La zuppa ideologica sulla pandemia che alimenta i sogni della sinistra comunista

ACTUALL, quotidiano spagnolo di informazione online – 30 aprile 2020  

I “cuochi” che stanno preparando questa zuppa descrivono la pandemia come soglia di un terzo stadio del comunismo. È urgente proporre alternative che comprendano il discernimento sulle gravi conseguenze del controllo globale creato con la scusa della sicurezza biologica in relazione alla pandemia di COVID19.  

di Carlos Polo

“Wuhan Soup” è un compendio che concentra il pensiero dei guru della sinistra internazionale sulla pandemia di COVID19. È un libro gratuito che circola su Internet con contributi giornalistici di 15 autori, che mette in luce, secondo il suo punto di vista e interesse, la narrazione politica riguardante la pandemia. E a tale proposito, anche il titolo si riferisce alla storia dell’origine della pandemia che il governo cinese ha voluto venderci: quella della sua trasmissione attraverso il cibo esotico, una tesi in cui sempre meno persone credono.

Ma soprattutto, questo dossier mostra il corso di ciò che (lorsignori) sperano e sognano: la fine del “capitalismo neoliberale” e l’istituzione di un potere globale comunista. In effetti, all’inizio la pandemia sembrava creare una scena da sogno per ogni comunista. Sia che a Wuhan un’arma biologica sia stata deliberatamente sganciata o sfuggita inavvertitamente, il coronavirus ha messo a repentaglio le democrazie e le libertà dei cittadini di tutto il mondo.

E tutto con una “ragione” indiscutibile: la salute. E, naturalmente, questo eccita tremendamente la nuova internazionale comunista e la porta a pensare a quale dovrebbe essere il prossimo passo verso il “paradiso comunista” sulla terra. E quando qualcuno a sinistra si eccita per qualcosa, quello che fa è costruire immediatamente una storia.

Gli Stati stanno adottando misure più o meno totalitarie in gran parte del mondo, senza rivoluzioni. Il fatto che lo Stato travolga i cittadini e imponga loro una dura agenda è un risultato gratuito. Il diffuso terrore di Covid19 sta inducendo la popolazione a rilasciare un assegno in bianco ai propri sovrani in cambio del mantenimento della promessa di proteggerli. E dobbiamo sottolineare la “promessa” perché la protezione resta da vedere.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a sovrani che reprimevano le libertà fondamentali e le garanzie costituzionali senza troppa opposizione, lo stesso in Europa come in America Latina o in Asia. E ogni giorno si parla sempre più della necessità e della possibilità di utilizzare la tecnologia di bio-sorveglianza con la scusa della pandemia, che nasconde la possibilità del controllo totale sul cittadino.

Videocamere di sicurezza con riconoscimento facciale, localizzazione tramite telefoni cellulari, uso di informazioni dai contenuti dei social media, registrazioni del DNA e forse molto presto microchip sottocutanei. Lo Stato saprà tutto di ciascuno dei suoi cittadini senza che nessuno di loro si preoccupi, quasi si trattasse di fantascienza. Sapranno come possono mobilitarsi, con chi e di cosa parlano, per cosa spendono i loro soldi e persino cosa pensano nel loro intimo.

A quel punto lo Stato sarà in grado di stabilire (e sta già cercando di farlo) premi e punizioni in base alle esigenze dell’attuale governo. In altre parole, uno schema come quello già praticato in Cina è dietro l’angolo, e l’opportunità arriva senza costi. Ciò dovrebbe ricordarci che, sebbene molti cinesi ora abbiano molti soldi, lì vige ancora un governo comunista.

Nel contesto di un’imminente rielezione di Donald Trump, Butler esprime apertamente la speranza che non troverà il vaccino perché nella sua narrazione sarebbe riattivare il sistema sanitario capitalista e oppressivo.

Slavoj Žižek, forse uno dei teorici marxisti più letti negli ultimi 3 decenni, figura in modo prominente in questa “zuppa di Wuhan”. Usando una scena del film “Kill Bill”, Žižek descrive “l’epidemia di coronavirus come una specie di attacco della tecnica del cuore esplosivo a cinque punte “contro il sistema capitalistico globale, un segno che non possiamo continuare la strada percorsa finora, e che è necessario un cambiamento radicale”.

Per questo (diabolicamente) si rallegra nel pensare che il virus sia quel colpo letale che, dopo pochi passi, farà scoppiare il cuore del capitalismo per farlo morire. E chiama i suoi correligionari a prendere la pandemia come una nuova opportunità per reinventare il comunismo.

Judith Butler contribuisce anche dal suo punto di vista a sfruttare la situazione. Vede disuguaglianze sociali e discriminazioni radicali nei confronti di donne, LGTB, queer e trans nell’attuale sistema sanitario negli Stati Uniti. Mentre il coronavirus non discrimina, uccide tutti allo stesso modo e minaccia di far crollare ogni struttura sanitaria. Pertanto, è diventato il partner ideale e inaspettato nella sua azione anti-sistema.

Nel contesto di una rielezione imminente di Donald Trump, Butler esprime apertamente la speranza di non trovare il vaccino perché nella sua narrazione sarebbe riattivare il sistema sanitario capitalista e oppressivo. Immagina – e ovviamente afferma con totale sicurezza, come se avesse una sfera di cristallo – che Trump avrebbe messo quel vaccino nelle mani delle grandi compagnie assicurative che avrebbero abbandonato i malati che non se lo potevano permettere.

Al contrario, “Medicare for All” di Bernie Sanders distribuirà democraticamente il vaccino in un sistema sanitario senza esclusioni. Mentre la sostanza di “Wuhan Soup” è il sogno di un comunismo a venire, altri ingredienti completano la ricetta.

Terzo stadio della strategia comunista

Altri “cuochi” di questa zuppa descrivono la pandemia come soglia di un terzo stadio per la costruzione del comunismo. Dopo il primo, inventato da quell’ideologia, eccone un secondo, di concezione locale, non così brillante. La pandemia è una motivazione per l’istituzione di “un ordine mondiale che superi l’accumularsi di stati nazionali in competizione tra loro, obbedendo a una stupida logica economica quantitativa”, come sottolinea Gabriel Markus.

Un comunismo caratterizzato dal controllo totalitario transnazionale che avrebbe come modello l’Organizzazione mondiale della sanità. Non è una coincidenza, quindi, che i funzionari dell’OMS siano stati lusingati dal Partito Comunista Cinese. L’«Impariamo dalla Cina», che l’OMS ci ha raccontato recentemente non è iniziato con l’attuale pandemia, ma è stata la sua parola d’ordine per molto tempo.

Secondo le parole di Žižek, l’OMS “rappresenta un primo e vago modello di tale coordinamento su scala mondiale (…); maggiori poteri saranno assegnati ad altre organizzazioni di questo tipo”. Mentre la sostanza della “Wuhan Soup” è il sogno di un comunismo a venire, altri ingredienti completano la ricetta. Le note agende sociali sulla sinistra sono inserite nell’asse centrale della narrazione.

Globalizzazione, creazione di Stati antinazionali e protezione dell’immigrazione incontrollata; ambientalismo, con il suo allarmismo climatico e la sua religione della Madre Terra; la teoria di genere e la sua lotta contro il sistema binario etero-patriarcale; il razzismo; il separatismo nazionalista – stile europeo – e l’animalismo, tutti contribuendo a loro modo al panico e al conflitto che aumenterà nel parossismo futuro dalla pandemia da COVID19.

Queste agende subordinate sono anche strumenti efficaci per portare le persone con altri interessi sul carro del comunismo. In questi giorni, la notizia che pretende di essere “pittoresca” come quella del National Geographic si è moltiplicata per i cigni che tornano ai canali di Venezia, l’aria pulita nelle città, le acque trasparenti nei fiumi, i delfini e i pesci che nuotano felici a causa dell’assenza di turisti e pescatori.

Curiosamente, David Harvey ha pubblicato in questa zuppa 6 giorni prima, una menzione dei cigni di Venezia, concludendo che “COVID-19 costituisce una vendetta della natura offesa da più di quarant’anni da gravi maltrattamenti da parte di un violento e non regolamentato comportamento neoliberista”.

Ernesto Araujo, ministro degli affari esteri del Brasile, riassume molto bene l’intenzione alla base del sogno comunista di Slavoj Žižek e del resto degli autori di “Wuhan Soup”: “Con il pretesto della pandemia, il nuovo comunismo cerca di costruire un mondo senza nazioni, senza libertà, senza spirito, guidato da un’agenzia centrale di “solidarietà” incaricata di monitorare e punire. Uno stato globale di eccezione permanente, che trasforma il mondo in un gigantesco campo di concentramento.”

Finora il conteggio dei sogni a sinistra. Ma c’è sempre una distanza importante tra i sogni e la realtà. La narrativa di “Wuhan Soup” può abbagliare molti spiriti acritici, ma dovrà affrontare domande più serie. L’OMS ha dimostrato che non è più utile nel controllo della pandemia, creando seri dubbi sulla sua aura di globalismo. Inoltre, oggi è noto che ha nascosto le informazioni vitali che Taiwan gli ha dato nel dicembre 2019.

Con ogni giorno che passa, il numero ufficiale di infetti e morti in Cina è più intrattabile. Per i cittadini, che hanno sopportato stoicamente questo travaglio famigliare, dipenderà da loro decidere se vorranno avere la zuppa o scegliere un altro menu più sano.

In sostanza, l’esultanza comunista presente dall’ascesa dello statalismo estremo si basa su un fattore esogeno della sua proposta ideologica. Anche all’interno del gruppo delle zuppe, Byung-Chul Han ha già parlato come una voce dissenziente per coloro che si sentono a proprio agio cedendo il ruolo rivoluzionario a un virus.

Coloro che sono entusiasti di questa retorica, mitica come il comunismo originale, saranno indigesti a causa dello stesso tipo di fallimenti storici che li hanno accompagnati dall’inizio del secolo scorso. A questo punto è urgente proporre alternative. Costoro, infatti, iniziano a comprendere le gravi conseguenze del controllo globale che si sta preparando con la scusa delle misure di sicurezza sanitaria in relazione alla pandemia da COVID19.

Questi sono tempi in cui prendere decisioni importanti.

José Manuel Montes López li descrive in questo modo: “Il paradigma del nostro tempo divide il mondo tra coloro che credono nella globalizzazione e quelli che credono nello Stato-nazione, nell’internazionalizzazione o nell’economia nazionale, nella cultura globale o nel mantenimento delle proprie culture, nella robotizzazione dell’essere umano attraverso la geo-localizzazione e il controllo dei suoi movimenti o nella libertà e dell’umanesimo cristiano”.

I cittadini, che hanno sopportato stoicamente questo travaglio nelle loro famiglie, dovranno decidere se mangiare la zuppa o scegliere un altro menu più sano. (“Ma l’uomo nella prosperità – dice un salmo -, non comprende: è come gli animali che periscono”. Potremmo dire la stessa cosa per coloro che non hanno la luce della fede in Colui che, solo, ci può salvare, svelando l’inganno del demonio. Ndt).

Traduzione di Claudio Forti