I minori nella rete di un mondo hard

pubblicità_sexiLa Bussola quotidiana del 26 giugno 20011

di Antonio Giuliano

Dal web alla pubblicità, dalla televisione alla moda, tutti sintonizzati su un unico canale: la rappresentazione del sesso a tutti i costi. Immagini, programmi, spot: messaggi subliminali, ma sempre più contenuti espliciti. Va in onda a reti unificate un bombardamento hard e a farne le spese sono soprattutto i più piccoli.

L’allarme arriva dalla Gran Bretagna dove il governo, dopo aver esaminato il preoccupante rapporto di un’organizzazione non governativa, ha chiesto misure drastiche: sotto accusa anche alcune firme della moda, i video musicali e l’educazione sessuale nelle scuole. Ma la questione non è certo confinata Oltremanica.

Lo sa bene Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, presidente dell’AIPPC (Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici), autore del libro Erosi dai media. Le trappole dell’ipersessualizzazione moderna (San Paolo, pp. 168, euro 13) insieme con Daniele Mugnaini, Emiliano Lambiase, Stefano Lassi.

Professore perché il fenomeno ha ormai assunto rilievo internazionale?

«Da uno studio che abbiamo fatto su ragazzini italiani tra gli 8 e i 16 anni, risulta che circa il 40% visiona immagini pornografiche casualmente. Di questi, il 20% ci ritorna sopra costantemente. E la possibilità di avere contenuti, immagini, incontri sessualmente inappropriati per minori arriva fino al 90%. Il problema ormai investe più campi, dalla pubblicità alla televisione, ma riguarda soprattutto Internet. Oggi i bambini vanno a dormire molto tardi rispetto al passato e guardano di tutto. Il web sfugge al controllo dei genitori e così i più piccoli si trovano a frequentare un mondo da adulti già da bambini.

Quali sono gli effetti più preoccupanti? 

Questa forma di precocizzazione della sessualità produrrà adolescenti e adulti problematici. Essere esposti a scene sessuali fa interiorizzare schemi che modellano e modelleranno il rapporto che la persona ha con il proprio corpo (identità corporea), quanto e come uno si sente maschio o femmina (identità di genere), il modo di percepire gli altri, modelleranno valori e attitudini presenti e future, condizionando il comportamento in ambito sessuale, il rapporto di coppia, l’autostima, le capacità di amore autentico e profondo, insomma il potenziale di felicità.

Gli effetti evidenti sono quindi disturbi del comportamento alimentare, forme di ansia, e problemi di autostima e di identità. Stiamo creando una generazione di bambini-adolescenti che da adulti avranno più dipendenze comportamentali, più dipendenti dal sesso, dal cibo, dal lavoro, dal gioco… Non a caso oggi abbiamo delle forme di anoressia anche tra gli uomini.

Perché in questi anni si è accentuata l’ipersessualizzazione?

Siamo costruendo una società in cui l’uomo è concepito solo nella dimensione orizzontale: individui che conducono la propria esistenza senza progetti per il futuro, ignari del proprio passato, appiattiti sul presente alla ricerca soltanto di emozioni forti.

Ogni momento deve essere vissuto al massimo, nel massimo edonismo, nel massimo godimento che sfocia nella sessualità. C’è un ripiegamento sulla sfera emotiva e percettiva: la ricerca esasperata di emozioni forti, l’incremento del narcisismo, il bisogno di apparire sempre diversi da come siamo con la difficoltà ad assumere ruoli definiti, trovano nei media un’esaltazione straordinaria, soprattutto nell’area psicoaffettiva e quindi nella sessualità.

I media sono quindi specchio di una società senza più riferimenti? 

Sì. Prendiamo pure tutta la programmazione televisiva o quella cinematografica. Alla base non c’è più nessuna domanda di senso, tutto deve essere vissuto concretamente, rapidamente, immediatamente, rinunciando alla questione vera: che senso ha quest’esistenza? L’uomo del terzo millennio ha rinunciato alla domanda di senso. Il senso semmai va cercato nell’immediatezza, in quello che c’è. Per cui non basterà un rapporto affettivo ma ce ne vorranno cinque, non basterà una sessualità normale ma ci vorrà una sessualità esasperata. E poi lo fanno tutti, a cominciare dai politici. Il riferimento al trascendente è considerato assurdo.

Il governo britannico vuol correre ai ripari. Da noi com’è la situazione?

Purtroppo è considerato un tema innocuo. Abbiamo mandato le nostre ricerche a tutte le autorità che si occupano di comunicazione, al Comitato per i minori e i vari comitati ministeriali. Stanno cercando di far qualcosa, in realtà c’è un’ipocrisia profonda: non siamo in grado di controllare le trasmissioni nemmeno nelle ore protette, sebbene oggi i minori siano davanti allo schermo anche in fasce orarie per adulti.

Non siamo in grado di fermare questo processo, c’è un’inettitudine clamorosa da parte delle nostre autorità. Assistiamo inermi a una quotidiana pornografizzazione mediatica. Prendiamo la moda, ha una responsabilità grandiosa nel proporre modelli anoressici. Possiamo fare tutti gli studi psicologici ma se le modelle che sponsorizziamo hanno massa corporea anoressica c’è poco da fare. Ci sono delle ottime iniziative che andrebbero valorizzate, come quella dell’Associazione Davide.it, che fornisce un filtro per l’accesso al web dei bambini.

In Gran Bretagna è finita nell’occhio del ciclone anche l’educazione sessuale nelle scuole.

Ma da noi non è che vada meglio. Nelle scuole ci son psicologi che nell’ambito di corsi di educazione sessuale fanno vedere Melissa P., film di per sé vietato ai ragazzi minori di 14 anni… Finché ci saranno queste figure che scambiano l’educazione sessuale come una sorta di ricettario delle posizioni possibili, l’educazione sessuale nelle scuole italiane rimarrà fallimentare come adesso. La precocizzazione sessuale non è una forma di liberazione ma di coercizione per il futuro. Per questo sarebbero più opportuni corsi di educazione affettiva-emotiva alla relazione più che alla sessualità.

Quali responsabilità ha il mondo degli adulti?

C’è bisogno di una generazione di adulti capaci di fare i genitori e gli educatori. Oggi abbiamo genitori buoni, che accudiscono e vogliono bene i propri figli, ma spesso sono genitori che hanno rinunciato ad educare, cioè a trasmettere norme, valori e idee. Sono genitori “adultescenti”, scimmiottano gli adolescenti, stanno su Facebook e giochicchiano come ragazzini, ma non sono capaci di trasmettere ciò che un genitore dovrebbe dare: le modalità per affrontare la vita, il valore della relazione interpersonale e il senso della responsabilità nei confronti dell’altro.

Gli stessi adulti sono travolti dall’ipersessualizzazione…

L’uso della pornografia negli adulti è un problema di cui bisognerebbe parlare con più coraggio. Il ricorso soprattutto al web (e alla prostituzione via web) è impressionante: come se molti adulti non ce la facessero a cercare relazioni affettive reali, impegnative, e quindi si rifugiano su forme brevi e facili di eccitazione. In questo senso gran parte della pubblicità potremmo denunciarla come pornografica. ma non da meno è la programmazione televisiva. La conseguenza sono adulti fragili e deboli come quelli che vediamo in giro.

E a pagarne il prezzo più alto sono i minori. La stessa Chiesa è finita invischiata nello scandalo della pedofilia.

Ma la Chiesa ha fatto chiarezza al proprio interno prima e con più forza di altre istituzioni. I nostri studi dimostrano che la percentuale di preti pedofili è in linea dal punto di vista epidemiologico con le percentuali di insegnanti, pediatri, educatori. È un problema di formazione. Tutte le denunce di pedofilia riguardano preti formati prima del 2000. Non a caso un gran numero di quelli implicati si son formati negli anni ‘60-’70, quelli della grande “liberazione sessuale”: anni in cui la formazione fece acqua.

Dal 2000 in poi la Chiesa ha azzerato la pedofilia, con una colossale operazione di pulizia. E oggi è l’unica realtà che grida contro l’ipersessualizzazione moderna insistendo sull’educazione. Certo non è facile contrastare la pervasività di messaggi così profondamente orizzontali che impediscono all’uomo di pensare a una visione di senso della vita. In fondo oggi conduciamo la vita come se non avesse nessun significato, questo è il vero dramma.