La verità su Katyn alla luce di un documento

KatynArticolo pubblicato su Cristianità n. 175

Come si è giunti all’identificazione dei colpevoli dell’eccidio di diecimila ufficiali polacchi – internati nell’Unione Sovietica e liquidati nel 1940 ad opera dei socialcomunisti russi – in una ricostruzione comparsa con lo stesso titolo in Tygodnik Powszechny, “Rivista Universale”, anno LIII, n. 27 (2088), 2-7-1989, una pubblicazione socioculturale cattolica edita a Cracovia, in Polonia. La traduzione dall’originale è redazionale

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Lo scomodo Olocausto

AuschwitzArticolo pubblicato su 30 Giorni
del 6 giugno 1994

Nel 1942 già informava gli alleati sui campi di sterminio nazisti. nel ’43 inviò un piano per salvare 70 mila ebrei rumeni. ma Londra mise il veto e Washington tentennò. Intervista con Gerhart Riegner, “l’uomo delle cifre”

di Andrea Tornielli

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Maggio-giugno 1945: il rimpatrio forzato dei cosacchi e altri crimini di guerra

CosacchiArticolo pubblicato su Cristianità n. 245

Nel maggio del 1945 Maurice Harold Macmillan – poi primo ministro britannico dal 1957 al 1963 – concordò con i sovietici e il 5° Corpo d’Armata inglese la riconsegna a Stalin di circa quarantamila prigionieri cosacchi – combattenti e civili -, che si erano battuti contro l’Armata Rossa. La stessa sorte toccò anche agli anticomunisti slavi meridionali riparati in Austria: fra il 17 e il 31 maggio da trenta a trentacinquemila persone vennero consegnate agli uomini di Tito.Questi gravissimi crimini di guerra sono stati accuratamente ricostruiti dallo storico anglo-russo conte Nikolai Dmitrevic’ Tolstoy nelle opere Victims of Yalta, del 1977, e The Minister and the Massacres, del 1986. In seguito alle sue affermazioni, tutte documentate, l’autore ha dovuto subire numerosi procedimenti giudiziari.

di Marco Respinti

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Quei liberatori assassini

Sicilia 1943Articolo pubblicato su MILLENOVECENTO
n.23 settembre 2004

Sicilia 1943: gli eccidi dimenticati/1

 Le atrocità targate Usa

di Ezio Costanzo*

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1945 il bombardamento di Dresda

Dresda_bombeda Il Corriere della Sera
del 28 settembre 2002

di Vittorio Messori

Torna – avviene, ogni tanto – il fantasma rimosso ma implacabile di Dresda. Di quella che fu la scintillante Residenzstadt dei Principi Elettori di Sassonia si è parlato molto, di questi tempi, per un incrocio di circostanze. Innanzitutto, l’alluvione che ha gonfiato l’Elba, sino a sommergere gli storici palazzi, ancora in faticosa e parziale ricostruzione. Ma ha contato forse anche il fatto che tra i 25 commentatissimi capolavori di casa Agnelli, due erano celebri vedute della Dresda perduta per sempre di Bernardo Bellotto.

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I bombardamenti aerei nel secondo conflitto mondiale

bombardieriLa Civiltà Cattolica n. 3723-3724 del 6-20 agosto 2005

Giovanni Sale s.J.

Il 60 anniversario della fine della seconda guerra mondiale registra, rispetto alle precedenti ricorrenze, novità importanti. Per la prima volta, infatti, alcuni storici, e non soltanto di lingua e cultura tedesca, hanno indirizzato le loro ricerche verso ambiti che fino a pochi anni prima erano considerati veri e propri tabù dalla storiografia ufficiale, vale a dire le vicende vissute dai «vinti» nella Germania nazista negli ultimi anni della guerra, quando fu consumata la devastazione e la distruzione della nazione non solo nello spirito, ma anche nella realtà più materiale e ordinaria fatta di città, luoghi, persone.

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1914 Un affare tedesco

sarajevo_1914Articolo pubblicato su Avvenire
sabato 24 luglio 2004

di Antonio Giorgi

Novant’anni fa di questi giorni la vecchia Europa in preda alla follia correva con incoscienza criminale verso il baratro, uno scontro all’ultimo sangue, un conflitto che si annunciava mondiale che veniva presentato come la guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre: «Le macchinazioni di un avversario pieno di odio mi costringono ad impugnare la spada», scriveva l’imperatore d’Austria e re d’Ungheria Francesco Giuseppe nel proclama ai suoi popoli dopo l’apertura delle ostilità contro la Serbia il 28 luglio 1914.

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Il massacro degli armeni

Millenovecento n.10 agosto 2003

di Mirella Galletti

I prodromi dei massacri degli armeni si devono ricercare nei mutamenti del quadro politico internazionale durante il XIX secolo. Fino ad allora i viaggiatori europei riportavano che il popolo armeno era considerato “Millet-i Sadica” (La comunità fedele), ma l’indebolimento dell’impero ottomano cambiò radicalmente la situazione.

 

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Voci dal genocidio dimenticato

armeni_genocidio Articolo pubblicato su Avvenire
18 ottobre 2000

Lo sterminio del popolo armeno tra il 1915 e il ’17 nella testimonianza di un missionario domenicano

di Marco Roncalli

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L’olocausto delle donne che insanguinò l’alba del ‘900

armenian genocide 9Articolo pubblicato su Avvenire
del 18 ottobre 2000

di Jacques Rhetore

I convogli dei deportati attraversarono il vilayet di Diyartxzkir passando, quasi tutti, per la città di Mardin da dove sono stati osservati da vicino. È di questi convogli che vorrei adesso trattare. Mi dispiace di non poter dare, sul loro numero e sul numero dei deportati in genere, altro che cifre vaghe, quelle che circolavano pubblicamente.