“Chi non fa figli per non mantenerli, manterrà quelli degli altri”

Newsletter di Giulio Meotti 23 Giugno 2022

L’adagio di Cesare Pavese è il ritratto della leadership europea senza prole. Scandalo alla tv belga: “Bruxelles è conquistata dall’immigrazione”. In Francia il 20 per cento dei nati è musulmano

di Giulio Meotti

Lieven Verstraete è uno dei volti più noti della tv belga. Conduce il programma “De Zevende Dag” (Il settimo giorno) sulla tv pubblica VRT. Il giornalista domenica intervistava due esponenti del partito verde. Solleva la questione dell’immigrazione e Verstraete definisce Bruxelles “l’esempio perfetto di una città i cui quartieri sono conquistati uno ad uno dai nuovi arrivati”.

Nuovi arrivati? “Conquistati, come mai?”, ribatte Nadia Naji, la politica verde di Molenbeek. Visibilmente a disagio, Verstraete cerca di spiegarsi: “Beh, sempre più persone con origini immigrate vengono a vivere lì e reclamano il loro posto. Ti senti belga a Molenbeek?”.

Scandalo e, a poche ore dalla messa in onda, Verstraete finisce per scusarsi. Soltanto per aver detto la verità.

A Bruxelles, infatti, un quarto della popolazione è già oggi musulmana. “Sembra che Bruxelles possa diventare la nuova capitale della Repubblica islamica d’Eurabia”, scrive il sociologo Felice Dassetto, un rispettato accademico dell’Università di Lovanio, nel libro L’iris e la mezzaluna.

“Entro il 2025, un terzo dei neonati proverrà da famiglie musulmane”. Di questo passo l’Islam sarà maggioranza a Bruxelles entro 20 anni, spiega La Vif.

Già politicamente lo si vede. Il parlamento di Bruxelles ha appena votato contro il divieto di macellazione rituale.

Verdi e Socialisti devono tutto alla comunità islamica che li ha eletti. Ecco il modello che la pressione demografica replicherà in tutta Europa, Italia compresa.

La cosa grandiosa del multiculturalismo è che non implica la conoscenza di altre culture: mutilazione genitale endemica in Somalia, stragi di cristiani in Nigeria, rapimenti di ragazze copte in Egitto, chi se ne frega? Tutto ciò che serve è “sentirsi bene” con le altre culture.

Fondamentalmente è una frode e direi che è stata accettata molto bene su questa base. “Ho fatto la mia parte, haha”, ha appena scritto Elon Musk a chi gli chiedesse il suo personale contributo per fermare il crollo del tasso di natalità in Occidente. Musk di figli ne ha sette.

“Chi non fa figli per non mantenerli, manterrà quelli degli altri”, scriveva Cesare Pavese.

I leader delle maggiori democrazie europee non hanno figli: il tedesco Olaf Scholz (come Angela Merkel prima di lui), il francese Emmanuel Macron, l’olandese Mark Rutte, la scozzese Nicola Sturgeon, soltanto per citarne alcuni (fino a qualche mese fa c’erano anche lo svedese Lofven o l’italiano Gentiloni e al vertice della UE Juncker).

I leader europei “la loro parte” non l’hanno fatta, ma, quel che è peggio, è che stanno lavorando per un’Europa modellata secondo la loro visione del mondo.

I vertici europei si sono comportati in modo vergognoso negli ultimi decenni. Ma se fosse solo un problema con le élite, non sarebbe così grave: la folla potrebbe insorgere e prenderli a pedate.

Il problema ora va ben oltre l’establishment al potere. L’annessione da parte del governo della maggior parte delle responsabilità chiave della vita – crescere i figli (e abortirli quando serve), educarli, prendersi cura di una famiglia – ha cambiato profondamente il rapporto tra il cittadino e lo Stato.

Ryszard Legutko, filosofo, ex ministro dell’Istruzione polacco e che negli anni del “socialismo reale” fu il responsabile culturale di Solidarnosc (ha scritto la prefazione al mio libro Il suicidio della cultura occidentale), ha appena tenuto un magnifico discorso a Varsavia in occasione di un premio.

Ne riporto un brano che inquadra alla perfezione la radice del disastro che osserviamo ogni giorno:            

Conosciamo tutti la famosa frase di Hegel sulla civetta di Minerva che vola fuori al crepuscolo, il che significa che la saggezza appare quando le cose stanno per finire, o, per dirla diversamente, che la comprensione di cosa sia un’epoca non arriva se non alla fine di quest’epoca.

Ma non è sempre così. Cosa significasse veramente il comunismo in termini umani era ben noto prima che i bolscevichi costruissero il loro regime e non fu necessario aspettare fino al 1980.

La nostra epoca si percepisce come l’età del crepuscolo. Abbiamo avuto la fine della storia, la fine delle grandi narrazioni e una cultura dell’esaurimento. Abbiamo la globalizzazione che abbraccia tutto ed è anche percepita come la fine della vecchia era. Abbiamo postmodernismo, post-politica, post-cultura, post-verità, post-filosofia. Sembra che stiamo arrivando alla fine di ciò che è iniziato in Grecia, Gerusalemme e Roma.

Alcune persone si risentono, altre ne sono felici, ma da entrambe le parti, la maggioranza sembra essere d’accordo sul fatto che stiamo assistendo alla fine di qualcosa di grande.

E dov’è questa civetta di Minerva ai nostri giorni, verrebbe da chiedersi. La nostra epoca non si riconosce e non è nemmeno interessata a tale conoscenza di sé. Vive dentro e attraverso le proprie illusioni, per esempio, nell’illusione di essere aperta, mentre in realtà è rigida e dogmatica.

Dal momento che le grandi narrazioni, il cristianesimo e la metafisica classica, sono finite, perché preoccuparsi di impararle? Sono scadute da tempo. Possiamo solo imparare perché dovrebbero essere espulse, perché rappresentano un mondo di discriminazione, intolleranza, disuguaglianza, un mondo che stiamo appena superando. Tutto il passato appare prepotentemente come un riflesso del presente.

Ciò che non è un riflesso del presente non esiste. Abbiamo reso l’uomo impotente e irresponsabile dandogli un numero enorme di diritti, che lo hanno liberato da tanti obblighi essenziali.

Non c’è da stupirsi che quest’uomo si sia ridotto a ciò che vi è di basso, e d’altra parte, diventa sempre più simile, come giustamente ha detto Ortega y Gasset, a un bambino viziato pieno di pretese irresponsabili e sempre più assurde”.

Macron, Scholz, Rutte e tutti gli altri sono quel bambino viziato.

L’Europa franco-tedesca che spinge ora l’idea che “maschio” e “femmina” siano concetti culturali e non biologici, che è la politica ufficiale dell’UE, per bocca dell’allora presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha insistito sul fatto che l’immigrazione dai paesi musulmani è la soluzione al declino demografico del Vecchio Continente. Juncker ha detto: “Non dimentichiamo che siamo un continente che invecchia e affronta un declino demografico. Avremo bisogno di talenti. Col tempo, l’immigrazione deve essere trasformata da un problema a una risorsa ben gestita”.

I discorsi di propaganda politicamente corretti che vengono inesauribilmente diffusi in Europa non parlano mai di demografia. Parlano soltanto di rimpiazzo.

In compenso lo fa Musk. Ieri, ancora una volta, rispondendo a un tweet che diceva “Tasso di natalità: in Italia, in soli otto anni, ci saranno 1,6 milioni di persone in meno”, Musk ha risposto: “Tendenza al vuoto”.

Il magnate di Tesla aveva già detto che l’Italia si estinguerà. E pensare che anche il politico più intelligente e antipatico d’Italia, Matteo Renzi, due giorni fa al Senato ha parlato di demografia e di come decide la fine di una civiltà, “come nell’Impero Romano”. 

Il mondo occidentale ha fornito più ricchezza e comodità a più cittadini di qualsiasi altra civiltà nella storia. Siamo praticamente inondati di risorse, ma stiamo finendo le persone, l’unica risorsa veramente indispensabile. La Russia è l’esempio più ovvio: è il paese più grande della terra, è pieno di risorse naturali, eppure sta morendo: la sua popolazione sta diminuendo in modo disastroso.

Ci sono sempre state buone ragioni per cui non si fanno figli, biologici e personali. Tuttavia, è straordinario che i leader di così tanti paesi dell’UE non ne abbiano.

Non è solo statisticamente improbabile, è anche impossibile trovare un precedente simile nella storia. Come modello, l’assenza di bambini tra alcuni dei leader più noti in Occidente dice qualcosa sulle nostre circostanze attuali.

Hannah Arendt nel 1958 scrisse La condizione umana: la sfera politica è organizzata attorno a quella che lei chiamava “natalità”. Con questo termine intendeva più che dare alla luce un bambino. “Il nuovo inizio alla nascita può farsi sentire nel mondo solo perché il nuovo venuto possiede la capacità di ricominciare qualcosa, di agire”.

Ci si sta avventurando in un progetto a tempo indeterminato. Questa, sosteneva Hannah Arendt, è la caratteristica essenziale dell’azione politica. E l’Europa in spaventoso deficit di natalità ha fallito.

La Spagna ha appena visto un crollo del 30 per cento delle nascite in appena dieci anni, mentre il premier greco Kyriakos Mitsotakis due giorni fa annunciava che il suicidio demografico è “una minaccia immediata e significativa”.

L’Europa ha aderito al proverbio africano che ha dato il titolo a un pessimo libro di Hillary Clinton“Ci vuole un villaggio per crescere un bambino” – solo per scoprire di averlo capito al contrario: in Europa la mancanza di bambini raderà al suolo il villaggio. In Italia nei prossimi anni 5.000, tra borghi e piccoli comuni, rischiano di sparire nel nulla.

Rappresentano la metà del totale dei comuni in Italia ed occupano più del 50 per cento del territorio…

Ma la maggior parte degli abitanti del villaggio europeo si rifiuta ancora di riconoscere le contraddizioni: non puoi diventare il continente dei Macron e degli Scholz e e dei Rutte e poi lamentarti di far entrare i turchi, i somali, i nigeriani, gli afghani, i pakistani e gli iracheni nell’Unione Europea.

Dal punto di vista demografico, nell’equazione di Cesare Pavese sono i figli degli altri che dovrai mantenere.

Ci voleva la satira sferzante di Charlie Hebdo, che questa settimana in vista del secondo turno delle legislative ha messo alla berlina Macron con una vignetta sui vecchi traballanti che lo votano e diretti verso il seggio elettorale: “Ci saranno abbastanza anziani per votare Macron?”.

I giovani hanno scelto la sinistra di Jean-Luc Mélenchon, che di figli ne ha una ma ne ha adottati politicamente molti nelle banlieue. Su Le Point, il filosofo Alain Finkielkraut ha appena spiegato che “la sinistra salirà al potere grazie al cambiamento demografico”.

Da quanto scrivo si presume che io sia matto o, per usare il termine preferito dai giornali, “allarmista”.

Secondo l’Office of National Statistics del Regno Unito, il maggior numero di “cristiani” (qualunque cosa significhi oggi in Europa) si trova tra gli over 70 e il maggior numero di musulmani si trova nella coorte di quattro anni e sotto.

Qual è il passato della Gran Bretagna e quale il futuro della Gran Bretagna? Non c’è bisogno di chiedere a un “allarmista”. Basta usare la ragione. L’Europa sta diventando più islamica. L’unica domanda è quanto e quanto velocemente.

Nei prossimi anni Malmö, Birmingham, Bruxelles, Anversa, Amsterdam e Rotterdam diventeranno a maggioranza musulmana. Diciamo che lavori in un ufficio in quelle città: un giorno ti installano una sala di preghiera musulmana e alcuni se ne vanno a pregare all’ora designata, mentre il resto va avanti con il proprio lavoro.

Passano un paio d’anni e ora ci sono altre persone che se ne vanno nella sala di preghiera. Piano piano diventa, se non una maggioranza, una bella minoranza. Chi vorrà essere l’ultimo seduto in ufficio ad affilare la matita durante le preghiere del mattino? Il futuro allora è apparso molto prima di quanto pensassi.

Non esiste una “bomba demografica”. Non c’è mai stata. Le nascite stanno diminuendo in tutto il mondo (Cina e India comprese, tranne l’Africa subsahariana) e alla fine ogni coppia del pianeta finirà per optare per il modello occidentale di un “bambino su misura” a 39 anni e con le caratteristiche genetiche desiderate

La popolazione islamica dell’Unione Europea, a seconda dei flussi migratori, potrebbe arrivare a 75 milioni entro una generazione. Come una intera Germania musulmana o, se preferiamo, come Danimarca, Austria, Ungheria, Grecia, Belgio, Olanda, Portogallo e Svezia messe assieme. Suona meglio?

 Gli alti tassi di natalità dei musulmani in Europa forse diminuiranno, come hanno fatto i tassi di natalità dei cattolici in Italia, Irlanda, Francia e Germania. Ma i dati demografici sono the last man standing, vince l’ultimo uomo che resta in piedi. Non è una consolazione che il tasso di natalità islamico comincerà a diminuire nel 2030 o 2040 o 2050 se il tuo è già in picchiata dal 1970, 1980 o 1990.

Le ultime persone in giro con i figli determineranno il tipo di società in cui vivremo.

L’unico paese dell’Europa continentale in cui il tasso è più elevato è la Francia, ma è il paese che ha la più grande popolazione musulmana in Europa e tutti i dati disponibili mostrano che i tassi di natalità sono molto più alti nelle famiglie musulmane. Ieri sono usciti i dati delle nascite da famiglie islamiche in Francia: il 20 per cento del totale. Questo a fronte del 10 per cento di popolazione islamica. E quando saranno il 20 per cento della popolazione totale?

E per evitare il collasso economico (neanche in Giappone hanno trovato ancora un modo per far lavorare i vecchietti fino a 80 anni), le nazioni europee dovranno accogliere immigrati a un ritmo che nessuna società nella storia ha mai tentato prima.

D’altronde, Emmanuel Macron e gli altri bobo francesi di figli non vogliono saperne da quando fecero il famoso Maggio di “vietato vietare” e non a caso Macron ha chiesto di inserire l’aborto nella carta fondamentale della UE.

L’aborto ha assunto proporzioni spaventose in paesi come la Francia. In Francia ci sono 200.000 aborti all’anno. Per mettere le cose in prospettiva, in Francia ci sono circa 750.000 nascite all’anno. La Francia, quindi, abortisce il 20 per cento dei suoi nati ogni anno.

Ma le donne immigrate in Francia hanno un tasso di fertilità di 2,73 figli, il doppio delle native francesi, rivela uno studio uscito su Causeur. Il contrasto è ancora più marcato se si pensa ai 3,6 figli per le algerine, i 3,5 figli per le tunisine, i 3,4 figli per le marocchine e i 3,1 figli per le turche, cifre addirittura superiori alla fertilità nei loro paesi di origine. In Belgio, i marocchini fanno quasi il doppio dei figli degli autoctoni.

Entro 40 anni, date le attuali tendenze demografiche, la popolazione bianca in Francia e nel resto della vecchia Europa si restringerà al punto che ci sarà una maggioranza musulmana, ha scritto Charles Gave, economista, gestore di fondi e commentatore politico francese.

Gave trae la conclusione dai dati demografici. Valuta il tasso di natalità dei bianchi, o nativi, della Francia a 1,4 figli per donna, rispetto a un tasso dei musulmani da 3,4 a 4 bambini.

La popolazione francese oggi è di 67 milioni ed già per il 10 per cento musulmana, con 6,7 milioni di persone. “La grande, immensa notizia dei prossimi trenta o quaranta anni sarà così la sparizione delle popolazioni europee”, scrive Gave.

Per questo i migranti in Germania devono acquisire la “cittadinanza veloce” per rendere la Germania un “paese di immigrazione moderno”, ha appena annunciato il commissario tedesco per la migrazione, i rifugiati e l’integrazione Reem Alabali-Radovan.

D’altronde, i ricchi tedeschi i figli hanno smesso di farli negli anni Settanta. L’Islam è la religione in più rapida crescita nella Germania post-cristiana. Ciò è dimostrato dal fatto che un crescente numero di chiese in Germania sono state convertite in moschee, da alcune delle quali risuona pubblicamente dagli altoparlanti esterni la chiamata alla preghiera (l’adhan).

I tedeschi devono prepararsi a futuri Oktoberfest in tono minore. 

Qualche giorno fa sul giornale svedese Dagens Nyheterl o scrittore Fredrik Strage ha chiarito di non voler morire per lo stato-nazione.

“Gli stati-nazione sono costruzioni che cercano di ingannarci sul fatto che sono sempre esistiti. Forse mi prenderei una pallottola per l’UE, che è fondamentalmente un progetto di pace. O se Putin attacca la mia amata Berlino, ma sacrificare la vita per la Svezia non è meglio che sacrificare la vita, diciamo, per il Lussemburgo o l’Australia o qualsiasi altro luogo insignificante. Per gli stati nazione non vale la pena di morire”.

Questa è la mentalità delle élite europee. Nel novembre 2015, il neopremier canadese Justin Trudeau rilasciò un’intervista al New York Times, in cui affermava: “In Canada, non c’è nessuna identità principale, nessun mainstream. Ci sono valori condivisi – l’apertura, il rispetto, la compassione, la volontà di lavorare duro e di essere disponibili per gli altri, la sete di uguaglianza e di giustizia.

Queste qualità sono ciò che ci rendono il primo Stato post-nazionale del mondo”. Il governo canadese ha appena annunciato la visione di un Canada con100 milioni di abitanti”. I governi occidentali non lavorano alla Grande Sostituzione?

Sostituisci Canada con Unione Europea e la differenza non cambia. L’ex premier svedese Fredrik Reinfeldt, presidente del Consiglio europeo nel 2009, ha rilasciato un’intervista a TV4 in cui si chiedeva retoricamente: “Questo è un paese che appartiene a coloro che vivono qui da tre o quattro generazioni oppure la Svezia è ciò che la gente che arriva qui a metà della vita rende tale? A mio avviso, dovrebbe essere ovvia la seconda ipotesi e che una società sarebbe più forte e migliore se fosse aperta”.

Ma là fuori ci sono leader che hanno idee diverse. Per loro l’“imperialismo culturale dell’Occidente” – gli smartphone, i programmi TV, i giornali, la politica, Netflix, Disney etc – non diffondono i “valori” occidentali, ma solo la debolezza occidentale: guarda come viviamo e quanto siamo vicini e indifesi! 

Così, è per conquistare l’Europa che Erdogan ha invitato i musulmani ad averecinque figli”. “Fate cinque figli a testa e il futuro sarà vostro”, ha detto il presidente turco ai musulmani nella UE.

I suprematisti islamici sono impegnati in uno scontro di civiltà in Europa e dicono che i paesi che li accolgono sono sull’orlo del collasso: senza popolazione, senza valori e senza interesse per la loro stessa cultura.

Se si guarda ai relativisti Macron, Rutte, Scholz e gli altri, i suprematisti si sbagliano? Nel primo paragrafo del libro La strana morte dell’Europa, Douglas Murray afferma: “Alla fine dei giorni della maggior parte delle persone attualmente in vita, l’Europa non sarà più l’Europa”.

“Cosa ti lasci alle spalle?”, per dirla con Tony Blair. È la demografia, stupido. E l’unica domanda che conta. Qualunque cosa significhi la parola “europolitica”, non è, come diceva Bill Clinton, “il futuro di tutti i nostri figli”.

Resta la speranza nel premier lussemburghese Xavier Bettel, che è sposato, gay ma ancora (in attesa che riparta il mercato della surrogata ucraina) senza eredi.

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