Dall’Urss all’Unione europea il progetto del mondialismo socialista

eurssRadici cristiane n.80 dicembre 2012

intervista a Vladimir Bukovskij

a cura di Alessandra Nucci

Vladimir Bukovskij, 70, è uno dei più noti ex-prigionieri politici dell’ex-Unione Sovietica. In totale trascorse dodici anni di internamento, tra prigioni, campi di lavoro e ospedali psichiatrici, prima di essere espulso e scambiato con il prigioniero cileno Luis Corvalan nel 1976. Da allora vive a Cambridge e ha preso la cittadinanza britannica.

Nel 2007, assieme a Pavel Stroilov, ha scritto URSS-EURSS ovvero il complotto dei rossi e Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Ed. Spirali) in cui ricostruisce, sulla base di documenti copiati dagli archivi sovietici nel 1992, i piani per trasformare la Comunità Europea in un’Unione di repubbliche socialiste in tutto identiche all’ex-Unione Sovietica.

Radici Cristiane lo ha interpellato per conoscere il suo parere sugli sviluppi attuali.

Mister Bukovskijy, è almeno dal 2000 che Lei sostiene che l’Unione Europea è la copia conforme dell’Unione Sovietica. Gli aspetti in comune da Lei evidenziati partono dall’impalcatura stessa della nuova Europa: un’unione di repubbliche dall’impianto socialista, retta da una manciata di persone non elette, che fanno promesse tipicamente bolsceviche – uguaglianza, equità e giustizia – e non riconoscono le nazioni ma solo i cittadini di un popolo nuovo, con “europeo” al posto di “sovietico”. In comune, inoltre, le due unioni avrebbero la corruzione tipica di una repubblica socialista, una corruzione organizzata dall’alto, l’aggressività verso l’esterno e addirittura i gulag all’interno. A tanti anni di distanza, gli eventi Le stanno dando ragione?

Ha dimenticato la somiglianza nel modo di iniziare. Come fu creata l’URSS? Certo, con la forza militare, ma anche costringendo le repubbliche a unirsi con la minaccia finanziaria, facendo loro paura economicamente. Quindi ci siamo.

Ma siamo ancora agli inizi, alla prima fase. La meta finale di tutte le unioni che si sono costruite finora non si esaurisce con la sottomissione al controllo di Bruxelles, ma va oltre. Quello a cui si punta è l’edificazione di un unico Stato, sotto un unico governo mondiale, con un’unica legge, un’unica pensione…. Le crisi finanziarie servono a spingere in questa direzione.

L’impoverimento generale dunque sarebbe voluto?

È il concetto stesso di “unione” a togliere flessibilità all’economia. Un’unica economia rende impossibile i continui aggiustamenti necessari per favorire gli scambi.

Non dimentichiamo che anche l’Unione Sovietica andò in bancarotta. Certo, eravamo molto più avanti sulla strada dell’integrazione verso un unico Stato: non solo la moneta unica, ma anche un unico popolo. E l’URSS, a differenza dell’Europa, aveva risorse enormi, per cui ogni volta che si trovava sull’orlo del fallimento, scopriva nuove risorse: petrolio, diamanti, oro… È questo che li ha fatti andai Altrimenti sarebbero falliti non negli anni Ottanta ma già degli anni Trenta.

Ha detto che la crisi è stata la prima fase. E la seconda?

Col tempo si passa alla sfiducia che può portare all’ostilità è la prossima fase. Gli esempi abbondano, basti pensare alla Yugoslavia, all’URSS… Paesi costretti a convivere sotto lo stesso tetto. Io stesso sono cresciuto sotto una bandiera federale. Ma è una pentola a pressione che prima o poi scoppia.

È per questo che stanno piano piano unificando le forze militari?

Si tratta sempre della costruzione dello Stato unico. Unico governo, unico presidente, unica politica. Le difficoltà economiche aiutano a ridurre la sovranità, perché la gente è più disposta ad accettare e obbedire. Voi in Italia non a caso avete un Primo Ministro non eletto

Usano l’economia per schiacciare lo Stato nazionale? A me pare che la usino per schiacciare la gente.

La gente la manipolano per evitare che si opponga alle novità politiche, che devono, al contrario, apparire loro come l’unica speranza.

Dunque a Bruxelles sono tutti socialisti?

È socialista il progetto. Non conosco personalmente queste persone, ma la maggior parte di loro è di sinistra, più o meno estrema. Favoriscono cioè soluzioni stataliste e la regolamentazione di tutto. E parlano tutti come nel libro di Lenin Lo Stato e la rivoluzione, che spiega come morirà lo Stato nazionale. Le sue parole sono che «appassirà fino a sparire». Dal canto loro, i conservatori mantengono la curiosa idea che il progetto si possa cambiare dall’interno. Il PPE non oppone resistenza, e cercare di influenzarlo dall’interno diventa una buona scusa per non fare nulla.

Allora si trova in Lenin la matrice di quello che stiamo vivendo?

Il sogno dei socialisti, il Program Maximum, è sempre stato di eliminare la proprietà privata, la famiglia e lo Stato nazionale. Con la proprietà privata non ci sono riusciti, ma continuano sulla via della distruzione della famiglia e della nazione. Il piano fallito all’Est è stato trasferito ad Ovest; gli europei e Mosca hanno lavorato insieme per attuare la “convergenza” della “casa comune europea” Prima del 1985 la sinistra si opponeva alla Comunità Europea perché diceva che aiutava i padroni, gli industriali, i capitalisti, e lasciava soli i lavoratori. Dopo hanno fatto dietrofront.

Da noi socialista è un termine assai diverso da comunista. Lei sembra applicarlo al paradigma sovietico come sinonimo di comunista.

No, il socialismo è la forma meno violenta e graduale del comunismo, ed è socialista il progetto di Unione Europea, che nasce a Maastricht nel 1992. L’intento era quello di salvare il socialismo in Europa dopo il crollo del Muro di Berlino e la prevedibile bancarotta dello stato sociale anche in Occidente. Le spese sociali stavano crescendo e non c’era modo di contrastarle o fermarle.

Si possono dare benefit alla gente ma non si possono togliere senza alienarsi una parte enorme della popolazione, perché non ti rieleggeranno. Così quando i leader di sinistra si sono resi conto che stavano andando in rosso e che le loro innovazioni socialiste in Europa sarebbero andate gambe all’aria, decisero di creare questa amministrazione di non eletti, che non potesse essere mandato a casa.

Un’amministrazione che però esisteva già!

Prima di Maastricht non c’era nessuna Unione Europea. C’era un mercato comune, creato per facilitare i commerci, il movimento di capitale. È per questo che nessuno ha avuto da ridire per tanto tempo. Ma a metà anni Ottanta, invece di una comunità economica decisero di mettere su uno Stato. Prima di Maastricht non hanno mai detto Unione, dicevano comunità. E pubblicamente non ne parlavano.

Fra le sue previsioni per l’UE-URSS c’era anche il gulag. Conferma?

Purtroppo sì. L’UE li sta creando lentamente. Il politicamente corretto che viene imposto non con la persuasione ma con la repressione. In Gran Bretagna appena il mese scorso hanno incarcerato per linguaggio di odio, “hate speech“, un diciannovenne che aveva scritto qualcosa di offensivo su Twitter riguardo a un calciatore dalla pelle nera. È stato condannato a un mese e mezzo di prigione.

Siccome non protesta nessuno, gradualmente allargheranno la rete e alla fine ci ritroveremo il gulag. E ricordiamoci che alla polizia europea è concessa l’immunità, una cosa che non era garantita neanche al Kgb!

Barack Obama non fa parte di tutto questo ?

Per adesso gli americani non percepiscono l’Unione Europea, non vedono dove è diretta. Ma in America c’è un apposito progetto parallelo, quello dell’Unione americana. Se il processo includerà gli Stati Uniti d’America, che speranza ci rimane di fermare questo governo mondiale? Fallirà, perché è troppo grosso da gestire. È impossibile governare un’entità così enorme. E guardate che la resistenza più diffusa non è aperta, è passiva. Sabotaggio.

Sull’altra sponda rimane Putin. So che Lei ne ha un’opinione del tutto negativa, ma i tempi cambiano e i suoi forti legami con la Chiesa ortodossa hanno fatto sì che qualche settimana fa la Russia si sia unita alla maggioranza delle altre nazioni per contrapporsi agli Stati Uniti e alle nazioni dell’Europa occidentali in tema di aborto. Così, e non da adesso, la Russia è un punto di riferimento per le chiese ortodosse e anche per la Chiesa Cattolica.

Se è per questo, lo stesso vale per i musulmani, che su questi temi fanno fronte comune in sede ONU con la Chiesa, ma in obbedienza alla loro stessa religione. Ciò non fa di loro dei “buoni” perché al di fuori di questo argomento, si contrappongono a noi come dei nemici. È uno dei paradossi di questo mondo.