Restiamo umani

Italiani. Rivista che ignora il politicamente corretto n. 212

del 19 Luglio 2019

Curatore: Luigi Fressoia (archifress@tiscali.it)

Nessuno può fermare le migrazioni, i migranti. E’ successo mille volte nella storia. Si va verso un’unica razza comune. Siamo tutti fratelli. Scappano dalla guerra e dalla fame. Anche noi eravamo migranti.  Fanno i lavori che i nostri non vogliono più fare. I confini non devono esistere, siamo tutti cittadini del mondo. “Prima gli italiani” è insopportabile egoismo. Per Dio non esistono stranieri. Non bisogna avere paura dello straniero. Non bisogna chiudersi. Nell’aprirsi allo straniero c’è arricchimento. Ci pagano la pensione. La legge del mare. Non c’è nessuna invasione. Gli i immigrati sono pochi, è solo un’impressione. “Aiutarli a casa loro” è sciocca ipocrisia. E’ colpa nostra se sono costretti a scappare. Il colonialismo degli europei. Gli italiani contrari non sono informati. Chi è contro l’immigrazione è xenofobo, razzista e fascista.

Luigi arch. Fressoia

* * *  

Su questo argomento dell’immigrazione è maturata e sta montando una guerra civile strisciante tra i favorevoli e la massa crescente di italiani che dopo inziale consenso e acquiescenza (negli anni e nei due decenni passati) ora volgono decisamente contro. Contro l’immigrazione da paesi del terzo mondo, da Africa e Asia.

Si impone un primo concetto chiarificatore: il vero problema dell’immigrazione sono i mussulmani, molto più del mero fatto economico di dover mantenere masse di gente senza arte né parte (di qualsiasi religione siano): l’identità etnico-religiosa si impone sulla vicenda economica.

Questo distinguo è fondamentale ma nell’aspro dibattito quotidiano non viene richiamato da nessuno; Salvini è contro l’immigrazione clandestina e indiscriminata ma non si è mai dilungato sulla specificità dell’islam, sta il fatto che invece il sentimento antimmigrazione oggi fortissimo si ridurrebbe di colpo di due/terzi se non ci fosse di mezzo l’islam: se l’immigrazione fosse di latinos, asiatici e africani non islamici bensì cristiani o animisti o indù, tutto si sgonfierebbe.

PAURA DELL’ISLAM

Donde viene questo sotterraneo sentimento anti islam, questa “islamofobia”, visto che nessun soggetto sulla scena mediatica la coltiva e l’ha coltivata? Se tale sentimento è comunque maturato e oggi risulta prevalente, è perché nella memoria collettiva degli italiani ha lavorato un tarlo non ufficiale, s’è strutturata una talpa decantata istintivamente come percolato di infiniti input vissuti/ricevuti negli anni e decenni, con richiami alle generazioni passate.

Se sui media è proibito accostare l’immigrazione al terrorismo, il popolo dentro di sé questo accostamento lo fa. La  mente collettiva, se così si può dire, non dimentica gli immigrati cosiddetti di seconda generazione, dalle cui fila provengono tutti coloro che animano e organizzano l’odio antioccidentale e i numerosissimi attentati nelle città europee e americane e nello stesso terzo mondo soprattutto se dominato da regimi islamici non abbastanza antioccidentali.

La mente collettiva vede che gli islamici sono poco propensi ad integrarsi, non danno confidenza, sono animati da diffidenza se non da disprezzo e odio; si può perfino pensare che accettino di soffrire gli sguardi diffidenti e ostili degli autoctoni, in vista di superiori compensi…

La gente comune ricorda almeno d’istinto che a fronte dei sanguinosissimi e numerosissimi attentati  islamici, dalla massa degli immigrati islamici e loro organizzazioni  non è mai venuto un moto di ripulsa spontaneo e sincero, di solidarietà alle vittime, di distanza dagli attentatori, solo silenzio.

La mente collettiva intuisce che se mai avanguardie islamiste dovessero riuscire in deliri di potenza (“L’islam dominerà il mondo”), la gran massa ora silente balzerebbe in piedi felice dei nuovi affini padroni… Si noti l’uso della parola “islamofobia” rivolta come accusa, quando storicamente non c’è nulla di più logico e conseguenziale che temere quella mentalità, quella aspirazione, quei costumi.

L’INVASIONE Parallelamente è il numero che ha indotto la gente a virare vigorosamente contro l’immigrazionismo. I buonisti affermano che non c’è nessuna invasione, che il numero di immigrati in Italia è ridicolmente basso e ininfluente, basta spalmare sugli ottomila comuni e qualsiasi afflusso si sbriciola in numeri minimi e sopportabilissimi.

Ma la realtà è ostinata e i numeri tiranni, più forti delle veline dei tg: in verità gli stranieri oggi in Italia sono l’8,7% cui aggiungere i clandestini e cui aggiungere quelli che nel frattempo hanno acquisito cittadinanza italiana ma che mantengono sentimenti ostili e nessuna voglia di integrarsi a condividere sentimenti civili.

Quanti di tutti questi sono di religione islamica? Non sappiamo ma di sicuro molto più della metà. Qui la memoria collettiva, ma diremmo meglio l’istinto di sopravvivenza, tiene a mente un confronto di dati che nessuno fa: trent’anni fa gli stranieri in Italia erano intorno all’1%. Se dunque oggi sono sopra il 10%, quanti saranno gli islamici tra trent’anni, visto il tasso di maternità delle loro donne?

Non vorranno prima o poi formare loro partiti? Non entreranno in parlamento, non vorranno proporre leggi secondo i propri costumi e valori? Non nasceranno tensioni, ghetti e rivolte come abbiamo visto in tante città occidentali? Cosa assicura i buonisti fautori garruli di immigrazionismo totale e spensierato che in realtà non stiamo piazzando una bomba sotto la sedia dei nostri figli e nipoti? Ci ringrazieranno o malediranno? Che dice l’esperienza di tante città europee?

La gente comune non lo sa ma lo intuisce, nelle scuole dei paesi mussulmani si insegna odio contro l’occidente e  promessa di conquista secondo giustizia divina. Io ricordo studenti arabi qui nella nostra città (rampolli di famiglie ricche dei rispettivi paesi) brindare felici all’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle.

Noi sappiamo i proposti dei Fratelli Mussulmani e di gruppi internazionali islamisti sostenuti apertamente da stati arabi o a forte maggioranza islamica. Noi ricordiamo appena due anni fa la lite furibonda tra Erdogan e la Merkel conclusa con l’invito rabbioso del turco rivolto alle donne mussulmane presenti in Europa a fare “almeno cinque figli ciascuna”: cosa rivelano queste parole dal sen fuggite se non un disegno lungo e preciso, che gli intellettuali italiani ed europei non vogliono vedere ma la gente sente benissimo? (Intellettuali che non vogliono vedere… molto probabilmente imboniti… non è difficile… non sarebbe la prima volta…).

Insomma è più che legittimo associare i barconi al Bataclan; è doveroso e i politici che non lo fanno sono superficiali e irresponsabili.

CHI E’ RAZZISTA?

Oltre ad intuire la gente guarda. E vede in tv le facce dei 42 della Sea Watch, i 50 della Diciotti… e cosa vede? Riconosce forse i corpi scheletriti della fame nel mondo? No, affatto, vede giovanotti bene in carne. 90% di giovanotti più qualche partoriente per commuovere, è un copione tv. Ma se sono bene in carne, perché non provano a lavorare e migliorare la condizione dei loro rispettivi paesi? Vengono qui a fare cosa? Per godere del welfare europeo? Per essere un domani soldati proni del califfato universale? Comunque a ciondolare per le strade, col cappellino e gli immancabili auricolari. Non è un’offesa al buon senso?

Stare qui a far nulla e ciondolare (lasciamo perdere il costo per noi), quando nei loro paesi ci sarebbe tanto bisogno di energie lavorative e creative. Non è razzismo questa umiliazione? Sì è razzismo puro, solo coi neri concepiamo tale abuso e spreco di risorse umane; se i migranti fossero scandinavi o americani o russi (colpiti da cicloni cataclismi e tregende immense, hai visto mai…), nessuno oserebbe concepire accoglienza di una tal fatta offensiva, intimamente spregiativa, innegabilmente razzista.

Uomini giovani e forti tenuti a far nulla! E ce li terrebbero cent’anni!  I buonisti sono sicuri dell’accusa di razzismo solo perché gli immigrati nei barconi sono tutti di pelle nera o marrone. Ma il razzismo non c’entra nulla, è solo questione oltre al fattore islamico predetto, di non-senso generale e di peso economico: se a venire a milioni fossero scandinavi senza arte né parte e da mantenere, ugualmente avrebbero avuto alla lunga tutti, proprio come ora.

Peraltro le nazioni sono ben chiuse e sigillate. Nessuno vuol far entrare irregolari; gli spagnoli gli hanno pure sparato, i tedeschi li sedano e li rimpacchettano verso l’Italia, i francesi li scaricano oltre frontiera dai pulmini, gli statunitensi alzano muri sui messicani, questi ultimi – quelli intenzionati a oltrepassare – confidano al giornalista “ci riusciremo prima o poi”: viene da chiedersi cos’ha di tanto male il Messico per giustificare cotanta ostinazione? Cosa avrebbe di meno il Messico quanto a risorse della natura? Perché non prospera quanto gli Usa? Domande scorrettissime… Fino all’Australia, severa come una fortezza.

Eppure solo contro gli italiani i buonisti strillano al razzismo. Odio contro gli italiani colpevoli di chiedersi legittimamente: che idee avranno in testa tanti sconosciuti che riempiono strade e giardini, condomini e scuole? Colpevoli di diffidare, colpevoli di non credere che basti un periodo, che basti nascere qui (“ius soli”) per deporre idee e mentalità terribili; il buonista invece queste domande non se le pone poiché il suo razzismo non riconosce a mentalità altre la possibilità di rimanere tali, di rimanere autonome e strutturate e al caso invelenirsi…

FANNO I LAVORI CHE I NOSTRI FIGLI NON VOGLIONO FARE

E che dire del famoso, allegro, garrulo, spensierato, spaventoso: “fanno i lavori che i nostri figli non vogliono fare”? Qui il razzismo si mischia ad un inconfessato istinto di morte, esito ultimo del nichilismo otto-novecentesco. Quali sono i lavori che i nostri figli non vogliono fare? Sono mestieri che genitori e nonni fecero di corsa, magari averne avuti invece di emigrare: panettiere, benzinaio, operaio, bracciante, ma non solo, anche tecnico o operaio specializzato, scolarizzato e formato, lo sanno tutti che le industrie stentano a trovarne.

Non li trovano perché molti giovani non sono educati alla consapevolezza che il lavoro, in qualsiasi società per quanto ricca, non può che comportare attenzione, impegno, fatica, sacrificio. Sicché queste turbe di intellettuali buonisti invece di indagare dove abbiamo sbagliato, invece di far di tutto per invertire la rotta educativa, danno per scontato e normale il vizio di vite concepite senza voler/dover fare sostanzialmente un cazzo, fumare, concerti, birre, viaggi, amici, università delle merendine, cene, feste, social.

Un suicidio antropologico prima che di civiltà, avallato dalla crema della stessa società suicida! Turbe di intellettuali, preti confusi, politicanti, animati dal razzismo istintivo di dare per scontato ed eterno che i negri facciano gli schiavi e i signorini bianchi alla movida! (“Gli dei accecano coloro che vogliono perdere”).

Ma qui il gioco sociopsicologico si fa sofistico e diabolico: quella poca voglia di lavorare di molti giovani trova legittimazione nei salari/stipendi troppo bassi; gli immigrati clandestini che lavorano a due euro l’ora, contribuiscono al paradosso di milioni di disoccupati a fronte di tanto lavoro necessario: sia pure indirettamente rubano lavoro.

Gli agrari negrieri che pagano una miseria siffatta manodopera del tutto illegale, ne traggono vantaggio ma ovviamente non possono essere loro il fulcro di tutto il gioco immigratorio, che è un gioco internazionale e geopolitico; sta il fatto che se tanta manodopera fosse pagata il giusto (ad italiani o stranieri che fossero), avremmo ad un tempo meno disoccupati, meno “bisogno” di immigrati e soprattutto meno follia in giro, che strillare alla disoccupazione in simili contesti è proprio segno di follia collettiva, ipocrisia e falsità fattesi Stato.

I SOLDI DEGLI ALTRI

E’ poi cosa normale spendere miliardi per far entrare e mantenere milioni di forestieri, estranei, stranieri? Forestieri, stranieri, estranei alla comunità nazionale contribuente, titolari naturalmente di ogni umanità ma che quando si parla del denaro che costano non possono che diventare un problema grande.

Per generosità si può certo spendere un qualche denaro fuori della comunità, ma è lecito spendere per estranei alla contribuzione comune somme miliardarie che invero farebbero assai comodo a tanti concittadini?

Non c’è dietro questo sperpero l’abitudine a pensare il potere come arbitrio, ove il singolo concittadino può essere nulla, zitto e paga? Una concezione del potere che dispone a piacimento su tutto, su parte o tutti i beni dei sudditi, senza limiti? Se fossimo civili, cittadini e non sudditi, come minimo si chiederebbe di volta in volta alla cittadinanza mediante referendum come in Svizzera.

SCAPPANO DALLA GUERRA

Scappano dalla guerra? E anche se fosse cosa ci obbligherebbe? Mia madre coi suoi quando passò il fronte non scappò col barcone in Svizzera bensì sfollò in collina tre chilometri più su e passata la buriana tornò a casa. Qui da noi ci fu chi si nascose, chi andò col regio esercito, chi coi repubblichini chi coi partigiani, ma nessuno pretese usbergo altrove. Usbergo che si può senz’altro dare, possiamo sicuramente dare come in effetti stiamo facendo da molti anni, ma perché l’obbligo? Perché mai?

La generosità è volontaria, non un obbligo. “Hanno la guerra!”, te lo dicono come per convincerti di una eccezione che deve farti cedere. Ma di guerre in giro pel mondo ce ne sono sempre almeno tra trenta e quaranta, costantemente come attestano le riviste di geopolitica, quindi ora non c’è alcuna eccezionalità.

Piuttosto: se di guerre ve n’è sempre pel mondo, perché prima non venivano ondate migratorie ma ora sì? Indizio serio di un qualche progetto: di invasione, di sostituzione, di mescolamento forzato… il fanatismo islamista corrompe facilmente gli europei, ma dietro c’è gioco sporco necessariamente di molti altri, tra cui ci perdiamo, ma li osserviamo e lambicchiamo tra di noi: i cinesi che comprano l’Africa, gli americani e i russi sempre al braccio di ferro, la chiesa romana terzomondista, l’internazionale malthusiana ed elitaria, la Francia e la sua autonomia imperiale, il disegno islamista…

E’ un gioco sporco giocato su più tavoli e avendo in mente di volta in volta interessi diversi, gioco che comunque rinverdisce dinamiche antiche e piaghe mai risanate: più volte in queste pagine abbiamo difeso la Merkel dai falsi economismi che la incolpano d’ogni male (incolpata insieme all’Euro, ad una imprecisata Finanza va da sé Sfrenata e all’immancabile Capitalismo cinico e baro) per nascondere magagne interne. Ma la Rakete ha confessato che è stato il governo tedesco a chiederle di insistere per sbarcare in Italia…

Come si vede fantasmi antichi colgono l’occasione per svolazzare e ricordare alla servetta Italia i suoi obblighi posto bellici, pallore di sovranità, vulnerabilità, interferenze…

RAZZA UNICA

Razza unica mondiale? Certamente sì, ma è da Adamo ed Eva che le razze si mescolano, non c’è motivo per creare forzature specie su cose tanto intime e personali (accoppiarsi, metter su famiglia, generare), che davvero non possono sopportare l’ingerenza della politica, di piani strategici di menti eccelse….

Le domande d’asilo vengono respinte sopra il 90% perché in guerra non c’è (quasi) nessuno. Soprattutto: come faranno quei paesi a svilupparsi se i più intraprendenti se ne vanno? Ma poi è giusto forzare? E’ giusto imporsi con la forza, violando confini e entrando di prepotenza, non aspettati e non graditi? Facendo leva su quinte colonne interne dai traffici furbi e miliardari? Faremmo uguale noi? Se qui ci fosse la guerra e la Svizzera non mi volesse, sarei legittimato a forzarne i confini?

IL COLONIALISMO

Vollero legittimamente la fine del colonialismo europeo però ora si scannano di nuovo come fecero dalla notte dei tempi. Allora, se siamo obbligati a prenderne carico, si pretenda di governare noi lì, in terra d’Africa. Se strillano al neocolonialismo, che se la vedano da soli ma senza pretendere sbarchi qui, neanche uno.

Se non dobbiamo (una coalizione europea-occidentale) prendere in mano il governo dei paesi alla fame o in guerra, che allora se la combattano, cerchino di vincerla, magari di fare una qualche Resistenza così poi campano di rendita cent’anni…

Di sicuro il colonialismo europeo non giustifica nulla, anzi, per quanto non è certo simpatico andare e conquistare, i paesi africani ex colonie avrebbero potuto molto meglio giovarsi della contaminazione europea così come se ne sono giovati l’India (colonia britannica), la Cina, molti paesi asiatici e americani…

L’argomento del colonialismo è molto gettonato, fortunato, suona molto convincente ma è un monumento al falso storico; addirittura i falsari tengono questo argomento come antidoto perfino davanti alle stragi islamiste: “si vendicano giustamente!”. Come dire che io sarei giustificato a piazzare bombe a Vienna solo perché il fratello di mia nonna morì sul Col di Lana per piombo austriaco… o piazzare bombe a Madrid per il colonialismo borbonico sul sud (e nord) della penisola perpetrato per due secoli, o un siciliano che piazza bombe a Torino per i morti di Bronte…

La storia è un palinsesto infinito di invasioni e sfruttamenti, forse non esiste un popolo che non sia stato almeno una volta sia l’uno che l’altro, conquistatore e conquistato. Terribili i domini degli arabi prima e dei turchi poi sulle coste dell’intero mediterraneo, sulla Spagna per otto secoli, sulla Grecia per quattro… colonialismo puro e doloroso.

Siccome imprese europee e occidentali operano in quasi tutti i paesi anche poveri (oltre quelli ricchi), gli immigrazionisti si inventano che sarebbero causa di devastazioni e inenarrabili diaspore, cacciate, a loro volta base dell’emigrazione…

Però non precisano, non intervistano, non indagano, non portano a galla, pur avendo quasi tutti gli anchorman di sinistra; è che l’argomento deve rimanere nella nebulosa che lo protegge sennò cascherebbe, verrebbe fuori che eventuali devastazioni sono molto circoscritte e non possono interessare milioni o centinaia di milioni di indigeni, verrebbe fuori che proprio le imprese occidentali pagano gli stipendi più alti, traferiscono tecnologie potenzialmente utilissime comprese quelle ambientali, basterebbe solo impiegare bene o piuttosto bene i molti soldi ricevuti…

SPECULAZIONI MAFIOSE

Ma la gente vede bene da tempo il business vergognoso: in realtà non c’è nessun naufragio, semplicemente si imbarcano sui gommoni o barchette improbabili e subito chiamano al telefono i salvatori che a spese della nazione tutta accorrono e così possono dare compimento al flusso finanziario mafioso che comincia in terra d’Africa (mille o tremila a testa per attraversare e imbarcarsi) e termina in Italia coi 35 euro a testa/giorno in godimento di cooperative e prestanome, mafie varie, albergatori falliti… un giro d’affari che notoriamente rende più della droga….

Esattamente per questo, per consentire il regolare compimento del flusso finanziario programmato a vasto raggio, ovviamente incentrato sull’Italia e le sue storiche cosche partitico-mafiose, le navi ong devono e vogliono sbarcare solo in Italia anche se i migranti sono intercettati più vicini a Malta o Tripoli…

Per questo preferiscono star ferme anche quindici giorni quando nello stesso periodo avrebbero ben potuto raggiungere Rotterdam o Amburgo… Ma sei matto? Si romperebbe tutto il castelletto. In Italia solo devono venire.  E’ un baraccone immondo e la gente dice basta.

Ha detto sì per anni e decenni per milioni di soggetti e decine di miliardi di euro ma ora si sente di dire basta: solo la malafede può parlare di razzismo o xenofobia. E’ spaventosa la prepotenza di chi strilla al razzismo, pensa tu cosa vogliono importi, cosa pretendono: saresti obbligato a far posto senza limiti a chiunque altrimenti sei razzista!

Può esistere violenza psicologica più grande? Non è che ti dicono “ospitiamone un tot”, anche un tot che fosse oggettivamente troppo alto, no, magari. In tutti questi anni i buonisti non sono riusciti almeno una volta a fissare un limite un numero una categoria; la Merkel aprì a 200.000 siriani, ma solo siriani, ma qui non è possibile.

Qui dobbiamo andare al massimo, un qualsiasi limite sarebbe in sé già razzismo; sono cento milioni quelli che vorrebbero venire in Europa, 200 milioni? E che problema c’è? Noi siamo antirazzisti e umani quindi non poniamo limiti, guai.

PRIMA GLI ITALIANI

Cifre immense spese per tali mafie internazionali ed interne, denaro pubblico, denaro dei contribuenti italiani, denari sottratti a servizi altrimenti attesi. C’è ironia e sarcasmo contro il “prima gli italiani”, ma in verità questo slogan trova base naturale sul contratto sociale: i cittadini di  un dato territorio si consorziano mettendo ciascuno del suo in vista di reciproci vantaggi e servizi.

Se il confine non c’è più, chi verserà per riuscire a pagare lo stipendio ai professori? A chi chiederemo il versamento, a un americano a un turco di passaggio?  Territorio e Stato sono binomio inscindibile dell’organizzazione umana, chi si prova a riderne sa di cosa sta trattando?

Con tali garruli slogan (“Il mondo è di tutti”, “non esistono giusti confini”…), si pretende di mettere ordine e pace nel mondo? Auguri.

Sorprende molto la chiesa, nella sua storia sempre maestra di realismo, sempre attenta nelle relazioni internazionali a non uscire dal buon senso. Questa è la verità. La verità di atteggiamenti che a ben guardare non scaturiscono affatto dal tema in sé (il terzo mondo, la fame, la povertà, l’emigrazione, tutte cose serie da affrontare con competenza e determinazione) ma scaturiscono dall’odio politico interno: il mio nemico dice A? Io allora dico e dirò sempre B anche contro ogni evidenza, contro logica e contro buon senso, misura, grazia.

Salvini è contro l’immigrazione? Allora io ne voglio far entrare un miliardo così impara. Gli ospiti vagolano abbrutiti negli alberghi e nelle case? Chissenefrega.  Se ci fosse vero zelo per i sofferenti, oltre e più dell’accoglienza maturerebbero proposte per risolvere alla radice, un modo per ricostruire vivibilità laggiù.

Invece no, pare non interessi ai buonisti prevenire la sofferenza e la fuga; stai vedere che gli dispiacerebbe… Popoli alla fame in effetti sussistono in abbondanza in varie parti ma lì non risultano attive le ong; lì sul campo si rischia sul serio e le risorse sono limitate. Mica come nel Mediterraneo dove a rischiare sono solo i migranti, non certo i soccorritori, specie di pubblico impiego allargato, “momentaneamente il dottore è fuori stanza”, “in missione umanitaria”.

AIUTARLI A CASA LORO

Irridono anche chi molto sensatamente osserva: ma con queste montagne di soldi perché non aiutarli nei loro rispettivi paesi (se proprio dobbiamo aiutarli)? In effetti sarebbe molto probabilmente il modo più efficace per agire alla radice.

Irridono poiché il dileggio o sarcasmo è sempre arma vincente, capace perfino di azzerare il buon senso e sviare dalla giuste proposte.

Aiutarli a casa loro non piace perché reimpone ciò che si finge di non vedere: che la fine del colonialismo molto probabilmente fu un errore, che c’è bisogno di una specie di Neocolonialismo Umanitario di reciproca convenienza, cioè i molti soldi europei che laggiù si volesse dedicare, alla buonora devono essere gestiti dagli stessi europei e non più regalati ai satrapi locali; i soldi delle materie prime comprate, non più lasciati alla mercé dei satrapi locali… i Buonisti amano i satrapi locali, li salvano sempre nella individuazione delle colpe, forse sperano che continuino nell’abuso dei molti soldi occidentali così che rimanendo il sottosviluppo, tutte le mafie della cooperazione e dei soccorsi possano continuare a prosperare.

ANCHE NOI ERAVAMO MIGRANTI

Nessuno aiuta l’opinione pubblica a una distinzione elementare che però sente d’istinto: un conto sono gli stranieri che lavorano regolarmente nelle ditte, che in quanto tali sono uguali agli italiani, mettono su famiglia e nessuno gli dà fastidio; ben altra cosa è la marea di gente senza arte né parte intenzionata a violare confini e leggi e installarsi in Europa e che dobbiamo mantenere ad libitum.

Gli italiani emigrarono dove le rispettive nazioni avevano bisogno di manodopera e accolsero i migranti, sia pure con rudezza e anche ostilità, con forme organizzate e regolari, pianificate: se gli italiani si fossero presentati coi barconi inaspettati e indesiderati ad Ellis Island, sarebbero stati affondati  al secondo convoglio…

Così come neanche uno avrebbe lavorato in Svizzera o Germania o nelle  miniere del Belgio senza accordi tra gli stati, contingentamento, inquadramento, doccia alla frontiera, visita medica, avviamento… Paragone più sballato quindi non potrebbe essere (“anche noi fummo emigrati”).

A parte che l’emigrazione interna ed esterna è ripresa forte a causa di un paese ingessato e sclerotizzato su rendite di posizione assicurate da tutte le cosche fattesi Stato: clientes dei partiti, del vescovo, dei sindacati, delle consorterie… per lo più tutta gente favorevole all’immigrazione, restiamo umani…

CI PAGANO LA PENSIONE

E qui cade anche un altro bastione del doppiogiochismo: “gli stranieri ci pagano la pensione!”. Gli immigrati regolari che lavorano pagano l’inps come tutti gli altri italiani ed entrambi se ne gioveranno in pari maniera e misura (fermo restando che entrambi -in media- prenderanno più di quanto versano), ma da qui a dare ad intendere che la marea dei barconi senza arte né parte ci pagherebbe la pensione è sciocchezza allo stato puro che solo un plagio mediatico totale può tenere in piedi.

PELLEGRINI E INVASORI

E’ una migrazione biblica nel migliore dei casi, oppure un’invasione programmata islamista nel peggiore: in entrambi non c’entra nulla la morale dell’accoglienza del migrante, del povero, del pellegrino. Gli europei conoscono benissimo la sacralità di queste figure (per i greci antichi nel pellegrino poteva nascondersi Giove in persona), ma le invasioni sono state sempre combattute lungo la storia.

Si poteva anche soccombere all’invasore, ma si è sempre combattuto, nessuno mai ha detto alla massa di stranieri: “Entrate pure!”. E’ all’individuo, al singolo, alla singola famiglia perseguitata, che si può e si deve dire “Entra pure!” (si deve come dovere morale ma non politico-giuridico).

E’ al singolo mendicante che san Martino dona metà del mantello; se fossero stati un centinaio tutti i giorni che avrebbe potuto fare il buon cavaliere? Solo una grave perdita di memoria, di identità, di morale può portare fior di intellettuali e perfino uomini di chiesa a confondere il pellegrino con l’invasore, quella chiesa che pur chiama santi figure come Leone X che con le armi si oppose ai barbari, o San Pio V che sconfisse gli ottomani a Lepanto, e tutti i papi predecessori che santamente organizzarono le crociate per riprendere ciò che spetta alla cristianità.

Non sappiamo che esito avrà questo disegno di invasione, sappiamo solo che è dovere opporsi con la ragione e la forza, con la forza della ragione e di ogni opportuna organizzazione.

LA LEGGE DEL MARE

Neanche il decreto sicurezza bis fa giustizia della inadeguatezza culturale difronte al fenomeno immigratorio incontrollato progettato e invasore, gli manca la premessa essenziale: tutte le leggi dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo a scendere fino alla legge del mare, esattamente come in guerra, sono sospese e i governi sono legittimati a valutare volta per volta. Se ne riparla quando la situazione si normalizzerà.

IL FASCISMO

I buonisti violano natura e buon senso e a chi domanda o resiste strillano “Razzista!”, “Fascista!” ovviamente regalando oceani al fascismo… Ci vuole del fegato a dare del razzista agli italiani che hanno accolto e speso immensità. Ma dopo tutto la storia non fa che ripetersi. Nel ‘19-22 il massimalismo socialista poi comunista inoculò l’odio contro elementi base e di natura della vita quotidiana della gente comune: contro la proprietà, contro i reduci, contro la religione.

Poi notoriamente fecero scrivere sui libri di testo che il fascismo si impose come reazione dei padroni alle giuste lotte degli operai, tesi furba e falsaria che infatti non spiega perché regioni poco industrializzate furono in verità molto più fasciste di altre assai più dotate di classe operaia…

È che il fascismo fu sì reazione bensì alle follie del massimalismo, reazione autenticamente popolare. Sta montando oggi la stessa reazione all’irrazionale, al violento, all’ideologico; analoghi scenari e meccanismi socio-psicologici. Sicché lo denunciano tutti i giorni, solo che è colpa loro come sempre.Mancano però (solo) i fascisti, tutti ormai istituzionali e panciafichisti…

(“Ahi ahi serva Italia di dolore ostello,

nave sanza nocchiero in gran tempesta,

non donna di provincie ma bordello”).

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