L’ecologia umana secondo Papa Francesco

Il Corriere del sud  nn. 1 e 21° febbraio – 30 marzo 2020  

L’ambiente nella Dottrina Sociale della Chiesa e l’ambientalismo come ideologia mondana

di Giuseppe Brienza

Molti credenti sono giustamente scettici nei confronti del movimento ambientalista globale che, sotto diversi aspetti, mostra caratteristiche poco scientifiche e tipiche di un’ideologia politica se non addirittura di una setta quasi religiosa.

La stragrande maggioranza dei suoi leader e dei suoi attivisti abbraccia infatti i presupposti riadattati delle vecchie analisi di tipo socialista o comunque panteista-materialista che, neppure in modo tanto nascosto, finisce per invocare lo smantellamento di tutto il sistema economico e sociale frutto di secoli di progresso dell’Occidente prima cristiano e, oggi, post-cristiano.  

Questo non vuol dire che, pur criticando e smascherando le radici ideologiche del movimento ambientalista, molti credenti non conservino una genuina preoccupazione di adempiere il mandato dato da Dio all’umanità nel Libro della Genesi, di essere cioè custodi della Terra. È possibile prendersi cura della Terra senza essere contaminati dai principi panteistici o socialisti del movimento ambientalista?  

Riteniamo senz’altro di sì e, volendo rimanere a insegnamenti consolidati e fatti oggettivi, riteniamo opportuno far ricorso, a 5 anni di distanza, all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune (24 maggio 2015). Un titolo bellissimo quello scelto dal Santo Padre, ripreso dall’invocazione che San Francesco d’Assisi ripete nel Cantico delle creature.  

Questa seconda enciclica del regnante Pontefice è considerata di fatto l’unica “tematicamente” dedicata ai temi dell’ambiente. Al di là delle sintesi che ne hanno presentato vari vaticanisti o persino analisti di grandi giornali politico-economici internazionali come l’inglese The Guardian o lo statunitense New York Times, che riflettono visioni appiattite sugli aspetti temporali (o mondani) ed economici dell’ecologia, ci sembra necessario sottolineare, sulla base dell’insegnamento sociale della Chiesa, che un tema così ampio non può essere analizzato isolandone uno o più dei suoi aspetti.

Il “libro della natura”, infatti, l’ha spiegato già in modo molto chiaro Papa Benedetto XVI, «è uno e indivisibile» e include, oltre all’ambiente, almeno i quattro grandi ambiti della vita umana, della sessualità, della famiglia e delle relazioni sociali. Coerentemente, scrive Papa Ratzinger nell’enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009), ogni tipo di degrado della natura «è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana» (n. 51).

Ci sembra allora significativo, con i limiti di un articolo breve e divulgativo, evidenziare in 10 punti gli insegnamenti più significativi dal punto di vista morale e, quindi, della Dottrina Sociale della Chiesa contenuti nell’enciclica. Ricordiamo infatti agli ambientalisti, cattolici o meno, che la Laudato si’ è un’enciclica pastorale che non tratta dell’ambiente come se fosse una materia scientifica.

In effetti la parola più adatta dal punto di vista cristiano sarebbe creato e non ambiente e, non a caso, per dare continuità alla “conversione ecologica” predicata nella Laudato si’, Papa Francesco ha stabilito di celebrare ogni anno il 1° settembre la Giornata Mondiale di preghiera per la cura della Creato, una ricorrenza già presente nella Chiesa ortodossa e, ultimamente, valorizzata anche da alcune comunità e chiese cristiane. A livello italiano, la CEI ha ripreso l’invito del Pontefice indicendo ogni primo settembre la Giornata per la custodia del creato che, nel 2020, giungerà alla 15a edizione.

1. San Francesco d’Assisi, dice il Papa nella Laudato si’, «manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. […] In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (n. 10).

Per stare in pace con sé stessi e con la natura che ci circonda occorre quindi, afferma il Pontefice, riconoscere che Dio è il Creatore e la Terra non è una divinità o l’Essere Supremo, come dichiarano alcune frange e leaders dell’attuale ambientalismo anti- o pre-cristiano. Questa tendenza, di fatto, abbraccia esplicitamente o implicitamente una visione del mondo panteistica.

Per loro, la Terra e tutti gli esseri viventi contengono una “scintilla” divina e quindi non hanno un fine al di fuori di sé stessi. Ciò porta naturalmente ad un egualitarismo radicale tra uomo, animali, piante e materia inanimata. Se tutte le cose sono ugualmente divine, nessun essere ha una maggiore dignità o importanza o diritti di un altro. L’uomo, quindi, sarebbe uguale agli animali e alle piante. Creato a immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,26), invece, egli ha piuttosto uno status privilegiato nella creazione ordinata gerarchicamente. E quindi gli animali e le piante nel progetto di Dio esistono per servire i bisogni dell’uomo, e non il contrario.

2. Tutto è connesso nel creato e, quindi, nell’ambiente naturale. Scrive quindi Papa Francesco nella Laudato si’: «se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola, perché “Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura”» (n. 117).

3. Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Aggiunge quindi il Pontefice al numero 120 dell’enciclica: «Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà: “Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono”».

Non citandola espressamente, Papa Francesco chiama quindi in causa anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite e le Agenzie ad essa collegate, per la loro responsabilità nella diffusione di una cultura della morte, anche nel linguaggio e nel modo d’impostare le questioni dell’ambientalismo globale. Lo deduciamo ad esempio nella Laudato si’ laddove leggiamo la condanna di tutti coloro, singoli, organizzazioni e Stati che, «invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, […] si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”» scrive Papa Francesco (n. 50).

Nel n. 136 il Papa identifica invece espressamente nel modo di operare di «alcuni movimenti ecologisti» una grande incoerenza. Quella di reclamare cioè il principio della difesa dell’integrità dell’ambiente ponendo in tal senso anche dei limiti alla ricerca scientifica, non applicando però «questi medesimi principi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo. Ugualmente, quando la tecnica non riconosce i grandi principi etici, finisce per considerare legittima qualsiasi pratica. Come abbiamo visto, la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di autolimitare il proprio potere».

4. «Nella famiglia – afferma il Papa – si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature» (n. 213).

5. Lo sviluppo di economie che rispondano realmente alle esigenze delle varie comunità locali e dei rispettivi territori favorisce l’ambiente sotto vari aspetti, in primis attivando fonti di energia delocalizzata. «In alcuni luoghi – scrive in tal senso il Pontefice –, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza» scrive Papa Francesco (n. 179).

6. L’enciclica Laudato si’, lo ripetiamo, non è un’enciclica verde, bensì un’enciclica sociale, che si basa su quel concetto già da tempo proposto dalla DSC che è l’ecologia umana. Non considerando la natura come un qualcosa di puro e intangibile, il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa definisce «deprecabili gli interventi dell’uomo quando danneggiano gli esseri viventi o l’ambiente naturale», ma nel contempo lodevoli quelli che «si traducono in un loro miglioramento» (n. 473).

Vanno sicuramente evitate ogni «leggerezza e irresponsabilità» nella pianificazione di «interventi tecnico-scientifici di forte e ampia incisività sugli organismi viventi, con la possibilità di notevoli ripercussioni a lungo termine»(n. 473), ma questo non può voler dire affermare la illiceità dell’uso in quanto tale delle tecniche biologiche e biogenetiche, soprattutto in ambito agricoltura. Bene quindi ha fatto il Santo Padre, tanto più nell’enciclica da lui tematicamente dedicata all’ambiente, a tornare sull’argomento.

E quindi leggiamo nella Laudato si’ della necessità di evitare «un giudizio generale sullo sviluppo di organismi geneticamente modificati (OGM), vegetali o animali, per fini medici o in agricoltura, dal momento che possono essere molto diversi tra loro e richiedere distinte considerazioni. D’altra parte, i rischi non vanno sempre attribuiti alla tecnica stessa, ma alla sua inadeguata o eccessiva applicazione. In realtà, le mutazioni genetiche sono state e sono prodotte molte volte dalla natura stessa» (n. 133).

7. La naturale conseguenza della visione panteistica e neopagana fatta propria dall’ambientalismo globale è quella di un violento disprezzo per l’umanità. Gli ambientalisti vedono l’uomo come un predatore suicida della Terra, un essere che con la sua presunta civiltà e la sua tecnologia non ha fatto altro che danneggiare sé stesso, la Terra e tutte le creature che l’abitano.

Ma noi sappiamo invece che l’uomo è figlio di Dio e, la custodia della Terra che gli riconosce il Creatore è accompagnata dal noto invito: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» (Genesi 8,28).

«Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni – afferma quindi il Papa -, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo» (n. 50).

Coerentemente al n. 161 della Laudato si’ leggiamo: «Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni». Si tratta, come vediamo, di un discorso diverso da quello portato avanti da certi gruppi di interesse che fanno propaganda di una scarsità complessiva delle risorse mondiali al fine di imporre leggi “verdi” destinate a finanziarli.

L’obiettivo di queste centrali ideologiche è, come sempre, l’uomo: ci si convince che le risorse si starebbero esaurendo a causa dell’eccessivo consumo, ma le cose non stanno così. L’uomo consuma ma produce anche molto di più: le risorse infatti non sono definite dalla natura, come ci vogliono far credere, ma dall’uomo che con la sua intelligenza e creatività sa usare gli elementi della natura.

8. «I mezzi attuali permettono che comunichiamo tra noi e che condividiamo conoscenze e affetti. Tuttavia, a volte anche ci impediscono di prendere contatto diretto con l’angoscia, con il tremore, con la gioia dell’altro e con la complessità della sua esperienza personale. Per questo non dovrebbe stupire il fatto che, insieme all’opprimente offerta di questi prodotti, vada crescendo una profonda e malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali, o un dannoso isolamento» scrive Papa Francesco (n. 47).

Di questo principio desunto dalla Laudato si’, quello cioè di critica della sottomissione della politica alla tecnocrazia, poco si è parlato. Papa Francesco lo riferisce esplicitamente all’ambito dell’ecologia scrivendo al numero 54 dell’enciclica: «La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente». In effetti oltre 25 anni di costosi summit delle Nazioni Unite sono serviti a poco per la difesa dell’ambiente e nel controllo del c.d. riscaldamento globale (global warming).

Oltretutto occorre essere cauti sulle prospettive che in tali consessi internazionali vengono comunemente presentate in modo acritico in relazione al riscaldamento globale antropico (ovvero causato dall’uomo). Senza poter approfondire le obiezioni scientifiche che negli ultimi decenni sono state elaborate in questo senso, rimanendo su un livello molto semplice di analisi ci chiediamo: come si fa a chiedere di sovvertire completamente uno stile di vita comune, con pregi e difetti naturalmente, in forza della previsione di un tenue modello climatico fatto al computer che prevede il futuro con due decenni di anticipo?

Se i meteorologi non riescono a prevedere con precisione quello che avverrà fra due settimane, con quale ragionevolezza possono essere richiesti importanti sacrifici a intere generazioni? Gli oppositori al movimento che si batte contro il global warming, per quanto scientificamente rigorosi possano essere gli argomenti che apporta, sono sempre boicottati e bollati come “negazionisti” (ricordando così i “negatori” dell’Olocausto) e, questo, non può che suscitare qualche dubbio. È un fatto che migliaia di scienziati hanno sofferto persecuzioni, perdita di fondi o persino abbandono del posto di lavoro per aver osato denunciare le crepe che ci sono nella teoria del riscaldamento globale antropico.

9. L’enciclica afferma testualmente: «L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento “non uccidere” quando “un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere”» scrive Papa Francesco (n. 95).

10. «Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice» scrive Papa Francesco (n. 147).

Oltre e prima delle grandi teorie e dei proclami, Papa Francesco raccomanda ai cristiani una condotta quotidiana – che va dalla raccolta differenziata dei rifiuti all’attenzione ad utilizzare con parsimonia le risorse energetiche – che può incidere sensibilmente nel contrasto all’inquinamento. Si tratta di comportamenti che incidono «eccome – ha risposto il Santo Padre a Domenico Agasso su Vatican News del 9 agosto 2019 –, perché si tratta di azioni concrete. E poi, soprattutto, creano e diffondono la cultura di non sporcare il creato».

Con tanti piccoli gesti quotidiani il Santo Padre ci invita a collaborare senza fare rumore alla protezione della casa comune, producendo «in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente», scrive nella Laudato si’ (n. 212). Molti di questi comportamenti erano scontati fino a qualche decennio fa, come ad esempio quello di coprirci di più e di evitare di accendere troppo i riscaldamenti, oppure ridurre il consumo di acqua, cucinare soltanto ciò che ragionevolmente si potrà mangiare, piantare alberi etc.