Funzionarie di Planned Parenthood confessano la vendita di tessuti di bambini abortiti

Aleteia 3 Giugno 2020

Dichiarazioni in video mostrano che erano a conoscenza del traffico di organi e tessuti derivati dall’aborto, anche se la legge ne proibisce espressamente la vendita

L’organizzazione statunitense Center for Medical Progress (CMP) ha diffuso il 26 maggio in video delle dichiarazioni in base alle quali alcune funzionarie della rete di cliniche abortive Planned Parenthood confessano di aver partecipato alla vendita illegale di parti dei corpi di bambini abortiti.

Nella testimonianza, risalente al 26 maggio, il CMP sottolinea che le dichiarazioni delle funzionarie “contraddicono le affermazioni precedenti di Planned Parenthood in base alle quali la rete non ha mai partecipato alla vendita di parte dei corpi dei bambini abortiti e li ha semplicemente donati ricevendo un rimborso per le spese”.

Lo scandalo del traffico di organi e tessuti infantili, ottenuti dopo aborti perpetrati in strutture appartenenti alla rete di cliniche, è venuto alla luce nel 2015, quando il CMP ha diffuso i primi video in cui delle funzionarie dell’organizzazione ammettevano questo commercio.

La rete ha tuttavia negato enfaticamente il crimine, arrivando a processare a livello giudiziario chi diffondeva i video-denuncia. Gli Stati Uniti proibiscono la commercializzazione di tessuti e organi di bambini abortiti. La legislazione ne permette solo la donazione a scopi di ricerca, con il rispettivo rimborso dei costi di trasporto e processamento.

Le dichiarazioni delle funzionarie, però, fanno emergere la pratica della vendita propriamente detta: le parti del corpo dei bambini abortiti venivano vendute al laboratorio StemExpress, che effettua ricerche sulle cellule staminali, e il laboratorio pagava solo quando le parti ottenute erano ritenute “utili” per le sue ricerche.

Tra le dichiarazioni che appaiono nel video ci sono quelle di Tram Nguyen, direttrice regionale senior di Planned Parenthood, e delle dottoresse Dorothy Furgerson, direttrice di una delle cliniche della rete, e Deborah Nucatola, ex direttrice senior per i Servizi Medici della rete in ambito nazionale.

Altri documenti divulgati verificano che le funzionarie della sede nazionale della rete erano a conoscenza della pratica illegale. Al riguardo, il CMP ha dichiarato: “I documenti mostrano che alcuni centri di Planned Parenthood ricevevano più di 10.000 dollari in appena un mese.

È arrivato il momento di conseguenze federali per Planned Parenthood. Ha mentito alla popolazione e al Congresso, ma non c’è più alcun dubbio ragionevole sul fatto che abbia venduto parti del corpo di feti, commercializzando bambini vivi nell’utero materno e trattando le donne incinte come oggetto di commercio.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti deve applicare le leggi contro il traffico fetale con la massima priorità”. Il coinvolgimento dell’organizzazione Planned Parenthood in scandali morali e finanziari non è una novità.

Di recente, la rete è stata accusata di aver ottenuto in modo fraudolento 80 milioni di dollari da un programma governativo degli USA destinato ad aiutare le piccole imprese a seguito della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19.