Dal “teatrino” alla realtà. La svolta conservatrice in Europa

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newsletter 24 Giugno 2021

di Julio Loredo

In Italia, come dappertutto, la politica è spesso dominata dal “teatrino” mediatico. Col dovuto rispetto per i protagonisti, ci si concentra troppo sui talk show e sulle schermaglie fra le fazioni, meglio se condite da qualche frase spiritosa oppure – ecco il massimo! – da qualche attacco ad personam.

Tendiamo a dimenticare un dato fondamentale della Politica (con la “P” maiuscola), e cioè che alla base c’è un’opinione pubblica della quale i politici teoricamente sono i rappresentanti. Per un politico serio, la conoscenza e l’interpretazione dell’opinione pubblica, dei suoi movimenti, delle sue tendenze o dei suoi capricci, dovrebbero costituire il punto principale delle sue osservazioni e analisi.

Anche perché questi movimenti profondi hanno delle ricadute politiche che bisogna saper intercettare e guidare.È uscito di recente un interessante studio pubblicato dalla Fondation pour l’innovation politique scritto da Victor Delage: «La conversion des européens aux valeurs de droite. France, Allemagne, Italie et Royaume-Uni» (Parigi, maggio 2021, 40 pp.).

Basato su estesi sondaggi di opinione, sia propri sia di noti istituti di demoscopia, lo studio traccia la crescente tendenza verso destra in Europa e, in concreto, in Francia, Germania, Italia e Regno Unito.

Le inchieste chiedevano il parere degli intervistati su diversi temi di attualità, secondo una scala da 0 a 10, dove 0 era la “sinistra” e 10 la “destra”.

Ecco alcune conclusioni:

— il 39% dei cittadini si schiera a “destra”, il 27% a “sinistra” e il 20% al “centro”. Questi sono valori medi. In Italia la percentuale di persone che si colloca a “destra” è di ben il 44%, mentre solo il 22% si schiera a “sinistra”.

— l’allineamento a “destra” varia secondo l’età. Mentre il 40% degli over-65 si definisce di “destra”, questa percentuale scende a 36% nella fascia di età 46-64, salvo poi risalire al 41% fra gli under-45 e al 42% fra gli under-35. In altre parole, l’appoggio alla “destra” è maggiore fra i più giovani. Appena il 22% dei ventenni si definisce di “sinistra”.

— le opinioni variano, ma meno di ciò che si pensa, secondo la classe sociale. Mentre il 48% dei manager ha opinioni di “destra”, soprattutto in campo economico, ben il 39% degli operai si identifica con questa posizione.

— le opinioni di “destra” stanno crescendo ovunque. In Francia si passa dal 33% nel 2017 al 38% nel 2021.

— sull’immigrazione le idee sono chiare: mentre il 60% afferma che “ci sono troppi immigranti in Europa”, solo il 36% afferma che ciò non sia un problema. Il 56% chiede misure più severe per controllare l’immigrazione, mentre solo il 23% difende i confini aperti.

— in Francia il 62% ritiene che l’Islam sia un pericolo per il Paese. Questa percentuale sale al 65% nelle città. Tale opinione è maggioritaria fra quelli che si definiscono di “destra” (82%), ma è forte anche a “sinistra” (45%). La percezione dell’islam come minaccia è alta anche negli altri Paesi: il 62% dei britannici, il 57% degli italiani e il 50% dei tedeschi pensano che costituisca un “grave pericolo per il Paese”.

— è interessante rilevare che gli europei percepiscono l’Islam come una minaccia specialmente “per la nostra identità, i nostri paesaggi, il nostro stile di vita e i nostri valori”.

— il 54% degli intervistati opina che “per affrontare le difficoltà economiche, lo Stato dovrebbe dare più libertà alle impresse private”. Mentre il 41% auspica invece un maggiore controllo pubblico.

— la fiducia nell’impressa privata è alta in tutti i Paesi, ma dipende dalle dimensioni dell’azienda. Mentre che il 74% ha fiducia nelle piccole e medie imprese, la percentuale cala al 45% quando si tratta di grandi impresse. Ciò porta lo studio a concludere, comunque, che esiste una preponderanza in favore dell’economia di libero mercato.

— la stragrande maggioranza è in disaccordo con misure ambientaliste che mettano un freno allo sviluppo economico. Il 76% opina che “possiamo continuare a svilupparci preservando l’ambiente”. In Italia, questa percentuale è di ben l’84%. L’appoggio a politiche ambientaliste estreme sta diminuendo ovunque. Negli ultimi due anni è calato di cinque punti in Gran Bretagna, tre punti in Germania e un punto in Francia e in Italia. Nel Belpaese, appena il 13% sosterrebbe politiche che portino alla cosiddetta “decrescita”.

— lo Stato sociale desta qualche perplessità. Il 71% è d’accordo con l’affermazione: “Troppa gente riceve benefici sociali senza averne diritto”.le politiche assistenzialiste, come il reddito di cittadinanza italiano, suscitano pure dei dubbi. Il 55% crede che i disoccupati potrebbero benissimo trovare lavoro. Tale opinione è suffragata anche dal fatto che il 68% concorda con l’affermazione: “Con un congruo sforzo, chiunque può avere successo”.

Tutto ciò si traduce, ovviamente, in scelte politiche che tendono a favorire i partiti di centro-destra, o quantomeno liberal-conservatori: “Ventidue dei ventisette membri dell’Unione Europea sono governati da governi o da coalizioni che favoriscono politiche liberal/conservatrici”. Ma c’è qualcosa di più profondo. Secondo Pierre Bréchon, coordinatore per la Francia dell’European Values Study, “l’identificarsi con opinioni di destra o di sinistra proviene da radicate visioni culturali, e non solo da preferenze elettorali effimere”.

Perché questa tendenza verso destra? Ovviamente, non spetta a uno studio demoscopico dare una risposta. Comunque, i dati sembrano mostrare che diversi nodi siano arrivati al pettine e che gli europei si stiano fermando sulla china per riflettere sul proprio futuro e quello della loro società, domandandosi se non abbiano forse sbagliato strada. Ed ecco che diverse tendenze, come il nazionalismo, che la moderna civiltà pensava di aver sepolto per sempre, stanno risorgendo.

“I nostri dati mostrano forte spinte verso destra in Europa e, in concreto, nei quattro Paesi valutati”, conclude lo studio firmato da Victor Delage. E continua: “Lo studio mostra anche una sinistra in forte difficoltà. Il fatto che la sinistra sia in calo in quasi tutta Europa mostra il suo fallimento nell’imporre la sua visione. (…) La sinistra ha perso il potere di plasmare la società”.

Finisco con una riflessione, o meglio con un auspicio. Sono arrivato in Italia proprio durante la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, culminata nel brillante trionfo della coalizione di centro-destra da lui guidata nelle elezioni politiche del marzo del 1994. Da allora, ho visto questo aggruppamento passare per tutte le trasformazioni possibili e immaginabili, alcune dovute al “teatrino”, altre a questioni più serie. Con la conseguenza che, a tutt’oggi, pur essendoci questa evidente svolta conservatrice, il centro-destra italiano si è dimostrato largamente incapace di intercettarla e di trasformarla in un programma di Governo.

Questa situazione sembra condizionare simili aggruppamenti anche in altri Paesi europei. “Mal comune mezzo gaudio”, si dice da queste parti. “Mal de muchos consuelo de tontos”, diciamo in Spagna…

Ed ecco l’auspicio che questa situazione possa cambiare al più presto, per il bene di tutti.