Joseph de Maistre

Corrispondenza Romana, n.827/06 del 4 ottobre 2003

De Maistre

Il 250° anniversario della nascita di Joseph de Maistre

(Corrispondenza romana) Quest’anno è ricorso, pressoché dimenticato, il 250° anniversario della nascita del conte Joseph de Maistre, l’anti-Voltaire, uno dei padri del pensiero contro-rivoluzionario moderno, estrema incarnazione dello spirito aristocratico dell’Ancien Régime europeo.Magistrato, diplomatico, statista, filosofo e letterato, Joseph de Maistre nacque il 1° aprile 1753, a Chambery (Alta Savoia). Fu uno spirito eletto, acuto pensatore, grande scrittore, brillante polemista la cui parola e penna erano tanto ammirate quanto temute.

Soprattutto, però, fu un uomo di fede. Come altri protagonisti della rinascita cattolica del suo tempo (von Diessbach, von Haller, Donoso Cortes), anche de Maistre era un “convertito”: dalla giovanile simpatia per l’Illuminismo esoterico e adesione alla Massoneria, nella maturità passò al Cattolicesimo integrale e all’adesione alle Amicizie Cristiane del venerabile Lanteri, delle quali divenne un dirigente.

Il passaggio dai falsi “Lumi” alla vera Luce fu provocato dalla dura lezione della Rivoluzione Francese, che costrinse il conte all’esilio per restare fedele al Trono e all’Altare. I suoi scritti denunciarono il carattere “epocale”, “satanico” e totalitario della Rivoluzione Francese, la tirannia di Napoleone Buonaparte, le trame delle sette segrete, ma anche gli errori dei nobili che, con le loro debolezze e complicità, favorivano l’avanzata rivoluzionaria.

La Restaurazione del 1814 lo deluse enormemente, per la sua fiacchezza ed ambiguità; Metternich, Luigi XVI e lo stesso Re di Sardegna lo isolarono, preferendo la politica degli accomodamenti a quella del rigore. Poco prima di morire, nel 1820, il conte profetizzò la crisi della Restaurazione e la “finis Europae”. Le sue vivaci critiche della mentalità “progressista”, le sue confutazioni del razionalismo, dell’illuminismo e della Rivoluzione, la sua esaltazione della tradizione, del Papato e della Cristianità sono tuttora attuali e sono state ristampate in Italia, anche se magari da Case editrici di orientamento opposto al suo.

Questo non deve meravigliare: anche in vita, egli fu più stimato da Napoleone e da Alessandro I che dai sovrani cattolici che difendeva. Nelle sue opere – come Considerazioni sulla Francia, Saggio sulla sovranità, Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche, Il Papa, Le serate di Pietroburgo – egli delineò efficacemente l’impostazione filosofica e teologica – soprattutto di teologia della storia – che devono animare un apostolato religioso e una propaganda culturale che favoriscano la rinascita civile e politica europea.

Molte sue intuizioni, idee e analisi furono riprese dal Romanticismo cattolico dell’ottocento, ma soprattutto dal Magistero della Chiesa. Gregorio XVI e Pio IX lo veneravano, Leone XIII lo chiamava “il profeta del XIX secolo”, mons. Delassus “il veggente della nostra epoca”, Giuliotti “la spada della verità”. Nonostante alcuni limiti e squilibri, dovuti soprattutto alla mancanza di una solida formazione teologica, l’insegnamento di de Maistre è una delle fonti della rinascita religiosa, culturale e politica del XIX secolo, quella che ha condotto al Syllabus e al Concilio Vaticano I, e ha posto le lontane premesse anche della futura riscossa cristiana del XXI secolo

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Il Timone – n. 17 Gennaio/Febbraio 2002

Joseph de Maistre

“È il maestro dei maestri della controrivoluzione”, ha scritto Rino Cammilleri. Era convinto che al di fuori del cattolicesimo c’è il caos e che solo nella religione si devono cercare le basi per un sano ordinamento politico.

di Maurizio Schoepflin

Come è noto, negli ultimi anni si è sviluppato un interessante filone di studi e ricerche che, da un punto di vista squisitamente storico, hanno indagato senza pregiudizi e in maniera autenticamente critica alcuni importanti eventi della storia moderna e contemporanea: è accaduto per il Risorgimento italiano (basti ricordare, a questo proposito, i fondamentali contributi di Angela Pellicciari) ed è accaduto, in misura ancora più cospicua, per quanto concerne la Rivoluzione francese e suoi riflessi sugli assetti politici europei.

In questo contesto sono stati condotti a termine lavori davvero rilevanti, che hanno messo opportunamente in luce l’esistenza di numerosi e significativi fermenti antirivoluzionari che percorsero l’Europa e l’Italia all’indomani del fatidico 1789. A queste operazioni di chiara impostazione storiografica sarebbe sicuramente utile affiancare un parallelo lavoro di indagine intorno alle componenti più decisamente ideali e filosofiche di quel vasto movimento che va sotto il nome di “controrivoluzione”, e non v’è dubbio che, in questo contesto, meriti un’attenzione del tutto particolare la figura del savoiardo Joseph de Maistre, nato a Chambery nel 1753 e morto a Torino nel 1821.

Avviatosi verso una promettente carriera di magistrato, intorno ai vent’anni, de Maistre aderisce alla massoneria e, sulle prime, guarda con favore e fiducia alla rivoluzione, ma quando le armate francesi, nel 1792, invadono la Savoia, egli muta completamente il suo giudizio e abbandona la patria per recarsi prima ad Aosta e poi a Losanna. Dopo una breve parentesi a Venezia e a Cagliari, è a Torino, da dove viene mandato a San Pietroburgo, in qualità di ministro plenipotenziario del Regno di Sardegna.

Lì trascorre anni fecondi per i suoi studi, finché, nel 1817, non è costretto a rientrare in Piemonte: si spegnerà a Torino quattro anni più tardi, circondato dalla stima e dalla simpatia di coloro che vedevano in lui uno dei più significativi ispiratori di quel processo di restaurazione che si andava affermando in Europa.

Scriveva de Maistre in una lettera del dicembre 1793: “Secondo il mio modo di pensare, il progetto di mettere il lago di Ginevra in bottiglie è molto meno folle di quello di ristabilire le cose proprio sulle stesse basi in cui esse si trovavano prima della rivoluzione”; è il giudizio lucido di un uomo che considera gli eventi del 1789 i frutti più perversi della modernità nata dalla Riforma protestante e proseguita con l’illuminismo, un vero e proprio castigo divino per tutti coloro, nobili e clero compresi, che si erano lasciati sedurre dalle nuove idee filosofiche e avevano smarrito il senso e il valore della tradizione.

De Maistre ha una concezione fortemente provvidenzialistica della storia, nella quale egli vede affrontarsi il partito di Dio e quello di Satana: a suo giudizio, non v’è dubbio che la rivoluzione è stata innanzitutto una rivolta contro Dio, un atto di superbia degli uomini che hanno ritenuto di poter guidare gli eventi, “uno dei più grandi crimini che si possano commettere, poiché non ve n’è un altro che abbia più terribili conseguenze”.

Si tratta allora – agli occhi del conte savoiardo – di reagire a questo stato di cose; e ciò può avvenire soltanto recuperando e rivalutando appieno la convinzione che la sovranità proviene direttamente da Dio, e non deriva – come pretendeva Rousseau – dal popolo; a partire da qui, non sarà poi difficile comprendere che alla base dell’autentica sovranità stanno la figura e il ruolo del Pontefice: “Niente Papa – scrive de Maistre nel 1810 – niente sovranità; niente sovranità, niente unità; niente unità, niente autorità; niente autorità, niente fede”.

Al Papa, rappresentante spirituale di Dio, deve rimanere profondamente unito il re, Suo rappresentante temporale: de Maistre caldeggia una rinnovata alleanza tra la nobiltà e il sacerdozio, che conduca a un governo che detenga sì il potere assoluto, ma che sia egualmente lontano dalla tirannia e dall’anarchia e che guidi le genti con moderazione.

Ha scritto testualmente a questo proposito Franco Cardini: “Il concetto maistriano di sovranità è legato alla dimensione dell’imperscrutabile disegno divino, della Tradizione che si afferma attraverso le culture tradizionali dei differenti popoli, i riti che le caratterizzano e le leggi che ne costituiscono l’espressione razionale e quindi la sovranità, che equivale necessariamente al diritto al potere (indipendentemente dal suo esercizio) e quindi al diritto a decidere.

Alla Chiesa spetta la decisione ultima e inappellabile, quindi la plenitudo potestatis in termini d’infallibilità: anzi, infallibilità e sovranità sono “perfaitement synonymes”, come egli afferma nel Du Pape”. Alla base del pensiero di Joseph de Maistre troviamo la certezza che senza fondarsi sulla verità cristiana non è possibile per l’uomo costruire alcunché di valido e di positivo; egli è sicuro che il mondo moderno, scaturito dal luteranesimo, dall’illuminismo e dalla rivoluzione francese, è destinato alla catastrofe, proprio perché ha voluto cancellare l’autentica fede cristiana, lasciando l’umanità “senza dottrina e senza criteri di giudizio, senza speranza e senza moralità” (G. Goyau).

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“L’uomo, poiché agisce, crede di agire da solo; e poiché ha la coscienza della sua libertà, dimentica la sua dipendenza. Nell’ordine fisico intende ragione, e sebbene possa, per esempio, piantare una ghianda, innaffiarla, ecc., è capace tuttavia di convenire che non è lui a fare le querce, poiché vede l’albero crescere e perfezionarsi senza che il potere umano vi abbia parte, e poiché, d’altra parte, non è stato lui a fare la ghianda; ma nell’ordine sociale, in cui è presente e operante, si mette a credere di essere realmente l’autore diretto di tuffo ciò che si fa per suo mezzo: in un certo senso, è la cazzuola che si crede architetto. L’uomo è intelligente, è libero, è sublime, senza dubbio; ma non per questo cessa di essere un utensile di Dio..”. (Joseph de Maistre, Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane, il Falco, Milano 1982, p. 41).

Bibliografia

Joseph de Maistre, Scritti politici, edizioni Cantagalli, Siena 2000 (Con una presentazione di don Luigi Negri e un’introduzione di Franco Cardini).
Joseph de Maistre, Le serate di Pietroburgo, a cura di A. Cattabiani, Rusconi, Mìlano 1971.
Joseph de Maistre, Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane, il Falco, Milano 1982
Joseph de Maistre, Elogio dell’Inquisizione di Spagna, Il Cerchio Iniziative Editoriali, Rimini 1998 (con prefazione di Rino Cammilleri).
Domenico Fisichella, Giusnaturalismo e teoria della sovranità in Joseph de Maistre, D’Anna, Messina-Firenze 1963.