Un dibattito sempre attuale

BarbianaIn una lettera scritta da don Milani quarant’anni fa, l’essenza di un problema che non si è risolto

Nel mese di novembre l’Agesc ha organizzato a Vicchio in Mugello (provincia di Firenze) un convegno su “La scuola di Barbiana e la scuola della riforma”. Nell’occasione il Centro studi don Milani ha fatto dono alla nostra associazione di una lettera del sacerdote dedicata al tema della parità scolastica. Destinatario dello scritto era Lanfranco Mencaroni, già braccio destro del leader non violento Aldo Capitini e all’epoca direttore del piccolo periodico umbro Giornale Scuola.

Pubblichiamo integralmente il testo perché lo riteniamo denso di spunti significativi per un dibattito che, a quasi quarant’anni di distanza, purtroppo non si ancora positivamente concluso.

Barbiana, 9 marzo 61

Caro dottore,

sono a letto da tre mesi con una coxite di origine e cura per ora ignote. Ho poi avuto da mandare avanti egualmente la scuola che è quest’anno molto più complessa per numero di classi e di ragazzi e diverse altre pittoresche attività per cui mi è toccato trascurare gli amici e la corrispondenza.

L’ultima questione cui mi sono dedicato vi metterebbe in grande imbarazzo. Mi è toccato opporre in due diverse vertenze la scuola privata a quella di stato e ha naturalmente ragione la mia. Nella prima vertenza (contro l’Inps) si tratta di riconoscere ai barbianesi il diritto di mandare i ragazzi a scuola qui e riscuotere egualmente gli assegni. Il più accanito laicista, messasi una mano sul petto, dovrebbe battersi in questo caso per la scuola del prete. La seconda vertenza è ora sul punto di maggior incandescenza e attende la prova di forza forse per lunedì prossimo.

I miei ragazzi organizzano lo sciopero della scuola elementare di stato ogni qualvolta la supplente arriva a scuola in ritardo. Lo sciopero consiste nel far venire i bambini a Barbiana dove uno dei miei ragazzetti di 14 anni s’improvvisa maestro. Verso le 9,30-10 arriva la supplente e viene a cercare i ragazzi. I bambini imperturbabili seguitano le loro lezioni senza alzare la testa.

Il direttore ha minacciato il 6 in condotta e conseguente bocciatura e l’intervento dei carabinieri contro gli organizzatori. Il pretore (che è quel Marco Ramat che scrive spesso sul Mondo) nobilissima figura di laicista è stato qui ieri ed è costretto a darci ragione, purtroppo non vede come si possa portar la cosa davanti alla magistratura finché non ci scappa l’incidente.

E vengo così all’ultimo numero del giornale Scuola. Non si può esaltare l’idea della scuola di stato senza descriverne la realtà così come non si può denigrare la realtà della scuola dei preti senza citarne l’idea. A Firenze per esempio non è neanche da mettersi in discussione il dato di fatto che l’unica scuola socialmente e tecnicamente progredita è una scuola di preti: la Madonnina del Grappa. Il fatto che lo stato coi soldi dei contribuenti non l’aiuti è semplicemente scandaloso.

La Madonnina del Grappa ha 1200 allievi dei quali non uno solo figlio di papà. La scuola di Barbiana ha 20 allievi, nessuno figlio di papà, è dei preti, non ha dallo stato nessuna sovvenzione, ma anzi aperta opposizione ed è senza ombra di dubbio l’unica scuola funzionante di tutto il territorio della Repubblica. Scandalose sono le scuole clericali di lusso di Firenze, ma mai quanto la scuola di stato che non solo da quando la Dc è al potere, ma fin dal lontano 1860 quando guardava in cagnesco i preti, è stata sempre una fogna di propaganda padronale per nessun rispetto migliore delle equivalenti fogne ecclesiastiche.

Non muoverei dunque oggi un dito in favore della scuola di stato dove non regna nessuna “libertà d’idee”, ma solo conformismo e corruzione e se invece della scuola di stato come è oggi si parla di come dovrebbe essere allora vorrei parlare più delle scuole dei preti come son oggi (molte) ma come sono alcune (poche) o meglio come dovrebbero essere. E in tal caso non c’è dubbio per me che sarebbero migliori quelle dei preti perché l’amore di Dio è in sé migliore che la coscienza laica o l’idea dello stato o del bene comune.

Ma questi son sogni senza costrutto perché né preti né laici potranno mai fare nulla di perfettamente puro e sarà dunque meglio lasciare che si perfezionino quanto possono gli uni e gli altri possibilmente senza difficoltà economiche in libera e realmente pari concorrenza.

Certo che oggi lo scandalo più grosso non è che pochi ebrei o protestanti come contribuenti siano costretti a aiutare anche qualche scuola di preti, ma piuttosto che milioni di contribuenti cristiani e poveri siano costretti come contribuenti a finanziare una scuola di stato profondamente anticristiana profondamente antioperaia e contadina e che non lo è per opera dei governi cattolici (i quali l’hanno, da quei perfetti imbecilli e conservatori che sono, ereditata così com’è e conservata sotto vetrina, dai ricchi borghesi anticlericali dell’ottocento).

Vede dunque che per me l’ultimo numero del Giornale Scuola è disonesto. Nella mia scuola i poveri vengono educati con più “laicismo”(se laicismo significa rispetto per la verità) di quel che non abbia questo numero del giornale.

Restiamo naturalmente amici come prima e mi interesserà sempre vedere il giornale (anzi mi pare di non aver visto un numero, ho avuto il Patto n.1 la Stampa n.2 e la Scuola n.4 cos’era il n.3?). A Firenze non potrò venire per la ragione che ho detto. Spero dunque che vi farete vivi voi quassù. Qualche volta vado a Firenze per la V.E.S. o per la radiografia in tal caso sono dalla mamma 5584… Se non son lì sono sempre quassù.

Un saluto affettuoso a tutti

vostro Lorenzo Milani