Tra scienza e fede non può esserci antitesi. Ecco perché…

InFormazione cattolica 25 Novembre 2021 

Secondo lo stupidario laicista la scienza non ha niente a che fare con la fede. E’ proprio così? Lo abbiamo chiesto al dottor Andrea Bartelloni, co-autore del volume “Scienziati in tonaca” intervista

di Pietro Licciardi

Di stupidaggini sulla Chiesa i laicisti di tutti i tempi ne hanno partorite parecchie, spesso diventate vere e proprie “leggende nere” che ancora oggi sopravvivono grazie anche all’ignoranza di troppi cattolici i quali, se pure come tutti hanno avuto la sfortuna di frequentare la scuola unica e ideologica di Stato, hanno tuttavia il dovere di informarsi meglio su ciò che riguarda la loro fede. Ad esempio potrebbero cominciare leggendo “ Scienziati in tonacadi Francesco Agnoli e Andrea Bartelloni (edizioni La Fontana di Siloe pag.180), libro che illustra con dovizia di particolari quale determinante apporto abbiano apportato alla scienza i cattolici, specialmente chierici, smentendo perentoriamente, se mai ce de dovesse ancora essere bisogno, la supposta antitesi tra la scienza e la fede.

E proprio di questo parliamo con uno degli autori, Andrea Bartelloni, laureato in medicina che oltre ad esercitare a Pisa, città dove vive, collabora con diversi periodici, raccogliendo in un suo blog gli articoli che ha scritto.

Dottor Bartelloni, entriamo subito nel vivo: uno dei pregiudizi più diffusi è la presunta opposizione tra scienza e fede. Lei che ne pensa?

«Questo è stato proprio lo stimolo che ci ha spinto, me e Francesco Agnoli, anzi, l’idea è stata sua e mi ha coinvolto in questa bella avventura, a studiare la vita di uomini di scienza che erano anche sacerdoti o religiosi. Ne sono nate delle brevi biografie che parlano da sole: uomini normali, grandi studiosi, con la vocazione religiosa e che per tutta la vita hanno messo insieme le due cose senza porsi assolutamente il problema. Anzi. Solamente da qualche secolo grazie all’imperversare del positivismo, il fatto che uno scienziato possa essere un uomo di fede, non viene preso in considerazione. Ma diverse indagini hanno riportato che la maggior parte degli scienziati contemporanei ha una qualche fede in una realtà trascendente».

Altro pregiudizio è l’oscurantismo della Chiesa nelle questioni scientifiche. Un esempio per tutti: il caso Galileo…

Proprio il caso Galileo è stato strumentalizzato per dimostrare l’opposizione tra Chiesa e mondo scientifico, ma senza nessun riscontro reale. Basta pensare che nel 1801 è papa Pio VII a riaprire lAccademia dei Lincei e il Collegio Romano, tornato ai Gesuiti nel 1824, diventa un centro di studi scientifici che unisce la ricerca col magistero, la dottrina della Chiesa e la cultura cattolica».

Quando e dove comincia a svilupparsi un pensiero scientifico “moderno”?

«Prima di Pierre Duhem (1861-1916)parlare di scienza nel Medioevo sembrava un controsenso anche perché la “leggenda nera” su quei secoli la faceva da padrona.Nel 1904 Duhem, fisico, filosofo, storico della scienza, scopre alcuni scritti di un autore del XIII secolo, Giordano Nemorario (1225-1260) e poi quelli di Giovanni Buridano (1290-1358 ca.), Nicola di Oresme (1323-1382) e altri protagonisti della scienza del medioevo, queste scoperte gli consentiranno di scardinare un’immagine del medioevo che vedeva in esso un’epoca essenzialmente ostile alla scienza. Personaggi, che, con Guglielmo di Ockham (1288-1347) e Alberto di Sassonia (1320-1390) saranno artefici di un movimento di ricerca scientifica che aprirà la strada a Niccolò Copernico (1473-1543), a Galileo Galilei (1564-1642), alla scienza del Rinascimento.Saranno i padri della scienza moderna. La biografia del vescovo Nicola di Oresme apriva la prima edizione del nostro libro».

Qualche volta si ricorda l’apporto che avrebbero dato alla scienza gli arabi, mussulmani, ma altri fanno notare che in realtà nell’Islam il progresso in questo campo si è fermato molto presto e non esiste una “scienza” islamica. E’ corretto? E a cosa si deve questa battuta d’arresto?

«Nella terza edizione del nostro libro, uscito nell’aprile di quest’anno, abbiamo aggiunto una biografia che risponde in parte a questa domanda. Si tratta di Costantino l’Africano (1020-1087) definito un “maestro d’Oriente e di Occidente e un novello Ippocrate” illuminato da mille anni di cristianesimo e che avrebbe portato e tradotto molte opere mediche provenienti dal mondo arabo. Mondo arabo che, a sua volta, aveva assorbito molto dal vicino oriente, dalla cristianità orientale e dal mondo ebraico. Damasco e Baghdad vedono la nascita delle prime scuole mediche con una corte che attirava sapienti da molti paesi, molti uomini di scienza cristiani. Durante il califfato di Haroun-al-Rachid (766-809), arrivano alla sua corte molti cristiani nestoriani cacciati dall’Impero di Oriente che portano con loro e traducono in arabo Ippocrate, Galeno, Platone e Aristotele.

Fa riflettere che questo mondo aperto alla scienza è quello lontano dalla Mecca, non in Arabia, poi lo stesso accadrà anche in Europa, in Spagna, infatti, avremo lo stesso sviluppo e poi tutto improvvisamente svanisce. Perché? Un grande storico britannico, Christopher Dawson (1889-1970) fa un’analisi molto lucida di questo perché in una delle sue famose conferenze, riunite nel volume La formazione della Cristianità Occidentale (D’Ettoris Editori, 2009, pag. 89). Spiega questo fenomeno sottolineando l’elemento “parassitario” dell’Islam nei paesi che conquistava: “Quando il processo di assorbimento fu completato e l’intera società divenne musulmana, la cultura islamica divenne stazionaria e perfino in qualche misura retrograda e decadente (…)”»,

La scienza e la tecnica contemporanea ci hanno fatto entrare da parecchi decenni in una era da fantascienza. Ma è tutto oro questo fantasmagorico luccicare di nuove “conquiste”? Pensiamo alle scienze biogenetiche o alle mete che si prefigge il transumanesimo.

«Secondo il credo “scientista” tutto ciò che è tecnicamente possibile sarebbe moralmente lecito. Molti si chiedono se sia veramente così, la nascita di Comitati etici che cercano di mettere dei freni all’”onnipotenza” della scienza mostra che qualche perplessità esiste, ma le possibilità che si aprono sono meravigliose/spaventose. Come ogni cosa dipende dall’uso che se ne fa: un’arma in mano alla polizia o in mano ad un malvivente cambia molto!

La diagnosi prenatale può essere molto utile per curare precocemente o eliminare precocemente il bambino e così certi interventi che ci aiutano a migliorare le nostre prestazioni non devono trasformarci in robot tendenzialmente eterni. Quindi? Mi piace a questo proposito ricordare le parole del prof. Massimo Ermini (1932-2009), medico e docente all’Università di Pisa: “la scienza biomedica (…) deve operare sempre a favore dell’uomo, rispettando la dignità e i diritti fondamentali, e non può mai ritorcersi, direttamente o indirettamente, a suo danno, degradandolo da soggetto a oggetto”».

Qual è l’apporto che i cattolici possono ancora dare alla ricerca scientifica? E cosa potrebbe diventare la scienza se si continuerà a tenerla separata dalla fede, come tanti laicisti auspicano?

«Scienza e fede non sono separate, ma distinte, la scienza è ricerca, sperimentazione continua, la fede è un dono di Dio. Chi ha fede vede il mondo in maniera diversa “ha il vantaggio di sapere che l’enigma ha una soluzione, che la scrittura soggiacente è, tutto considerato, l’opera di un essere intelligente, che il problema della natura può essere risolto e che la sua difficoltà è senza dubbio proporzionata alla capacità presente e futura dell’umanità. Tutto ciò non gli darà forse delle nuove risorse nella sua ricerca, ma contribuirà a mantenerlo in un sano ottimismo, senza il quale non si può conservare a lungo un forte impegno”. Queste sono le riflessioni di George Edouard Lemaitre (1894-1966), grande scienziato, che per primo ha ipotizzato il cosiddetto “Big Bang” e che ha visto recentemente riconosciuta l’importanza dei suoi studi tanto da vedere  affiancato il suo nome a Hubble, scopritore della legge omonima, che dal 2018 è diventata Legge di Hubble-Lemaitre. La biografia di Lemaitre è l’ultima e chiude il volume Scienziati in tonaca.

La terza edizione è arricchita anche dall’intervista che abbiamo fatto a padre Stefano Visintin, abate del monastero di Praglia fisico specializzato in nucleare. Poi la vocazione religiosa ma sempre con una attenzione ai rapporti tra scienza e fede specialmente per quanto riguarda le molte novità in atto “in questo nostro momento storico segnato dal predominio del sapere scientifico (term

ine spesso genericamente usato come sinonimo di “vero”, di “certo”) coltivando il dialogo tra scienza, filosofia e religione, (…) nella consapevolezza della sua necessità in quanto unico modo per giungere a una conoscenza della realtà che sia utile al singolo, al gruppo e al mondo stesso”».