Massoneria & Rivoluzione francese. L’intolleranza del “tollerante” Voltaire (3)

Ricognizioni 3 Dicembre 2019

Mario Di Giovanni

I capiscuola dell’Illuminismo francese, Montesquieu (Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu) e Voltaire, furono massoni. Il primo aprì la strada. Dice Ernesto Nys: “La massoneria penetra in Francia sotto il patronato di Montesquieu. È necessario ricordare che Montesquieu aveva soggiornato in Inghilterra dal mese di novembre 1729 al mese di aprile 1731 e che era stato l’amico di Lord Chesterfield, di Lord Waldergrave e del duca di Montagu, membri e dignitari della massoneria?” (15)

Un altro storico massone scende in dettagli, e ci informa che Montesquieu figura tra i membri della prima loggia massonica fondata nel 1733 a Parigi, in rue de Bussy, dal duca di Richmond: “Tra i francesi che avevano preso parte alla fondazione della Loggia, emerse, a seguito di una nota sul ‘Saint James Evening Post’ di Londra del 20 settembre 1735, un uomo i cui scritti avrebbero rivoluzionato gli animi: il ‘…molto onorevole presidente Montesquieu’” (16)

Da allora, la massoneria fu il veicolo dell’Illuminismo, l’una precedendo l’altro. Ernesto Nys: “Le logge massoniche inglesi aiutarono potentemente a propagare le idee di progresso fin dal principio del XVIII secolo” (17) .  Lo storico massone André Combes: “La Fratellanza si diffuse nel Regno (…) Presente dapprima a Parigi (…) venne propagandata da funzionari, mercanti, militari, marinai (…) le città universitarie furono focolai massonici. (…) In loggia furono presenti tutti i livelli della nobiltà: la nobiltà militare soprattutto a Parigi e a Versailles, la nobiltà di toga in provincia, la nobiltà finanziaria”. (18)

In Francia, a vent’anni dalla fondazione della prima loggia, la massoneria era già diventata uno stato nello stato. Lo storico della Rivoluzione Pierre Gaxotte dice: “(nella)… politica interna della Francia, dal 1750 al 1789 (…) si costituì un nuovo potere attivo, audace e intollerante: il partito filosofico. Questo potere ha le sue organizzazioni costituite dalle associazioni, i suoi capi negli enciclopedisti (…) il suo esercito nell’avvocatura”. (19)

L’opera dei “Filosofi” diventa collegiale con la stesura dell’Enciclopedia, i cui primi volumi furono dati alle stampe nel 1751. L’opera, sotto apparenza scientifica, fu utilizzata come veicolo delle nuove idee.

Lo storico massone Eugene Lennhoff: “Cominciò la battaglia per l’Enciclopedia, la campagna per una delle più grandi opere di tutti i tempi. A capo di questa campagna fu il Massone Diderot” (20). Dal “Dizionario della massoneria Universale”: (21). “Tutto il ‘Gotha’ dell’enciclopedismo francese, oltre a Voltaire, era stato iniziato alla conoscenza della luce massonica: da Condorcet a Lalande, da Maine de Biran a Diderot a Helvetius”.

L’influenza dei “Philosophes” divennetotalizzante: la cultura francese, a partire dalla seconda metà del secolo, era interamente controllata dagli illuministi. Pierre Gaxotte: “I filosofi gridavano contro la tirannia, ma la vera dittatura erano essi ad esercitarla”. (22)

L’illuminista d’Alambert, dichiarava: “L’opinione governa il mondo” e aggiungeva:“ I filosofi governano l’opinione pubblica” (23). Vale ribadire che, nella Francia del XVIII secolo, dire “Filosofia” era un altro modo per dire massoneria.

Dichiarava nel 1784 lo scrittore Bequillet davanti ad un’assemblea: “Ho sempre creduto di dovervi ricordare l’alleanza che da sempre esiste tra la filosofia e la massoneria e che l’una deriva dall’altra”. (24)

La massoneria non controllava però soltanto la produzione filosofica. Tra il 1769 e il 1785 nel regno vi fu una circolazione clandestina di pubblicazioni anonime stampate a cura della Société Tipographique di Neuchâtel.

Lo apprendiamo dallo storico Robert Dartnon, che ha contato 720 titoli, un numero considerevole per l’editoria del tempo (25): scritti antireligiosi, antimonarchici e pornografici (romanzi erotici).  Il prevedibile successo di questi ultimi, per contiguità premiò anche gli altri.

Era in campo un apparato propagandistico metodicamente impegnato a screditare, ridicolizzare o infangare, secondo i casi, la monarchia cattolica e l’etica collettiva cristiana.

VOLTAIRE, L’UOMO CHIAVE DELLA MASSONERIA FRANCESE

La storia ufficiale non nasconde l’anticlericalismo di Voltaire, ma non si sofferma su di esso, preferendo enfatizzare la sagacia che incantava la classe colta del tempo e il suo famoso spirito di tolleranza, che conferiva uguale valore a ogni credo religioso. In realtà la sua presunta tolleranza religiosa, equiparando il cristianesimo alle altre religioni, mirava esclusivamente ad erodere la Fede nella coscienza collettiva: la tolleranza non era un sentimento ma un metodo.

Marion Sigaut, storica di fama, studiosa del secolo XVIII, ha recentemente pubblicatoVoltaire. Une imposture au service des puissants” (Voltaire. Un’impostura al servizio dei potenti) (26) ,opera che restituisce il personaggio alla verità della storia.  Da un’intervista di Marion Sigaut (27) estraiamo questi passaggi.

Perché Voltaire?

“Non volevo lavorare su Voltaire, ma l’ho incrociato nel corso delle mie ricerche poiché è imprescindibile quando ci si interessa al Settecento. Sono rimasta sbalordita nello scoprire il divario che separa ciò che si dice da ciò che fu. Incredibile. La menzogna è talmente enorme che la voglia di ripristinare il vero mi si è imposta. Bisognava dire la verità. L’infatuazione per Voltaire è la misura dell’enormità della menzogne che il sistema proferisce sul nostro passato. Il pubblico ama un Voltaire che non è mai esistito. (…) La bugia è troppo grossa”.

Si può rileggere l’agiografia voltairiana un po’ più criticamente? Si può rileggere Voltaire in maniera storicamente oggettiva, senza infrangere i dogmi della libertà di pensiero?

“Criticare Voltaire significa rimettere in discussione tutto ciò che ci viene narrato circa il nostro passato. Il sistema presente ci fa credere che i Lumi furono un movimento redentore del popolo, che la Rivoluzione Francese fu un’insurrezione popolare, che Voltaire difendeva la libertà di espressione, che i re erano tiranni e che la religione cattolica fu barbarica. La realtà è tutto il contrario. I Lumi furono un movimento elitario e pieno di disprezzo nei confronti del popolo, la Rivoluzione una serie di colpi di Stato sanguinari e barbari, Voltaire fu un mostro, i nostri re erano dei tutori e la religione cattolica il pilastro dei più bei valori della nostra civiltà. Criticare Voltaire significa riscoprire la libertà di pensiero”.

Eppure Voltaire non diceva di essere pronto a morire perché anche chi non la pensava come lui potesse esprimere la propria opinione?

“Voltaire era pronto a mettere a morte quelli che lo offuscavano. La frase che gli è attribuita, «Non sono d’accordo con ciò che dite ma mi batterò fino alla morte perché abbiate il diritto di dirlo», è una frase inventata, tra l’altro mai da lui pronunciata, una contro-verità gigantesca che non può in nessun caso applicarsi a Voltaire.”

Nel suo libro perché definisce Voltaire un «historien menteur», uno storico impostore. Che cosa rappresentava la storia per Voltaire?

“La storia fu per Voltaire uno strumento di propaganda per far passare le sue idee: il liberismo, la sottomissione degli umili, l’elitarismo più forsennato.(…) La verità era l’ultima delle sue preoccupazioni. Voleva «schiacciare l’infame», ovvero distruggere il cattolicesimo. Al prezzo di tutte le sue bugie (…) Voltaire è anzitutto nemico del popolo. Era anticattolico perché il popolo era cattolico, ed era convinto che occorresse ridurlo in schiavitù. Non possiamo neanche immaginare quanto i nostri avi fossero più liberi di noi. La laicità di Stato è una menzogna. Lo Stato è massonico, non è affatto laico.”

Voltaire, l’autore del Trattato sulla tolleranza, era un uomo tollerante?

“Voltaire fu il più intollerante tra i suoi contemporanei. Lottò tutta la vita per far chiudere alla Bastiglia coloro che non gradiva e per proibire gli scritti che gli facevano ombra. Ciò che definì la sua lotta per la tolleranza consistette, esclusivamente, nell’accusare falsamente i cattolici di intolleranza al fine di predicare la tolleranza a loro discapito. Il Trattato sulla tolleranza è un tessuto di menzogne. Una vergogna”.

Che la maschera della tolleranza volteriana nascondesse odio è, in realtà, un fatto che anche la stessa storia divulgativa ufficiale non riesce a nascondere del tutto. Si studia anche al liceo il vezzo di Voltaire di terminare ogni lettera della sua corrispondenza privata con la sigla Ecr.Inf. che stava per Ecrasez l’Infame: schiacciate l’infame.

L’infame, nel pensiero di Voltaire, non era però, romanticamente, il “dispotismo”, come cinguetta la cultura ufficiale, ma il cattolicesimo e Cristo stesso. René Taveneaux (1911-2000), storica del Giansenismo, spiega: (28) “Voltaire (…) fece della guerra contro il cattolicesimo l’obiettivo di tutte le sue imprese. La formula Ecrasez l’infame, tante volte ripetuta, prende di mira sia lo stesso Cristo, sia la Chiesa”.

Per Voltaire, padre nobile della democrazia, l’anticristianesimo fu una vocazione precoce. A 32 anni Voltaire era già stato ospite della Bastiglia per i suoi scritti scandalosi. Uno dei più apprezzati biografi moderni di Voltaire riferisce che, in occasione dell’ultimo arresto avvenuto nel 1726, un osservatore dichiarò che il giovane Voltaire avrebbe dovuto andare in galera ancor prima, perché in realtà da dieci anni egli predicava ateismo, dichiarandosi nemico di Cristo. (29)

Una predicazione che attraversò l’intera sua esistenza. Un passo della Vie de Voltaire dell’illuminista Condillac, riporta un dialogo avvenuto intorno al 1730 tra Voltaire e il luogotenente di polizia Hérault, che lo rimproverava per i suoi scritti (30): “Hèrault: ‘Qualunque cosa scriviate, non riuscirete a distruggere la religione cristiana’.

Voltaire: ‘Lo vedremo. Sono stanco di sentir ripetere che dodici uomini hanno potuto stabilire il cristianesimo. Io ho una gran voglia di provar loro che basta uno solo per distruggerlo’.  Il marchese di Condorcet, massone, forse il più autorevole tra i “Philosophes”, fu intimo di Voltaire e autore, a sua volta, di una “Vie de Voltaire”. Scrive Condorcet: “Fu in Inghilterra che Voltaire giurò di consacrare la sua vita a questo progetto, e tenne la parola” (31).

Note

15) Cfr. Ernesto Nys, op.cit., p.43.

16) Cfr. Eugene Lennhoff “Il libero muratore” Edizioni Bastogi, Foggia 1981, p.63. “Bastogi” è l’editrice ufficiale del Grande Oriente d’Italia.

17) Cfr. Ernesto Nys, op.cit., p.26.

18) Cfr. André Combes “La Massoneria in Francia – dalle origini ad oggi”, Edizioni Bastogi, Foggia 1986, pp.41-42.

19) Cfr.Pierre Gaxotte, op.cit., p.77

20) Cfr. Eugene Lennhoff, op.cit., p.67.

21) Cfr.Luigi Troisi” Massoneria universale – Dizionario” SUGARCOEDIZIONI, Carnago (Varese) 1994, vedi voce “Rivoluzione francese”, p.191

22) Cfr. Pierre Gaxotte, op.cit., p.76

23) Cfr. Pierre Gaxotte, op.cit., p.77

24) Cfr.Gian Pio Mattogno “ La massoneria e la rivoluzione francese”, Quaderni del Veltro, Parma 1990, p.14.

25) Robert Darnton, “Libri proibiti. Pornografia, satira e utopia all’origine della rivoluzione francese”, Mondadori, Milano 1997.

26) Ed. KontreKulture, Parigi 2014

27) Intervista su “Tempi” file:///C:/Users/Utente34/Documents/VOLTAIRE%20IMPOSTORE.html

28) Cfr. Autori vari, a cura di Henry-Charles Puech “ Storia delle religioni”, Universale Laterza, Roma-Bari 1977, p.161.

29) Cfr. Haydn Mason, “Vita di Voltaire”, Editori Laterza, Bari 1984, p.7, Titolo originale: “Voltaire- A Biography”, London 1981.

30) Cfr. Enrico Delasusse “Il problema dell’ora presente” Roma, 1907, p.90. Ristampa anastatica a cura di “Alleanza Cattolica”. L’autore dell’opera (in due volumi, pubblicata in Francia nel 1904 e tradotta in italiano nel 1907),era un sacerdote francese, direttore del periodico “Semaine religieuse de Cambrai”. L’opera fu inviata per conoscenza e in omaggio a Papa S. Pio X.

31) Ibid., p.89

(continua)

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(1) Liberté, Egalité… Modernité

(2) Dagli illuminati all’illuminismo

(4) La guerra a Cristo

(5) la trappola degli Stati Generali