Risorse esaurite? È solo propaganda per imporre leggi “verdi”

La Nuova Bussola quotidiana,

19 Agosto 2019

Anche sul tema delle risorse si è imposta una falsa idea nell’opinione pubblica. Come sempre l’obiettivo è l’uomo: ci si è convinti che le risorse si stiano esaurendo a causa dell’eccessivo consumo, ma le cose non stanno affatto così. L’uomo consuma ma anche produce molto di più: le risorse infatti non sono definite dalla natura, come ci vogliono far credere, ma dall’uomo che con la sua intelligenza e creatività sa usare gli elementi della natura.

di Riccardo Cascioli

Legato alla grave distorsione della realtà della natura, è il tema delle risorse, fonte di un gravissimo equivoco. Nei giorni scorsi anche papa Francesco, in una intervista, ha citato l’Overshoot Day (il giorno del superamento del limite), ovvero il giorno in cui l’umanità finisce di usare tutte le risorse generate in un anno. Giorno che quest’anno sarebbe caduto il 29 luglio e, neanche a dirlo, ogni anno si anticipa il giorno in cui la Terra entra “in riserva”: tanto per dare un’idea, nel 2008 l’Overshoot Day era stato fissato al 23 settembre.

Come a dire: le cose non solo vanno male, vanno sempre peggio e la catastrofe è vicina. Del resto, se fosse vero che da ormai tanti anni l’uomo vive ben oltre i limiti consentiti dalla finitezza della Terra, ci sarebbe da stupirsi del fatto che ci siamo ancora, e anche in buona forma.

Il tema è strettamente connesso a quello dei cambiamenti climatici non solo per l’esito che si prospetta – comunque vada, sarà una catastrofe – ma anche per l’idea di un uso delle risorse ben oltre i limiti che, in un caso, provocherebbe un’impennata del riscaldamento della terra e dall’altra l’esaurimento delle risorse.

Che, essendo la Terra finita, anche le risorse a disposizione lo siano, sembrerebbe una affermazione di puro buon senso. In realtà, le cose non stanno proprio così e il nodo della questione è proprio sul concetto di risorse. La teoria della “Terra in riserva” implica che il concetto di risorsa sia definito dalla natura.

Chi sostiene questa teoria porta il classico esempio della torta (o anche del barattolo di caramelle): c’è una sola torta a disposizione al giorno, che soddisfa adeguatamente dodici bambini; se i bambini aumentano non ce ne sarà abbastanza per tutti, per cui o qualcuno rimarrà senza o tutti ne mangeranno al di sotto della necessità; se invece qualcuno, goloso, ne prenderà doppia razione ecco che qualcun altro rimarrà senza.

Così, si dice, è anche delle risorse che la Terra ci mette a disposizione; e da qui nasce anche tutto il discorso – con conseguenti accordi internazionali – dei paesi ricchi che devono compensare i paesi poveri, a causa di quel che hanno consumato per diventare ricchi (e così inquinare e cambiare il clima). Inoltre, se la torta è data e i bambini cominciano a essere troppi, si pone il problema di come limitare i bambini (il discorso della sovrappopolazione).

La realtà però ci dice che questo concetto di risorsa, come definita dalla natura, è gravemente errato. Se così fosse, la quantità di risorse dovrebbe essere un dato conosciuto, misurabile e immutabile. Il che non è affatto così. Anzi, nella storia le risorse sono andate sempre diversificandosi e moltiplicandosi.

Se pensiamo ai minerali, ad esempio, vediamo che nel XX secolo le riserve conosciute di tutti i minerali sono moltiplicate (e i costi diminuiti) in misura ben maggiore rispetto all’aumento della popolazione che, pure, nel giro di un secolo è quadruplicata. Solo tra il 1950 e il 1990 la disponibilità di bauxite è aumentata del 1.436%, il cromo del 500%, il rame del 250%, il ferro del 663%, e così via. Nello stesso periodo le riserve conosciute di petrolio sono aumentate dell’863%.

Non è qui possibile trattare in dettaglio l’argomento (per un approfondimento rimando al libro R. Cascioli-A. Gaspari “I padroni del pianeta”, Piemme 2009), però  vediamo alcuni punti fondamentali per comprendere questo punto.

Anzitutto cosa definisce una risorsa? Lo spiega qualsiasi dizionario: essa è un mezzo per provvedere a un bisogno, a una necessità. L’acqua non è una risorsa in sé, ma in quanto risponde a un bisogno, fosse anche solo per essere guardata, come nel caso di laghi o mari o ruscelli di montagna. Come prima cosa dunque, si deve riconoscere che a definire la risorsa è il bisogno dell’uomo che, a sua volta, valorizza ciò che c’è nella natura. Tra uomini e risorse dunque, il rapporto – nella sua essenza – non è conflittuale.

Seconda questione: proprio da quanto ora detto segue che le risorse valgono in quanto servono a qualcosa. Noi siamo interessati non alla risorsa in sé ma al servizio che la risorsa ci offre. Il petrolio è una risorsa in quanto, ad esempio, carburante che permette alle automobili di muoversi.

Inoltre, elemento fondamentale per cui la risorsa può essere definita tale è il lavoro dell’uomo. Se pensiamo a qualsiasi minerale, c’è dietro un lavoro di esplorazione, estrazione, lavorazione e così via. E questo vale anche per le risorse più “naturali”, come l’acqua: nessuno va infatti a bere e prendere acqua alla sorgente, ci arriva direttamente in casa grazie al lavoro di chi ha ideato e realizzato acquedotti, condutture, impianti di potabilizzazione e purificazione, pompe, rubinetteria e così via.

Ancora un elemento da sottolineare è il fatto che, mentre si parla sempre di risorse consumate, mai si menziona il fatto che le risorse vengono anche prodotte. I modi sono diversi, uno di questi è la sostituzione e creazione dei materiali, sempre più efficienti e meno costosi. Ad esempio, l’introduzione dei metalli per costruire le navi ha salvato l’Europa dalla deforestazione; e ancora, la maggior parte dei vestiti che indossiamo oggi è preparata con fibre sintetiche costruite in laboratorio. E si potrebbe proseguire per parecchio.

Ma questo discorso vale anche per le cosiddette risorse non rinnovabili? Come l’acqua ad esempio? Certamente. Basti pensare alle grandi innovazioni tecnologiche: impianti di potabilizzazione, il sistema di irrigazione a goccia (che rende possibile risparmi enormi nel consumo per l’agricoltura, responsabile del 70% del consumo globale di acqua), impianti di desalinizzazione; impianti di purificazione e riciclo delle acque.

La conclusione è evidente: a definire la risorsa non è la natura, ma l’uomo e la sua capacità e creatività di usare gli elementi della natura. L’unica vera risorsa è dunque l’uomo. E da temere sono soltanto quegli Stati o quelle entità sovranazionali che, per un motivo o l’altro, vogliono limitare la presenza dell’uomo o ingabbiare la sua creatività, vincolandola a leggi e regolamenti che hanno proprio lo scopo di dimostrare che è necessario limitare la presenza e l’attività dell’uomo. Esattamente come sta avvenendo con le leggi “ecologiste” e “contro i cambiamenti climatici”.