Josemaría Escrivá de Balaguer

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

Escrivà

di Rino Cammilleri

Di questo santo, canonizzato in tempi rapidissimi, ci siamo già occupati qualche anno fa e, dunque, non è il caso di insistere ulteriormente su particolari biografici che del resto sono abbastanza noti (magari, tra qualche anno ci torneremo sopra). D’altra parte, la sua opera maggiore fu la creazione dell’Opus Dei, conosciutissima e unico esempio, a tutt’oggi, di “prelatura personale” in seno alla Chiesa.

L’Opus Dei di tanto in tanto ritorna alla ribalta mediatica e c’è chi la pensa una sorta di “massoneria bianca”. Verrebbe polemicamente da dire: magari lo fosse. Per conoscerla sul serio, l’opera migliore rimane quella di Vittorio Messori, Opus Dei: un’indagine (Mondadori). Ma sono in tanti, ahimè, quelli che se sono fatta un’idea (sballata) leggendo Il Codice Da Vinci, romanzo fantastorico di esagerato successo.

Nelle sue pagine vaga un sicario albino, “monaco” dell’Opus Dei, che va in giro di notte, a uccidere la gente, in tonaca, tant’è che, per scalare muri, deve rimboccarsela. Mah. Un’associazione di laici, qual è l’Opus Dei, non ha certo monaci. E poi, gli albini hanno di solito problemi alla vista e non sembrano molto indicati per spericolate acrobazie notturne a scopo di omicidio.

Infine, se io fossi un monaco e decidessi di darmi al delitto, come minimo mi procurerei un paio di pantaloni, magari ginnici, e un passamontagna. Voi mi direte: ma è una fiction. Risponderò che neanche una fiction può essere strampalata, sennò si chiama farsa. E poi, vorrei vedere voi, se qualcuno imbastisse fiction o anche farse su ciò che avete di più caro e sacro.

Il Giornale 26 giugno 2005