Il futuro dell’Europa e l’islam

Abstract: Il futuro dell’Europa e l’islam. Anversa, Amburgo, Malmö, Birmingham, Bruxelles, Vienna… I musulmani a scuola sono già ovunque maggioranza. Nel 1990 Ratzinger profetizzò questo “suicidio dell’Europa, vuota e sulla via del tramonto”

Giulio Meotti Newsletter  10 Gennaio 2023

Volete vedere il futuro dell’Europa? Entrate in una scuola e in un reparto maternità di una grande città 

Anversa, Amburgo, Malmö, Birmingham, Bruxelles, Vienna… I musulmani a scuola sono già ovunque maggioranza. Nel 1990 Ratzinger profetizzò questo “suicidio dell’Europa, vuota e sulla via del tramonto”

di Giulio Meotti

“Sotto il profilo demografico, l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia”, disse Benedetto XVI nel 2007, mentre il suo segretario Georg Gänswein evocava il “pericolo dell’islamizzazione dell’Europa”. Tre anni prima, da cardinale, Ratzinger aveva spiegato che “l’Europa sembra diventata vuota dall’interno, paralizzata da una crisi del suo sistema circolatorio che mette a rischio la sua vita, affidata per così dire a trapianti, che poi però non possono che eliminare la sua identità”. Ma fin dal 1990 si era lasciato andare a una previsione profetica e sconfortante…

L’ex magnate dell’editoria Conrad Black nella sua autobiografia racconta: “Il cardinale Gerald Emmett Carter mi portò a cena con il cardinale Ratzinger in visita nel 1990 a casa sua. Eravamo presenti solo noi tre e il cancelliere del cardinal Carter. Ratzinger lamentò ‘il lento suicidio dell’Europa’: la sua popolazione stava invecchiando e si stava riducendo e i non nati venivano in parte sostituiti da immigrati non assimilabili. Pensava che l’Europa si sarebbe svegliata dal suo torpore, ma che ci sarebbero stati giorni difficili prima. Vedeva un’Europa che, ‘nonostante la sua perdurante potenza politica ed economica, viene vista sempre più come condannata al declino e al tramonto’”.

Nelle scorse ore la notizia che Mohammed è il secondo nome più popolare fra i nuovi nati in tutta l’Olanda (è da anni primo nelle quattro principali città), il primo nome in Inghilterra, il primo a Berlino, il primo a Oslo, il primo a Malmö, il primo a Bruxelles, il terzo a Vienna…La Welt ci informa sulla Germania: “Anche a Dortmund il primo è il nome del Profeta, come a Duisburg e a Essen…”.

Basta entrare in un reparto maternità, in una scuola elementare o in un parco giochi di una grande città europea per vedere che il congedo dell’Europa è già avvenuto. “I popoli storici in un certo numero di città, distretti e dipartimenti si sentono in minoranza, dove il cambiamento demografico in Europa è estremamente spettacolare”, ha scritto il filosofo francese Alain Finkielkraut. Intanto in Italia, anche con il governo Meloni, gli sbarchi sono decuplicati.

“Ma come possiamo dire alla gente che la peste è scesa quando mancano prove visibili?”, scriveva Pierre Chaunu, docente alla Sorbona e capofila della scuola di Lucien Febvre e Marc Bloch, in quel magnifico libro uscito nel 1974 per Gallimard e mai tradotto in italiano dal titolo La peste bianca. Come evitare il suicidio dell’Occidente. “Dove sono i cadaveri agli angoli delle strade? I media? Sii serio. Il vasto pubblico vuole canzoni, balli e colori. Niente di più. Chi oserà interrompere le trasmissioni e annunciare con il sorriso d’obbligo che la peste bianca è scesa su tutti i paesi ricchi, che il male sembra per il momento senza rimedio”.

Gli svedesi prosperi, felici e illuminati anni fa decisero di spalancare le porte del loro paese per condividere prosperità, felicità e illuminazione con i musulmani, che nell’ultimo decennio sono arrivati a centinaia di migliaia, anno dopo anno, fino a superare in numero gli svedesi nativi a Malmö, la terza città più grande della Svezia.

E a Malmö vediamo il futuro della Svezia, dove gli svedesi sono in inferiorità numerica rispetto ai musulmani, e la lingua svedese diventa una “lingua minoritaria”, mentre l’arabo diventa la lingua di insegnamento nella maggior parte delle scuole. Entro il 2050, se non si farà nulla per impedire che altri migranti musulmani arrivino nel paese, la Svezia sarà un paese a maggioranza islamica e la Sharia potrebbe diventare legge. È questo che vogliono gli svedesi: essere i primi in Europa a cancellarsi dalla storia?

“La grande sostituzione, sono rimasto scioccata dal fatto che la si chiami teoria, non è una teoria, è un dato di fatto”, ha detto il mese scorso Michel Houellebecq in una intervista che gli è valsa una causa da parte dei musulmani francesi. A Malmö, la grande sostituzione è un fatto compiuto.

La maggioranza degli studenti nella terza più grande città svedese per la prima volta ha un passato migratorio. La notizia spinge a chiedere nuove strutture educative in cui i migranti possano studiare nella loro lingua madre, l’arabo, perché lo svedese è ora una “lingua minoritaria”. Un terzo dei residenti di Malmö è nato all’estero e l’Iraq è il paese di nascita più comune, mentre Siria e altri paesi del Medio Oriente seguono in cima alla lista.

I dati mostrano che due terzi delle persone tra i 5 e i 19 anni hanno un background di immigrazione e questi dati non includono gli immigrati di terza generazione e le minoranze nazionali. Il rapporto della professoressa di assistenza sociale, Erica Righard, conferma quella che una volta era stata liquidata come pericolosa retorica di destra e teoria del complotto.

Il verbo multiculturalista impone il silenzio sui disastri autoindotti.

Come il fatto che non c’è spazio per gli ebrei a Malmö. “Gli ebrei lasciano la terza città più grande della Svezia”, scrive il quotidiano Nyheter Idag. La scrittrice svedese Paulina Neuding ha parlato all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: “Vivo a Mälmo.

Un tempo era un rifugio sicuro per gli ebrei, oggi ne rimangono solo 200 e vengono molestati”. La comunità ebraica di Malmö potrebbe dissolversi entro il 2029 contava 2.500 ebrei negli anni ’70, 842 nel 1999, 610 nel 2009, 387 nel 2019, 200 oggi… In dieci anni non ci saranno più ebrei. “La congregazione ebraica sparirà presto”, si legge in una nota comunitaria.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung, il grande quotidiano tedesco, racconta che “a Malmö la metà dei residenti ha meno di 35 anni e il nome di battesimo più comune a Malmö è Maometto”. Malmö è anche la città più colpita dalla violenza delle gang e 30 delle 100 esplosioni che hanno interessato la Svezia in un anno hanno avuto luogo a Malmö. Una media di tre al mese. “Le bombe che ci svegliano di notte, che esplodono in modo che le finestre di vetro volino nelle camere da letto, hanno preso migliaia di residenti di Malmö in ostaggio” racconta il grande quotidiano Expressen. “Gli amici mi raccontano come hanno ristrutturato casa in modo che i bambini non vengano feriti quando ci sono esplosioni nelle vicinanze”.

Un terzo della popolazione di Malmö è nata all’estero, ci sono 169 nazionalità e la metà della popolazione è islamica. L’accademico israeliano Raphael Israeli, nel suo libro The Islamic challenge in Europe, scrive che “la città di Malmö, la cui popolazione è nata all’estero per il 40 per cento e i cui figli costituiscono già più della metà dei bambini della città, si vanta che i suoi abitanti parlino più di cento lingue.

Questo è ammirevole per gli immigrati che desiderano assimilarsi e diventare svedesi, ma che ne è di coloro che si rifiutano di rispettare le leggi e desiderano trascinare la città nel caos e nel terrore? Ristoranti e supermercati mediorientali, il mercato all’aperto del fine settimana nel centro della città, aggiungono sapore e varietà all’atmosfera della città. Ma molti musulmani pensano (speranza?), e molti svedesi temono, che Malmö possa essere il prototipo di come potrebbe apparire la Svezia in futuro”.

Il futuro europeo?

Nei giorni scorsi Krone il più diffuso quotidiano austriaco – ha raccontato che nelle scuole viennesi si iniziano a comporre le classi secondo l’appartenenza religiosa. Musulmani con musulmani, cattolici con cattolici. La proporzione della popolazione con un background di immigrazione è aumentata notevolmente in Austria nell’ultimo decennio. Un quarto della popolazione austriaca è immigrata. Questa cifra è aumentata del 35 per cento in dieci anni. Più di un quarto degli studenti non parla il tedesco. E a Vienna già oggi i musulmani sono più numerosi dei cattolici nelle scuole medie e superiori. In città, i cattolici si sono dimezzati dal 1971.

Un insegnante di Vienna parlando alla Welt riferisce di gravi problemi con gli studenti musulmani. “In una classe di 25 bambini dovrei integrarne 21. Nessuno può farlo. Dove dovremmo integrarli? La musica e la danza sono rifiutate per motivi religiosi”. La Weltfornisce numeri da capogiro: “Mentre in media un quarto di tutti gli alunni in Austria ha un passato migratorio, a Vienna è uno su due. Nelle scuole secondarie viennesi è addirittura del 70 per cento”.

Le scuole rispecchiano la demografia. “L’Islam è diventato da tempo la fede numero uno nelle scuole secondarie”, spiega sempre Krone. La crescita incredibile della comunità islamica in Austria è documentata dalle statistiche: nel 1971 c’erano 22.300 musulmani, nel 1981 76.900, nel 1991 158.800, nel 2001 339.000 e nel 2021 745.600. Alla fine del secolo, i musulmani saranno la metà della popolazione austriaca (senza considerare eventuali altre varianti migratorie). Le statistiche ufficiali mostrano come cambierà l’Austria entro la fine del secolo.

In un’intervista a Der Standard, il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn ha detto: “Dai un’occhiata alle scuole viennesi e osserverai come gli sviluppi demografici dei bambini cristiani e dei bambini musulmani sono divergenti. Questo è un argomento serio. Non mancano voci islamiche che affermano che l’Europa è un frutto maturo per l’Islam”. Anche il quotidiano Krone Zeitung ha pubblicato dati impressionanti nel caso di una immigrazione costante: “Nel 2046, un viennese su tre sarà musulmano”. Lo studio è condotto dall’Istituto per la Demografia presso l’Accademia austriaca delle Scienze di Vienna.

“La società non esiste” diceva Margaret Thatcher. Ma le scuole sì e sono uno specchio della società di domani.

Nelle scuole di Amburgo, il 51,4 per cento degli studenti ha un passato migratorio. Nelle scuole della Renania settentrionale-Vestfalia siamo al 60 per cento. Nei distretti scolastici di Oslo, il 50 per cento della popolazione studentesca è costituita da immigrati provenienti da paesi musulmani. Già da dieci anni sapevamo che ad Anversa, la seconda città del Belgio, più della metà degli studenti delle scuole primarie sono musulmani.

A Strasburgo siamo ancora un po’ indietro: il 25 per cento degli studenti sono musulmani. Già dieci anni fa, a Bruxelles, il 41 per cento degli studenti delle elementari erano musulmani. A Birmingham, la seconda città inglese, i bambini musulmani hanno superato quelli cristiani.

Nell’Italia delle “culle vuote ospizi pieni”, dove abbiamo già regioni con i morti che triplicano i nati e che in due generazioni saranno cancellate dalla mappa geografica (sì, letteralmente cancellate), non ci rendiamo conto di quello che sta avvenendo in Europa, la fine dell’Occidente, la sostituzione… Chi di noi non ha visitato Anversa, Amburgo, Malmö, Strasburgo, Birmingham, Bruxelles, Vienna e le altre metropoli del Vecchio Continente che ho descritto? Lì il cambio di civiltà sta avvenendo e neanche lentamente.

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