Risposte alla scristianità

chiesa_diroccataArticolo pubblicato su Il Sabato
1-7 giugno 1985

Dopo Loreto Augusto del Noce legge il processo di secolarizzazione alla luce del discorso del Papa

di Augusto del Noce

Il processo di cristianizzazione che caratterizza il momento presente ha inizio, in parte, immediatamente dopo il 1948 e, in forma più decisa, fino a giungere a una vera e propria intolleranza laicista, dopo il 1960.

Se noi consideriamo il nostro secolo, ci accorgiamo dell’esistenza di fasi alterne, dal punto di vista religioso. Non credo si debba pensare perciò a una continuità di processo di scristianizzazione, che proseguirebbe in ininterrotta e irreversibile catena dal Rinascimento o dall’Illuminismo ad oggi. Abbiamo piuttosto in questo processo delle fasi delle fasi alterne.

Per esempio, nell’immediato dopoguerra ci fu un risveglio cattolico che ebbe una delle manifestazioni più sensibili nelle elezioni del 18 aprile del 1948, come se da una rinnovata cristianità ci si potesse attendere l’unica via di salvezza, e questo rinnovamento della cristianità fosse possibile.

Ci fu un momento non troppo lontano nel tempo in cui l’Italia e l’Europa si rivolgevano al cattolicesimo per trovare salvezza rispetto a quella che era l’espansione sovietico-comunista e per trovare un’identità, così italiana come europea.

Che esistesse un risveglio religioso, o anzi un risveglio esplicitamente cattolico, nel ’48, è provato dall’esame della pubblicistica dell’epoca. Come la Francia aveva con la rivoluzione iniziato una civiltà laico-borghese, come la Russia aveva con la rivoluzione affermato una società ateo-comunista, così dal successo cattolico del ’48 in Italia si pensava dovesse aver inizio una civiltà cristiana. dall’Italia sarebbe, dunque, partita una riconquista cattolica del mondo.

Subito dopo il ’48, però, abbiamo avuto due controffensive: quella della cultura marxista e quella del laicismo propriamente detto. Tuttavia queste due offensive non avrebbero potuto portare ai risultati così rilevanti a cui hanno condotto senza far leva su una certa parte della cultura cattolica.

Occorre qui sfatare un luogo comune. Va messo in chiaro che il processo di cristianizzazione non è legato all’industrializzazione. certamente si può dire che l’industrializzazione con tutte le sue conseguenze sulla vita sociale indubbiamente crea certe condizioni che facilitano un processo scristianizzante, ma non ne è la causa essenziale.

La causa essenziale è, invece, culturale. Cioè sono state proprio quelle forze culturali e borghesi anticattoliche che già preesistevano al ’48, che hanno scatenato una sorta di rivoluzione culturale contro il cattolicesimo. Il termine rivoluzione culturale potrebbe far pensare a un fenomeno unitario, cosa che non è stata. Si è verificata, invece, la confluenza da due versanti diversi della cultura marxista con quella borghese. Esse procedono in qualche modo separate, ma ognuna tenta di servirsi dell’altra.

Dalla critica all’indifferenza

Fra il 1950 e il 1960 si sviluppa l’attacco della rivoluzione marxista. il marxismo italiano, attraverso Gramsci, si presenta come l’erede della cultura crociata (così come il marxismo dei fondatori si presentava come l’erede della filosofia classica tedesca). Il comunismo italiano si presenta, cioè, come l’erede di quanto di meglio ci sia stato nella cultura italiana dal Risorgimento in poi.

Questa prima offensiva, però, non è stata sufficiente. verso il 1960, anzi, essa è già da un punto di vista culturale in relativo declino. però lascia delle tracce. Il marxismo si presenta, in quanto materialismo storico, come critica radicale di ogni assolutezza ed eternità dei valori. Quindi come critica dell’idea stessa di una verità assoluta.

In certo modo la cultura laico-borghese successiva accetta questa critica dei valori permanenti compiuta dal marxismo e quindi sostituisce al vecchio tipo laico-borghese un altri tipo. Il “tipo” a cui particolarmente si era arrivati era quello del “cristiano-borghese”. Si affermava, cioè, un cristianesimo senza trascendenza religiosa, che però salvava la morale cattolica. Era proposta come una specie di purificazione dell’idea del divino nell’immanente. La figura più rappresentativa di questa posizione è Benedetto Croce.

Dopo il 1960, invece, abbiamo un laicismo post-marxista. Un laicismo che abbandona del marxismo gli aspetti messianici ma conserva gli aspetti non cristiani: non tanto nella forma di persecuzione, quanto in quella di indifferenza. L’idea di Dio avrebbe avuto una funzione nella storia, oggi però esaurita; in ragione di questo esaurimento risulta inutile occuparsi della sua corrispondenza alla realtà.

In questa prospettiva il cristianesimo è morto, almeno nella forma che ha assunto nella tradizione cattolica. da qui si passa alla rivoluzione sessuale, che per sé è estranea o molto limitata, nel marxismo. Si avvia, dunque, in questo modo lo scardinamento della morale cattolica. ma tale scardinamento, ripeto, non sarebbe stato possibile se il cattolicesimo non avesse un nemico interno. Questo avversario interno è il risvegliato modernismo.

Il risveglio del modernismo cattolico

Il carattere generale del modernismo è l’anticoncilio di Trento e l’anti-Controriforma. ma esso viene risvegliato a proposito di una certa utilizzazione dell’antifascismo. nell’epoca del fascismo vi sarebbe stata un’alleanza necessaria tra la Chiesa cattolica e il fascismo, dovuta alla comune concezione gerarchica. da questa pretesa necessità dell’incontro derivava l’idea che le scelte politiche compiute in quel periodo dalla Chiesa non dovevano essere spiegate come contingenti errori o come illusioni, ma come conseguenza di una concezione della vita religiosa e della funzione della Chiesa nella società che risalivano ben oltre al periodo fascista e ai problemi che esso poneva al mondo cattolico.

Si aggiungeva a questo l’idea, errata, e oggi abbandonata dalla maggior parte degli storici, del fascismo come «fascio delle forze reazionarie», a cui la Chiesa avrebbe dato il suo consenso per l’obbligazione di essere – sempre in ragione della concezione di cui si è detto – “a destra”. Ma da quando questa concezione reazionaria sarebbe prevalsa nella Chiesa? dal Concilio di Trento e dalla Controriforma per non risalire, quanto ai germi, più oltre sino all’epoca costantiniana.

In sintesi: non si deve parlare di un processo di scristianizzazione legato soltanto all’industrializzazione. ma si deve parlare di un’offensiva sul piano culturale e sul piano politico contro il cattolicesimo. Questa offensiva cercava di realizzare una divisione all’interno del mondo cattolico: tendeva a dividere i cattolici fra antiquati o integralisti e progressisti. nell’ottica anticattolica si poteva pensare a buon diritto che questo progressismo legato al mito della modernità non fosse che la tappa di un processo che portava alla fine del cattolicesimo.

Questo effettivamente è vero. Attraverso il modernismo si deve necessariamente passare al secolarismo, come negazione della trascendenza religiosa e del soprannaturale. Cosa di cui si ha esperienza, per esempio, nei cattolici-comunisti. Quel movimento non è riuscito certamente a convertire nessun comunista al cattolicesimo, ma dei cattolici comunisti originari ben pochi sono rimasti cattolici. tutti i movimenti di apertura al “moderno” hanno condotto in ultima analisi al secolarismo.

L’unità dei cattolici

Il processo di cristianizzazione, che deriva da cause culturali e non tecniche, avviene dunque grazie alla divisione dei cattolici.Si spiega quindi, in questo contesto, l’insistenza del Papa sull’unità dei cattolici.

Il punto del discorso di Giovanni Paolo II che è stato oggetto di varie contestazioni è proprio quello del riflesso politico dell’unità dei cattolici. Il riflesso politico dell’unità dei cattolici è, in qualche modo, ovvio. Non già che si voglia confondere, come pensano alcuni, fede religiosa e politica.

Piuttosto vi è la necessità di un impegno politico dei cattolici perché le forze politiche oggi esistenti si fanno portatrici di una cultura non solo non cattolica, ma decisamente anticattolica dal punto di vista morale. Mentre nel vecchio laicismo si poteva pensare ad una conciliazione da attuare sul campo dei valori morali essenziali, oggi invece appare chiaro che non c’è principio della morale cattolica che non venga combattuto da certe parti politiche.

E’ chiaro che se ci fosse un accordo sul piano morale fra le varie forze politiche non ci sarebbe alcun bisogno di un partito di cattolici e la fede religiosa in queste condizioni sarebbe rigorosamente distinta dalla politica. il rapporto fede-politica non può essere visto in astratto secondo un modello assoluto (unità-divisione), deve essere visto in relazione a certe particolari situazioni.

Nella situazione presente e date le forme che l’anticattolicesimo assume oggi, l’impegno politico dei cattolici diventa necessario.

Ci si accorda generalmente nel riconoscere che il cattolicesimo non è una dottrina di spiritualità separata dalla vita ma che esso piuttosto cammina insieme con l’umanità, come ha ricordato a Loreto il Papa. E quindi è essenziale l’inculturazione. Non si può pensare a una laicità assoluta dei cattolici in politica.

Laicità significa che essi si occupano di questioni temporali, ma sempre mantenendo il senso della connessione del temporale con l’eterno. Quindi il cristianesimo non è soltanto una fede in una realtà soprasensibile, ma determina anche il senso e dà orientamento all’esistenza. Tutto questo non significa affatto aconfessionalità della politica.

L’unità nella verità

Nel discorso tenuto a Loreto il Papa ha affermato che l’unità va costruita nella verità. la verità a cui si riferisce il pontefice è quella assolutamente oggettiva ed eterna del cristianesimo. Il papa insiste su questo carattere di verità eterna assoluta del cristianesimo e insiste anche sul pericolo di penetrazione di idee non cattoliche che in qualche modo offuschino questo primato della verità, questa eternità oggettiva della verità, non soggetta alla storia.

I temi della verità, dell’unità dei cattolici, del riflesso politico di questa unità, sono punti strettamente legati fra loro, inscindibili. L’indebolimento dell’unità, pertanto, consegue a un offuscamento dell’idea di eternità della verità.

Gli esiti dell’umanesimo ateo.

Il mondo di oggi assiste a un processo di autoconfutazione di coloro che combattevano il cristianesimo in nome della modernità. Il caso più rilevante è quello della rivoluzione marxista.

Non dobbiamo dimenticare la frase di Gramsci del 1916: «Il socialismo è la religione che deve ammazzare il cristianesimo», il socialismo, cioè la religione che deve succedere al cristianesimo. Il marxismo, però, per via di un processo necessario si è realizzato nel socialismo reale, come ha messo bene in chiaro anche Vittorio Strada. Secondo questo processo di necessità dall’ateismo iniziale di Marx (che voleva essere una liberazione dell’uomo da qualsiasi dipendenza) si è arrivati al socialismo reale. per questo assistiamo oggi ad un’autoconfutazione del marxismo.

D’altra parte nel mondo occidentale che cosa avviene? Si è verificato l’approdo a un libertarismo, cioè a una perdita dell’idea stessa di verità. Un puro pluralismo senza unità morale: quello che si manifesta nel materialismo pratico e nell’edonismo contemporanei.

Oggi la modernità che doveva succedere al cristianesimo si manifesta come fallimentare. Da una parte abbiamo nel socialismo reale l’unità fondata non sulla verità ma sull’errore riconosciuto come tale. nessuno più può credere alla verità del materialismo dialettico. Questa dottrina viene imposta come vera, quando nessuno può più credere che lo sia.

Dall’altra parte, nell’Occidente, abbiamo l’anarchismo fondato sulla perdita dell’idea di verità. Mentre nell’Ottocento si parlava di una verità che si sostituisse alla verità cristiana, adesso abbiamo la perdita dell’idea stessa di verità. Perdita che porta a due estremi. Al totalitarismo, che è una sostituzione del mito alla verità (non il mito destinato a prolungarsi, a essere superato dalla verità, ma il mito sostituito per ragioni pratiche alla verità), e al libertarismo come anarchismo borghese. Non più l’anarchismo terroristico che, in qualche modo, pensava ancora a una nuova umanità, ma il puro relativismo morale.

In ragione di tutto ciò il tema della “restaurazione” cattolica, nel senso che alla parola dà il cardinale Ratzinger, si presenta come tema rigorosamente attuale. E qui si mostra l’errore completo di quei modernisti o progressisti cattolici che vogliono aprire il cattolicesimo a una modernità che oggi è massimamente in crisi. L’idea del superamento del cristianesimo nella modernità attraversa oggi la maggiore crisi che abbia conosciuto nei secoli.

In questo senso vale la pena rileggere le parole del Papa sui pericoli di «una “espropriazione” effettiva di ciò che è sostanzialmente cristiano sotto l’apparenza di una “appropriazione” che in realtà resta soltanto verbale, con la conseguenza della “assimilazione” al mondo invece che della sua cristianizzazione».

I modernisti pensano di cristianizzare il mondo e in realtà il loro tentativo si rovescia. Essi ignorano la crisi della modernità e finiscono col coinvolgere il cristianesimo in essa.

Il cristianesimo come possibilità di salvezza

La prospettiva del progresso legata all’idea di modernità sia sta rovesciando in quella di una catastrofe del mondo. Il cristianesimo si presenta oggi come possibilità di salvezza della civiltà. ma per poter salvare la civiltà non deve lasciarsi coinvolgere in questa crisi.

Noi viviamo nella situazione delle rovine di una rivoluzione, quella marxista. Nelle rovine di quel socialismo che doveva sostituirsi al cristianesimo. Quindi il discorso del Papa a Loreto è perfettamente coerente. Lo si può rifiutare dal punto di vista laicistico, ma non si può non accettarlo e non esprimere il completo consenso da un punto di vista cattolico.

Certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.

In questo contesto si può capire anche il senso di un movimento come Comunione e Liberazione: esso parte dal riconoscimento pieno della crisi a cui la modernità è soggetta e dunque riconosce attualità alla “restaurazione” (nel senso usato da Ratzinger) del cattolicesimo. Al contrario una parte notevole del mondo cattolico è nella posizione di volersi combinare in qualche modo con la “modernità”. Ma la combinazione diviene subordinazione.