Hadjadj: «Si va verso il transumano. La difesa della carne è propria del cristianesimo

Fabrice Hadjadj

Fabrice Hadjadj

Tempi.it, 11 aprile 2013

Intervista al filosofo francese sui risvolti della manifestazione anti nozze gay: «La Francia vive una crisi antropologica, e questo è una grazia»

Leone Grotti

«Quello che sta succedendo in Francia in questo momento è una grazia». Tenendo conto che il filosofo francese Fabrice Hadjadj sta parlando dell’approvazione da parte del governo socialista in Francia del matrimonio gay e della quasi totale censura di un milione di persone che scendono in piazza per protestare, si potrebbe pensare che è impazzito.

Ma il direttore dell’Istituto europeo di studi antropologici Philanthropos di Friburgo (Svizzera), che ha rilasciato un’intervista a tempi.it a margine del convegno che si è tenuto ieri all’Università Cattolica di Milano dal titolo “È ancora tempo di credere”, ha buone ragioni per usare la parola “grazia”, pur affermando che la Francia è nel bel mezzo di una «crisi antropologica» dominata da una «tecnocrazia che vuole trasformare l’umano».

Professore Hadjadj, partiamo dal principio. Il governo socialista di Francois Hollande vuole legalizzare matrimonio e adozione gay. E, a meno di svolte imprevedibili, ce la farà.

In Francia c’è un governo di sinistra che non può condurre una politica di sinistra, perché la crisi economica gli impedisce di mantenere le promesse di ordine sociale fatte in campagna elettorale. Quindi la sola cosa che gli resta è cambiare la legge. Ma legalizzando il matrimonio gay questo governo di sinistra tradisce la sua natura. Il vero socialismo infatti non tocca la famiglia, che è il pilastro della società, ma cerca di provvedere a una migliore distribuzione delle ricchezze. Questo è un grosso problema e il governo di Hollande cerca di nascondere la sua impotenza dietro questa legge.

Come si è arrivati in Francia a proporre la legalizzazione del matrimonio gay?

Malgrado tutto, e indipendentemente da questa circostanza, in Francia c’è una crisi antropologica. Questa crisi antropologica fa sì che noi non crediamo più davvero all’umano e stiamo andando verso qualcosa che rientra nell’ordine del transumano. Tutto questo grazie al regno della tecnica. Infatti, quello che non si dice normalmente è che affinché ci sia uguaglianza tra un matrimonio fra un uomo e una donna e uno fra due uomini o due donne ci vuole la tecnica. Una coppia dello stesso sesso per procreare deve ricorrere a qualcosa che riguarda più la fabbricazione che la nascita. Dietro a tutto ciò c’è una tecnocrazia che vuole trasformare l’umano.

LA MANIFESTAZIONE PARIGINA CONTRO IL MATRIMONIO GAY

Sembra che la Francia abbia anche reagito. Per due volte, contro questo progetto di legge, sono scese in piazza un milione di persone.

Sì, c’è stata una grande manifestazione contro il matrimonio gay ma i media francesi non ne hanno quasi parlato. Questo fa capire quanto sia grande la censura su quello che sta succedendo. È noto il caso dell’uomo arrestato perché indossava la maglia della Manif Pour Tous, una cosa che in Francia non si era mai vista prima. Ma resta il fatto che quello che sta avvenendo in questo momento è una grazia.

Una grazia?

Sì, perché non si era mai presa una coscienza tale del mistero dell’Incarnazione. Siamo in una situazione in cui sono la Chiesa e i cristiani che si trovano a difendere la carne e il sesso. Siamo completamente usciti dal puritanesimo per prendere coscienza che la sessualità così come ci è donata viene da Dio ed è spirituale. E questo è un passo avanti straordinario che è stato fortemente preparato da Giovanni Paolo II. La difesa del corpo e della carne, infatti, è una peculiarità del cristianesimo. Durante la Manif Pour Tous, dei cristiani portavano cartelli con questo slogan: “Vogliamo il sesso, non il genere”. È una grande novità questa affermazione del sesso, contro l’ideologia del gender, e quelle persone lo dicevano in quanto cristiani.

Dal punto di vista politico non si può dire che la manifestazione sia stata un successo.

Non era una manifestazione politica ma antropologica. I cristiani si sono resi conto che la posta in gioco non è dominare in un rapporto di forza, non è ristabilire la cristianità ma testimoniare la verità. Ed è per questo che sulla strada c’erano anche grandi filosofi come Rémi Brague, che non aveva mai partecipato a una manifestazione. È una bella novità che i cristiani si mobilitino non tanto per la difesa della cristianità ma perché bisogna testimoniare la verità. Grazie a questa situazione inedita si avrà una ricomposizione totale dell’azione dei cristiani nella società.

Intanto però la legge sul matrimonio gay sarà approvata dal Senato.

Il matrimonio civile era già un falso matrimonio, lo definirei un divorzio rimandato. Non a caso i gay stanno già chiedendo il divorzio, ancora prima di avere il matrimonio. Se lo scopo fosse stato salvare il matrimonio civile, allora non sarebbe valsa la pena di fare manifestazioni. Siamo allo stadio ultimo di una distruzione che risale al 19esimo secolo. La posta in gioco non è impedire la legge ma dire: ecco la verità del matrimonio. In questi giorni si è visto che i cristiani non hanno bisogno dello Stato, dei giornali, della televisione per comunicarlo. La via da percorrere non è più conquistare un potere che sta affondando ma rifondare la dimensione politica dal basso, attraverso l’evangelizzazione.

La sconfitta nasconde una vittoria?

Sì, è l’inizio di qualcosa di nuovo:i cristiani si sono ritrovati e tutti hanno sentito di esistere davvero come comunità. Il cristianesimo francese era segnato dall’individualismo e improvvisamente, in questa situazione, si è visto che non solo si esisteva insieme ma che la piazza era nostra. Le manifestazioni dei cristiani e delle comunità ebraiche contro il matrimonio gay sono state molto più numerose delle altre. Hanno sempre detto che la piazza era della sinistra, degli artisti e anche degli omofili, ma non è così. E mi raccomando di scrivere omofili, non omosessuali, perché il termine omosessualità costituisce il rifiuto della sessualità, quindi non è giusto usare questa parola, non descrive bene la natura della questione. Insisto: questa è una situazione molto gioiosa, molto bella.

Eppure i cristiani non sono mai stati così poco ascoltati.

Se uno ha la nostalgia della cristianità, del tempo in cui lo Stato era cristiano e le leggi erano cristiane, allora può considerare tutto un disastro già da diverso tempo. Se invece uno ha il desiderio non della cristianità ma del cristianesimo, allora questo momento è molto interessante e molto bello.