Psicopatologia del grillismo

Beppe GrilloItalians Rivista che ignora il politicamente corretto
n.142 dell’8 marzo 2013

Luigi Fressoia
(archifress@tiscali.it)

Abbiamo appena dato una lettura del grillismo tra tante sfaccettature la migliore, quella che per ora sa stare al gioco della politica.Ciò non toglie che uno sguardo approfondito alla pancia del grillismo scopre oceani spaventosi: tra il Beppe non privo di intelligenza politica e milioni di elettori attratti esclusivamente dalla voglia di bastonare le caste, c’è il corpaccione terribile del militante grillino.

Diffida del progresso tecnologico ma smanetta tutto il giorno con pc e smartphone. Vagheggia il ritorno della vita lenta ma viaggia in freccia rossa e naturalmente va più che può in America o nel nord Europa o pel vasto mondo non certo a dorso di mulo o con la vespina, ci va semplicemente in aereo.

Il nesso strettissimo tra facilità d’aereo e alta produttività dei sistemi economici occidentali neanche lo sfiora: aereo, termosifoni, automobili a bassissimo inquinamento, internet, tecnologie le più disparate, per lui piovono dal cielo, sono date in natura, non provengono da un processo lentissimo di accumulazione ricerca e investimento, e se gran parte del mondo ne è privo è per colpa del capitalismo cinico e baro.

Insomma inverte i termini della storia, il bravo grillino: la povertà estrema non è il dato da cui l’umanità tutta è partita dalle sue origini, bensì suona causata dai cattivi capitalisti, dai perfidi americani e da quelle zecche di berlusconiani, che hanno voluto coscientemente rompere un eden originario.

Detestano il consumismo e vagheggiano ritmi rurali, ma basta che manchi l’acqua mezz’ora per qualche riparazione e sono capaci di assaltare il comune con centinaia di telefonate incazzate e minacciose. Specialisti in lotte contro i mulini a vento, trionfano nel referendum contro la “privatizzazione” dell’acqua ma non s’accorgono che tutte le società di gestione degli acquedotti sono e rimangono pacificamente società per azioni, cioè la quintessenza del capitalismo.

Dell’Alta Velocità sanno tutti i danni che causerà palmo a palmo nella povera Valdisusa, ma ignorano totalmente che l’8 gennaio scorso è stato inaugurato il collegamento alta velocità tra Spagna e Francia sotto i Pirenei, che i collegamenti A.V. tra Francia e Germania e resto d’Europa sono ormai ricchissimi e procedono alla grande, che la Svizzera sta ultimando il traforo del Gottardo lungo 54 km e gli ambientalisti di colà ne sono felicissimi, che la Cina ha un programma per l’alta velocità di 30.000 chilometri nei prossimi trent’anni…

Il grillino doc insomma sente che l’alta velocità sia il nuovo mostro sferragliante dei nostri tempi, proprio come nella canzone di Guccini, non la naturale evoluzione dei trasporti di tutto il mondo, al pari del tablet ultimo tipo che ovviamente supera e ridicolizza le prestazioni del precedente. Vorrebbe arrestare coi carabinieri questa corsa naturale al continuo miglioramento di ogni cosa, di ogni popolo, di ogni individuo, e si ritiene libertario.

Sa tutti i nanocapelli di danno all’ecosistema e alla salute di un inceneritore, ma non gli interessa che il totale di tali inquinamenti non raggiunge l’equivalenza di un pugno di automobili: per lui rimane decisivo che un nanocapello ci sia, e tanto basti per la condanna a morte. Che con le automobili si sfracellino ogni anno 3.800 persone, cifra enorme che neanche l’esplosione di cento inceneritori e cento centrali nucleari raggiungerebbe, non lo sposta dalla sua ossessione: l’importante dopo tutto è la decrescita -degli altri- e tutti i mezzi sono buoni.

Sa elencarvi tutti i danni incalcolabili e irrimediabili delle centrali nucleari, ma quando gli ricordi che il mondo va sempre più verso il nucleare sfodera dati falsi rimodellati a suo uso e consumo: ignora che il Giappone dopo Fukushima ha sì bloccato per mesi i suoi 50 reattori, ma ora li ha riaccesi tutti e messo in programma altri nuovi, con la semplice raccomandazione che le paratie anti tsunami adesso vengano innalzate da 3 a 5 metri.

Quando racconta con enfasi che la Germania dopo Fukushima ha chiuso 7 delle sue 17 centrali, casca dal pero se gli fai presente che le ha chiuse perché di vecchia generazione però le sostituisce con nuove ad alta efficienza.

Se gli fai notare che la Francia (peraltro leader mondiale nell’alta velocità ferroviaria), un paese non agli antipodi bensì qui accanto, nostri cugini nei cui elenchi telefonici un quarto di cognomi è italiano, la Francia per l’appunto, ha 61 centrali nucleari con cui produce il 75% del suo fabbisogno energetico e che rivende a costi altissimi a noi gonzi che pur avendolo inventato, il nucleare, ora lo abbiamo dimesso, che fa il grillino?

Si incazza e nega, va per la tangente e strologa di inquinamenti planetari, dei palestinesi e dell’eredità mancata alle coppie omosessuali poverine. Pare sempre che il mondo sta per finire e stiamo tutti morendo avvelenati, ma la vita media s’allunga costantemente e di molto, la salute pubblica è molto migliore di cinquanta o cento anni fa, e le signore oggi a cinquant’anni sono belle come a trenta.

In buona sostanza il grillino è il prototipo esatto dei figli viziati delle generazioni dell’abbondanza e del sessantottismo (che poi sono un po’ la stessa cosa: il ’68 segnò proprio la fine della ricostruzione post bellica e l’avvio all’opulenza), ringualluzziti dalla pigrizia scolastica e dall’ignoranza scientifica che notoriamente attanagliano gli italiani.

Benissimo che in un certo momento in un certo paese maturi un voto di protesta, ci sta, è naturale, è successo mille volte nei cinque continenti della democrazia. Ma un conto è quando il voto di protesta prende strade positive come fu l’Uomo Qualunque di sessant’anni fa, che voleva difendere valori eterni (proprietà e libertà) a fronte di un nascente statalismo.

Altro conto quando la protesta prende la strada di valori negativi, distruttivi, cupi, patologici, psichiatrici: decrescita va da sé felice; no ai consumi (come se le tecnologie del riciclo non permettessero sempre più di consumare senza patemi d’animo); perfino le mestruazioni sono cadute nelle grinfie di siffatto millenarismo ecologista: non si devono più usare quei tampax tanto comodi, bensì coppette di silicone da lavare riusare scambiarsi tra donne felici di cotanta socialità…

Come va a finire?

Semplice! Facendo il paio, volendo o per caso, col tradizionale parassitismo delle elite italiane (un cancro affermatosi nel ‘600 spagnolesco e rinnovatosi da ultimo nell’elefantiasi delle pubbliche amministrazioni e delle elargizioni di denaro pubblico), il grillismo con la sua avversione alla velocità, al nucleare, alla produzione di energia e calore mediante bruciatura di rifiuti, alle tecnologie genetiche e quant’altro, semplicemente porterà l’Italia ad accumulare nei prossimi vent’anni un gap tecnologico e infrastrutturale col resto d’Europa molto alto, che accompagnerà per mano i redditi verso la progressiva ulteriore diminuzione, insomma l’Italia tornerà un paese decisamente povero e arretrato a fronte di un nord Europa ricco, evoluto e benestante, come del resto fummo dal ‘600 fino agli anni ’80 del ‘900.

Grillo peraltro trova la strada spianata da decenni di plagio mediatico falso-ambientalista e da campioni che l’hanno sapientemente preceduto come Pecoraro Scanio e la Prestigiacomo.

E quando i nostri figli e nipoti si accorgeranno dell’inganno non basteranno le maledizioni, e dei grillini che furono più in vista si farà quel che si fece di un re despota e antipopolare: riesumato il cadavere e gettato in pasto ai cani

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