Il femminismo gender ha distrutto le donne

da La Verità – 31 maggio 2021

Confondendo l’uguaglianza con l’uniformità, i paladini dell’indifferenza sessuale hanno reso nemici maschi e femmine e lasciato queste ultime senza difese, il colpo di grazia è stato il culto dell’aborto, promosso come arma di parità sociale e giustizia ecologica

di Silvana De Mari

UNA DIMENSIONE

L’uomo a una dimensione è il titolo del saggio dì Herbert Marcuse che, insieme ai Pensieri di Mao, èstato il must assoluto del ’68. Dei due, Marcuse è il più simpatico: non aveva fatto milioni di morti. Il suo libro se lo erano letti in pochissimi però faceva cool citarlo. L’uomo che Marcuse descrive come unidimensionale non doveva portare la mascherina, non doveva rispettare il coprifuoco, subiva un controllo sociale basato solo sul consumismo, non dai gendarmi che gli arrivano addosso e gli fanno 800 euro di multa se sta accompagnando insieme alla moglie la sua bambina a fare il controllo dopo un trapianto di midollo.

Quello che descrive Marcuse è un mondo leggermente istupidito dal consumismo, ma ancora libero e saldo. Se paragonata a quella attuale, sembra una felice età dell’oro. Chi è stato distrutto di più negli ultimi decenni non è stato l’uomo. È stata la donna. La donna a una dimensione Femminismo “antagonista” ed egemonia culturale è il, titolo del bel saggio di Alessandra Nucci.

Ci troviamo in una realtà in cui, come scrisse Chesterton, «fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due, fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». In questo momento storico c’è il tentativo reiterato di abolire i sostantivi «madre» e «padre», rimpiazzarli con  genitore 1 e genitore 2

COME È STATO POSSIBILE

Tutto questo è evidentemente una scopiazzatura di quello che già sta, disastrosamente, succedendo all’estero. Peccato che la signora Luciana Lamorgese, che ha ratificato questa barbarie che da anni galleggia, sulla testa degli italiani, ignori alcune differenze elementari tra la lingua inglese e l’italiano. In inglese la parola “parent”, genitore, è neutra. In inglese io posso essere indicata sia con la parola mother,  madre, che con la parola parent.

In italiano invece genitore è maschile e solamente maschile, un bel sostantivo forte e maschio cui corrisponde un magnifico sostantivo forte e femmina che è genitrice. In italiano io sono madre o genitrice. La parola genitore numero 1o 2, non sta indicando me. La signora Lamorgese ha cancellato la mia maternità eil mio parto. In italiano decente, con i termini genitore 1 e genitore 2 si intende un solo tipo di coppia: quella costituita da due maschi.

Nel suo entusiasmo di punire un popolo che evidentemente non deve amare moltissimo, sottraendogli persino l’uso della parola madre, la signora Lamorgese non si è nemmeno accorta che la sua riforma cancella linguisticamente qualsiasi coppia che non sia costituita da maschi. Abbiamo anche una proposta di legge che, se approvata, renderà reato affermare, fra l’altro, che i bambini hanno diritto ad avere una famiglia composta da mamma e papa.

Le teorie gender, prive di qualsiasi base scientifica, anzi già dichiarate violentemente antiscientifiche, nate in quelle strane facoltà pseudo-umanistiche che sono sociologia e antropologia, vengono insegnate ai bambini della scuola primaria come scienza. Così come è insegnata un’educazione sessuale che spiega la masturbazione all’asilo a bambini di 4 anni e che spiega il rapporto anale a bambini di 11: a porte chiuse, spesso senza la presenza dell’insegnante e con la raccomandazione «di non riferire a casa i contenuti delle lezioni»

Molti si domandano come tutto ciò sia diventato possibile. Alessandra Nuccì, nel suo imperdibile saggio La donna a una dimensione, analizza con precisione il percorso che ci ha portato a questo punto. Passo dopo passo, ripercorre la strada a senso unico che è stata tracciata, svelando nel contempo le astuzie e le trappole di cui è stato disseminato il cammino. A partire da una trasformazione del femminismo che scambia l’uguaglianza con l’uniformità.

IL NUOVO AUTORITARISMO

Nella pagina di Wikìpedia che mi riguarda è riportato, con grande scandalo, che “ho affermato che gli uomini e le donne non sono uguali». Chiunque abbia un quoziente intellettivo superiore a un vaso di gerani è in grado di capire le enormi differenze che ci sono tra un uomo e una donna, differenze magnifiche. È su queste differenze che è basata l’attrazione che gli uni hanno per le altre, attrazione senza la quale la vita non esisterebbe, ci saremmo estinti. Su queste differenze è basato il desiderio, un desiderio che può essere l’emozione più forte esistente in natura, in grado di sfidare la morte.

Sul Titanic non c’erano scialuppe sufficienti: gli uomini hanno ceduto il loro posto alle donne e sono rimasti a morire. Il negare la differenza tra uomo e donna è un danno totale alle donne, che non sono più difese. Questo tragico femminismo dichiara di essere contro l’autoritarismo, imponendone di fatto uno nuovo: il femminismo di genere che, pur rappresentando una minoranza rispetto alle donne e alle femministe stesse, ha la pretesa di parlare a nome di tutte, eppure ha trovato riconoscimento presso organismi quali ONU ed UE ed è diventato sovra-nazionale.

Moltissimi documénti programmatici di queste organizzazioni dichiarano la volontà di influenzare, nel modo più impercettibile possibile, il modo di pensare di tutti: il cosiddetto mainstreaming. In questi termini, assistiamo a una rilettura della storia umana in cui -sempre e comunque- il contributo delle donne è stato oscurato per precisa volontà dei maschi. Il femminismo di genere si basa sull’antagonismo verso l’uomo, nega le differenze fisiche fra i due sessi per sostenerne l’assoluta intercambiabilità,ed esclude la possibilità che le differenze possano completare l’unione; al contrario queste diversità vengono usate per rendere definitivo lo strappo.

La gravidanza diventa un impedimento che nega alla donna la possibilità dì contendere posizioni maschili, l’aborto un mezzo per ottenere la parità L’indottrinamento prevede che la società venga riprogrammata, le nuove generazioni devono essere tolte il prima possibile alle famiglie per assicurare loro un’educazione di tipo conformista. Nella rappresentazione del mainstream, la condizione delle donne di gran parte dei Paesi del Sud e dell’Est del mondo viene considerata come se non ci fosse alcuna differenza rispetto all’Occidente ed è usata per avvalorare la tesi della prevaricazione connaturata nei maschi

IL CANCRO E IL RIMEDIO

Le femministe hanno anche appaiato forzatamente la donna all’ecologia ed è in virtù dell’analogia fra donna vittima e natura vittima che nasce il legame fra il femminismo religioso dì ispirazione New Age e il fanatismo ecologico che promuove ed auspica un ritorno a tutto ciò che è primitivo, visto come sano e virtuoso. E questo regresso ha come obiettivo non il bene dell’uomo, ma quello della Terra.

In quest’ottica l’uomo -termine inteso sia come maschio che come razza umana- è il cancro della terra. La contraccezione e l’aborto diventano atti virtuosi Se nel libro di Alessandra Nuoci, uscito qualche anno fa, la donna era ridotta a una dimensione ma c’era ancora, il testo di Fiorella Nash appena pubblicato da D’Ettoris Editori titolato: L’abolizione della donna ci fa vedere che, della donna è negata la maternità.

Il sadismo è moltiplicato dalla pornografia. Unenorme numero di ore di trasmissione, superiore a quello di qualsiasi altro tipo di trasmissione, incluso lo sport, è dedicato a mostrare donne umiliate e picchiate, e tenendo presente che il cervello umano è basato sull’imitazione il risultato è un aumento di violenza. Tutti si precipitano a difendere il diritto di abortire di una donna, ma se una donna decide di diventare madre può contare solo su sé stessa è sull’aiuto di quelli che la amano.

La mortalità materna e fetale, di gravidanza e parto potrebbe essere ridotta a zero o quasi zero, se si investisse denaro nella ginecologia. Si investe invece denaro nell’aborto, ignorando i danni fisici e quelli psicologici. Gli incredibili tentativi di occultare alle donne la realtà dell’aborto e delle sue possibili alternative smascherano l’ipocrisia che si nasconde nella retorica della libera scelta.