Papa dei media o Papa della Chiesa?

Concilio_mediaDal sito CulturaCattolica.it
mercoledì 10 luglio 2013

Gabriele Mangiarotti

Tra i più acuti interpreti del Concilio Vaticano II ci si rende conto che l’intenzione profonda (espressa con chiarezza dal Beato Giovanni XXIII e da Paolo VI) era quella di rendere possibile una rinnovata esperienza della fede nel mondo di oggi.

Basterebbe andare ai discorsi programmatici per rendersene adeguatamente conto. Cito dal Discorso di apertura di Giovanni XXIII: «Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace…

Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione».Ma che cosa è poi successo realmente?

In uno degli ultimi incontri di Benedetto XVI è emerso questo chiarissimo giudizio. Riporto: «C’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo… Sappiamo come questo Concilio dei media fosse accessibile a tutti. Quindi, questo era quello dominante, più efficiente, ed ha creato tante calamità, tanti problemi, realmente tante miserie: seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata … e il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale.»

Credo che sia la stessa cosa che sta accadendo riguardo al pontificato di Francesco. Come allora c’era un Concilio dei Padri e un Concilio dei media, ed era questo secondo che ha avuto, per un certo tempo, il sopravvento, così possiamo avere un Papa Francesco della Chiesa e un Papa Francesco dei media. Non corriamo lo stesso errore! E come Francesco ci invita a non farci portare via la speranza, noi di CulturaCattolica.it vi chiediamo di non farvi scippare Papa Francesco.