Migliaia di musulmani bruciano chiese, conventi e case cristiane nel Punijab

punjiabAsiaNews 13 Novembre 2005

La Commissione Giustizia e Pace accusa la”negligenza criminale” della polizia (che non è intervenuta) e quella dei ministri e politici che non si decidono a eliminare le leggi sulla blasfemia.

Qaiser Felix

PAKISTAN Lahore (AsiaNews) – Tre chiese, un convento di suore, due scuole cattoliche, la casa di un pastore protestante e quella di un parroco, un ostello per ragazze, alcune case di cristiani sono stati prima vandalizzati e poi incendiati da una folla rabbiosa di circa 2 mila persone nel villaggio di Sangla Hill, distretto di Nankana nel Punjiab. Almeno 450 famiglie cristiane del villaggio sono fuggite e non sono ancora tornate per paura di ulteriori violenze.

Mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente nazionale della commissione Giustizia e Pace, ha detto in una conferenza stampa (v. foto) che “gli attacchi sono stati pianificati e organizzati. Secondo testimoni, la folla è stata portata sul luogo con degli autobus e istigata a compiere violenze e a bruciare”. “La nostra gente è in ansia – ha detto ad AsiaNews – e desideriamo che il governo faccia qualcosa”.

Le violenze sono avvenute ieri circa alle 10 del mattino (ora locale) e in apparenza sono motivate da un ulteriore caso di blasfemia. Secondo gli accusatori, venerdì 11 novembre, il cristiano Yousaf Masih, ha bruciato alcune copie del Corano ed è ora scomparso. Un fratello di lui, Salim Masih è stato arrestato il giorno prima. La Commissione Giustizia e Pace di Lahore ha dichiarato che le accuse di blasfemia sono false: gli accusatori hanno con la famiglia degli accusati alcuni problemi economici da risolvere.

Anche Saqib Sohail Bhatti, consigliere generale di Sangla Hill, cristiano, ha dichiarato ad AsiaNews  che le accuse di blasfemia sono false: Yousaf Masih è un analfabeta e non saprebbe nemmeno distinguere il Corano da un altro libro religioso.

A provocare le violenze non sono estranei i capi religiosi locali. Ieri le moschee hanno continuato a chiamare a raccolta i fedeli davanti alla  Jamia Madni Masjid, la moschea centrale, spingendoli ad agire contro i cristiani. I leader religiosi, con discorsi violenti, hanno spinto la folla a bruciare ogni luogo cristiano.

Obbedendo agli ordini, la folla ha prima saccheggiato la casa di Yousaf Masih e quella di suo fratello. Poi si sono mossi verso la chiesa presbiteriana incendiando l’edificio, i libri, e la casa di Tajamal Perveiz, il pastore locale. La folla piena di rabbia è poi giunta alla chiesa cattolica dello Spirito Santo e hanno vandalizzato l’edificio di culto, l’adiacente convento delle suore e la casa del parroco di Sangla Hill, il p. Semson Dilawar.

Il gruppo di circa 2 mila musulmani ha anche danneggiato la scuola elementare e il liceo  St Anthony, distruggendo mobili, archivi, laboratori e biblioteca. Anche la chiesa dell’Esercito della Salvezza ha subito molti danni.

Un parlamentare cristiano, Akram Gill, punta il dito contro la polizia: egli ha telefonato di persona alle forze dell’ordine chiedendo protezione per i cristiani, ma non ha ottenuto nulla. Anwar Sohail, un testimone degli incidenti, ha detto ad AsiaNews che “la polizia era presente quando la folla ha attaccato la chiesa cattolica, ma sono andati via lasciando che i manifestanti penetrassero nell’edificio”.

La Commissione di Giustizia e Pace ha diffuso una dichiarazione in cui si afferma che “la polizia locale sembra essere parte in causa di questi atti di terrore, che usano la religione per diffondere odio contro le minoranze religiose”. Per questo si chiede “un’immediata inchiesta giudiziaria per stabilire cause, effetti e responsabilità di questi vergognosi incidenti. Inoltre occorre prendere provvedimenti contro i poliziotti per la loro criminale negligenza”.

La dichiarazione riafferma che “le leggi sulla blasfemia sono la causa principale e lo strumento per creare squilibri settari e interreligiosi nella società . La negligenza di ministri e responsabili di dipartimenti ne permette l’abuso in larga scala, provocando una valanga di ingiustizie. Per questo si domanda al governo di “fare dei passi per educare le masse alla tolleranza e alla pace, eliminando elementi discriminatori verso le religioni nelle scuole e nei media, e cancellando le leggi discriminatorie come quelle sulla blasfemia”.

Giustizia e Pace ricorda anche che molte organizzazioni cristiane stanno lavorando fianco a fianco con altri pakistani nei soccorsi alla popolazione terremotata. “In un momento in cui abbiamo bisogno della solidarietà di tutto il mondo – si afferma – questa mancanza di rispetto per la legge è una cattiva notizia per il paese”.