POLIS: argomenti per una controrivoluzione.

Totalità 24 Luglio 2022 

Un libro nettamente – e fortunatamente – in controtendenza. Il volume a più mani curato da Matteo Orlando (Flamingo edizioni) analizza la contemporaneità alla luce della Tradizione, senza peli…sulla pagina.

di Italo Inglese

Plinio Corrêa de Oliveira, saggista e militante cattolico brasiliano, sosteneva che la dinamica storica della Rivoluzione potesse essere suddivisa in quattro fasi: la prima religiosa, la Riforma protestante; la seconda politica, la Rivoluzione francese; la terza sociale, la Rivoluzione comunista; e infine la quarta, la rivoluzione culturale iniziata con il Sessantotto francese.

A tale processo rivoluzionario dovrebbe opporsi, secondo il pensatore brasiliano, la Contro-Rivoluzione, volta alla restaurazione dell’ordine, ossia della civiltà cristiana, “austera e gerarchica, sacrale nei suoi fondamenti, antiugualitaria e antiliberale” (P, Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Sugarco 2009, p.103) e, nondimeno, aliena dal “tradizionalismo falso e gretto che conserva certi riti, stili e costumi soltanto per amore delle forme antiche e senza alcun apprezzamento per la dottrina che li ha generati” (ivi, p. 106).

Il recente volume collettaneo dal titolo Polis. Per la libertà sociale e politica, a cura di Matteo Orlando (Flamingo Edizioni), si pone appunto nella prospettiva cattolica contro-rivoluzionaria teorizzata da Corrêa de Oliveira. Esso raccoglie numerosi contributi di vari autori su alcune questioni cruciali del nostro tempo, con l’intento di assolvere a una funzione formativa, culturale e spirituale.

Plinio Corrêa de Oliveira

Gli articoli sono distribuiti in capitoli tematici. Ampio spazio è dedicato al declino della scuola, oggi sottomessa all’uso dello strumento informatico a causa dell’emergenza sanitaria. Al riguardo, Daniele Trabucco rileva che in più di settant’anni di storia repubblicana “il mondo scolastico italiano è stato ed è tuttora il terreno delle ideologie, della precarietà, di retribuzioni poco dignitose, di pessime riforme che hanno frammentato il sapere”.

Uno sfacelo tale da far pensare, secondo Pietro Licciardi, “a un piano preordinato, ordito con determinazione dal Sessantotto a oggi, per la demolizione dell’istruzione pubblica statale e non statale”. Trabucco denuncia la persistente ostilità nei confronti degli istituti paritari, i quali, a suo avviso, rappresentano un risparmio consistente per lo Stato e assicurano l’esistenza di un modello veramente plurale. In merito a questa annosa questione, Suor Anna Monia Alfieri considera ingiusto – e contrario al principio della libertà di scelta educativa – il rifiuto di sostegno economico pubblico alle scuole non statali che ne abbiano necessità e rendano un servizio alla società civile.

Occorrerebbe, a suo avviso, sgombrare il campo dalla fallace dicotomia pubblico/privato, poiché “si tratta di due elementi cardine di un unico sistema che mira a soddisfare bisogni di primaria importanza”.

Nella sezione del libro intitolata “Giustizia, Diritto ed Economia” viene sottoposto a critica l’odierno primato dell’economia sulla politica. A questo proposito, Emanuele Maccarrone cita il sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, secondo il quale l’economia, conciliandosi con l’etica, dovrebbe accettare obiettivi superiori al proprio fine economico e costituire uno strumento utile allo sviluppo umano.

Dal canto suo, Mauro Rotellini stigmatizza la collusione tra magistratura e politica di sinistra, mentre, in materia di prelievo fiscale, Pietro Licciardi osserva che “se il cittadino viola il patto sociale quando elude il fisco, lo Stato compie un’analoga e più grave violazione quando il prelievo diventa esorbitante, non rende servizi commisurati al prelievo, li fornisce di pessima qualità, butta risorse dalla finestra con spese inutili o finanzia clientele di partito”. Ancora in materia di giustizia, Dalila di Dio ironizza sulle controversie coniugali in cui “l’uomo, ça va sans dire, è sempre colpevole. Anche quando è innocente”.

In tema di convivenza tra differenti confessioni, Andrea Sarra evidenzia come “il numero di cristiani uccisi per motivi religiosi negli ultimi cento anni sia di gran lunga superiore a quelli uccisi in 1900 anni di Cristianesimo”. A sua volta, Umberto Spiniello esprime preoccupazione per “il clima anticristiano che accomuna laicismo e islam in tutta l’Europa”. Di fronte alla cattiva gestione del multiculturalismo in Europa e del fenomeno delle migrazioni dovremmo impegnarci – afferma Mauro Rotellini, citando Papa Giovanni Paolo II – “a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria”. 

Nella sezione “Politica e Società”, Pietro Licciardi ripercorre la parabola della Democrazia Cristiana dalle origini in cui aveva ancora per guida Dio, la patria e la famiglia, fino alla trasformazione in un partito di centro che guardava a sinistra governando sottobanco col PCI e, dopo Tangentopoli, alla fusione col Partito Democratico. Licciardi osserva che “un cattolico non può che essere di destra” ed “esiste nella società italiana una destra che aspetta di essere rappresentata”.

Lo stesso autore rileva che la Rivoluzione, come descritta da Corrêa de Oliveira, mira alla dissoluzione della famiglia e alla creazione di un individuo sradicato e solo, in balia di qualsiasi potere (economico e politico), ridotto a mero consumatore. A tale tendenza disgregatrice si contrappone la politica ungherese per la famiglia, grazie alla quale, come osserva Matteo Orlando, oggi nel Paese magiaro si registrano più matrimoni, meno divorzi, più nascite e meno aborti. 

Proprio al tema dell’aborto sono dedicati numerosi interventi. In particolare, Giuseppe Brienza ritiene meritevole di attenzione la nuova formazione politica olandese, denominata JA21, che si batte per introdurre restrizioni alla legislazione che, nei Paesi Bassi, consente l’aborto per motivi non medici fino a 24 settimane. La questione ha assunto, nel nostro Paese, la connotazione di un tabù a causa dell’atteggiamento della sinistra, nel cui ambito si collocano molti sedicenti cattolici, la quale eleva l’aborto a diritto sacrale e intoccabile. Ma, a questo riguardo, Gian Piero Bonfanti si chiede: “Come può un uomo pensare di appoggiare un partito che promuove l’aborto e nel contempo riuscire ad andare alla Messa la domenica e definirsi cristiano?”.

Nel clima di autodistruzione che predomina oggi nell’Occidente, la Chiesa ha il compito di difendere l’uomo contro tutto ciò che potrebbe dissolverlo e avvilirlo. E. tuttavia, nota Pietro Licciardi riferendosi alla pandemia, “con la chiusura pasquale delle chiese, gli ingressi contingentati a messa, il prosciugamento delle acquasantiere e la comunione obbligatoriamente distribuita sulla mano, molti sacerdoti ci hanno di fatto comunicato che la salute del corpo viene molto prima di quella dell’anima”.

Il volume contiene molti altri interventi, dei quali non è possibile dare conto nei limiti del presente articolo, che univocamente promuovono un’azione controrivoluzionaria finalizzata alla rinascita della società gravemente offesa dall’ideologia progressista.

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