Lo sai che il Cristianesimo ha generato anche il miglior modello di eroe?

Il Cammino dei Tre sentieri

21 Gennaio 2020

Quale modello di eroe è più rispondente al cuore dell’uomo? Quale modello di eroe risponde meglio a ciò che l’uomo desidera? E inoltre quale modello di eroe più sinceramente rispecchia la verità sull’uomo?

Prendiamo in considerazione solo due modelli, quello “moderno” e “medioevale”, intendendo per medioevale ciò che fa riferimento alla società cristiana.

Partiamo dal primo modello

L’eroe moderno agisce unicamente nella prospettiva “orizzontale”, ovvero ponendosi come unico obiettivo quello di realizzare un mondo più giusto. Si tratta, in tal modo, di un agire che parte da un presupposto ben preciso, ovvero che l’uomo abbia unicamente bisogno di realizzare le proprie aspirazioni materiali.

In questa prospettiva non sorprende che le azioni di simili personaggi siano tutt’altro che edificanti. Porsi come unico obiettivo il miglioramento della vita terrena, vuol dire subordinare la grandezza individuale, rendere funzionale ogni uomo al progetto ideologico. E’ un volontario trascurare il cuore dell’uomo e le sue domande più profonde.

In questa prospettiva la stessa vita dell’ “eroe” diventa una pura alienazione. A che serve, infatti, immolarsi per un ideale, se questo stesso ideale non può servire per l’uomo e anche per sé? A che serve costringersi nel sacrificio, fare appello a se stesso, se poi bisogna convincersi di essere solamente un animale un po’ più evoluto la cui vita si ridurrebbe solo nel “qui e ora”?

Evidentemente il modello dell’eroe cristiano, rappresentato in pienezza dal cavaliere medievale, è tutt’altro. E’ sì un uomo che lotta per aiutare i più deboli, per eliminare soprusi ed ingiustizie, ma sa che il suo agire non può esaurirsi in questo. Sa che il bisogno dell’uomo non è primariamente quello di riempirsi la pancia (bisogno indubbiamente importante, ma non determinante), bensì di rispondere alle domande fondamentali, di trovare la vera collocazione nella vita, nel reale e nella storia.

Facciamo due famosi esempi di questo modello. Si tratta di personaggi immaginari, ma reali. “Immaginari”, perché non realmente esistiti; “reali”, perché davvero rappresentativi del modello di eroe cristiano.

Il primo è Parsifal, della saga bretone. A lui viene dato il compito di ricercare il Sacro Graal. Attenzione: in questo caso il Graal non è l’oggetto magico per eccellenza (così come lo si intende a torto molto spesso), bensì l’oggetto che riconduce al vero senso della vita, ovvero il calice che Gesù utilizzò nella prima Messa della storia e che raccolse il Suo Sangue. Un oggetto, quindi, che riconduce alla ragione della vita di ognuno, ragione che non può non essere nel Sangue redentivo del Verbo incarnato.

Ebbene, Parsifal viene scelto in questo compito per un motivo ben preciso: perché è puro, perché non è stato contaminato dal peccato. Ciò sta a significare che la sua forza non è nelle capacità muscolari o abilità tecniche, ma nel suo cuore. Egli, dunque, si mette alla vera ricerca della Vita. Ovviamente, quando s’imbatte nella povertà umana, le si china dinanzi, cerca di alleviare le umane ferite, ma nello stesso tempo non dimentica che il vero aiuto che può dare ai fratelli è quello di donare loro la Vera Ragione della vita, rappresentata –appunto- dal Sacro Graal.

Un altro esempio che possiamo fare (anche questo immaginario ma reale, nel senso che abbiamo detto prima) è quello di Frodo, il protagonista del famoso romanzo Il Signore degli Anelli, dell’inglese, nonché convinto cattolico, TolkienFrodo è chiamato ad un’impresa enorme ma assolutamente determinante: distruggere l’anello del potere, che richiama simbolicamente l’essenza di ogni peccato, ovvero la pretesa dell’uomo di farsi Dio. Frodo –di per sé- non gradirebbe fare questa impresa, lui che (come tutti gli hobbit) ama solo la vita casalinga e campestre della contea, ma si sente di non poter rifiutare perché questa è un’impresa che può assolvere solo lui.

Inoltre, Frodo è un hobbit, ovvero un “mezzo uomo”, cioè un ometto di statura bassa, che ovviamente non ha una forza per la sua natura; anzi, per natura è molto debole. Malgrado questo, affronta l’impresa, certo che tutto si realizzerà confidando non in se stesso ma in altro. Qui c’è –non a caso- una somiglianza evidente con la figura di Davide, il quale decise di rifiutare l’armatura e di affrontare Golia senza nulla, ben sapendo che la sua unica arma sarebbe stata la forza del Signore.

Dunque, il vero eroe cristiano non è colui che agisce solo per il gusto dell’avventura o per rispondere ad un’istanza sociale, bensì colui che sente l’incarico di agire per compiere una volontà superiore …e per offrire all’uomo ciò di cui ha davvero bisogno.