Europa, il voto che serve

europarlamentoIl Timone n.133 Maggio 2014

Dall’Europa arrivano quasi esclusivamente indicazioni contrarie a vita e famiglia. E tuttavia votare alle imminenti elezioni può sempre essere utile, soprattutto usando l’arma della preferenza. Senza farsi illusioni né pensare che la politica sì faccia solo nei Parlamenti, ma senza neppure lasciarsi vincere dal disfattismo

Massimo Introvigne

 

II 25 maggio torneranno le elezioni europee, e molti ci pensano di non andare a votare. Hanno ottime ragioni, che li portano alla fine ad avere torto. Comincio dalle buone ragioni. L’Unione Europea si sta dimostrando, ormai da decenni, incapace di tenere fede alla visione dei suoi padri fondatori, che erano in buona parte cattolici. Si dice spesso che l’Europa unita è nata per scongiurare il pericolo di guerre che ripetessero le devastazioni della Prima e della Seconda guerra mondiale e che, in questo senso, ha raggiunto il suo scopo.

Ma i fondatori dell’Europa non concepivano la pace come semplice assenza di guerra. Ispirati dal Magistero del venerabile Pio XII (1876-1958), pensavano anche a una «pace interna delle nazioni» ispirata alla dottrina sociale della Chiesa. Tutto questo non è avvenuto, e ha portato al fallimento del progetto del 2003 di una Costituzione europea, bocciata dai referendum in Francia e nei Paesi Bassi nel 2005 e sostituita dal più modesto progetto del Trattato di Lisbona nel 2009.

L’Europa è rimasta uno spazio principalmente finanziario – per di più diversificato fra chi ha scelto la moneta comune e chi dall’euro è rimasto fuori – e di regole comuni per l’economia e la concorrenza, senza un vero afflato comunitario e culturale. L’esclusione ostinata dal progetto di Costituzione di ogni riferimento alle radici cristiane, sostanzialmente imposta dalla Francia e contro cui si battè san Giovanni Paolo II (1920-2005), ha molto a che fare con questi fallimenti.

Euroscettici e nemici dell’Unione Europea

E c’è anche di peggio. Infatti le istituzioni europee – fra le quali però, va ricordato per correggere un equivoco comune, non rientra la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, che non è un organo dell’Unione Europea e cui partecipano anche Paesi geograficamente europei ma che non fanno parte dell’Unione, come la Svizzera o la Russia – non si limitano a dare indicazioni di carattere economico, ma sempre di più si arrogano il diritto d’intervenire negli affari interni degli Stati fornendo indicazioni, non vincolanti ma pericolose, su materie come l’educazione, l’aborto e le unioni omosessuali.

Si comprende dunque perché molti elettori europei preferiscano non andare a votare, o votare per partiti che promettono di svolgere nel Parlamento Europeo una sorta di guerriglia ostile all’Europa, peraltro minoritaria e votata all’insuccesso. Così concepite, le elezioni europee effettivamente non servono a nulla: neppure come sondaggio in vista di successive elezioni nazionali, perché i sondaggi cambiano continuamente e comunque i grandi partiti si fidano di più dei loro sondaggisti di fiducia.

Ma, come dicevo, chi pensa di non votare mette insieme tante buone ragioni e finisce per avere torto. Perché alimenta la stessa spirale contro cui protesta: se i “buoni” non votano, al Parlamento Europeo si moltiplicano i “cattivi”, ed è inutile poi protestare se l’Europa produce pessimi documenti.

Ma per chi votare?

Conviene dunque votare, e votare dimenticando la politica italiana – non è un sondaggio su Renzi o su Berlusconi – per influire su quale tipo di documenti e di input verranno dal Parlamento Europeo. La difficoltà per l’elettore è che le elezioni europee sono molto difficili da capire. Ogni nazione ha il suo sistema elettorale, e molti neppure sanno in quale gruppo europeo andranno a sedersi i deputati eletti in questo o quel partito italiano, che è però l’unico che gli elettori trovano sulla scheda e conoscono.

I due grandi gruppi sono quello popolare e quello socialista. Il gruppo socialista – cui aderisce il Partito Democratico italiano – è sempre stato il gruppo meglio organizzato e con la migliore disciplina interna. Secondo gli osservatori del voto al Parlamento Europeo – come quello che fa capo in Italia a Luca Volontè – il gruppo dei Socialisti è il vero motore delle iniziative contro vita e famiglia, quasi sempre sostenuto dai Verdi e dai liberali dell’ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa), cui aderivano nella legislatura europea che si è conclusa i deputati dell’Italia dei Valori.

Paradossalmente, l’estrema sinistra detta Sinistra Unitaria Europea – cui verosimilmente aderiranno le formazioni a sinistra del PD in Italia che dovessero conseguire seggi – è stata meno attiva, il che non significa certamente meglio orientata, sui temi morali, concentrandosi piuttosto su quelli economici. Tra i regionalisti del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (EFD), cui aderisce la Lega Nord, si sono registrati atteggiamenti molto contrastanti in materia di vita e di famiglia, nella media comunque certamente migliori di quelli socialisti. Chiaramente più a destra dei socialisti si schiera l’altro grande gruppo, il Partito Popolare Europeo, cui in Italia nella passata legislatura aderivano PDL e UDC, nonché Fratelli d’Italia e il Partito Popolare Sudtirolese. Più a destra esistono i Conservatori, il cui nucleo è il Partito Conservatore inglese, e a cui non aderisce nessun partito italiano in quanto tale, e i «non iscritti», che riuniscono partiti con pochi eurodeputati e in genere di matrice nazionalista o di estrema destra, fra cui il Front National di Marine Le Pen in Francia.

Le contraddizioni dei Popolari

Sulle questioni sensibili di natura morale, i Popolari, i Conservatori e i non iscritti hanno una media-voto molto migliore di Socialisti, Liberali e Verdi. Ma attenzione: come dimostra la vicenda del rapporto Lunacek, ispirato all’ideologia di genere e pesantemente spinto dalla lobby LGBT, approvato il 4 febbraio 2014, questi gruppi non si muovono in modo unanime. Anche fra i Popolari, in teoria ispirati da princìpi vicini alla dottrina sociale della Chiesa, molti hanno votato a favore del rapporto.

Tra gli italiani del gruppo dei Popolari, cinque hanno votato a favore, tre si sono astenuti e dieci erano assenti, mentre diciannove hanno votato contro. Hanno votato contro anche i leghisti – ma non altri, non italiani, del gruppo regionalista – mentre tutti gli italiani presenti alla votazione del gruppo dei Socialisti e di quello dei Liberali hanno votato a favore. Anche tra i nazionalisti “non iscritti” – di cui si prevede una grande avanzata alle elezioni europee di maggio -in tema di vita e famiglia ci sono sia buone resistenze, sia smottamenti.

Che cosa concludere? Che gli schieramenti non sono “tutti uguali”. Popolari, conservatori, regionalisti e destra nazionalista in media sulle questioni sensibili – quelle che stanno più a cuore ai cattolici – si comportano meglio dei Socialisti e dei Liberali, i quali su questi problemi votano “male” sempre e in modo pressoché unanime. Pertanto, chi per esempio alle europee volesse votare il PD dovrebbe sapere che non esprime simpatia e incoraggiamento per il governo Renzi – insisto: non è un sondaggio – ma aumenta il numero degli eurodeputati del gruppo socialista che, irreggimentati da una disciplina ferrea, continueranno a votare all’unisono contro vita e famiglia e a produrre nuovi documenti cattivi o pessimi.

Usare le preferenze

La cattiva notizia è che nemmeno votando partiti che aderiscono a schieramenti europei migliori o meno peggiori si è al sicuro. Ci sono e ci saranno eurodeputati popolari, regionalisti e nazionalisti che voteranno i vari rapporti Lunacek. La buona notizia è che alle elezioni europee ci sono le preferenze, e le liste sono abbastanza ampie. Si tratterà allora di non ignorare gli schieramenti, ma di essere molto attenti alle singole persone, informandosi e scegliendo candidati che abbiano mostrato di avere le idee chiare sui temi sensibili. E converrà – davvero – andare a votare. L’esperienza dimostra che il meccanismo europeo s’inceppa abbastanza facilmente.

Basterebbero  cinquanta eurodeputati di vari Paesi coerenti e determinati per formare un inter-gruppo trasversale pro-life e prò-famiglia e bloccare i prossimi rapporti Lunacek. Votare per portare al Parlamento Europeo queste persone sarà tutt’altro che inutile.