Chi salva una vita salva il mondo intero

marcia_vitaRassegna Stampa 15 maggio 2012

Resoconto della seconda marcia della vita che si è svolta a Roma il 13 maggio 2012, preceduta dal convegno del 12 maggio presso il Pontificio ateneo “regina apostolorum”

E’ il titolo del convegno tenutosi a Roma il 12 maggio al Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”, dedicato a Chen Guanchen, l’avvocato cinese perseguitato dal regime comunista per aver denunciato gli oltre 130.000 aborti praticati a forza contro donne cinesi che avevano violato la legge sul figlio unico, organizzato dal Movimento Europeo per la Difesa della Vita (MEDV) di Francesco Agnoli, per celebrare la vita ma anche per denunciare la legge 194 responsabile degli oltre 5 milioni di aborti dal 1978.

Per invertire la rotta si deve contrastare la mentalità contraccettiva che prepara il brodo di coltura permissivo su cui si innesta l’aborto come rimedio ultimo in caso di gravidanza non desiderata. Così ha concluso il Dott. Renzo Puccetti, pisano Docente presso l’Ateneo, dimostrando che la diffusione della contraccezione (p.e. in Francia, Spagna, U.S.A.) non si accompagna mai ad una riduzione degli aborti.

P. Gonzalo Miranda, decano dell’Ateneo, ha evidenziato che non vi è contraddizione tra scienza e fede; entrambi partono dall’osservazione della realtà. Spesso, però, la scienza trascende i propri confini e si eleva a filosofia pretendendo di spiegare tutto. La fede, invece, consente di leggere meglio la realtà aiutando l’uomo ad interrogarsi sull’origine dell’esistente, sulle sue leggi e su se stesso.

Giuseppe Noia, ginecologo dell’Università Cattolica, ha illustrato le grandi potenzialità della scienza odierna attraverso le indagini prenatali purché dirette esclusivamente alla cura dei bambini e non alla selezione di quelli ritenuti, da una diffusa mentalità, meno adatti o degni di vivere, ricordando che la medicina non deve mai dare la morte.

Il Prof. Carlo Bellieni, neonatologo dell’Università di Siena, ha descritto i progressi scientifici nello studio del dolore nei feti e nei nati precoci che reagiscono agli stimoli e registrano le sensazioni di dolore e di benessere memorizzandole come tutti gli altri bambini.

Il giornalista Riccardo Cascioli ha indicato il crollo demografico in tutta Europa come madre di tutte le crisi; se non si fanno più figli non c’è futuro, nè soluzione alla crisi economica, per cui è necessario riprendere al più presto una politica di serio sostegno alle famiglie.

La psicologa Cinzia Battaglini, ha dato conto delle profonde ripercussioni sulla psiche di donne che hanno abortito rivelate da frequenti angosciose proiezioni di ombre di una presenza deliberatamente negata.

La giornalista e scrittrice Costanza Miriano, madre di 4 figli, ha descritto le difficoltà di chi, mancando in Italia una legislazione a favore del lavoro domestico e di chi ha cura dei figli, è costretta a lavorare, col risultato opposto a quello sognato dalle femministe, dovendo la donna per competere con i maschi sul lavoro non di rado rinunciare alla maternità.

Alla fine Irene Van der Wende, che, giovanissima, decise di abortire il suo bambino dopo aver subito una violenza, maturando poi nel tempo la percezione del valore irripetibile di ogni vita, ha descritto la dolorosa ferita rimastale per quel bambino non nato.

Nel contesto del Convegno “Chi salva una vita, salva il mondo intero” si è svolto un seminario per i giovani presenti, tenuto dal Dr. Roberto Marchesini (psicologo e psicoterapeuta esperto di questioni di genere) a cui è seguita la testimonianza di Luca Di Tolve, presidente dell’ Associazione Gruppo LOT ed ex-omosessuale.

Partendo da un parallelismo con alcune opere artistiche, il Dr. Marchesini ha spiegato ai ragazzi come dentro di noi sia impresso il concetto di sviluppo, ossia la trasformazione dalla potenza all’atto, così come scriveva Aristotele. La natura non è altro che il principio che guida lo sviluppo delle cose e dunque è un progetto che guida il nostro cambiamento. Le circostanze ambientali possono però ostacolare lo sviluppo del progetto: quello che noi siamo lo siamo in potenza e lo diventiamo a meno che non interferisca nulla dall’esterno.

L’identità è un progetto che si realizza, per l’uomo e per la donna, se l’ambiente esterno non lo impedisce e attraverso la relazione con gli altri. Se si riceve una brutta immagine di sé da parte degli altri (genitori, amici), allora si tenderà a non esporre più noi stessi, tentando di modificare se stessi. Invece, ha spiegato Marchesini, anzichè rifiutare la nostra identità (sessuale) occorre ritrovare il coraggio, anche attraverso il terapeuta, di affrontare le relazioni e riconoscere che la società, gli altri e l’ambiente sono la condizione necessaria per sviluppare la nostra identità.

La nostra identità non è predeterminata, né socialmente costruita, ma è un progetto che possiamo realizzare attraverso le relazioni, le quali possono però talvolta essere un ostacolo.

Dagli anni ’50 la parola “genere” abbia cominciato ad essere usata staccata dalla sessualità: cioè si è voluto convincere che nascendo “maschi” o “femmine” si poteva diventare qualsiasi cosa, e non necessariamente “uomini” e “donne”.

Si chiama: ideologia di genere. In realtà il tutto nasce durante la Rivoluzione francese, il marxismo (la lotta fra i sessi per una società senza sesso) e l’ascesa del femminismo radicale (il quale crede che la società sia un complotto di coloro che hanno il pene contro chi non ce l’ha, ritengono che siamo tutti uguali e tutti abbiamo l’istinto di maternità (ad esempio) ma alcuni hanno voluto attribuirlo solo ad altri per comodità). Il motivo di questa mutazione radicale del concetto di sessualità (cioè separare il “maschio” dall’uomo e la “femmina” dalla donna), secondo Marchesini, è per cancellare l’idea di natura, di progetto. E quindi eliminare l’idea di un Progettista.

Luca Di Tolve, autore del libro “Ero gay. A Medjugorje ho ritrovato me stesso” Ed. Piemme,  ha dato una testimonianza molto toccante raccontando la sua vicenda personale e il suo “ritorno alla vita” grazie alla conversione e alla terapia riparativa messa a punto da Josef Nicolosi.

Domenica 13 maggio, lungo le vie del centro di Roma, si è svolta la Marcia per la Vita che ha visto la partecipazione di circa 15.000 persone.

L’iniziativa, organizzata dal Movimento Europeo per la Difesa della Vita (MEDV) e dall’associazione Famiglia Domani, è stata organizzata allo scopo di affermare il valore universale del diritto alla vita contro una legge dello Stato (la 194/1978) che regolamenta da più di 30 anni l’uccisione deliberata dell’innocente nel grembo materno. E non solo. Oggi gli attacchi alla vita nascente sono sempre più numerosi, grazie alla nascita di nuovi  strumenti di morte come la Ru486, Ellaone, pillola del giorno dopo ecc.

Alla Marcia hanno partecipato moltissimi giovani e tante famiglie con i bambini, ma anche adulti ed anziani, nonché numerosi consacrati e appartenenti a diversi ordini religiosi maschili e femminili. Questo popolo proveniva da tutta Italia e non solo: alcuni dei manifestanti sono giunti nella capitale dalla Francia, dalla Spagna, dall’Ungheria, dalla Polonia ma anche della Nigeria. Presente alla Marcia il Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha presieduto nella serata precedente l’Adorazione Eucaristica in riparazione per il crimine dell’aborto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

All’inizio della manifestazione c’è stata la testimonianza di Gianna Emanuela Molla, figlia di Gianna Beretta Molla, medico e madre di 4 figli, canonizzata nel 2004 da Papa Giovanni Paolo II per la sua strenua difesa della vita in tutte le sue forme più deboli e soprattutto per aver accettato di dare la sua vita per salvare quella della bambina che portava in grembo.

Tra le personalità politiche che hanno partecipato alla marcia  il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente dei senatori del PDL Maurizio Gasparri, la consigliera della regione Lazio Olimpia Tarzia, Paola Binetti,  Magdi Cristiano Allam.

La manifestazione, iniziata alle 9.30 al Colosseo, ha visto un corteo che è giunto un paio d’ore dopo a Castel Sant’Angelo Il corteo è stato infatti aperto da un grande striscione a cui seguiva un trenino bianco con tanti bambini e pieno di palloncini. E poi ancora famiglie, con tanti passeggini ed altri figli tenuti per mano.

Subito oltre la parte più gioiosa e colorata del corteo i malati dell’Unitalsi e dell’Ordine di Malta, ma anche molti medici, farmacisti e operatori sanitari che hanno sfilato in camice. Tra di loro il Prof. Giuseppe Noia, il Dr. Renzo Puccetti, il Dr. Antonio Oriente, Cinzia Baccaglini e Irene van der Wende che già nella giornata di sabato avevano dato il loro contributo al Convegno organizzato dal Pontificio Istituto Regina Apostolorum.

Poi i gruppi e le associazioni culturali, laiche e cattoliche, con i loro cartelli, i loro simboli, le loro bandiere sui quali era scritto «Più nascite meno aborti», «L’aborto è violenza, è omicidio», «Basta genocidi silenziosi», «Non uccidiamo il futuro», «194: già 5 milioni di morti».

Tanti i gruppi che hanno aderito alla Marcia: la comunità “Nuovi Orizzonti”, il “Timone”, il Comitato Verità e Vita, la Fondazione Lepanto, Militia Christi, “Voglio vivere”, tanti Centri di aiuto alla Vita , la “Quercia Millenaria”  e tante altre Associazioni, che con la loro presenza hanno dato testimonianza di un mondo pro-life forse poco conosciuto, ma non per questo meno determinato e operante. A chiudere la lunga scia di persone, gli ordini e gli istituti religiosi, che hanno marciato pregando.

In una giornata benedetta dal sole il clima era davvero quello di una  festa. Perché la Marcia per la Vita è stata in fondo una festa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e sull’apertura alla vita, nella Verità del Vangelo e secondo le linee tracciate dal Magistero della Chiesa.

La Marcia si è conclusa nei pressi del Vaticano con un saluto del professor Francesco Agnoli, presidente del MEDV, che insieme a Virginia Coda, presidente dell’Associazione Famiglia Domani, ha dato appuntamento a domenica 12 maggio 2013.