Alex Zanotelli, un cattocomunista

Abstract: Alex Zanotelli, un cattocomunista, lo dice padre Piero Gheddo, un altro missionario che conosce l’Africa e i motivi per i quali è ancora immersa nel sottosviluppo. La visione che accusa i Paesi ricchi – come fa padre Zanotelli -, è quella che avevano i regimi marxisti di un tempo: per loro la prima cosa da fare era la ribellione contro le multinazionali. Solo che dei trentuno regimi comunisti che c´erano nel mondo, non uno ha prodotto sviluppo. Non è questa la vera via che porterà l´Africa ad uscire dalla miseria”.

L’Adige 21 aprile 2002

Zanotelli? Un cattocomunista

Per padre Gheddo il sottosviluppo dell´Africa è dovuto alla mentalità preistorica degli africani

di Pierangelo Giovanetti

Il dibattito

“Zanotelli è un cattocomunista. Non è vero che l´Africa è sottosviluppata per le ingiustizie internazionali, per il debito estero, e il commercio di armi. L´Africa è nella miseria perché gran parte degli africani hanno una cultura e una mentalità preistorica. La visione che accusa i Paesi ricchi – come fa padre Zanotelli -, è quella che avevano i regimi marxisti di un tempo: per loro la prima cosa da fare era la ribellione contro le multinazionali. Solo che dei trentuno regimi comunisti che c´erano nel mondo, non uno ha prodotto sviluppo. Non è questa la vera via che porterà l´Africa ad uscire dalla miseria”.

Da cinquant´anni missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), per anni direttore di Mondo Missione, Padre Piero Gheddo, definito da Indro Montanelli “il maggior studioso e veterano delle Missioni”, rappresenta l´altra anima del mondo missionario italiano, rispetto a padre Alex Zanotelli. Ieri era a Trento a presentare il suo ultimo libro “Davide e Golia”. Non condivide per nulla la lettura politico-economica del divario Nord-Sud del mondo data da Zanotelli.

Anzi ritiene che l´impegno per la cancellazione del debito estero e contro il commercio delle armi non servano a nulla per l´Africa. “Gli africani sono indietro, perché non hanno raggiunto lo sviluppo culturale che ha raggiunto l´Occidente. È questa la vera causa del sottosviluppo. E allora, invece di protestare contro le multinazionali e fare le marce contro il commercio di armi, forse sarebbe meglio realizzare scuole e dar loro cultura. Solo così l´Africa uscirà dal sottosviluppo”.

Padre Gheddo, resta il fatto che il 20% della popolazione mondiale consuma l´83% delle risorse, lasciando le briciole agli altri.

“La minoranza dell´umanità consuma l´83% delle risorse perché produce la maggioranza delle ricchezze. La maggioranza dell´umanità non è in grado di produrre ricchezze, perché non ha raggiunto lo sviluppo culturale che ha raggiunto l´Occidente. Gli uomini sono tutti uguali, ma i livelli di sviluppo sono diversi. I popoli che hanno ricevuto la Parola di Dio, e quindi una visione dell´uomo al centro dello sviluppo, hanno avuto un input di crescita che ha portato allo sviluppo moderno. Gli altri no”.

Questo ragionamento non legittima una sorta di superiorità culturale dell´Occidente, alla base del colonialismo, e pure del razzismo?

“No. Che ci siano popoli che sono arrivati prima allo sviluppo è un dato ineccepibile. L´industria e la medicina moderna sono nati in Occidente. Non è superiorità. È che abbiamo ricevuto per primi la Parola di Dio. Poi quei principi, che sono alla base della carta dei diritti dell´uomo e delle donne, li abbiamo esportati dall´Africa all´Asia all´America latina”.

Civiltà avanzate si sono avute anche prima di Cristo e al di fuori dell´Occidente?

“Nessuno nega questo. Ma il progresso, come noi lo conosciamo, è nato col cristianesimo”.

Quali sono, allora, le cause per cui l´Africa resta povera, anzi si è impoverita ancor di più?

“L´Africa non ha avuto il tempo, i secoli, le idee interne giuste per maturare il progresso moderno. A Vercelli (io vengo da lì) noi produciamo settantacinque quintali di riso per ettaro (in Sardegna ottanta perché fa più caldo), in Africa quattro quintali. Questa è la ragione perché l´Africa non ha da mangiare e invece noi sì. Altro che debito estero da cancellare o la vendita delle armi”.

La campagna mondiale per la cancellazione del debito è stata sostenuta con forza anche dalla Santa Sede. Molti studiosi internazionali hanno indicato questo come il primo passo per far risorgere l´Africa.

“Sono falsi problemi. Non è la vera causa. Come pure la vendita delle armi Se anche non si spendessero soldi per le armi, i Paesi poveri non si svilupperebbero lo stesso. L´Italia è passata dal sesto al quattordicesimo posto nella vendita delle armi. È cambiato qualcosa? No, nulla. E il primo produttore di armi è il Sudafrica di Mandela. Quanto al debito estero, cancellatelo pure. Quei soldi lì andranno a finire in tasca alle elités”.

Cosa succederebbe, però, se tutti i sei miliardi di abitanti del pianeta avessero il nostro standard di vita e di consumo? Non ci sarebbe la catastrofe? L´effetto serra e il buco nell´ozono?

“Sono le solite balle. Il mondo tiene tutto. Quello che non riesce a capire Zanotelli è che la ricchezza del mondo non è una torta da distribuire, ma una torta da produrre. Posso dartene una fetta della mia, quello che è importante è che tu ne produca tanta come ne produco io”.

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L’Adige 24 aprile 2002

La missione non è protesta

di Piero Gheddo

Ringrazio Pierangelo Giovanetti per la mia intervista pubblicata il 21 aprile scorso. Vorrei solo precisare alcuni punti:

1) Non avrei parlato di padre Zanotelli, se il giorno precedente egli non mi avesse attaccato su “L´Adige” in modo piuttosto pesante, senza che io abbia mai parlato di lui in articoli o conferenze; e se Giovanetti non mi avesse chiesto cosa penso delle accuse rivoltemi. Inoltre, il termine “cattocomunista” uscito nella conversazione sarebbe stato meglio non riportarlo, come auspicavo. I giornali, specie nei titoli, esagerano per farsi leggere: anche il titolo in prima pagina “Gheddo attacca Zanotelli” lo rifiuto radicalmente. L´intervista era su quanto avrei detto il pomeriggio nell´auditorium del Collegio vescovile, dove non ho nemmeno nominato Zanotelli.

2) Con Giovanetti ho parlato un´ora e capisco che non si poteva pubblicare tutto. Vorrei aggiungere due cose. Primo, quel che mi spiace, nei discorsi di Zanotelli, è che non parla mai di Gesù Cristo e della Chiesa. E quando parla della Chiesa, dice che è “berlusconizzata” o, come ha fatto a Milano, grida: “Giovani, non sposatevi in chiesa, c´è troppo lusso; sposatevi in Comune”… Una domanda: i missionari Comboniani, che ho visitato in più di dieci paesi (Sudan, Etiopia, Eritrea, Uganda, Mozambico, Ciad, Sud Africa… Perù, Messico, Ecuador, Brasile…), cosa vanno a fare in missione? Ad annunziare Gesù Cristo ed a fondare la Chiesa, che come ho dimostrato porta sviluppo umano, anche economico e sociale. Perché Alex non ne parla mai?

3) Sul merito di quanto mi divide da Zanotelli ho parlato ampiamente nel volume presentato a Trento: “Davide e Golia – I cattolici e la sfida della globalizzazione” (San Paolo). Voglio precisare che non ho nulla contro le campagne che condannano le multinazionali, la vendita delle armi, il debito estero: sono problemi veri, ma se assolutizzati (come succede molto spesso) sviano l´attenzione da quella che è la vera radice del sottosviluppo specie africano: culturale-educativa e, se vogliamo andare più a fondo, anche religiosa.

In Africa (e in buona parte dell’America Latina) la scuola è del tutto trascurata, in Asia molto meno! Perché non si protesta contro questo? Maritain diceva che la radice della cultura e del cammino storico di un popolo sta nell’idea che quel popolo si fa di Dio, da cui deriva l´idea che si fa dell’uomo, della donna, dell’umanità, della natura, della storia, del lavoro, ecc… Gli studiosi di civiltà parlano di “civiltà cicliche” (che guardano al passato) e di “civiltà progressiste” (che guardano al futuro).

Tutte le religioni hanno dei valori e sono degne di rispetto, ma noi crediamo che Dio si è rivelato pienamente solo in Gesù Cristo. La missione della Chiesa è fondata su questa fede o no? Altrimenti sarebbe inutile portare il Vangelo ai popoli: varrebbe la pena di restare in Italia a combattere le multinazionali… e Berlusconi.

Non capisco perché, anche in campo cattolico, quando si parla di sviluppo e sottosviluppo si dimentica quanto dice Paolo VI nel capitolo II della “Populorum Progressio” (1967) su “La Chiesa e lo sviluppo” (e la “Visione cristiana dello sviluppo”); e Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Missio” (1991) ai numeri 58-59-60. Ma i testi da citare sarebbero tanti, compreso quello dei vescovi latino-americani a Puebla (1979): “Il miglior servizio al fratello è l´evangelizzazione, che lo dispone a realizzarsi come figlio di Dio, lo libera dalle ingiustizie e lo promuove integralmente” (n. 3760).

Sono parole basate sull’esperienza dei missionari e delle giovani Chiese. Perché si ignorano per ridurre tutto al problema economico? Perché prevale la protesta, la denunzia, invece di proporre soluzioni alternative che coinvolgano la gente comune? Troppo facile protestare contro le multinazionali e la vendita di armi: non costano nulla. Ma proviamo a chiedere ai giovani di rinunziare al superfluo (ad esempio alle discoteche), di dare un anno o due della propria vita ai poveri dell´Africa (nel 1985 c´erano in Africa 1800 volontari laici, oggi meno di 400!). Dobbiamo educare i giovani a questi grandi ideali, sul modello di Cristo e dei missionari: dare la vita per gli altri! La protesta non costruisce nulla: al massimo conquista la prima pagina dei giornali.

PIERO GHEDDO, missionario del PIME, Milano

(P. Gheddo si riferisce all’intervista rilasciata da p. Alex Zanotelli allo stesso quotidiano l’Adige il 20/04/02; n.d.c.)