattoni da un gruppo di presunti teppisti di Tianjin, città sul mare della Cina, a 150 km da Pechino: stavano dimostrando contro la requisizione di alcuni edifici appartenenti alla loro diocesi.

Gli organi, per cominciare. Il quotidiano australiano precisa che i turisti della salute hanno pagato da 9.000 a 30mila euro per ciascun trapianto e vengono citate ricerche su vari casi in cui i pazienti hanno comprato organi anche in India, Irak, Libano, Cina e le Filippine.Un commercio in parte dettato da necessità: l’esplosione delle liste di attesa australiane induce un numero crescente di persone ad assumere i rischi di un trapianto all’estero e del resto si parla, come puntualizzato dal dottor Ian Main del Monash Medical Centre di Melbourne, di almeno 2.000 persone che in Australia sono in attesa di un trapianto: e di queste, ben 1.600 di uno specifico trapianto di reni.

Diverse altre persone tuttavia si sarebbero ammalate dopo trapianti eseguiti in uno di questi Stati, precisa Ian Main, testimone diretto di alcuni episodi: «So di un paziente che ha contratto un virus letale in seguito all’intervento e ho visto altri due pazienti gravemente ammalati».

Un altro specialista di Melbourne, come pure precisa il Sydney Daily Telegraph, ha dovuto asportare a un paziente dei reni trapiantati in Iran diversi anni prima: erano stati mal collegati.

Ma la parte del leone resta quella della Cina: come più volte denunciato da Amnesty International e dalla Laogai Research Foundation e dall’associazione Nessuno Tocchi Caino, le autorità cinesi prelevano gli organi dei condannati a morte in quanto i medesimi per la legge appartengono ufficialmente allo Stato; i trapianti sono effettuati sotto supervisione governativa e il loro costo è inferiore del 30 per cento rispetto alla media, e ne beneficiano soprattutto cinesi privilegiati e cittadini occidentali.

Non meno impressionante la vicenda dei religiosi cattolici picchiati ed espropriati. Secondo AsiaNews, la dinamica ricorda in tutto e per tutto l’incidente avvenuto a Xian alcune settimane fa, quando 16 suore furono malmenate poiché ostacolavano la demolizione di una scuola diocesana. Quest’altra vicenda risalirebbe al 16 dicembre scorso, e il bilancio parla di un sacerdote svenuto, di una suora gravemente ferita al capo e perciò ricoverata, infine di altri quattro sacerdoti ridotti in pessime condizioni.

Da quanto trapelato, i teppisti si sarebbero dileguati dopo che le vittime avevano chiamato la polizia: e però quest’ultima, anziché portare immediatamente i feriti in ospedale, avrebbero condotto i religiosi alla centrale di polizia per un interrogatorio e solo dopo li avrebbe lasciati in ospedale.

L’episodio è comunque maturato dopo che il gruppo di religiosi era giunto a Tianjin da Taiyuan per chiedere la restituzione di alcuni edifici appartenenti alla diocesi e requisiti sin dai tempi di Mao: secondo le leggi cinesi avrebbero dovuto essere riconsegnati alla diocesi sin dal 1979, ma l’Ufficio affari religiosi cinese di fatto li ha sempre usati come sede propria e, da ultimo, ha deciso di consegnarli a una compagnia edile per restaurarli e commercializzarli.

La posizione delle autorità cinesi circa l’episodio, come per tutti gli altri, rimane intanto la medesima: nessuna.