“La crisi della Chiesa è stata una crisi di fedeltà”

José Morales de Navarra

José Morales de Navarra

Agenzia ZENIT – Il mondo visto da Roma 19 Marzo 2004

Il teologo José Morales de Navarra incoraggia a riscoprire questo valore fondamentale

PAMPLONA, 19 marzo 2004 (ZENIT.org).- Parlare di fedeltà “è oggi un imperativo cristiano”, afferma José Morales, professore di Teologia dogmatica e di Spiritualità presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra.La casa editrice Rialp ha appena pubblicato il suo ultimo libro, un saggio intitolato “Fedeltà” in cui approfondisce il significato e la crisi di questo valore. In questa intervista concessa a ZENIT, il professor Morales riconosce che “la fedeltà non gode certamente del credito generalizzato riservato oggi ad idee ed obiettivi come la pace o la democrazia”, e proprio per questo ne sottolinea l’importanza.

“Si tratta di un valore davvero necessario per la vita individuale e sociale, che deve essere incoraggiato in tutti gli uomini e le donne del nostro tempo”, afferma ancora il professore.

Ci può essere un’involuzione della fedeltà?

Morales: Nel caso di moltissime persone senz’altro, in parte a causa di una cultura che dà più importanza ai cambiamenti non preceduti da un’adeguata riflessione e in parte all’incostanza. Non c’è però un’involuzione, secondo me, nella qualità e nell’intensità in cui la vivono molti uomini e molte donne che vogliono rimanere fedeli ad ideali, progetti di vita e impegni personali, etici e religiosi che ritengano davvero importanti. Sono impegni che sono stati assunti liberamente, che organizzano moralmente la loro esistenza e li rendono più umani.

La fedeltà non gode certamente del credito generalizzato riservato oggi ad idee ed obiettivi come la pace e la democrazia, o, nel contesto socio-economico, come il mercato mondiale. Proprio per questo si tratta di un valore decisamente necessario per la vita individuale e sociale, che deve essere incoraggiato in tutti gli uomini e in tutte le donne del nostro tempo. Stiamo parlando di fedeltà nei confronti della propria famiglia, degli amici e dei colleghi, del coniuge, del villaggio natio e della Nazione alla quale apparteniamo. Dire o pensare, ad esempio, “uniti finché il divorzio non ci separi”, come si sente alcune volte, non rende l’uomo e la donna migliori o più umani.

Cosa vuol dire che oggi la fedeltà è un imperativo cristiano?

Morales: Per un cristiano sono essenziali la fedeltà a Dio e ai Suoi comandamenti, a Gesù Cristo, e alla Chiesa, nostra madre spirituale. Negli ultimi decenni, la fedeltà a questi misteri della fede e a ciò che essi significano si è offuscata nella coscienza e nella mente di molti Cristiani. Allo stesso modo, sono crollate le idee di lealtà e fedeltà a importanti impegni contratti nel matrimonio, nello stato religioso e nel celibato. Si può forse dire che la crisi di cui soffre la Chiesa sia stata una crisi di fedeltà da parte di molti dei Suoi figli. E’ una situazione legata senz’altro ad un debole senso di identità cristiana. Al giorno d’oggi è molto importante che nella Chiesa si parli approfonditamente della virtù della fedeltà cristiana, che comprende molte altre nobili forme di lealtà.

Esiste la tentazione, per una persona fedele, di vantarsi di questa fedeltà?

Morales: La tentazione di vantarsi può esistere per qualsiasi virtù e qualsiasi atteggiamento nobile, ma è meno grave sentire questa tentazione, e anche cedervi, che mancare alla fedeltà. L’uomo e la donna cristiani che rimangono fedeli ai loro impegni pur nelle difficoltà, o in un ambiente ostile o sfavorevole, sanno che la loro fedeltà è sì il frutto dei loro sforzi, ma soprattutto dell’aiuto di Dio. Sapere questo li aiuterà in modo efficace a vincere la vanagloria, se a volte ne sono tentati. Ad ogni modo, penso che una donna fedele a suo marito o una madre che si sacrifica per i suoi figli vivano la loro fedeltà in un modo così naturale che difficilmente sentiranno la tentazione di vantarsene.

Con cosa viene sostituita al giorno d’oggi la fedeltà?

Morales: Una persona può essere fedele a certe abitudini che la aiutano a vivere, o anche ad oggetti, fini o progetti che attirano la sua adesione sul piano sociale, sportivo, politico… Si tratta, quindi, della costanza di certi comportamenti, che una persona matura e ragionevole può adottare moralmente se non violano la legge di Dio. Ci sono anche attaccamenti banali che non meritano il nome di fedeltà, come nel caso delle mode, dell’uso di certe marche. Ci sono, poi, tipi di adesione e di militanza che corrompono la coscienza, generano atteggiamenti ed azioni criminali e non presuppongono mai un vero esercizio della fedeltà. Essere fedele al male, infatti, non vuol mai dire essere fedeli, tranne nei casi di pazzia, obnubilazione o enorme ignoranza.

Perché afferma che la fedeltà è un’arte?

Morales: Vivere nella fedeltà è un po’ come navigare su una barca. Il pilota ha bisogno di tecnica, ingegno e di una certa capacità di improvvisazione per superare le crisi più o meno impreviste che possano sopravvenire. In questo senso dico che la fedeltà è un’arte. Tutte le azioni umane degne e coerenti racchiudono una bellezza e un elemento estetico. La fedeltà è un’arte perché non è solo vera e buona, ma anche bella.