Anarchici incontrollabili ”Noi, i divoratori dei ricchi”

Blak_blokArticolo pubblicato su La Nazione
21 Luglio 2001

di Alessandro Antico

GLI ESTREMISTI / Chi sono i “Black Block”

“Eat the rich! Eat the rich!”, gridavano mentre mettevano Genova a ferro e fuoco. Significa “Mangia il ricco!”. Divoralo. Verbi d’assalto, da guerra, da terroristi. Sono i guerriglieri metropolitani del “Black Block”, il blocco nero, l’ala più dura dei contestatori anti-globalizzazione.

Nati negli Usa
Gente che viene da lontano apposta per distruggere, seminare il caos, provocare lo scontro, affrontarlo. Pazzi? Può darsi. Di sicuro, sono qualcosa di più di semplici anarchici insurrezionalisti. Sono oltre le barricate. Sempre. Li temevano a Nizza e a Praga, ma nessuno riuscì a bloccarli. Li temevano a Seattle, ma nessuno riuscì a evitare che dilagassero. Li temevano ieri anche a Genova, dove sono arrivati. Devastanti, incontrollabili.

Almeno tremila. Abiti neri, passamontagna neri, guanti neri, con o senza bandiere o fazzoletti rossi. Costantemente in movimento per evitare gas e lacrimogeni. Hanno colpito duro, a macchia di leopardo. Quasi tutti stranieri e molto giovani – in prevalenza tedeschi, inglesi, baschi, olandesi, svedesi e greci -, hanno messo Genova in ginocchio. “Qui sono molti di più che a Nizza e a Praga”, racconta Francesco, militante di un centro sociale del Nord Est, che prende le distanze dal blocco nero.

Da Seattle a Nizza

Ma chi sono quelli del “Black block”? Terroristi, non teppisti. Nascono negli Stati Uniti, ispirati da Colin Clyde, che a Seattle fu arrestato e condannato per aver guidato l’assalto anti-global. Molti si considerano seguaci di John Zerzan, un autore anarchico-primitivista di Eugene, vicino Seattle, che ha sostenuto per primo la teoria dell’attacco alle multinazionali.

Da anarchici, rifiutano il libero mercato e non considerano la distruzione di proprietà un’azione violenta. Il movimento è molto forte e attivo anche in Europa, da ormai quattro anni. In Gran Bretagna le frange estremiste degli antiglobal fanno capo a “Globalise Resistence” e “Reclaim the Street”. In Spagna si compattano nella “Izquierda Unida” e nel “Moviment de resistence global”, la cui mobilitazione costrinse il mese scorso la World Bank a cancellare il meeting in Catalogna. Sono soprattutto baschi affiliati all’Eta.

Baschi e greci

Ma arrivano anche dalla Grecia, dove si radunano sotto la sigla “Patissia”, quella degli anarco-sindacalisti che a Praga, nella manifestazione contro la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, si rese protagonista di scontri violentissimi con le forze dell’ordine.

Più difficile inquadrarli invece in Italia. Da noi sono per lo più cani sciolti, diffidenti dei centri sociali, che frequentano solo marginalmente. A Genova, ieri, quelli del “Black Block” hanno preso di sorpresa le stesse “tute bianche”, il cui leader, Luca Casarini, ha subito preso le distanze dall’ala più violenta.

Hanno accerchiato addirittura la sala stampa del “Genoa Social Forum”, tanto per capire di che pasta sono fatti. Poi hanno disseminato le strade di molotov, di pietre, di bastoni, di spranghe, di scontri. Questo volevano. E questo hanno ottenuto