Jihad sessuale: a Milano non è stato “solo” uno stupro

La Nuova Bussola quotidiana

15 Gennaio 2022 

A Milano, in piazza Duomo, nella notte di San Silvestro, nove ragazze hanno subito violenze sessuali di gruppo ad opera di branchi di ragazzi immigrati, prevalentemente nordafricani. Sono le stesse scene viste anche a Colonia. Come i femminicidi o i tanti stupri italiani? No, secondo Souad Sbai, sono violenze diverse, organizzate e con una precisa regia.

di Stefano Magni

A Milano, in piazza Duomo, nella notte di San Silvestro, nove ragazze hanno subito violenze sessuali di gruppo ad opera di branchi di ragazzi immigrati, prevalentemente nordafricani. Sono le stesse scene viste anche a Colonia, nel capodanno del 2015 e prima ancora in piazza Tahrir, al Cairo, durante la rivoluzione contro Moubarak, dove vittima è stata una giornalista della Cbs.

Esattamente come a Colonia, la realtà è emersa molto lentamente, un pezzo alla volta. Prima di tutto perché le vittime hanno dovuto trovare il coraggio di denunciare. Poi perché, come sempre quando la vicenda riguarda immigrati (anche di seconda generazione) la stampa reagisce con una certa reticenza, sempre nel timore dell’accusa di razzismo.

Esattamente come a Colonia, nessuno nega l’esistenza dei fatti, ma l’atteggiamento prevalente è quello di relativizzarli. Un “tutto il mondo è Paese” in cui si sottolinea che anche gli italiani stuprano, anzi sono peggiori. Che i fatti di Piazza Duomo sono gravissimi, ma i femminicidi sono molto più frequenti. Le femministe sono convinte che la colpa, a prescindere dalla cultura, sia il “maschio” e la sua tendenza alla prevaricazione sul corpo della donna. In alcuni casi viene addirittura equiparata la violenza di gruppo a Milano con la pacca incassata in diretta da una cronista sportiva ad opera di un tifoso della Fiorentina. Ma sono paragonabili le due tipologie di crimine?

Souad Sbai, italiana di origine marocchina, nostra collaboratrice, ha una grande esperienza in materia di immigrazione, avendo fondato l’associazione Donne Marocchine in Italia e avendo fatto parte della Consulta italiana sull’islam. Ed è tuttora responsabile del dipartimento integrazione e comunità straniere della Lega.

È scandalizzata per l’atteggiamento che sta tenendo la sinistra italiana. Perché alla sinistra culturale, soprattutto, sfugge una differenza fondamentale: gli stupri avvengono a tutte le latitudini e in tutte le comunità umane, ma questo è un fenomeno diverso. Questa è violenza sessuale sistematica e organizzata. C’è una strategia dietro, c’è della pianificazione. Ed è un atto di aggressione deliberato che si sta ripetendo in tutto il mondo musulmano, comunità musulmane europee incluse.

“Guardando i video di piazza del Duomo – spiega Sbai – si evince che si trattava di veri assalti, molto più che aggressioni sessuali. Non mi risulta che gruppi organizzati di italiani, parliamo di decine di persone, quaranta, anche cinquanta, si organizzino per assalire le donne. In Piazza Duomo è stato condotto un assalto con una regia precisa. Le vittime vengono isolate, le squadre di assalitori si dividono i compiti: ci sono tre cerchie attorno alle vittime, quella esterna tiene lontana la gente e la distrae, c’è chi si incarica di distrarre le vittime, magari anche fingendo di difenderle, per disorientarle ma anche per spezzare la loro volontà di resistere.

Anche chi filma ha il suo ruolo. La gente attorno non si rende conto di quel che succede, perché le cerchie esterne sono ampie e quel che avviene dentro è nascosto. È un gioco di squadra, appunto, un’azione deliberata e pianificata, non c’entra nulla con la violenza sessuale individuale”.

Una polemica riguarda anche la polizia, che non è intervenuta in tempo per salvare le nove vittime. Secondo Sbai, gli agenti sono gli ultimi a cui si potrebbero rivolgere accuse, proprio perché: “È un’azione troppo subdola per potersi rendere conto, da esterni, di quel che sta avvenendo. C’è chi ride, chi urla, chi abbraccia le ragazze o addirittura finge di soccorrerle e portarle fuori dal branco. È un gioco di dissimulazione molto raffinato, se non è presente qualcuno dei Servizi, ma solo regolari agenti di polizia, è difficile che ci si renda conto.

La violenza vera avviene nella cerchia più interna e nessuno la vede”. Peggio, invece, è il comportamento delle autorità di Milano, della giunta Sala: “La sinistra governa la città da dieci anni. Sanno qual è il rischio e non sono riusciti a prevenirlo. Possibile che non lo abbiano ancora capito? In ritardo anche le scuse: non occorrevano dieci giorni per prendere le parti delle donne violentate in piazza”.

Ciò che impressiona maggiormente di questi episodi è l’organizzazione. Fra gli arrestati ci sono giovani immigrati residenti in tutto il Nordovest italiano, anche da Torino, che si sono dati appuntamento a Milano. Alcuni arrestati stavano per fuggire all’estero. “E dove, che tutti i voli per i Paesi nord africani sono fermi? – si chiede Sbai, che formula la sua ipotesi – Molto probabilmente avevano intenzione di andare in Francia, dove hanno una vasta rete pronta a proteggerli, come è avvenuto con lo zio di Saman, fuggito oltralpe”.

Ma se esiste un’organizzazione così vasta, possibile non trovare una regia? Souad Sbai mette in guardia: “I Fratelli Musulmani sono sempre dietro l’angolo. Formalmente si presentano come democratici in giacca e cravatta, segretamente organizzano anche atti di terrorismo”. E se questo terrorismo non è, “è una forma di conquista e controllo del territorio”.

“Lo scopo è far capire che sono qui per controllare  il territorio. Colpire le figlie, colpire le ragazze è un punto molto debole di ogni società”. C’è una valenza “religiosa”, interpretata letteralmente dagli islamisti: “Fa parte di un certo pensiero islamista, fa parte del jihad. Chi conquista, ha il ‘diritto’ di prendere e stuprare le donne. La prima cosa da fare è ‘violentare le loro donne’”.