Dall’ambientalismo tradizionale all’ecologismo rivoluzionario

Tradizione Famiglia Proprietà Giugno 2021

 Da pochi mesi è uscito un libretto di Guido Vignelli che confuta l’ideologia e il progetto politico dell’ecologismo radicale: «Da Dio al Buio. L’ecologismo come religone del nuovo ordine mondiale» (Il Maniero del Mirto, Roma 2020), Cogliamo l’occasione della “Giornata della terra” per parlare con l’autore di questo argomento di grande attualità

Lei stabilisce una differenza tra il vecchio ambientalismo e il nuove ecologismo; di cosa si tratta?

Il vecchie ambientalismo era una difesa della natura e delle attività umane primarie (agricoltura, allevamento preso, artigianato) dalla invadenza della urbanizzazione e della industrializzazione col conseguente degrado ambientale provocato dall’inquinamento Il nuove ecologismo invece non mira a tutelare la “casa comune” dei viventi mediante un’armonica e gerarchica convivenza tra l’uomo e la na-tura, ma mira ad emarginare l’uomo dalla natura, negandogli ogni diritto non solo di governo ma anche d’intervento.

L’ecologismo radicale mira non tantoa salvare la natura dall’uomo, quanto ad asservire l’uomo alla natura, a degradare la vita umana al livello istintuale, selvatico, animalesco. Si trat5ta di una rivoluzione antropologica che tenta di abbattere l’ultima diseguaglianza  rimasta nella gerarchia del creato: la signoria dell’uomo sugli altrui esseri viventi

Cos’è questa ecologia di cui tanto si parla? E’ una scienza, una filosofia, una religione?

L’odierna ecologia si presenta  come scienza dell’ambiente naturale e dei rapporti tra il mondo, le sue parti e i viventi che l’abitano, specialmente l’uomo. Ma i presupposti scientifici degli ecologisti servono solo a dare un’apparenza di oggettività e indiscutibilità alle loro posizioni e scelte operative, approfittandosi del fatto che, dopo la crisi delle ideologie, la gente attribuisce ancora una sorta di infallibilità a oracoli scientifici che però poi si rivelano sbagliati.

In realtà, l’ecologismo è una cosmologia alla rovescia che sovverte la tradizionale concezione dell’uomo come signore o custode del creato, trasformandola in servo della natura”. Partendo dal presupposto che tutto è connesso l’ecologismo diuisce l’umana dignità nel calderone dell’ambiente (sia umano che naturale), per cui individuo, famiglia e società sono solo manifestazioni del mondo animale, vegetale e minerale.

Ecco perché i capi dell’ecologismo radicale si comportano come guru di una religione cosmica che venera l’idolo della Madre Terra (Gaia Gea o Pacha Mama). In questo modo, si tenta di ricuperare le origini gnostiche (ossia irrazionali) della Rivoluzione anticristiana, presentandosi come fautori di una pseudo-religione dedita al culto della Natura.

Quando nasce questo ecologismo anti-umano?

fine degli anni 1960. le moderne promesse di pace, sicurezza ricchezza si erano rivelate deludenti e la gioventù contestatrice reagì passando da un eccesso di civiltà a un eccesso di barbarie. Alcuni movimenti rivoluzionari nati dal ’68 rovesciarono la loro prospettiva progressista e tecnologica in una prospettiva regressista e tribale, passando dal marxismo all’ecologismo, dall’antropo-centrismo al cosmo-centrismo. Avendo fallito nel tentativo di costruire una nuova civiltà, oggi quei movimenti ripiegano nel “decostruire” la residua civiltà cristiana al fine di sostituirla con un’anti-civiltà tribale, come il prof. Plinio Corrêa de Oliveira aveva denunciato fin dal 1977

E’ credibile l’ecologia in salsa cattolica oggi propostaci?

Sull’onda della nuova “teologia della liberazione” latino-americana, oggi la Gerarchia ecclesiastica tenta di adattarsi alla moda culturale inventando una “ecologia integrale”, ossia una ideologia capace di conciliare primitivismo e pauperismo col mantenimento delle conquiste sociali della civiltà del benessere. Gli stessi documenti di papa Francesco (Laudato si’ e Fratelli tutti) oscillano ambiguamente tra il “rosso della prospettiva socialista e il verde” di quella ecologista; ma questa posizione equilibrista non convince nella teoria e non funziona nella pratica.

In realtà, la sicurezza sociale e la protezione sindacale finora garantite ai lavoratori furono preparate proprio da quella Cristianità oggi rifiutata dalla Gerarchia ecclesiastica come “integrista”. La soluzione sta nell’opporsi alla idolatria ecologista riaffermando Dio come creatore, legislatore e provvidente, e il conseguente concetto di ordine naturale creato, al fine di ricuperare la prospettiva del vero ambientalismo, inteso come restaurazione sia della natura secondo il progetto divino, sia della sovvertita società umana secondo il diritto cristiano e la dottrina sociale della Chiesa

C’è un nesso tra l’ecologismo, il cosiddetto “Great Reset” e la pandemia oggi dilagante?

La rivoluzione ecologista fu occultamente prevista fin dall’inizio del XX secolo dalla setta para-massonica nota come Sinarchia, poi fu apertamente programmata da convegni dell’ONU e dell’Unesco; infine è stata progettata da influenti circoli culturali, politici ed economici globalisti per bocca di guru intellettuali come Edgar Morin, Michel Serres, Henry Atlan, e per opera di economisti come Jacques Attali George Soros Klaus Schwab Oggi quella rivoluzione ufficialmente riproposta sotto la forma del Gran Reset (“grande azzeramento”) promosso dal World Economic Forum di Davos.

Le recenti vicende confermano l’abilità de capi rivoluzionari nell’approfittarsi delle vantaggiose occasioni offerte da avvenimenti devastanti (crisi conomiche, carestie. Epidemie, guerre) che spingono l’opinione pubblica impaurita a reclamare interventi totalitari. Ad esempio Klaus Schwab ha ammesso che la crisi sanitaria mondiale prodotta dal virus cinese costituisce una decisiva occasione per sistemare le cose intervista ad Euronews. 19-11-2020)

Niente sarà più come prima”; “la crisi farà nascere un mondo nuovo”: “cambiare le abitudini della vita quotidiana”: “rivedere i tempi e i modi della nostra vita”: “rinunciare alla vita comoda e sicura”. Questi slogan ecologisti sono stati rilanciati dalla propaganda sanitaria del Governo italiano. C’è un legame tra i due fenomeni?

La pandemia cinese costituisce una occasione storica per i promotori della rivoluzione ecologista ma anche una occasione per rilanciare una nuova internazionale socialista che abbatta il regime capitalistico e il sistema borghese. Lo ha ammesso lo stesso ministro della Sanità (Speranza). La politica statale degli ultimi due anni costituisce una sorta di sperimentazione sociale tentata dal Governo.

Dapprima, quello che ho chiamato “circo mediatico-sanitario” ha terrorizzato la cittadinanza sulle possibili conseguenze della epidemia. Poi il Governo ha avviato una politica di emergenza che ha imposto un dispotismo statalista terapeutico (come lo ha chiamato il giornalista Aldo Maria Valli), che ha sospeso molti diritti civili (anche costituzionali) impedendo la circolazione di persone, idee e merci. In questo modo, la produzione e il commercio privati sono stati messi in crisi, consegnando l’economia in potere del settore pubblico o delle multinazionali. L’imminente crollo sociale permetterà forse al globalismo di ridurre alla impotenza quella classe media e quegli ambienti conservatori capaci di opporsi alla “svolta ecologica”.

Le vittime di questo esperimento sociale saranno la famiglia, la scuola, la libera comunicazione, la classe borghese, la piccola e media impresa, l’economia privata, il turismo: ossia. guarda caso, proprio i fattori accusati dal- l’ecologismo di causare il degrado ambientale. Cosi facendo, pero, il popolo avrà venduto l’anima nella illusione di salvare il corpo

Può illustrarci i possibili sviluppi dell’attuale crisi previsti alla fine del suo libro?

Siamo a un bivio decisivo tra due possibili sviluppi: o la setta ecologista riuscità a sottomettere completamente quel che resta della libera società civile, prima che questa possa reagire alla offensiva globalista, oppure la società civile riuscirà a sconfiggere questa offensiva, prima che la setta ecologista possa ridurla alla miseria e al silenzio. Le recenti reazioni popolari alla offensiva ecologista espresse dalla classe media conservatrice e produttiva fanno sperare che la società civile non sia disposta ad arrendersi senza combattere.

In origine, l’ecologia non era forse un argomento sollevato dal mondo tradizionale contro le devastazioni prodotte dalla modernità progressista e tecnocratica?

Effettivamente, fin dall’inizio del secolo XIX, la difesa dell’ambiente (specialmente rurale) fu un argomento tipico della cultura e della politica cristiana tradizionale. Purtroppo però, dalla esplosione del sessantottismo in poi, questa bandiera della Destra fu sequestrata e fatta propria dalla Sinistra, nella illusione di opporre alla borghesia trionfante un’alternativa sociale che fosse non idilliaca e bucolica ma selvatica e tribale.

Fin dagli anni Settanta, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira notò questa incapacità degli ambienti tradizionali di opporre al modello del progressismo tecnocratico quello di una società in sintonia con la natura, incapacità dovuta anche a un certo timore di sembrare retrogradi e utopisti. Tuttavia, oggi questa offensiva ecologista può dare occasione alle forze tradizionali di ricuperare il tema del sano ambientalismo; è ciò che speriamo e per cui lottiamo.