Il Papa e le religioni

Alleanza Cattolica

19 Settembre 2022

L’incontro del Santo Padre con i rappresentanti delle diverse religioni del mondo avvenuto in settembre in Kazakhstan è stato molto importante. Merita di essere ripercorso nelle sue caratteristiche essenziali partendo dalla Dichiarazione finale e dal discorso conclusivo del Papa del 15 settembre

di Marco Invernizzi

Intanto bisogna ricordare il legame che Francesco ha voluto esplicitamente con Assisi 2002 e non con Assisi 1986, quando eravamo ancora nell’epoca del conflitto ideologico.

Ricollegandosi ad Assisi 2002, il Pontefice ha voluto richiamare la strage dell’11 settembre 2001, quando il terrorismo islamista dirottò alcuni aerei all’interno degli Stati Uniti, provocando la morte di migliaia di persone e l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York.

«Dopo quanto accaduto l’11 settembre 2001, era necessario reagire, e reagire insieme, al clima incendiario a cui la violenza terroristica voleva incitare e che rischiava di fare della religione un fattore di conflitto. Ma il terrorismo di matrice pseudo-religiosa, l’estremismo, il radicalismo, il nazionalismo ammantato di sacralità fomentano ancora timori e preoccupazioni nei riguardi della religione. Così in questi giorni è stato provvidenziale ritrovarci e riaffermarne l’essenza vera e irrinunciabile».

Reagire contro i fondamentalismi significa richiamare la dottrina sociale della Chiesa, in particolare un principio cardine delle moderne società pluralistiche della libertà religiosa, e dunque la buona politica.

I due errori della modernità

L’epoca moderna e quella post-moderna conoscono due errori: il laicismo e il fondamentalismo già ricordato, cioè la separazione fra l’ambito religioso e quello temporale e la confusione fra i due.

Pertanto, il Papa ricorda che «C’è dunque un legame sano tra politica e trascendenza, una sana coesistenza che tenga distinti gli ambiti. Distinzione, non confusione né separazione». Si tratta di un principio base della dottrina sociale, ma pochi lo ricordano o ne tengono conto, anche fra i cattolici.

Il Papa spiega ancora meglio: «“No” alla confusione, per il bene dell’essere umano, che ha bisogno, come l’aquila, di un cielo libero per volare, di uno spazio libero e aperto all’infinito che non sia limitato dal potere terreno. Una trascendenza che, d’altro canto, non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in potere, altrimenti il cielo precipiterebbe sulla terra, l’oltre divino verrebbe imprigionato nell’oggi terreno, l’amore per il prossimo in scelte di parte. “No” alla confusione, dunque».

È evidente come questa tentazione sia stata presente anche nella storia cristiana, ma non sia mai stata accettata dal Magistero che ha sempre tenuto a distinguere i due piani.

È più difficile invece evitare questi fondamentalismi nell’Islam, per esempio, dove coloro che impongono la religione con la forza possono accampare delle giustificazioni riferendosi a passi del Corano e dove non esiste un magistero che possa confutare queste esternazioni.

«Ma “no” anche alla separazione tra politica e trascendenza, – continua Papa Francesco – in quanto le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato». Queste forme di laicismo predispongono a una vera e propria persecuzione religiosa, a volte violenta, ma spesso in Occidente una persecuzione culturale, che nega con modalità subdole ma reali il diritto di parola alle religioni nello spazio pubblico.

La libertà religiosa

E così il Papa ricorda il principio della libertà religiosa, cioè il diritto personale e delle comunità di professare liberamente la propria fede: «Perciò, sia sempre e ovunque tutelato chi desidera esprimere in modo legittimo il proprio credo. Quante persone, invece, ancora oggi sono perseguitate e discriminate per la loro fede»

L’unità della famiglia umana

La Chiesa cattolica «Crede che “tutti i popoli costituiscono una sola comunità, hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra”» (Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 1).

Le ideologie moderne, il socialcomunismo in particolare, per due secoli hanno ricordato che gli uomini sono tutti uguali, riprendendo la novità cristiana che duemila anni prima con il Signore Gesù ricordò a un mondo pagano incredulo che ogni uomo aveva la stessa dignità di fonte a Dio.

Ma l’uguaglianza prevista dal giacobinismo e dal comunismo non aveva lo stesso significato: per loro gli uomini dovevano diventare uguali di fronte allo Stato, rinunciando ciascuno alla sua unicità e irripetibilità.

La tragedia divenne drammatica quando queste ideologie ebbero il potere per imporre l’uguaglianza ai popoli: ci fu così il periodo del Terrore durante la Rivoluzione francese e la lunga tragica stagione del socialismo reale.

Come ogni uomo così ogni popolo è unico e irripetibile: l’unità del genere umano è ben altra cosa e riguarda la comune origine da Dio dei singoli e dei popoli, con le loro diversità che vanno custodite e valorizzate, non eliminate come ha cercato di fare il comunismo al potere.

Così il Papa, dopo avere richiamato la denuncia del fondamentalismo che è sfociato anche nel terrorismo, dopo avere ricordato la dottrina sociale che condanna sia il laicismo sia la confusione fra politica e religione, infine ricorda la dottrina sull’unità del genere umano, così ben spiegata da san Giovanni Paolo II dopo Assisi 1986 nel discorso alla curia romana del 22 dicembre dello stesso anno.

Ogni uomo è creato da Dio e ogni uomo è desiderato da Cristo perché possa portare a compimento la sua vocazione alla pienezza della felicità, ma ogni religione è un segno del Verbo divino. Ecco il senso degli incontri di Assisi, per unire le diverse religioni contro la possibile guerra atomica nel 1986, contro il terrorismo fondamentalista che usa la religione nel 2002 dopo le Torri gemelle e oggi ancora contro «l’insensata follia della guerra», ricordando che tutti gli uomini sono chiamati da Dio in qualche modo a riconoscere il disegno d’amore che il Signore riserva a ogni creatura.

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