Gli scienziati sfidano i gretini: così si smonta la favola green

Il Giornale.it Lunedì 27 gennaio 2020

I docenti promotori della petizione contro i catastrofisti del clima raccontano: “Gli interessi dietro la favola dell’emergenza climatica sono enormi”

Roberto Vivaldelli

Quanti interessi dietro la favola dell’emergenza climatica. La scorsa estate, i professori Uberto Crescenti, Giuliano Panza, Alberto Prestininzi, Franco Prodi, Franco Battaglia, Mario Giaccio, Enrico Miccadei, Nicola Scafetta e numerosi altri cittadini hanno inviato una petizione al Presidente della Repubblica chiedendo l’adozione di misure di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche, evitando di aderire a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera.

In buona sostanza: benissimo adottare misure ecosostenibili e green, ma senza scadere nel catastrofismo gretino.

Come ricordano i docenti nella petizione, secondo la tesi prevalente, a partire dal 1900, ci troveremmo in presenza di un riscaldamento globale del pianeta causato quasi esclusivamente dalle attività antropiche. Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite.

Quella del riscaldamento globale causato dalla CO2 antropica è però, spiegavano già la scorsa estate, “solo una congettura non dimostrata, ma dedotta da alcuni modelli climatici che sono complessi programmi al computer chiamati General Circulation Models”.

Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che questi stessi modelli non sono in grado di riprodurre. Una variabilità naturale che spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato nell’ultimo secolo.

Le tesi allarmistiche, osservavano, proposte come fatti scientifici, si basano solo sui suddetti modelli che interpretano il riscaldamento globale di circa + 0.9°C, osservato dal 1900, come dovuto quasi unicamente alle emissioni antropiche. Ora gli stessi docenti promotori dell’iniziativa, intervistati da Libero, spiega perché quella petizione ha scatenato la reazione dei climaticamente corretti.

“Gli interessi dietro la favola dell’emergenza climatica sono enormi” osserva il professor Franco Battaglia. “Abbiamo sfidato i nostri detrattori a un confronto pubblico, si sono rifiutati. I modelli climatici non hanno ricostruito il clima caldo del passato né l’arresto del riscaldamento degli anni 1940-75 e neppure hanno previsto il clima degli anni 2000-2019. La nostra petizione nega che sia stato dimostrato che l’attuale riscaldamento globale sia dovuto alle emissioni antropiche”.

Battaglia ricorda inoltre che “non c’è prova che l’uomo abbia mai influito sul clima in modo misurabile. La CO2 è un gas serra ma dire che riscalda il pianeta sarebbe come sostenere che chi mette un cent al giorno nei forzieri di Paperone può influire sulla sua ricchezza”.

Sulla presunta origina antropica dei cambiamenti climatici, cavallo di battaglia dei climaticamente corretti e dei sostenitori dell’emergenza climatica provocata dall’uomo, il professor Nicola Staffetta spiega, sempre su Libero, che “l’uomo fa parte del sistema ma non c’è accordo tra gli scienziati su quanto egli contribuisca al cambiamento climatico. Periodi caldi e freddi si sono alternati pure quando l’uomo non esisteva ancora o quando comunque non c’erano problemi di emissioni di anidride carbonica da combustibili fossili. Settemila anni fa, sulle Alpi, i ghiacciai erano molto ridotti e sono stati trovati alberi cresciuti ad altitudini di 100 o 200 metri superiori a quelle dove crescono oggi”.

La verità è che, come osserva il professor Uberto Crescenti, i catastrofisti del clima continuano a ignorare la storia. I catastrofisti, sottolinea il professore, “sostengono che l’aumento della temperatura vada limitato al massimo a due gradi, per evitare l’immane catastrofe”, ma in passato ci sono state fasi “più calde dell’attuale senza che si sia verificata la fine del mondo”.

Centomila anni fa, in Inghilterra, ricorda, “vivevano ippopotami, elefanti, leoni e scimmie. Nel Medioevo la temperatura era superiore di almeno 2-3 gradi rispetto a oggi”. Dati storici sistematicamente ignorati dai catastrofisti: e chi osa ricordarli, diventa immediatamente un negazionista del clima.

Più che scienza, però, quella del climaticamente corretto sembra una fede.