La guerra in Ucraina e il risentimento occidentale contro il cristianesimo

Il Corriere del Sud1° marzo 2022

Il manicheismo occidentale ovvero la potenza ideologica dei sepolcri imbiancati

Raffaele Iannuzzi

L’Occidente ha in sé una tara originaria, il suo tramonto. Occidente è “terra del tramonto”, Abenland. Nietzsche parlò della “follia” della metafisica occidentale, nutrita di cristianesimo, così distante dalla vita da apparire appunto inaccettabile.

Ma la modernità ha deciso di smentire il filosofo tedesco morto pazzo nel 1900, all’alba del secolo che abbiamo alle spalle, infatti, ciò che appare veramente folle è la rimozione collettiva della realtà. Il principio di realtà è stato bombardato insieme ai popoli innocenti della ex Jugoslavia, di Iraq, Afghanistan, Siria, tutti “interventi umanitari” per restaurare l’Ordine & il Progresso, infine per consegnare impacchettata in solido piombo la liberaldemocrazia, il vitello d’oro dei popoli occidentali tanto smarriti quanto inebriati dal nulla.

Chi ha deciso questi “interventi umanitari”, che hanno prodotto ecatombi e sono finiti nel grottesco pathos della fuga americana dall’Afghanistan? Ebbene, si tratta di fior di liberaldemocratici, progressisti a diciotto carati, fra questi c’è anche un Nobel per la Pace, quel tale presidente Obama, che ha creato la crisi ucraina nel 2014, dopo aver già iniziato l’avventura devastante nota sotto il nome di “primavera araba”, con la fine di Gheddafi, nostro alleato storico, la distruzione degli equilibri mediterranei e l’inizio di un’immigrazione verso le nostre coste senza eguali nell’ultimo secolo.

A cominciare dal presidente democratico Wilson, nella prima guerra mondiale, che, nel suo secondo mandato, va a caccia di solida egemonia liberale nel Vecchio Continente, anno di grazia 1916, per poi arrivare a Harry Truman, sempre democratico, che decide di usare l’arma nucleare contro Hiroshima e Nagasaki, un efficacissimo “intervento umanitario”, poi abbiamo il Vietnam e, dopo J.F. Kennedy, già “testato” nell’invasione della Baia dei Porci, a Cuba, troviamo il democratico Lyndon Johnson, che chiude la “sporca guerra” in corso, quindi in auge c’è Bill Clinton, con lunghi e pesanti bombardamenti nelle ex Jugoslavia, infine le varie Guerre del Golfo, per sfociare poi nella tragedia siriana, tra Bush Jr e soprattutto Obama.

Quest’ultimo presidente si è anche segnalato per il particolare zelo, rigorosamente “illuministico”, nei confronti dei cattolici impegnati nella scuola, di ogni genere e grado, relegandoli a pericolosi “propagandisti” dedicati alla manipolazione ideologica ed al “proselitismo”. Quindi, “meno” americani dei Wasp, White Anglo-SaxonProtestant.

Questo insieme di azioni belliche patentemente “umanitarie”, negli ultimi decenni, hanno reso la Nato eccedente rispetto al ruolo storico che essa dovrebbe avere, soprattutto dopo la fine dell’Unione Sovietica (1991). Il politologo statunitense John Mearsheimer, quindi, non un pericoloso allievo di Alexander Dugin, ha messo in rilievo il fallimento del progetto di espansione dell’“egemonia liberale” nel mondo e, insieme, ha ricollocato nel giusto ordine la questione russa e la posizione di Putin, a partire dal 2008.

L’Occidente ha sbagliato su tutta la linea, ecco la posizione di Mearsheimer e il focus sulla questione ucraina, nel contesto post-sovietico, era di fronte a noi sin dagli anni Novanta del secolo scorso.

Come ha reagito l’Occidente, ovvero la Casa Bianca? Mettendo all’angolo la Russia e Putin, negando che la questione sia l’estensione dell’egemonia Nato sui territori ai confini con la Russia e soffiando sul fuoco della crisi ucraina, senza pensare alle conseguenze devastanti di questa azione sul popolo ucraino, che oggi è il bersaglio di Putin, demonizzato come il perfetto Nemico, nella più pura tradizione manichea. Il Bene è l’Occidente a stelle e strisce, con l’Ue a fare da sponda, il Male è Putin e la sua delirante sete di potere e di conquista. I sepolcri imbiancati nominati da Gesù nel Vangelo impallidiscono al confronto. Ma non è tutto.

Dopo la “morte di Dio” e la frase di Woody Allen, “Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene”, l’Occidente della “società aperta” e nichilista ha inclinato la barra verso la disgregazione di ogni pensiero metafisico e religioso, tant’è che, trovandosi nella terra di nessuno del “fluido” e dei “diritti civili” rigorosamente individuali, non può far altro che dispiegare una notevole quantità di violenza per ricondurre tutti all’ordine. In casa, tutto è lecito, ma fuori tutti devono convertirsi alla liberaldemocrazia relativista, meglio se nichilista, con transgenderismo incorporato, ideologia del “fluido” permanente, ultimo sviluppo della “società liquida” e fedele al Mercato.

Così va bene e l’icona del servo perfetto è compiuta, ma se vai a cercare, come ha fatto il Patriarca Kirill I, la dimensione metafisica e perfino mistica, puntando l’indice sul re che è evidentemente nudo, l’Occidente, allora la “società aperta” si rimette l’elmetto ed esci immediatamente dalla storia. 

Qualcuno ha scritto che il Patriarca sembrava più il “cappellano di Putin” che un servo di Cristo, più un discepolo di Alexander Dugin che di Cristo, questo è un argomento che può essere fondato, in relazione a certi accenti ed alla cornice del discorso del Patriarca. Ma quel che è inaccettabile è guardare solo il dito dimenticandosi della luna: il risentimento della modernità che cavalca l’egemonia liberale dei sepolcri imbiancati nei confronti del cristianesimo è lo stesso che ha creato l’ideologia moderna anticristiana, come ha spiegato Romano Guardini più di settant’anni fa, nel suo saggio sulla modernità.

Si tratta di un risentimento che vela la falsa coscienza nei confronti dell’Ucraina, rifornita di armi per spingersi oltre il limite, mentre gli Stati Uniti di Biden stanno calcolando le nuove mosse per la restaurazione di una guerra fredda devastante per l’Est Europa e l’intero Vecchio continente.

In mezzo, c’è il sangue del popolo ucraino e molto cinismo occidentale, mentre la via indicata da Mearsheimer per evitare tutto ciò era il vecchio e sano realismo nelle relazioni internazionali, lo stesso realismo che il cristianesimo, dal Sant’Agostino della Città di Dio a San Giovanni Paolo II, ha dispiegato, per il bene degli uomini in carne ed ossa, perché “nessuno di essi vada perduto”.