Stati Uniti stupefacenti

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12 Novembre 

Referendum a go go per droga a go go. Più il ridicolo: tasse per curare chi si fa

di Andrea Bartelloni

A Davos, la località svizzera che ospita ogni anno il Forum Economico Mondiale (World Economic Forum), nel 2019, in una sessione dal titolo La nuova scienza degli psichedelici, Robin Carhart-Harris, capo del Centro per le ricerche sulle sostanze psichedeliche dell’Imperial College di Londra, ha descritto le proprietà terapeutiche dei funghi allucinogeni per la depressione o dell’MDMA /ecstasy per i disturbi da stress post-traumatico.

Si sa bene che la legalizzazione passa puntualmente attraverso la via terapeutica e già nella Silicon Valley usano l’LSD, in cosiddette microdosi, per tentare di migliorare le capacità cognitive e la creatività. Questo testimonia dunque un fatto: ci si trova di fronte a un vero e proprio “Rinascimento psichedelico”, spinto da donazioni milionarie che portano verso quella che viene definita de-criminalizzazione dell’uso.

In settembre la prima azienda farmaceutica, la britannica Compass Pathways, è entrata nel Nasdaq, la borsa che si concentra sulle società tecnologiche, a sancire come il 2020 sia l’anno anche della medicina degli allucinogeni. Il 2020 è un anno già abbastanza allucinante, ma quel che si sta tentando è di farlo diventare anche la rampa di lancio delle terapie a base di allucinogeni.

effetti dell’LSD sul cervello

Alla Compass Pathways è poi seguita la MindMed, all’avanguardia nel mercato psichedelico con uno studio clinico di fase 1 sulla combinazione MDMA/ecstasy e LSD, seguita da Revive Therapeutics e da Field Trip. Anche il gigante Big Pharma AbbVie si sta muovendo nello stesso mercato avendo acquisito Allergan PLC con i diritti per un nuovo trattamento a base di allucinogeni per disturbi depressivi.

Gli investimenti sono in continua crescita e le autorità deputate alla regolamentazione stanno modificando atteggiamento. Per chiudere il cerchio, in concomitanza delle elezioni presidenziali del 3 novembre, a Washington, la capitale liberal degli Stati Uniti d’America, l’elettorato ha dato il via alla cosiddetta de-criminalizzazione delle sostanze allucinogene: piante e funghi allucinogeni. La recente tornata elettorale statunitense ha del resto visto crescere un’ondata “tossica” sotto forma di diversi referendum incentrati sulla liberalizzazione del mercato della droga.

Nel Distretto di Columbia (cioè appunto Washington) il quesito sulla decriminalizzazione dell’uso di sostanze allucinogene è passato con il 76,59 % dei «sì» (anche se il consiglio comunale deve ora ratificare e il Congresso federale potrebbe opporre il veto). Interessante la terminologia usata. Si parla di «decriminalizzazione» e non di «legalizzazione»: la legge non interviene cioè positivamente, ma si astiene, non si faranno più indagini.

Un altro aspetto interessante e simbolico è che il referendum sia passato proprio nella capitale federale. Presto il fenomeno si allargherà a macchia d’olio come avvenuto per la cannabis? Grande successo hanno avuto infatti anche i referendum per la legalizzazione a scopo ricreazionale o terapeutico. Salgono così a 15 gli Stati dell’Unione nordamericana dove il commercio delle sostanze stupefacenti è legale per i maggiori di 21 anni: Arizona, Montana, New Jersey, South Dakota, Oregon sono i nuovi arrivati che dal 3 novembre si aggiungono a Colorado, Washington, Alaska, Oregon, Washington D.C., California, Massachusets, Maine, Nevada e Vermont.

Mark Zuckerberg e Priscilla Chan

Anche il Mississippi ha votato «sì» agli stupefacenti il 3 novembre, ma solo per uso terapeutico, come in altri 32 Stati.

Come tutte le “novità” d’Oltreoceano, presto questa moda sbarcherà anche in Europa; e se un tempo ci volevano anni, adesso, nell’era digitale e grazie agli sforzi che proprio i padroni del digitale stanno compiendo (vedere i finanziamenti dei coniugi Zuckerberg di Facebook alla campagna per la decriminalizzazione nell’Oregon), tutto avverrà presumibilmente in fretta.

Negli Stati Uniti sta però accadendo anche qualche cosa di più, in particolare proprio in Oregon. Con il 58,82% dei consensi si è infatti depenalizzato il possesso di piccole quantità di qualsiasi sostanza fino a ora proibita, dall’eroina alla cocaina agli allucinogeni, un esperimento sociale mai fatto prima che presenta pure un risvolto curioso.

Perché nello stesso quesito referendario sulla droga è stato inserito l’aumento dei finanziamenti (recuperati tassando i profitti dalla vendita della cannabis) per i programmi di assistenza per tossicodipendenti, che sicuramente aumenteranno a fronte del successo delle liberalizzazioni. Un’ammissione di colpa, insomma: drògati, che poi ti curo la tossicodipendenza con i proventi della droga. E pure un cinico cane che si morde la coda.