Se Gesù vivesse oggi, sarebbe favorevole alla scienza per il bene comune

ogmAg Zenit (Zenit.org) 13 ottobre 2012

Intervenendo al Sinodo dei Vescovi, il premio Nobel Werner Arber ha spiegato che “gli organismi transgenici seguono le leggi naturali di evoluzione biologica e non comportano rischi legati alla metodologia dell’ingegneria genetica”

di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO _ «Se Gesù Cristo vivesse in mezzo a noi oggi, egli sarebbe favorevole all’applicazione di una solida conoscenza scientifica per il bene a lungo termine dell’umanità e del suo ambiente naturale».

Lo ha detto ieri pomeriggio al Sinodo dei vescovi che si sta svolgendo a Roma, il prof. Werner Arber, professore di Microbiologia nel Biozentrum dell’Università di Basilea, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Insieme ai ricercatori americani Hamilton Smith e Daniel Nathans, Werner Arber ha condiviso il premio Nobel in fisiologia o medicina nel 1978.

Nel corso della relazione sul tema “Riflessione sulle relazioni tra le scienze e la fede religiosa” il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha spiegato che «mentre la scienza finora non è riuscita a trovare risposte pertinenti a tutti gli interrogativi sollevati, soprattutto a quelli che trascendono la sfera naturale, diverse credenze (comprese quelle che affondano le loro radici nella religione) hanno un loro ruolo nel dare risposte a questi interrogativi sul senso».

Secondo il prof. Arber le religioni rappresentano una parte essenziale del sapere orientativo, che funge da fondamento guida per le attività umane.  E’ evidente che nella società cristiana, importanti regole di condotta sono state divulgate da Gesù Cristo attraverso la sua vita e da allora sono state largamente seguite dai cristiani.

«Tuttavia – ha precisato l’accademico  – rappresenta un importante compito per le società di oggi, aggiornare l’insieme di regole stabilite prestando particolare attenzione alla nostra conoscenza scientifica acquisita». In tale contesto il prof. Arber ha voluto indicare un esempio particolare.

«Grazie ai recenti progressi nel campo della genomica, della protomica e della metabolomica, – ha illustrato – è diventato possibile orientare l’evoluzione biologica al fine di venire meglio incontro alle nostre esigenze di una alimentazione sana come contributo a importanti miglioramenti in campo medico».

A questo proposito, la Pontificia Accademia delle Scienze ha dedicato una settimana di studio nel maggio del 2009 proprio a questo argomento, con particolare attenzione alle piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo. Il premio Nobel svizzero ha sottolineato che «la nostra Accademia ha concluso che i metodi recentemente adottati nel preparare gli organismi transgenici seguono le leggi naturali di evoluzione biologica e non comportano rischi legati alla metodologia dell’ingegneria genetica».

Il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze ha concluso affermando che i metodi utilizzati nelle piante transgeniche sono simili alle strategie naturali per la generazione spontanea di varianti genetiche nell’evoluzione biologica e che «le prospettive benefiche per migliorare i raccolti delle piante alimentari più ampiamente consumate, potrebbero alleviare la denutrizione e la fame che ancora esistono nella popolazione del mondo in via di sviluppo».