«Ecco perché la scuola Usa oggi fa acqua»

scuola_UsaArticolo pubblicato su Avvenire
 24 novembre 2000

Intervista con Kilpatrick

Al Meeting di Rimini dello scorso agosto e stata seguita con grande interesse una conferenza del professor William Kilpatrick, docente al Boston College. Il professor Kilpatrick è negli Stati Uniti un’autorità in campo pedagogico. E autore di un libro, Psychological Seduction, che la rivista Word ha incluso nei cento libri del secolo da leggere. Gli abbiamo rivolto alcune domande a proposito della suo intervento a Rimini.

Lei ha detto a Rimini che gli Stati Uniti hanno raggiunto grandi risultati in campo scientifico nonostante il loro sistema scolastico. Cosa c’è di sbagliato nella scuola americana? Per quali motivi la scuola americana è indietro rispetto all’Italia nelle classifiche sulla qualità degli studi?

Il terzo Studio internazionale sulla matematica e la scienza nel 1995 ha confrontato 21 paesi. Sulla ” matematica di base ” l’Italia ha il 16° posto su 21 paesi. Gli Stati Uniti sono collocati più in basso: al 19° posto. Riguardo la “matematica avanzata” l’Italia e al 12° e gli USA 16°’ posto. Le università americane hanno eccellenti dipartimenti di scienze e matematiche, ma molti dei migliori laureati in questi dipartimenti provengono ora da paesi stranieri. La scuola di base e il liceo americani non stanno preparando i loro studenti a questo alto livello di lavoro. Il problema è che negli ultimi 30anni l’istruzione americana e stata preda delle teorie educative che furono essenzialmente antiintellettuali e anticonoscenza.

Quali sono le idee alla base del modello americano di scuola? Quali conseguenze producono sull’insegnamento e sugli studenti? Quale tipo d’uomo esce da questo tipo di scuola?

L’attuale modello di istruzione è da ricondurre alle teorie educative “progressiste” sviluppate alla Columbia University negli anni 20. Queste teorie, a loro volta erano basate sulla visione romantica o Rousseauiana della natura umana. Solo alla fine degli anni ’60, tuttavia queste idee divennero dominanti nelle scuole americane. L’idea base è che l’apprendere è un pro- cesso naturale che si svilupperà secondo il passo naturale del bambino.”

I bambini impareranno quando saranno pronti” è uno degli slogan che spesso sentiamo. Un risultato è che i bambini americani stanno ancora giocando con il Lego mentre i bambini della stessa età in altre parti del mondo stanno imparando a leggere e a calcolare. Un altro corollario di questa visione naturalistica è che non bisogna lavorare sull’apprendimento perché si svolgerà in modo naturale. Come conseguenza vi e stato un minor interesse per le esercitazioni, la memorizzazione e i compiti a casa. Infine, l’enfasi sul naturalismo ha condotto alla ricerca di metodi d’insegnamento che sono, evidentemente, più sintonizzati con il naturale sviluppo.

Ma molti importanti apprendimenti – come imparare a leggere – non sono processi naturali. Provare ad apprenderli in un modo “naturale” è una perdita di tempo. Tentativi per insegnare a leggere in un modo naturale (il metodo globale) e a insegnare la matematica in modo naturale (la matematica nuova, la matematica nuova-nuova) e stato provato essere uno squallido fallimento. Quando lo Stato della California ha scelto il metodo del “linguaggio complessivo” la valutazione della capacità di lettura degli studenti è stata la più bassa negli USA. L’altra idea principale per l’Istruzione americana è il costruttivismo, l’idea secondo la quale l’unica conoscenza di qualità è la conoscenza che gli studenti hanno creato o scoperto da loro stessi.

Questo approccio ha condotto a de-enfatizzare la conoscenza oggettiva e ad enfatizzare ciò che gli educatori americani chiamano “il pensiero critico”. Ma i bambini non possono imparare a pensare criticamente se non hanno qualche cosa su cui pensare. A loro vengono dati veramente pochi dati oggettivi nelle scuole. Così si attende che essi pensino criticamente riguardo la storia senza conoscere molti dei fattori della storia, riguardo la scienza, senza conoscere molto dei dati scientifici, e cosi via. Come Dio, dai bambini americani ci si attende che costruiscano le loro creazioni dal nulla.

Uno dei migliori critici del modello costruttivista e il prof. E.D. Hirsch dell’ University of Virginia. La cosa importante, dice Hirsch, non è il modo di costruzione ma la quantità. E la quantità di attività costruttiva che il cervello può impegnare dipende dalla quantità dei materiali disponibili per la costruzione- in altre parole, la quantità di conoscenza. “Più conosci”, scrive Hirsch, “più prontamente puoi imparare qualche cosa di nuovo, perché tu hai molte più analogie e punti di contatto per connettere la nuova conoscenza con quello che conosci già”.

Le riforme attuate recentemente in Italia portano ad una americanizzazione della scuola? Fa bene o fa male l’Italia a guardare al modello americano? Quali sono i suoi consigli?

Penso che l’Italia commetterebbe un errore adottando il modello USA. Certamente non ha funzionato qui (negli USA, ndr). Le scuole americane possono insegnare agli studenti a leggere e scrivere a stento. Gli studenti americani conoscono poco riguardo alla storia, alla geografia e al mondo degli affari. Le università americane e il mondo economico americano sono impegnate in azioni di rimedio all’educazione/formazione per elevare il livello degli studenti e dei lavoratori. I genitori americani sono sempre più insoddisfatti dell’ istruzione pubblica. Oltre un milione di famiglie scolarizza i bambini a casa, e un numero molto più grande si e aggregato a movimenti per la scelta della scuola e per il buono scuola, nel tentativo di portare la formazione dei propri figli fuori dalle mani della scuola pubblica.

(Ha collaborato all’intervista Valter Boero)