La tragedia del Tempio Solare: il suicidio di una Rivoluzione

Tempio_solareArticolo pubblicato su Cristianità n. 235 (1994)

di Massimo Introvigne

Nei giorni 4 e 5 ottobre 1994 cinquantatré persone sono morte in Svizzera e in Canada; i loro corpi – in parte con segni di violenza precedente agli incendi – sono stati trovati nelle sedi, distrutte dal fuoco, di un movimento neo-templare chiamato OICTS, Organizzazione Internazionale Cavalleresca Tradizione Solare, o – in forma abbreviata – Tradizione Solare o Tempio Solare. Il movimento fa parte di una delle diverse correnti che, nel loro complesso, costituiscono il mondo dei nuovi movimenti magici moderni, la tradizione neo-templare. Queste note intendono ricostruire anzitutto la storia della corrente neo-templare, quindi quella del Tempio Solare, riportando poi i dati essenziali sulla tragedia dell’ottobre del 1994 e proponendo infine alcuni parametri di interpretazione.

I. La corrente neo-templare

1. I gradi “templari” all’interno della massoneria

La corrente neo-templare non costituisce una prosecuzione dell’Ordine del Tempio, l’ordine monastico-cavalleresco cattolico fondato negli anni 1118-1119 da Ugo di Payens e sciolto da Papa Clemente V – dopo la crudele persecuzione del re di Francia Filippo il Bello – nel 1307. Dopo la soppressione l’Ordine sopravvisse per qualche decennio fuori dalla Francia, ma al più tardi agli inizi del secolo XV i templari erano completamente scomparsi.

La tesi di una loro prosecuzione segreta è stata denunciata da specialisti di storia medioevale – per esempio da Régine Pernoud – come “completamente demenziale” e legata a pretese e a leggende “uniformemente sciocche”  (1).

L’idea che i templari, ufficialmente soppressi, avessero continuato clandestinamente la loro attività fino al Settecento si diffuse anzitutto nella massoneria francese e tedesca. Passando dall’Inghilterra al continente europeo la massoneria poteva infatti difficilmente presentarsi come l’erede – sia pure passata attraverso un processo di reinterpretazione filosofica ed esoterica – delle corporazioni di mestiere muratorie, che comprendevano, accanto agli architetti, anche i semplici muratori: si trattava di un’origine troppo umile, che la nobiltà europea non avrebbe accettato.

Venne così elaborata la leggenda di cavalieri perseguitati che si erano “nascosti” nelle corporazioni inglesi e scozzesi dei liberi muratori per continuare le loro attività, e – soprattutto in Germania – questi cavalieri misteriosi vennero identificati con i templari. È questa l’origine dei gradi templari della massoneria che – nati sul continente europeo (2), ma diffusi anche nel Regno Unito grazie all’opera di Thomas Dunckerley (1724-1795), fondatore nel 1791 di un “Gran Conclave (più tardi “Gran Priorato”) dei Cavalieri Templari” all’interno della massoneria inglese (3) – oggi si ritrovano sia nel rito scozzese che nel rito di York, e degli attuali Encampments of Knights Templars a cui possono appartenere esclusivamente massoni e che sono diffusi nella massoneria anglo-americana (4).

La presenza di gradi templari nella grande maggioranza dei riti e delle obbedienze massoniche oggi diffuse nel mondo deve essere correttamente interpretata, e l’interpretazione può essere tentata a tre livelli diversi.

A un primo livello – già nelle origini settecentesche – gioca certamente un ruolo la necessità di insegnare il metodo massonico attraverso un rituale affascinante, come poteva essere quello desunto – con sfarzo di costumi e di spade – dal mondo cavalleresco del Medioevo. A un secondo livello, la massoneria presenta già nel Settecento una tensione fra una “corrente fredda”, razionalista e illuminista, e una “corrente calda”, più interessata all’esoterismo e talora al vero e proprio occultismo: una tensione che non soltanto divide le obbedienze e le logge le une dalle altre, ma passa anche all’interno delle stesse obbedienze e logge, quando non della mentalità delle stesse persone (5).

La leggenda templare esercitava un fascino sia sulla “corrente calda” che sulla “corrente fredda”, ma per ragioni diverse. Nella “corrente calda” i templari del Medioevo venivano presentati – sulla scia di quelle che gli storici di oggi considerano calunnie della propaganda di re Filippo il Bello, desideroso di distruggere l’Ordine del Tempio per ragioni economiche e politiche – come esoteristi e maghi, in possesso di mirabolanti segreti.

Nella “corrente fredda” i templari – falsamente, ancora una volta, quanto alla realtà della loro storia, ma come parte integrante del loro mito – venivano invece considerati non solo come vittime di tragiche circostanze storiche, ma come ribelli alla monarchia di Francia e alla Chiesa di Roma – “al Trono e all’Altare”, secondo la terminologia dell’epoca – e quindi come antesignani della protesta illuminista e, più tardi, della Rivoluzione francese.

Vi è tuttavia anche un terzo livello di interpretazione. La massoneria – come mi sono sforzato di mostrare altrove (6) – insegna soprattutto un metodo, la cui essenza è il relativismo. Inteso in modo non superficiale, il relativismo – togliendo la possibilità di appoggiare il cammino quotidiano della vita sulla certezza di verità assolute – fonda una condizione che, da un punto di vista esistenziale e psicologico, non è facile da vivere.

Per imparare a convivere quotidianamente con il relativismo e le sue difficoltà, un momento monastico – in cui l’iniziato si trova idealmente solo con sé stesso e con i suoi problemi – è pressoché necessario in un itinerario che dai primi suggerimenti relativistici salga fino a una piena comprensione del metodo massonico. Questo momento monastico nell’itinerario massonico è appunto costituito dai gradi templari, con tanto di riferimento a un vero ordine monastico del passato, le cui forme vengono rievocate a consolazione dell’iniziato mentre i contenuti sono modificati e stravolti.

Quando dalla confusione settecentesca la massoneria moderna emerge come un sistema – o meglio una serie di sistemi concorrenti fra loro – sufficientemente articolati e completi, diventa chiaro che il momento monastico “templare” costituisce soltanto una tappa – per quanto importante – dell’itinerario massonico.

I gradi templari non sono gli ultimi, né i più alti; sono un punto di passaggio, non un punto di arrivo: dopo aver imparato – come autentico monaco del relativismo – a convivere con una condizione che non potrà mai più appoggiarsi sulla certezza delle verità assolute, l’iniziato va oltre e torna “in società”, applicando il metodo massonico – ormai libero, o almeno così l’itinerario promette, dalle relative difficoltà psicologiche – a ogni sorta di problematiche culturali e sociali.

2. Le origini del neo-templarismo autonomo

Non tutti – nel momento particolarmente convulso della storia massonica costituito dagli anni della Rivoluzione francese – erano d’accordo sull’assunto – oggi pacifico nelle obbedienze e nei riti massonici maggioritari – secondo cui il complesso dei gradi templari costituiva soltanto una parte del sistema massonico e doveva quindi rimanere subordinato alla massoneria nel suo insieme e alle autorità che la dirigevano.

In una loggia parigina, la loggia dei Cavalieri della Croce, si comincia a sostenere che non è affatto così: se la leggenda templare è vera, se le corporazioni britanniche dei liberi muratori sono “interessanti” solo in quanto al loro interno dal secolo XIV si sono nascosti gli eredi dell’Ordine del Tempio, ne consegue che l’Ordine del Tempio è precedente alla massoneria e che, dunque, devono essere le organizzazioni massoniche a subordinarsi a quelle (neo-)templari e non viceversa.

L’origine di questa controversia risale a un avventuriero attivo negli anni della Rivoluzione francese, il medico Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838), che nel 1804 dichiarò di aver scoperto – con i suoi colleghi della citata loggia massonica parigina dei Cavalieri della Croce – documenti che provavano una successione ininterrotta di “Gran Maestri” templari clandestini, dalla soppressione del 1307 fino al 1792, l’anno in cui sarebbe morto – massacrato a Versailles dai giacobini – l’ultimo Gran Maestro “nascosto”, il duca Louis Hercule Timoléon de Cossé-Brissac.

Ora – caduta la monarchia con la Rivoluzione – i templari potevano riemergere dalla clandestinità, e Bernard-Raymond Fabré-Palaprat ricostruì l’Ordine del Tempio nel 1805, facendosene proclamare Gran Maestro. L’idea di un Ordine del Tempio autonomo – indipendente cioè, a differenza dei gradi templari, dalla massoneria – piacque, e interessò lo stesso Napoleone Bonaparte, che autorizzò una solenne cerimonia nel 1808 (7).

Nonostante Napoleone Bonaparte, la Chiesa cattolica, naturalmente, rimaneva ostile al neo-templarismo, e Bernard-Raymond Fabré-Palaprat dichiarò la Chiesa di Roma “decaduta” fondando al suo posto una Chiesa “esoterica” detta “gioannita”, di cui più tardi egli stesso consacrò come vescovo – in virtù delle sue presunte prerogative come Gran Maestro templare – l’ex-sacerdote radicale e socialista Ferdinand François Châtel (1795-1857).

Fin dagli anni 1830 il movimento neo-templare si intreccia così con le “piccole Chiese”, gruppi scismatici guidati da “vescovi” che rivendicano una consacrazione illecita ma valida di più o meno remota origine cattolica oppure ortodossa. L’intreccio, entro certi limiti, permane ancor oggi, e dove si trova un ordine neo-templare non è raro trovare una “piccola Chiesa” gestita dalle stesse persone, e viceversa.

Con Bernard Raymond Fabré-Palaprat nasce, in ogni caso, un neo-templarismo indipendente dalla massoneria, anche se composto in larga parte da “cavalieri” che sono contemporaneamente massoni. Dal punto di vista dottrinale la querelle non è priva di significato. Bernard Raymond Fabré-Palaprat rivendica – come mostrano anche le sue attività nella Chiesa gioannita – il primato del momento monastico sul momento associativo nell’itinerario degli ordini iniziatici moderni a sfondo dottrinale relativistico.

I suoi avversari massonici lo accusano, naturalmente, di astrattezza e di formalismo: a che cosa serve, dopo tutto, in un quadro relativistico un’esperienza monastica, se poi non si torna ad applicare il relativismo nel “mondo”? Ma, in realtà, già nelle sue prime origini il movimento neo-templare “indipendente” è legato a un tema millenaristico: la Chiesa gioannita annuncia un evento di portata cosmica, la fine della Chiesa di Pietro e l’entrata nell’epoca della Chiesa di Giovanni, e di fronte a questo evento – che non potrà non essere accompagnato da distruzioni apocalittiche seguite da una renovatio esoterica – il monaco, come protagonista dei tempi ultimi, è più necessario dell’organizzatore culturale o politico, il cui ruolo in un’epoca apocalittica finirà per apparire superato.

3. Il movimento neo-templare dal 1838 al 1970

Dopo la morte di Bernard-Raymond Fabré-Palaprat nel 1838 i neo-templari conobbero il loro primo scisma, dividendosi fra sostenitori e oppositori del legame fra l’Ordine del Tempio e la Chiesa gioannita di Ferdinand-François Châtel, una realtà – quest’ultima – che conta eredi, non tutti neo-templari, ancor oggi, ma le cui vicende esulano dal nostro tema.

I due rami – guidati rispettivamente dal conte Jules de Moreton de Chabrillan e dall’ammiraglio William Sidney Smith – si riconciliarono nel 1841 sotto la guida di Jean-Marie Raoul. Ma ormai l’Ordine del Tempio era passato di moda e uno dei successori di Jean-Marie Raoul – A. M. Vernois – lo mise, secondo terminologia massonica, “in sonno” nel 1871.

Più tardi la “reggenza” dell’Ordine fu conferita da alcuni superstiti al poeta Joséphin Péladan (1858-1918), che tuttavia si interessava soprattutto a un altro ordine, di sua creazione, l’Ordine della Rosa+Croce Cattolica del Tempio e del Graal (8). Siamo negli anni del risveglio occultista di fine secolo XIX: anche l’Ordine del Tempio, con decine di altre sigle, passò nel grande calderone degli ordini occulti gestiti dagli amici-nemici Joséphin Péladan e Papus, pseudonimo di Gérard Encausse (1865-1916).

In questi anni una certa terminologia e simbologia “templari” erano di bon ton in tutta una serie di movimenti magici di origine diversa: troviamo così, per limitarci ad alcuni esempi fra i più importanti, un O.T.O., Ordo Templi Orientis, fondato dall’industriale austriaco Carl Kellner (1850-1905) e più tardi reso famoso dal mago inglese Aleister Crowley (1875-1947) nel mondo della magia cerimoniale, e un ONT, Ordo Novi Templi, creato nel 1907 da Jörg Lanz von Liebenfels (1874-1954), nel mondo della “ariosofia” di lingua tedesca, versione pangermanista e razzista di temi rosacrociani e teosofici che esercitò più tardi una certa influenza – reale, ma spesso sopravvalutata – sul nazional-socialismo (9).

In tutti questi gruppi i simboli “templari” – più o meno importanti, e utilizzati accanto a simboli diversi – erano al servizio di contenuti diversi rispetto all’Ordine del Tempio fondato da Bernard-Raymond Fabré-Palaprat.

La successione dell’Ordine del Tempio di Bernard-Raymond Fabré-Palaprat passò nel Gruppo Indipendente di Studi Esoterici di Papus e più tardi nella sua branca belga, la KVMRIS, un’organizzazione particolarmente interessata alla magia sessuale (10). In questi ambienti la tradizione neo-templare si confondeva facilmente con altre – neo-pitagorica, martinista, rosacrociana -, tanto più che numerosi ordini erano gestiti dalle stesse persone. Nel 1932 l’Ordine del Tempio venne rimesso in onore dal gruppo belga con il nome di OSMTJ, Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme, e con Théodore Covias come “Reggente”, dal momento che il numero di membri veniva considerato troppo esiguo per poter nominare un vero e proprio “Gran Maestro”.

A Théodore Covias successe, nel 1935, Emile-Clément Vandenberg. Nel 1942 – in piena guerra – l’Ordine del Tempio convenne di trasferire la Reggenza a un membro che risiedeva nel neutrale Portogallo, Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes. Quest’ultimo assicurò al movimento neo-templare una notevole diffusione internazionale, aprendo “priorati” nazionali in quasi tutti i paesi dell’Occidente.

4. Gli ordini neo-templari dopo il 1970: scismi, esoterismi e servizi segreti

Nel 1970 un convento internazionale si riunì a Parigi per eleggere il successore di Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes (11). La maggioranza dei priorati intendeva eleggere il figlio del precedente Reggente, Fernando, ma al convento si verificò un colpo di mano e a sorpresa venne eletto il generale di origine polacca – ma cittadino francese e residente in Francia – Antoine Zdrojewski.

Dal convento del 1970 comincia un intreccio poco chiaro di legami fra neo-templari, servizi segreti e politica. Il colpo di mano che aveva portato all’elezione di Antoine Zdrojewski era infatti stato reso possibile dall’entrata in massa nelle file dell’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme di esponenti del SAC, il Service d’Action Civique, un organismo privato gollista a mezza strada fra un servizio segreto e una polizia parallela.

Appena eletto, Antoine Zdrojewski nomina suo chargé de mission Charly Lascorz, membro influente del SAC, e la sede dell’OSMTJ viene installata nei locali della società ETEC, Études Techniques et Commerciales. Benché – a differenza di altre organizzazioni legittime come il Sovrano Militare Ordine di Malta – nessuna legge lo autorizzi a farlo, l’OSMTJ inizia a rilasciare “passaporti diplomatici” a nome dell’Ordine del Tempio, di cui beneficiano diversi esponenti del SAC.

Nel 1972 un’incursione della polizia – che accusa l’ETEC di varie irregolarità e di collusioni con la malavita organizzata, mentre la stampa la considera una “copertura” per le operazioni più discrete del SAC – pone fine alle attività della società parigina; come risultato, nel 1973 Antoine Zdrojewski “mette in sonno” il priorato francese dell’OSMTJ. La storia del SAC termina con l’assassinio ad Auriol, presso Marsiglia, nel 1981, dell’ispettore di polizia Jacques Massié, responsabile locale del SAC, e della sua famiglia.

Questo affaire, fra i più oscuri della storia francese recente, determina un processo e una commissione d’inchiesta parlamentare, che scioglie il SAC nel 1982. In occasione del processo – celebrato ad Aix-en-Provence nel 1985 – emergono la carriera di Jacques Massié nell’OSMTJ di Antoine Zdrojewski, di cui aveva apparentemente continuato le attività anche dopo lo scioglimento ufficiale del 1973, il traffico di passaporti intestati all’OSMTJ e – secondo fonti giornalistiche – contatti, peraltro mai completamente provati, fra i neo-templari legati al SAC e la P2 italiana finalizzati a un traffico d’armi.

L’elezione di Antoine Zdrojewski nel 1970 determinò peraltro uno scisma fra i neo-templari. Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes dichiarò l’elezione invalida e si proclamò Reggente come successore del padre, determinando così la presenza in quasi tutti i paesi di almeno due ordini neo-templari – spesso con lo stesso nome di OSMTJ -, uno di obbedienza Sousa Fontes e uno di obbedienza Zdrojewski.

Particolarmente importante per numero di membri e relazioni internazionali era il Gran Priorato svizzero, diretto da Alfred Zappelli e riconosciuto da Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes. Dopo l’uscita di scena di Antoine Zdrojewski nel 1973, Alfred Zappelli tentò di operare dalla Svizzera su scala internazionale e di ricuperare anche i resti dell’organizzazione di Antoine Zdrojewski, instaurando un priorato francese dipendente da quello svizzero e nominandone responsabile – secondo fonti giornalistiche – Georges Michelon, a sua volta membro del SAC.

All’epoca dell’omicidio di Auriol, Alfred Zappelli emise peraltro un comunicato precisando che Jacques Massié non faceva parte ad alcun titolo del suo OSMTJ. Negli stessi anni Philip Guarino, un “faccendiere” politico americano, si presentava come responsabile di un priorato dell’OSMTJ negli Stati Uniti d’America. Philip Guarino era nello stesso tempo – secondo la Commissione d’inchiesta sulla P2 del Parlamento italiano – il “referente” americano della loggia di Licio Gelli, ed è forse per questa ragione che, in una delle perquisizioni italiane, venne rinvenuto un fascicolo sull’OSMTJ.

Numerosi massoni “di frangia” e “irregolari” facevano parte di un Gran Priorato italiano dell’OSMTJ, costituito – sembra – con l’autorizzazione di Alfred Zappelli (12), che aveva come Balì Pasquale Gugliotta: fra gli altri, Pietro Muscolo di Genova e Luigi Savona di Torino, dirigenti entrambi di massonerie “selvagge” e, secondo la Commissione parlamentare, alleati massonici di Licio Gelli.

Ma ormai l’OSMTJ di obbedienza Sousa Fontes-Zappelli e i residui dell’OSMTJ di Antoine Zdrojewski non erano più i due soli protagonisti della scena neo-templare. Un po’ dovunque erano nati ordini “indipendenti” che – quando non rivendicavano direttamente messaggi dei templari del Medioevo dal mondo degli spiriti – producevano alberi genealogici i cui passaggi obbligati erano Bernard-Raymond Fabré-Palaprat e Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes.

Vale la pena di citare anche due filoni che non nascono né da Antoine Zdrojewski né da Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes. Il primo riguarda un gruppo indipendente e pittoresco fondato in Spagna da Guillermo Grau che – ritenendosi discendente dell’ultimo imperatore azteco, Moctezuma – iniziò negli anni 1960 a farsi chiamare Guillermo III de Grau-Moctezuma, rivendicando il trono del Messico e conferendo – non gratuitamente – onorificenze, titoli cavallereschi e perfino lauree di una università – per corrispondenza – del suo “regno”.

Un’appassionata di esoterismo, Antonia Lopez Soler, sosteneva in quegli anni che i templari, soppressi nel 1307 in tutta Europa, avevano continuato a esistere in Catalogna. Il preteso Moctezuma sposò con entusiasmo non solo la tesi, ma anche la studiosa, trasformando Antonia Lopez Soler nella contessa Moctezuma e proclamandosi ipso facto Gran Maestro di un OSMTJ-Branca Catalana, fondato già negli anni 1960 e che cominciò a erigere priorati nel mondo negli anni 1970 approfittando del conflitto fra Fernando Campello Pinto de Sousa Fontes e Antoine Zdrojewski.

Una seconda linea “indipendente” deriva dalle esperienze mistico-esoteriche di un esponente della corrente più interessata all’esoterismo del mondo massonico francese, Jacques Breyer, che si sarebbero verificate nel 1952 nel castello di Arginy, nel dipartimento del Rodano. In seguito a queste esperienze l’esoterista francese entrò in contatto con il preteso discendente di una branca templare che sarebbe sopravvissuta dal Medioevo a oggi non in Catalogna ma addirittura in Etiopia, Maxime de Roquemaure, e fondò l’OSTS, l’Ordine Sovrano del Tempio Solare.

Alcuni dei membri iniziali dell’OSTS sono all’origine di una delle denominazioni massoniche francesi, la Grande Loggia Nazionale di Francia “Opéra”, le cui vicende successive esulano dalla nostra storia. L’OSTS entrò in crisi nel 1964 a causa delle dimissioni di Jacques Breyer, ma fu riorganizzato due volte, nel 1966 e nel 1973 (13). In quest’ordine cominciano a manifestarsi con particolare insistenza idee apocalittiche sulla fine del mondo e il ritorno in gloria del “Cristo solare”.

5. Julien Origas e l’Ordine Rinnovato del Tempio

Alle idee neo-templari di tono più decisamente apocalittico si interessava anche Julien Origas (1920-1983), che frequentava anche altri ambienti esoterici, in particolare la Fondazione Saint-Germain di Marsiglia – indipendente dalla omonima Fondazione americana, che costituisce la struttura giuridica del nuovo movimento religioso denominato Attività Religiosa I AM -, guidata da una certa “Angela”, che si diceva reincarnazione di Socrate e di Elisabetta I d’Inghilterra e soprattutto madre del conte di Saint-Germain, tuttora attivo – secondo idee comuni in decine di gruppi di origine teosofica – nella Grande Loggia di Agartha composta da “Maestri Ascesi”, che in segreto governa il mondo.

Julien Origas frequentava anche la più grande organizzazione rosacrociana, l’AMORC, Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce, il nuovo movimento magico fondato negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) ed egemone nei paesi di lingua francese, che cercava negli anni 1970 di controllare l’intera scena esoterica francofona. Così – considerato l’interesse diffuso per il martinismo – l’AMORC si era dotato al suo interno di un Ordine Martinista, per evitare che i suoi adepti cercassero le loro esperienze martiniste altrove.

Verso il 1970 Raymond Bernard, allora “legato” dell’AMORC per i paesi francofoni – e oggi in rotta con l’AMORC, ma molta acqua è passata nel frattempo sotto i ponti rosacrociani internazionali -, accolse con entusiasmo l’idea di Julien Origas di creare un ORT, Ordine Rinnovato del Tempio, da non confondere con l’Ordine del Tempio Rinnovato di cui aveva fatto parte il celebre esoterista René Guénon (1886-1951) nel primo decennio del nostro secolo (14).

Sembra perfino che la fondazione dell’ORT sia stata confermata da un’apparizione a Raymond Bernard, a Roma, di un misterioso “Cardinale Bianco” e che Julien Origas sia stato, in seguito a questo evento, incoronato “re di Gerusalemme” con tanto di corona. Julien Origas era all’epoca già in contatto da anni con Alfred Zappelli e – senza confluire nell’OSMTJ di quest’ultimo – l’ORT e l’OSMTJ “svizzero” svilupparono alcune iniziative comuni, anche se presto sorsero gravi dissidi (15).

Sembra pure che esistesse un “Ordine segreto” che raccoglieva membri importanti dell’ORT e di diverse branche dell’OSMTJ, sconosciuto agli altri adepti, dove avevano corso idee sulla prossima fine del mondo e sul carattere di “Maestri Ascesi” di Julien Origas e dell’”Angela” che guidava la Fondazione Saint-Germain, con tanto di preghiere “a Angela e a Julien [Origas], destinati ad avere un ruolo cruciale nella prossima conflagrazione universale.

Julien Origas, per dire il meno, non godeva di buona stampa in Francia. Diversi giornalisti notavano i suoi rapporti con gruppi neo-nazisti di mezza Europa e -ancora una volta – con esponenti del SAC. Dopo pochi anni le idee politiche neo-naziste di Julien Origas e i suoi rapporti con la Fondazione Saint-Germain di Marsiglia provocarono la rottura con l’AMORC.

L’ORT di Julien Origas continuò per una strada indipendente – subendo, naturalmente, diversi scismi -, incorporando idee che venivano dall’OSTS di Jacques Breyer e da “Angela” sulla fine del mondo e su messaggi ricevuti in diretta dai Maestri Ascesi della Grande Loggia dell’Agartha. Dopo la morte di Julien Origas nel 1981 queste idee divennero ancora più bizzarre. Appunto nel 1981 Luc Jouret, il principale protagonista della tragedia del Tempio Solare, entra in contatto con l’ORT di Julien Origas.

Verso il 1980 si contavano in ogni caso nel mondo oltre un centinaio di ordini templari rivali; oggi sono probabilmente molti di più e ogni grande città occidentale – anche in Italia – ne alberga almeno un paio. Sarebbe un grave errore – tanto più all’indomani della tragedia dell’ottobre del 1994 – confonderli fra loro. Si va da gruppi con tendenze apocalittiche a “fronti” che coprono oscuri intrighi spionistici e politici, e da organizzazioni di magia sessuale ad altre che sono poco più di club dove ci si veste da templari per coltivare soprattutto – come avviene in un paio di organizzazioni italiane – interessi di tipo conviviale e gastronomico.

II. Luc Jouret e il Tempio Solare

Luc Jouret (1947-1994) nasce a Kikwit, nel Congo Belga – oggi Zaire -, da genitori belgi il 18 ottobre 1947 (16). Il timore di violenze contro i belgi nell’epoca della decolonizzazione convince i suoi genitori a ritornare nella madrepatria, dove Luc si iscrive alla facoltà di medicina dell’Università Libera di Bruxelles, un’università celebre per il suo anticlericalismo e alla cui fondazione concorse l’ultra-anticlericale massoneria belga.

Negli anni 1970 viene schedato dalla polizia come frequentatore di un gruppuscolo comunista, la Gioventù Comunista Vallone. Nel 1974 si laurea in medicina. Nel 1976 si arruola nei paracadutisti e partecipa all’impresa di Kolwezi, in cui le truppe belghe riportano in patria dallo Zaire un gruppo di compatrioti minacciati.

Le idee correnti fra i paracadutisti erano agli antipodi del comunismo di Luc Jouret; tuttavia, secondo Marc Brunson – un suo compagno di università, oggi veterinario -, il giovane medico avrebbe dichiarato all’epoca che entrare nei paracadutisti “gli sembrava il modo migliore di infiltrare il comunismo nell’Esercito” (17).

Finita l’esperienza militare, i suoi interessi si situano piuttosto sul versante delle medicine alternative: studia l’omeopatia ed è abilitato all’esercizio della medicina omeopatica – un’attività regolata dalla legge in diversi paesi francofoni – in Francia; nel 1977 si reca nelle Filippine – e secondo quanto riporterà più tardi anche “in Cina, in Perù e in India” (18) – per studiare le tecniche dei guaritori e dei medium locali.

Sarebbe diventato per breve tempo discepolo anche del guru neo-indù Krishna Macharia. All’inizio degli anni 1980 apre uno studio di omeopatia ad Annemasse, con clienti anche dalla vicina Svizzera. Il suo successo nel settore dell’omeopatia è notevole; i clienti accorrono perfino da oltreoceano e dopo qualche anno Luc Jouret ha diversi studi in Francia, in Svizzera e in Canada.

Ginevra e Montréal sono, negli anni 1980, due delle città del mondo più ricche di gruppi esoterici. Luc Jouret affianca alla pratica della medicina omeopatica un’attività di conferenziere su temi salutistici ed ecologici e percorre il circuito del New Age francofono. Verso il 1981 fonda il Club Amenta come organizzazione che gestisce i suoi giri di conferenze – più tardi, il nome sarà modificato in Club Atlanta.

Parla nelle librerie del New Age – in Francia, in Svizzera, in Belgio, in Canada -, presso gruppi occulti eclettici come la Fondazione Golden Way di Ginevra, di cui è magna pars Joseph Di Mambro (1924-1994), che diventerà il suo “suggeritore” e il capo “segreto” del Tempio Solare, e che gestisce anche un’organizzazione esoterica più discreta chiamata Pyramide.

Più tardi, nel 1987, riuscirà anche a farsi ricevere come “conferenziere motivazionale” a pagamento da due direzioni regionali della società Hydro-Québec, l’azienda idroelettrica pubblica della Provincia del Québec, dove – oltre a farsi pagare fra il 1987 e il 1989 5.400 dollari canadesi per le sue conferenze – recluterà una quindicina di funzionari e di dirigenti che lo seguiranno fino alla fine.

Il Club Amenta è solo l’involucro esterno di un vero e proprio sistema di scatole cinesi. Ai più fedeli clienti degli studi di medicina omeopatica e ai frequentatori delle conferenze di Luc Jouret viene proposto di aderire a una “cerchia interna” più riservata, anche se non veramente segreta: i Club Archédia, fondati nel 1984, che comportavano già un rituale e una cerimonia di iniziazione con una simbologia che veniva dalle iniziative massonico-templari di Jacques Breyer, di cui venivano diffuse – come riferisce Jean-François Mayer – vecchie cassette registrate e libri.

Ma anche i Club Archédia non costituivano la parte veramente interna dell’organizzazione di Luc Jouret. I più fidati fra i membri dei Club Archédia venivano invitati ad aderire a un’organizzazione ancora più interna e, questa volta, effettivamente segreta: l’OICTS, l’Organizzazione Internazionale Cavalleresca Tradizione Solare, abbreviato in Tradizione Solare o Tempio Solare. L’OICTS si può considerare sia uno scisma che una prosecuzione dell’ORT di Julien Origas, a cui Luc Jouret – senza che molti dei suoi amici lo sapessero – aveva aderito nel 1981.

Apparentemente l’ex comunista Luc Jouret e il neo-nazista Julien Origas si erano intesi, almeno per qualche mese, piuttosto bene. Dopo la morte di Julien Origas, Luc Jouret aveva cercato senza successo di farsi riconoscere come capo dell’ORT, incontrando la resistenza in particolare della figlia del fondatore, Catherine Origas: di qui lo scisma del 1984, e la fondazione dell’OICTS.

D’altro canto, alcuni dei collaboratori di Luc Jouret nei Club Archédia – come Joseph Di Mambro, co-fondatore dell’OICTS, e l’uomo d’affari di Ginevra Albert Giacobino – avevano fatto parte, secondo fonti giornalistiche, dell’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme di Alfred Zappelli (19). Ma, secondo gli insegnamenti più interni di Luc Jouret, lo scisma che aveva portato alla nascita dell’OICTS non derivava da semplici rivalità: tutto era stato voluto dai Maestri Ascesi della Grande Loggia dell’Agartha, che si erano rivelati nel 1981 – prima della morte di Julien Origas – comunicando un piano che doveva durare tredici anni, fino alla fine di questo mondo prevista per il 1994.

L’insegnamento dell’OICTS di Luc Jouret accentua gli elementi apocalittici dell’OSTS di Jacques Breyer e dell’ORT di Julien Origas, collegando insieme tre tradizioni relative alla fine del mondo: l’idea, tipica di alcuni gruppi del New Age, di una catastrofe ecologica – Luc Jouret insisteva, per esempio, sul carattere letale dell’alimentazione moderna -; la tesi di alcuni movimenti neo-templari di una grande renovatio cosmica annunciata dai Maestri Ascesi della Grande Loggia dell’Agartha; le idee politiche su una bagarre internazionale finale, diffuse in alcuni gruppi sia di estrema sinistra che neo-nazisti, con cui Luc Jouret era venuto in contatto in vari paesi. Negli anni che vanno dal 1986 al 1993 Luc Jouret avrebbe continuato a ricevere “rivelazioni” nella tradizione di Julien Origas – in particolare di quattro “oggetti sacri”:

il Graal, la spada Excalibur, il candelabro a sette braccia e l’Arca dell’Alleanza – finché gli sarebbe stato rivelato che, fra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, la Terra, in previsione della fine, sarebbe stata abbandonata dai suoi ultimi “guardiani”: dapprima sei “entità” nascoste nella Grande Piramide in Egitto e quindi – ma in questo caso si tratta forse di una metafora per un’esperienza interiore di tre dirigenti del Tempio Solare – tre Maestri Ascesi che avevano ricevuto una rivelazione sulla fine di questo ciclo presso la montagna di Ayers Rock in Australia, paese dove l’OICTS si era nel frattempo impiantato.

Fino a quando l’esistenza – dietro i vari Club Amenta, Atlanta, Archédia – di un ordine segreto con idee singolari sulla fine del mondo rimaneva sconosciuta ai più, Luc Jouret poteva continuare le tipiche attività di un conferenziere del New Age. Quando alcuni giornalisti curiosi – e gli inevitabili ex membri delusi – cominciarono a parlare del Tempio Solare, le porte si chiusero. Nel 1991 il Club Archédia fu sciolto; diverse librerie del New Age in Europa avevano già cominciato a rifiutarsi di ospitare Luc Jouret per le sue conferenze.

Rimaneva tuttavia una solida organizzazione in Canada, dove Luc Jouret e Joseph Di Mambro trascorrevano una parte importante del loro tempo a partire dal 1986 e dove era stato fondato un Club Archédia de Sciences et Tradition International. All’insegna del Club Atlanta e del Club Archédia, Luc Jouret poteva continuare così le sue conferenze – su temi come La sfinge, il Cristo e l’uomo nuovo – nel Québec – sembra, in una occasione, perfino all’Università del Québec, a Montréal – negli anni 1991 e 1992.

Per i corsi motivazionali offerti alle aziende veniva utilizzata la sigla ARCHS, Académie pour la recherche et la connaissance des hautes sciences, e il relativo materiale veniva stampato dalle Éditions Atlanta. In Canada – dove si erano recati a vivere anche membri dell’OICTS svizzeri, francesi e della Martinica – il sistema delle scatole cinesi continuava. La sede principale era a Sainte-Anne-de-la-Pérade, in uno storico collegio che l’OICTS aveva acquistato dai Fratelli del Sacro Cuore il 26 ottobre 1984 per la somma di 235.000 dollari canadesi.

Negli anni 1990 risultavano proprietarie della casa l’Association pour l’étude et la recherche en science de vie Québec e la Société agricole 81. In effetti le conferenze di Luc Jouret avevano spesso come tema la “scienza della vita”, e di molti mali del mondo veniva indicata come responsabile la cattiva alimentazione moderna, proponendo come alternativa i prodotti dell’agricoltura “naturale”.

La casa di Sainte-Anne-de-la-Pérade era anche il centro di una produzione di alimenti “naturali”, in parte distribuiti tramite una panetteria “ecologica”, la Boulangerie Aliments Naturels. Un’altra sede dell’OICTS venne stabilita nel 1992 a Saint-Sauveur, in una lussuosa casa della rue Lafleur acquistata per 450.000 dollari canadesi. In un’altra cittadina del Québec, Charlesbourg, esistevano una casella postale e un conto bancario.

Infine, a Morin Heights, in montagna, vi erano due ville come residenze personali per Luc Jouret e Joseph Di Mambro. La convergenza sul Canada e sulla vita comunitaria comportava una riduzione del numero degli adepti. Negli anni 1992-1993 rimaneva – rispetto a una cerchia internazionale di 200-300 persone negli anni 1980 – solo il nucleo “duro”, il centinaio di membri del Tempio Solare.

L’8 marzo 1993 inizia in Canada un episodio decisivo nella storia del Tempio Solare. Due membri dell’OICTS, Jean-Pierre Vinet, un ingegnere di 54 anni con il grado di capo-progetto alla Hydro-Québec e Herman Delorme, un assicuratore di 45 anni, vengono arrestati mentre tentano di acquistare tre pistole semi-automatiche con silenziatore, armi illegali nel paese. Un poliziotto, Daniel Tougas di Cowanswille, anch’egli membro dell’OICTS, viene sospeso dalle sue funzioni con l’accusa di averli aiutati.

Il 9 marzo il giudice François Doyon di Montréal rinvia a giudizio i due arrestati, concedendo loro la libertà provvisoria. Viene rinviato a giudizio anche Luc Jouret – che secondo la polizia avrebbe chiesto ai due di acquistare le armi – e contro di lui viene spiccato un mandato di cattura, mentre il leader dell’OICTS è irreperibile e si trova in Europa. L’episodio attira l’attenzione della stampa canadese su quella che viene subito definita “la setta della fine del mondo”.

La moglie separata di uno dei membri – la svizzera Rose-Marie Klaus – ne approfitta per tenere una conferenza stampa, il 10 marzo, in cui denuncia pratiche di magia sessuale e di sfruttamento economico degli adepti. Lo stesso 10 marzo a Sainte-Anne-de-la-Pérade si tiene però anche un’altra conferenza stampa. A fianco di Jean-Marie Horn, presidente dell’Association pour l’étude et la recherche en science de vie Québec, e di Didier Quèze, portavoce dell’OICTS, vi è il sindaco del paese, Gilles Devault, che dichiara che l’OICTS “non ha mai creato problemi” e che, anzi, “ha contribuito allo sviluppo della comunità”.

“Setta”? Niente affatto, dichiara il sindaco: “I loro figli partecipano ai divertimenti del paese, giocano a hockey. Credo anzi che sia gente che dà un apporto molto positivo” (20). Anche i giornalisti più inclini al sensazionalismo non riescono a trovare ostilità fra gli abitanti del paese del Québec e il Tempio Solare, e riportano che “i residenti di Sainte-Anne-de-la-Pérade, incontrati ieri [10 marzo 1993] sembrano non aver nulla da rimproverare ai membri dell’Ordine” (21).

Rose-Marie Klaus è considerata un’esaltata poco attendibile, e perfino il parroco don Maurice Cossette dichiara che non si tratta di cattolici, ma che lascia loro fare “pubblicità per le conferenze sull’alimentazione e la salute sul bollettino parrocchiale”, anche se non “quando parlano di Apocalisse” (22).

Più tardi l’avvocato dell’OICTS, Jacques Larochelle, fa cenno perfino a “uno scisma” che si sarebbe “più o meno” prodotto già nel 1990 e nel quale i membri canadesi si sarebbero separati da Luc Jouret; anche Herman Delorme e Jean-Pierre Vinet, al momento del loro arresto, avrebbero già “lasciato l’Ordine da diversi mesi” (23). Non è a tutt’oggi chiaro se queste informazioni fossero un semplice tentativo di depistaggio o se esistessero davvero tensioni all’interno del Tempio Solare.

In ogni caso il responsabile ufficiale della branca canadese nel marzo 1993, Robert Falardeau, capo divisione del Servizio fondi di ammortamento al ministero delle Finanze del Québec, sarebbe morto nell’ottobre del 1994 insieme con Luc Jouret e Joseph Di Mambro.

Qualche giorno dopo gli arresti, la stampa comincia ad attaccare con minor foga il Tempio Solare e a chiedere spiegazioni alla polizia, che si trova costretta a rivelare che l’operazione contro il Tempio Solare non è nata solo dal desiderio di emulare i colleghi statunitensi, in quei giorni impegnati nell’assedio al ranch dei Branch Davidians a Waco.

Il 23 novembre 1992 un certo “André” aveva telefonato a quattro deputati canadesi a nome di un misterioso gruppo Q-37 – così chiamato, secondo “André”, perché composto da 37 membri, tutti del Québec – annunciando il prossimo assassinio del ministro degli Interni del Québec, Claude Ryan, “colpevole” di una politica troppo favorevole alle rivendicazioni delle popolazioni indiane. Informatori – forse dei servizi segreti canadesi – avevano comunicato alla polizia del Québec che il gruppo Q-37 era legato al Tempio Solare e così era cominciata l’inchiesta, fino alla trappola tesa a due membri dell’OICTS, che avevano cercato di acquistare armi vietate da una persona che era in realtà un agente della polizia.

La polizia deve però ammettere che, in cinque mesi di indagine, non ha trovato prove di collegamenti fra il gruppo Q-37 e il Tempio Solare, se si eccettua l’avversione di quest’ultimo per le rivendicazioni degli indiani, residuo delle idee di Julien Origas sulla supremazia della razza bianca; anzi, non ha trovato neppure prove che un gruppo Q-37 esista davvero.

Giacché la polizia del Québec è in grado di produrre poco altro – salvo un’intercettazione telefonica in cui Luc Jouret consiglia a un’adepta di allenarsi nel tiro con la pistola, consiglio giustificato dagli avvocati del leader dell’OICTS con la necessità di difendersi nelle sedi svizzere, situate in luoghi isolati – al processo celebrato il 30 giugno 1993 a Montréal Herman Delorme e Jean-Pierre Vinet si dichiarano colpevoli solo dell’acquisto di armi vietate, anche in questo caso giustificato con fini difensivi; se la cavano con la formula, prevista dal diritto locale, della “assoluzione condizionata” e con un’ammenda di mille dollari canadesi a testa da versare alla Croce Rossa.

Il giudice Jean-Pierre Bonin giustifica la decisione spiegando che gli accusati “hanno fino a oggi subito il pregiudizio della pubblicità legata a questa vicenda, che ha avuto un’eco enorme; le persone sono state assimilate ai membri di una setta e le sette non godevano di buona stampa nel momento in cui sono avvenuti questi incidenti, principalmente a causa degli avvenimenti di Waco” (24).

Il 15 luglio – discretamente e senza che ne siano informati i giornalisti – Luc Jouret torna a Montréal per rispondere delle stesse accuse e ottenere una “assoluzione condizionata” negli stessi termini di Herman Delorme e Jean-Pierre Vinet. Nel frattempo si sono preoccupate dei rapporti di loro dipendenti e funzionari con una “setta” tre istituzioni del Québec: la polizia, che fa condannare, con la condizionale, l’agente Daniel Tougas e lo sospende dal servizio; la società Hydro-Québec, che nomina una commissione di indagine, la quale accerta che 22 dipendenti hanno partecipato alle attività del Tempio Solare e 15 ne fanno parte, raccomandando che per il futuro le sedi della società non ospitino più conferenze “motivazionali” a sfondo esoterico-religioso; e il ministero delle Finanze, che manda in congedo per una settimana il capo divisione Robert Falardeau, poi lo fa rientrare quietamente in ufficio.

La tempesta sembra concludersi in un bicchier d’acqua, anche se il 17 marzo 1994 viene ritrovata a Montréal una lettera firmata “Ordine del Tempio Solare” in cui si rivendica un attentato contro un pilone della Hydro-Québec a Saint-Basile-Le-Grand, che risale al precedente 24 febbraio. La lettera è giudicata di dubbia autenticità dalla polizia perché menziona solo l’attentato di Saint-Basile-Le-Grand e non un altro attentato, commesso lo stesso giorno contro una installazione della Hydro-Québec nella riserva indiana di Kahnawake e tenuto segreto dalle autorità, ma che, evidentemente, doveva essere noto agli attentatori (25). L’episodio canadese doveva tuttavia rivelarsi cruciale per la crisi finale del Tempio Solare.

III. La tragedia

Saranno necessari mesi, forse anni, per sapere come si siano svolti esattamente i fatti della prima settimana di ottobre del 1994. I loro termini essenziali sono stati largamente riportati dalla stampa di tutto il mondo. Il 30 settembre nove persone, fra cui Luc Jouret, cenano all’Hotel Bonivard di Veytaux, nel cantone di Vaud, in Svizzera. Il 3 ottobre Joseph Di Mambro, con altre persone, è segnalato a pranzo al ristorante Saint-Christophe di Bex, sempre nel cantone di Vaud.

Il 4 ottobre un incendio distrugge la villa di Joseph Di Mambro a Morin Heights, in Canada: fra le rovine la polizia scoprirà cinque cadaveri carbonizzati, fra cui quello di un bambino; almeno tre persone risulteranno accoltellate prima dell’incendio. A Salvan, nel cantone del Vallese, sempre in Svizzera, Luc Jouret e Joseph Di Mambro chiedono a un fabbro di cambiare la serratura di un loro chalet e acquistano numerosi sacchi di plastica. Il 5 ottobre, all’una del mattino, scoppia un incendio alla Ferme des Rochettes presso Cheiry, nel cantone di Friburgo, una delle sedi del Tempio Solare in Svizzera e un centro di agricoltura “naturale” di proprietà di Albert Giacobino, che abbiamo già incontrato come collaboratore di Joseph Di Mambro in diverse attività esoteriche e neo-templari.

La polizia scoprirà ventitré cadaveri, fra cui quello di un bambino – e quello del proprietario della fattoria, Albert Giacobino -, in un locale trasformato in tempio, di cui alcuni uccisi a colpi di pistola e molti con la testa in un sacco di plastica. Lo stesso giorno, alle tre del mattino, tre chalet abitati da membri del Tempio Solare prendono fuoco pressoché simultaneamente a Les Granges sur Salvan, nel cantone del Vallese.

Si troveranno venticinque cadaveri, i resti di congegni a orologeria programmati per scatenare gli incendi – utilizzati anche a Morin Heights e a Cheiry – e la pistola che ha sparato i 52 colpi destinati alle persone trovate morte a Cheiry. Il 6 ottobre lo storico svizzero Jean-François Mayer, segretario del Comitato scientifico internazionale del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni – che nel 1987 aveva compiuto una “osservazione partecipante” presso i Clubs Archédia -, riceve un plico impostato a Ginevra il 5 ottobre – ma con mittente “D.Part” – cioè départ, “dipartita” – con quattro documenti che riassumono l’ideologia del Tempio Solare e spiegano che cosa è accaduto nella notte.

Copie parziali o totali della missiva vengono inviate anche ad alcuni giornali svizzeri. L’8 ottobre ad Aubignan, in Francia, la polizia scopre in un immobile di proprietà di un membro del Tempio Solare un congegno – non attivato – capace di incendiare la casa, simile a quelli ritrovati in Svizzera e in Canada. Il 9 ottobre i passaporti di Joseph Di Mambro e di sua moglie Jocelyne – già identificati fra i morti nel rogo svizzero – vengono ricevuti a Parigi dal ministro degli Interni, Charles Pasqua: la busta indica come mittente una “Tran Sit Corp.” di Zurigo.

La radio canadese annuncia che, secondo una sua inchiesta, Joseph Di Mambro utilizzava il Tempio Solare per attività di traffico di armi e di riciclaggio di denaro sporco, con importanti diramazioni in Australia: le cifre miliardarie di questo traffico – che avrebbero dovuto corrispondere a un conto in banca australiano – verranno poi notevolmente ridimensionate dagli inquirenti.

Il 13 ottobre la polizia svizzera comunica di aver identificato con certezza, fra i cadaveri carbonizzati, quello di Luc Jouret, che molti consideravano in fuga, e di aver pure identificato in Patrick Vuarnet – un giovane membro del Tempio Solare, figlio dell’ex olimpionico di sci e presidente di una multinazionale degli occhiali, Jean Vuarnet – il “postino” che aveva spedito i documenti a Jean-François Mayer e i passaporti al ministro francese Charles Pasqua.

IV. Elementi per una interpretazione

Suicidio e/o omicidio? Rispondono a loro modo – se sappiamo interrogarli, al di là del jargon esoterico, e senza escludere che siano a loro volta disseminati di tentativi di depistaggio – i quattro documenti inviati a Jean-François Mayer, che ringrazio per averli immediatamente messi a mia disposizione. La spiegazione comprende sia un suicidio che due diversi tipi di omicidi.

I documenti affermano che alcuni iniziati particolarmente evoluti sono in grado di capire che è giunta l’ora – compiuto il ciclo iniziato dalla Grande Loggia di Sirio o dell’Agartha nel 1981 – di passare a uno stato superiore di esistenza – “non un suicidio nel senso umano del termine” – nel quale gli adepti depongono i loro corpi umani e subito ne assumono altri, invisibili, gloriosi e “solari”, con cui presiedono alla dissoluzione del mondo da un’altra dimensione, sconosciuta ai profani, nella prospettiva di una redintegratio esoterica.

Esiste poi una seconda categoria di adepti del Tempio Solare, meno evoluti, che non sono in grado di capire che è necessario “deporre” il corpo mortale per rivestire il “corpo solare”. Di questi adepti meno evoluti i documenti affermano che devono essere aiutati a compiere la loro “transizione” – cioè “aiutati” a morire -, nel modo meno violento possibile.

Infine i documenti annunciano che anche nelle file del Tempio Solare sono stati individuati apostati e traditori al soldo degli arci-nemici del Tempio Solare stesso, il governo del Québec e l’Opus Dei: a costoro si promette la “giusta retribuzione”, quindi l’omicidio, senza le cautele riservate agli adepti meno consapevoli. Secondo un superstite, Thierry Huguenin – la cui rinuncia al suicidio all’ultimo momento avrebbe ridotto il numero delle vittime a cinquantatré -, i morti avrebbero dovuto essere esattamente cinquantaquattro per ricollegarsi magicamente agli spiriti di cinquantaquattro templari fatti giustiziare da re Filippo il Bello.

Se questo scenario sembra coerente con i diversi modi di morire delle vittime ritrovate in Svizzera e in Canada, e con i primi risultati delle indagini secondo cui due membri del Tempio Solare, Joel Egger e la signora Dominique Bellaton, avrebbero ucciso le vittime di Morin Heights e di Cheiry andando poi a suicidarsi con gli altri leader a Les Granges sur Salvan, vi è una apparente contraddizione fra i tre primi documenti e il quarto.

Dai primi tre documenti sembra che la tragedia sia programmata, parte del “Piano” della Grande Loggia di Sirio e preparazione alla fine di questo mondo, comunque imminente per tutti. Il quarto documento – più “politico” – presenta invece il suicidio come una protesta contro la persecuzione del governo del Québec – che accusa di “omicidio collettivo” – e paragona quello che sta per avvenire a Waco – dove, come oggi si sa, non vi fu peraltro alcun suicidio (26) – e ad altri episodi di repressione violenta di nuovi movimenti religiosi da parte di polizie o governi.

La contraddizione è forse solo apparente, se si interpretano gli avvenimenti canadesi del 1993 come causa scatenante della tappa finale di un itinerario apocalittico, che era comunque iniziato da tempo.

Dopo la tragedia dell’ottobre 1994 ha avuto largo corso sulla stampa internazionale – e verosimilmente presso l’opinione pubblica – un’interpretazione fuorviante. La vicenda del Tempio Solare è stata paragonata a episodi precedenti – da Jonestown a Waco – e messa sul conto, semplicemente, delle “sette”. Dal punto di vista sociologico, vi è tuttavia una differenza che balza immediatamente agli occhi.

I morti di Jonestown e di Waco – due episodi, fra l’altro, già di per sé diversissimi fra loro – erano quasi tutti persone di condizione modesta: disoccupati, operai, piccoli impiegati in difficoltà, secondo la composizione sociale tipica di molti nuovi movimenti religiosi a sfondo cristiano-apocalittico o, nel caso di Jonestown, politico-apocalittico.

Se scorriamo l’elenco dei morti identificati nei roghi in Svizzera ci accorgiamo subito che qualcosa non quadra. Leggiamo i primi nomi, alcuni già menzionati: Robert Falardeau, capo divisione al ministero delle Finanze del Québec; Joce-Lyne Grand’Maison, giornalista del Journal de Québec, passata alla cronaca dopo otto anni di esperienza come redattrice della pagina economica; Camille Pilet, da poco in pensione, già direttore della sezione vendite della multinazionale svizzera degli orologi Piaget; Robert Ostiguy, sindaco di Richelieu, nel Québec; Albert Giacobino, uomo d’affari di Ginevra…

Questa non è la lista tipica dei membri di una “setta” o di un nuovo movimento religioso: da questo punto di vista, le comparazioni giornalistiche con i testimoni di Geova farebbero sorridere se non si trattasse di una tragedia. L’alto funzionario, la giornalista economica, il manager di una multinazionale, il sindaco: sono i nomi tipici che ci si aspetta di trovare non in un nuovo movimento religioso ma in un club di servizio… o in una loggia. Questo conferma che la storia della corrente neo-templare non è un esercizio di erudizione inutile di fronte alla tragedia: la ricostruzione è indispensabile per cominciare a capire i perché.

Un’interpretazione plausibile della tragedia del Tempio Solare deve correre su due piani, che tuttavia non si escludono affatto a vicenda. Il primo piano non può non prendere in esame gli strani intrecci nella storia neo-templare recente fra servizi segreti, logge massoniche più o meno “deviate” e organizzazioni templari. Joseph Di Mambro – più anziano – ma anche Luc Jouret – più giovane – avevano frequentato per un tempo sufficiente organismi come l’Ordine Rinnovato del Tempio di Julien Origas e l’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme – in diverse delle sue branche – per essere entrati nell’orbita di influenza di realtà per le quali i legami con il SAC francese, con la loggia P2 italiana e con i servizi segreti di vari paesi sembrano documentati.

L’invio dei passaporti di Joseph Di Mambro e della moglie proprio al ministro francese Charles Pasqua – presentato spesso dalla stampa francese come un uomo a suo tempo legato al SAC – è, in questa prospettiva, un fatto curioso o, forse, un avvertimento. Ma ancora più curioso è il modo con cui informazioni, che forse venivano dai servizi segreti del Canada – o di altri paesi? -, hanno scatenato la polizia del Québec contro il Tempio Solare nel 1993.

Sembra veramente – anche senza cedere a “teorie del complotto” – che qualcuno avesse interesse a eccitare la vena apocalittica del Tempio Solare spingendolo a gesti disperati.

Questo qualcuno – se l’ipotesi è attendibile – potrebbe avere utilizzato il Tempio Solare – come altre organizzazioni neo-templari in passato, che figurano nell’albero genealogico del gruppo di Luc Jouret – per traffici di natura ambigua, così che indubbio sarebbe stato a un certo punto l’interesse a liberarsi di personaggi e di testimoni divenuti scomodi, forse non tanto uccidendoli tutti quanto alimentando le tendenze apocalittiche già presenti in alcuni capi e fornendo un aiuto, per esempio sotto forma di congegni elettronici sofisticati necessari per scatenare gli incendi finali del “Piano”, certamente in omaggio alla simbologia esoterica del fuoco purificatore, ma anche all’esigenza di lasciare meno tracce possibili.

Anche nell’ipotesi in cui vi sia stato un complotto di servizi “deviati”, il quesito rimane: perché scegliere le persone da manovrare proprio fra i neo-templari? Non sarebbe stato più facile servirsi di uno dei tanti nuovi movimenti religiosi apocalittici composti da giovani sottoproletari, piuttosto che di una realtà che contava nelle sue fila soprattutto funzionari e dirigenti di mezza età?

La risposta – valida anche a prescindere dalle ipotesi di complotto – riporta necessariamente alle caratteristiche essenziali del neo-templarismo. Il monaco del relativismo – tanto più nel monachesimo “autonomo” neo-templare, dove la condizione monastica non è una tappa, ma è la meta – è in viaggio verso una condizione metafisica di dissoluzione. Il reale, con la sua forza, urge e quasi grida infatti contro ogni sforzo di vivere il relativismo; il reale – con la sua stessa presenza – testimonia l’esistenza della verità.

Vivere per anni la condizione di monaco del relativismo è impossibile, a meno di immaginare che il reale – fra poco – finirà di tormentarci: verrà dissolto, introducendoci in un’altra dimensione o condizione, in un mondo diverso da quello che conosciamo, in cui – a differenza di questo mondo fatto male – il principio di verità non sarà più iscritto nell’ordine delle cose. È questo il significato del collegamento permanente fra una parte della tradizione neo-templare e tentazioni apocalittiche e millenariste. È questo – anche – il significato profondo dei documenti del Tempio Solare, che parlano del passaggio a un’altra dimensione, “non un suicidio nel senso umano del termine”.

A proposito del suicidio di Jonestown, del 18 novembre 1978, Giovanni Cantoni ebbe a parlare, in una conferenza tenuta qualche mese dopo i fatti, del “suicidio della Rivoluzione”, introducendo – fra l’altro – la nozione di “monachesimo sovversivo” (27). Con una intuizione che quindici anni di studi accademici sui documenti di Jonestown avrebbero confermato, Giovanni Cantoni notava allora che non si trattava di un fenomeno “religioso”, ma della conclusione estrema di un itinerario marxista spinto fino alle sue conseguenze più logiche.

James Warren “Jim” Jones (1931-1978), il fondatore del Tempio del Popolo e della comunità di Jonestown, era infatti – dietro un tenue paravento “religioso” – un comunista convinto e fanatico. La presenza – più tardi accertata – di “consiglieri” sovietici a Jonestown non fa venir meno il significato profondo della tragedia della Guyana come “suicidio della Rivoluzione”, anzi lo conferma e lo integra (28).

Jonestown, tuttavia, rappresenta il suicidio di una Rivoluzione, che – secondo la terminologia di Plinio Corrêa de Oliveira – si può chiamare III Rivoluzione, la Rivoluzione social-comunista (29). In questa fine di secolo XX – in cui nodi secolari stanno venendo al pettine – la tragedia del Tempio Solare rappresenta ora il suicidio – con elementi di omicidio, presenti peraltro anche a Jonestown – di un’altra Rivoluzione, la II Rivoluzione, connotata dal relativismo nella sua versione “pura” illuminista e non ancora nella sua versione “riformata” e aggressiva social-comunista.

Entrambe le tragedie si situano, fra l’altro, nel clima culturale della IV Rivoluzione, che forse contribuisce a spingere a gesti estremi piccoli gruppi che vivono la II e la III Rivoluzione in modo panico e monastico. I sinistri bagliori dei roghi “elettronici” del Tempio Solare illuminano da questo punto di vista un itinerario plurisecolare, e rappresentano l’apocalisse non della religione – neppure, in questo caso, delle “nuove religioni” – ma, piuttosto, in termini insieme grandiosi e diabolici, del relativismo.

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