E il Premio Europa 2022 va….alla Turchia  

Newsletter di Giulio Meotti 26 Maggio 2022

Sotto Erdogan vandalizzano i tesori cristiani di Santa Sofia dopo che l’hanno riconvertita in moschea. Ratzinger ci aveva avvertito (“la Turchia non è Europa”), ma noi non abbiamo più onore di civiltà

di Giulio Meotti

Fu in una profetica intervista a Le Figaro che l’allora cardinale Joseph Ratzinger parlò di Turchia: “L’Europa è un continente culturale e non geografico. È la sua cultura che le dona una identità comune. Le radici che hanno formato e permesso la formazione di questo continente sono quelle del cristianesimo.

In questo senso, la Turchia ha sempre rappresentato nel corso della storia un altro continente, in permanente contrasto con l’Europa. Ci sono state le guerre con l’impero bizantino, la caduta di Constantinopoli, le guerre balcaniche e la minaccia per Vienna e l’Austria. Penso quindi questo: sarebbe un errore identificare i due continenti”.

Ora la città di Smirne, in Turchia, è insignita del “Premio Europa 2022”, che ogni anno è conferito alla città che meglio incarna la “promozione dell’ideale europeo”. Il Premio Europa è stato creato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa nel 1955 ed è il più alto riconoscimento europeo assegnato a una città.

La strada di Smirne di riprese esattamente dove si interrompeva il libro precedente, il fortunatissimo La masseria delle allodole. Smirne, citata nell’Apocalisse di Giovanni, fu teatro di un grande massacro di armeni e greci nel 1922 (30.000 cristiani vittime di quella che Winston Churchill definì “un’orgia infernale”).

“Il grande incendio di Smirne”, scrisse lo scrittore  “fu l’apice della catastrofe dell’Asia Minore, mettendo fine a una presenza greca di tremila anni sulla costa egea dell’Anatolia e cambiando il rapporto tra la popolazione musulmana e non musulmana”.

In che modo oggi la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, dove è reato parlare di “genocidio armeno”, incarna la “promozione dell’ideale europeo”? Al grido di “riusciremo ad ammazzarvi tutti” un gruppo di turchi ha aggredito un sacerdote a Smirne. Questo è l’“ideale europeo”? O forse l’arresto del pastore protestante di Smirne, Andrew Brunson?

Ma per chi sa cosa sia diventato il Consiglio d’Europa, nessuna sorpresa. A novembre una campagna che celebra la “libertà nel velo islamico” è stata lanciata dal Consiglio d’Europa, finanziata dall’Unione Europea all’interno di un programma del valore di 439 milioni.

Il settimanale francese Marianne ha rivelato che dietro questa iniziativa c’è la “galassia dei Fratelli Musulmani”, che hanno nella Turchia di Erdogan una delle proprie basi. Lo stesso Consiglio d’Europa – che ha l’italiana Gabriella Battaini-Dragoni come vicepresidente – ha chiesto all’Austria di ritirare la mappa delle moschee e dell’Islam politico. Lo stesso Consiglio d’Europa che ha istituito la “Giornata europea contro l’islamofobia”.

Intanto, l’Europa tace su quanto avviene alla più grande basilica della storia cristiana d’Oriente.

Nuovo affronto turco a Santa Sofia a Istanbul: decine di studenti che recitano il Corano, come in una madrassa, e il presidente Erdogan che annuncia che “metteremo la moschea di Santa Sofia nei nostri passaporti”, a dimostrazione dell’ossessione ideologica turca per la più bella e importante basilica della cristianità orientale. Da quando è salito al potere Erdogan ha costruito 13.000 moschee. Ma nel francobollo turco doveva metterci proprio l’ex basilica islamizzata.

donne islamiche staccano i mosaici dalle pareti

Intanto, i turchi vandalizzano Santa Sofia. Il danneggiamento riguarda non solo le porte imperiali. Serif Yasar, capo del sindacato turco che riunisce gli studiosi di Storia dell’arte, dice che il danno alle porte “potrebbe essere il primo di molti disastri al sito patrimonio mondiale” a causa del crescente stato di “abbandono”.

E avverte che “se non verranno prese misure precauzionali per proteggere” l’edificio patrimonio Unesco, la cupola di Hagia Sophia “rischia di crollare abbattendosi sui fedeli entro il 2050”. Poi è stato spezzato un antico aspersorio per l’acqua benedetta.

Lo scorso aprile, per la prima volta da 88 anni, decine di migliaia di fedeli si sono ritrovati a Santa Sofia per celebrare il Ramadan. Sui social ci sono anche immagini di donne turche in visita a Santa Sofia che staccano pezzi dei mosaici dalle pareti.

Quando entri a Santa Sofia oggi ti dà il benvenuto il decreto con cui Erdogan ha ordinato la riconversione di Santa Sofia in moschea. Già Ali Erbas, l’imam capo del Diyanet, il ministero religioso turco, si era presentato sul minbar (il pulpito della moschea) di Santa Sofia brandendo la spada, a rivendicare il diritto alla conquista islamica sull’edificio. “Scimitarra sul pulpito”, titolava la Suddeutsche Zeitung tedesca. Era chiaro cosa volessero fare di quel che restava della basilica.

I mosaici cristiani di Santa Sofia sono sempre ricoperti da tende. “Ora sono nascosti dietro a una tenda”, ha detto Mehmet Boynukalin, uno dei tre imam di Santa Sofia, in un dossier pubblicato da Yale. Il più suggestivo di questi è il famoso mosaico della “Vergine Maria e Gesù Bambino”. Gli angeli invece non sono coperti. I musharifin, così in arabo, hanno un posto importante nell’Islam. Adesso per entrare nell’ex basilica anche i turisti si devono togliere le scarpe, come si fa in ogni moschea.

C’erano nove chiese che portavano il nome di Santa Sofia e i turchi sotto Erdogan le hanno riconvertite tutte in moschee  Oltre a Santa Sofia a Istanbul, Chora, Edirne (Adrianopoli), Iznik (Nicea) e Trebisonda, dove sono stati anche vandalizzati gli affreschi cristiani nei lavori di conversione in moschea.

Il quotidiano turco Cumhuriyet scrive questa settimana che se continua così Santa Sofia “non arriverà al 2050”. Nel silenzio dei media occidentali, delle nostre chiese, dei politici europei.

Intanto, la Turchia continua a finanziare la costruzione di nuove moschee in Europa. Come in questi giorni a Sablé-sur-Sarthe, in Francia. In Germania un terzo di tutti i centri islamici dipendono dalla Turchia, come 146 delle 475 moschee in Olanda e in Austria 58 moschee su 250.

La paura che l’Islam possa avanzare e dominare l’Europa cristiana fu espressa, senza mezzi termini, da Giuseppe Germano Bernardini, vescovo proprio della città di Smirne, intervenuto al sinodo europeo in Vaticano nel 1999. “Il ‘dominio’ – disse Bernardini davanti ai vescovi e a Papa Wojtyla – è già cominciato con i petroldollari, usati non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei paesi cristiani dell’immigrazione islamica, compresa Roma, centro della cristianità. Come non vedere in tutto questo un chiaro programma di espansione e di riconquista?” (1). 

  Ma era il tempo in cui nella Chiesa si sapeva ancora vedere e parlare chiaro…

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1) Sinodo Europa: denuncia vescovo, islam vuole dominarci, Ansa, 13 ottobre 1999