Una sfida per il futuro della nostra società

Vincenzo Bassi

Dalla pagina Facebook del Fafce

Sintesi della puntata di “Temi di Dottrina sociale della Chiesa”, a cura di Giuseppe Brienza, andata in onda martedì 14 aprile su Radio Mater, con ospite l’avv. Vincenzo Bassi, presidente della Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa (FAFCE).

di Alessandra Trigila

Vincenzo Bassi dall’ottobre 2019 è il nuovo presidente della FAFCE, dopo 10 anni di presidenza francese, ed è inoltre membro del Consiglio del Forum dell famiglie italiano, con delega agli Affari giuridici, oltre che docente alla LUMSA e membro del comitato direttivo dell’Unione giuristi cattolici (UGCI).

La FAFCE fondata nel 1997, con sede a Bruxelles è, in Europa, l’unica organizzazione familiare che fa esplicito riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa, ad essa aderiscono 20 associazioni nazionali di altrettanti Paesi europei ed è riconosciuta dal Consiglio d’Europa come organizzazione non governativa con uno status partecipativo L’Italia vi è rappresentata dal Forum delle associazioni familiari che, a sua volta, comprende 582 associazioni, per un totale di circa 5 milioni di famiglie. La FAFCE quindi rappresenterà il futuro delle politiche familiari nel contesto europeo.

La famiglia, riconosciuta dall’articolo 29 della Costituzione come società naturale fondata sul matrimonio, viene sovente considerata più come oggetto di attenzione e assistenza recepite passivamente, che come soggetto attivo e responsabile nel contesto sociale. È inoltre oggetto da parte della politica italiana di dichiarazioni forti che non trovano attuazione in provvedimenti che consentano alla famiglia di assolvere al meglio il suo ruolo originario e caratteristico di promozione e responsabilità sociale.

Anche nel recente decreto-legge emesso durante l’emergenza Covid-19, denominato “Cura Italia” (DL 17 marzo 2020, n. 18), la famiglia occupa un posto marginale. Ancora, i centri di potere politico rispondono con maggiore sollecitudine alle pressioni di un numero ridotto di persone afferenti a lobby potenti ed organizzate anziché ai milioni di italiani che si sono impegnati e hanno creato una famiglia.

L’impegno della Federazione è centrato sul valore sociale della famiglia rivolta al futuro, più che sulla percezione diffusa della famiglia come realtà carente e bisognosa di aiuti e ne rimarca il ruolo nel tessuto economico e produttivo della comunità. Essa viene spesso percepita quale sorta di luogo statico di umanità, nella quale si coltivano solo affetti e vicinanza.

Questo atteggiamento riduzionista ha portato una significativa parte dell’opinione pubblica a ritenerla sostituibile e a confonderla con altre realtà associative, trascurando una serie di funzioni che la famiglia ha sempre svolto e continua a svolgere tuttora.

La famiglia piuttosto è prototipo d’impresa, ragionando in termini di categorie economiche. La Costituzione Italiana, in particolare l’articolo 31, stabilisce il dovere della Repubblica diagevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi con particolare riguardo alle famiglie numerose.

Tale enunciazione è poco compatibile con l’attuale sistema scolastico, fiscale e del welfare spesso basato su criteri preminentemente individualistici che bypassano la famiglia. Non di rado le associazioni familiari si sono concentrate sulla dimensione delle richieste, focalizzando molte battaglie sotto la categoria propria delle agevolazioni e degli incentivi dovuti alla famiglia come soggetto privilegiato, ma da un punto di vista giuridico l’agevolazione è una deroga al principio di uguaglianza, cioè le persone agevolate sono preferite rispetto ad altre e su questo si è creato lo sappiamo bene un grande dibattito, uno scontro.

La FAFCE intende parlare piuttosto di giustizia sociale, dove la famiglia non è soggetto di diritto fine a sé stesso, ma ha diritti perché si assume delle responsabilità e svolge una funzione, dalla quale derivano diritti e doveri, e questa responsabilità della famiglia è essenziale per la vita della nazione e il raggiungimento del bene comune.

Quindi il dovere dei cattolici impegnati è di raccontare la famiglia sotto il profilo della responsabilità e dell’impegno come elemento centrale delle politiche di sviluppo economico.  Nessuno mai si sognerebbe di contestare ad un imprenditore la detraibilità dei costi per lo svolgimento della sua attività, in quanto la norma riconosce il suo concorso alle spese pubbliche attraverso la sua attività d’impresa: analogamente la FAFCE intende affermare lo stesso principio di giustizia fiscale applicato alla famiglia.

Ne consegue che se i pannolini sono deducibili per un asilo nido altrettanto dovrebbe essere per un papà e una mamma. Se una famiglia numerosa deve comprare una macchina più capiente dovrebbe poter ottenere gli stessi tassi d’interesse di un’azienda, poiché l’acquisto andrebbe considerato non una spesa voluttuaria per generi di consumo, ma un investimento.

La famiglia non ha quindi bisogno di essere difesa, ma di essere individuata nella sua funzione generativa e responsabile e quale elemento centrale della società civile. Tre sono gli obiettivi dell’associazione: il primo è quello di condurre attività di sensibilizzazione delle politiche familiari presso le istituzioni europee, quali il Parlamento Europeo, la Commissione Europea e il Consiglio Europeo.

Il secondo obiettivo fa riferimento al Consiglio d’Europa, a cui aderiscono anche Stati che non fanno parte dell’UE, come Ucraina, Bielorussia e Albania, ha sede a Strasburgo e monitora gli stati affinché rispettino la convenzione Europea dei diritti dell’uomo, la cosiddetta CEDU.

Il terzo obiettivo è quello di sostenere e incentivare l’associazionismo cattolico, quale strumento di coesione, di unione e di rafforzamento della famiglia, e anche mezzo di confronto e risoluzione di problematiche condivise, ponendosi dunque quale comune denominatore per le famiglie stesse. Tutto questo si traduce evidentemente in un impegno su diversi fronti.

La famiglia quindi, come cura della società, scuola di vita e luogo di valorizzazione del capitale umano, dove emerge il riconoscimento della complementarietà tra uomo e donna, aspetto imprescindibile per la promozione della natalità. Occorre ancora sottolineare la necessità di parlare della funzione economica e sociale della famiglia e quindi delle responsabilità assunte da un padre e una madre prima sposandosi e poi mettendo al mondo dei figli. In questa prospettiva nel mese di gennaio, prima dell’emergenza coronavirus FAFCE ha organizzato un appuntamento al Parlamento Europeo, a cui hanno partecipato delegati di tutte le estrazioni sociali, economiche, politiche e culturali e nessuno ha messo in discussione l’unicità della famiglia e il servizio teso al bene comune, che solo la famiglia svolge e per il quale non è sostituibile.

Quindi una cosa è utilizzare la parola famiglia come metafora, altra è parlare di famiglia come realtà sociale. Anche rispetto alla funzione educativa la famiglia non è intercambiabile. Certamente deve esserci alleanza tra scuola e famiglia così come deve esserci continuità tra l’esperienza vissuta in famiglia e quella vissuta a scuola, che tuttavia sono e devono rimanere due ambiti complementari, ma distinti.

Gli esempi legati al comportamento da tenere nella comunità vengono vissuti e assorbiti primariamente all’interno della famiglia, e ciò non può essere studiato su di un testo scolastico.  Indicare una soluzione al problema dell’inverno demografico, significa rispondere ad un’emergenza a livello europeo, in questa prospettiva è essenziale ritenere ragionevole che la famiglia torni in campo a fare il suo lavoro.

Si parla spesso di economia sostenibile, definendola come green economy, la FACFE condivide questo approccio e precisa che un’economia sostenibile implica uno sviluppo integrale, per il quale è essenziale un equilibrio intergenerazionale. Occorrono i giovani che lavorano e con il gettito fiscale sostengano il sistema previdenziale e sanitario poiché se questo viene a mancare è evidente che le colonne dello Stato sociale sono destinate a crollare.

Quindi non sono i cattolici a volere a tutti i costi un aumento delle nascite, bensì è la società stessa che ne ha bisogno. Perché nascano più bambini c’è bisogno di uomini e donne che decidono di stare insieme per aiutarsi l’un l’altro ed insieme progettare un futuro per la vita.

Rispetto al luogo comune che meno nascite corrispondano a meno consumismo è vero l’esatto contrario, in quanto sono propri delle famiglie numerose uno stile di vita più sobrio, il minore asservimento alle mode del momento e l’abitudine al riciclo e al riuso di oggetti e vestiario.

Concludendo è quindi fondamentale che i laici cattolici impegnati per il bene comune si facciano avanti e sappiano usare il linguaggio dell’attualità portando in esso il proprio senso.

Articoli

Vincenzo Bassi,Il tempo del coraggio, in L’Osservatore Romano, 4 marzo 2020, p. 7.

Libri

Giuseppe Brienza, Famiglia e politiche familiari in Italia, Carocci editore, Roma 2001;

Giuseppe Brienza,  Famiglia,sussidiarietà e riforma dei servizi sociali, Città Nuova editrice, Roma 2002.

Siti internet

Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa(FAFCE): www.fafce.org/;

Forum Nazionale delle Associazioni Familiari: www.forumfamiglie.org/.