I ”pacifisti” proteggono i tiranni e incentivano le guerre

pace_manifPubblicato su Lepanto

Anno XXIII n.165 marzo 2003

I cosiddetti movimenti “pacifisti”, orchestrati dalle sinistre, con il loro silenzio complice hanno contribuito decisivamente a proteggere i più feroci tiranni dei secoli XX e XXI, da Adolf Hitler a Stalin, passando per Fidel castro, Pol Pot e Kim Jon II, fino a Saddam Hussein.Con la nefasta formule politica di “concedere per non perdere”, hanno fatto si che diversi di questi dittatori trovassero il cammino libero per aumentare le loro attitudini belliche contro paesi e continenti e, inoltre, schiavizzare i loro stessi popoli.

Alla fine degli anni ’30, sono stati i “pacifisti” inglesi e francesi che, con il pretesto di evitare la guerra con la Germania, hanno fatto pressione sull’opinione pubblica dei loro stessi paesi per cedere davanti all’annessione da parte di Hitler dell’Austria e di altri territori di lingua tedesca, appartenenti alla Cecoslovacchia (Suddetenland), Polonia (il “corridoio” di Danzica), ecc… Questi “pacifisti” hanno dato sostegno ai loro mandatari, Chamberlein e Daladier, nella loro disposizione arrendevole davanti al despota tedesco.

Non senza ragione Winstin Churchill, il grande statista inglese, sfidò Chamberlein con queste parole: “Lei ha potuto scegliere fra la vergogna e la guerra; ha scelto la vergogna e avrà la guerra“. Infatti, dopo parecchie vergognose concessioni, giunte al colmo con il patto di Monaco, che riconobbe come legittima l’usurpazione della Germania di Hitler, quest’ultima invase la Polonia, scatenando la Seconda Guerra Mondiale, che provocò 60 milioni di morti.

Negli anni ’70, l’abbandono, da parte dell’establishment che allora controllava gli USA, di diverse nazioni nel sudest asiatico ai comunisti – con la conseguenza di indicibili carneficine di milioni di civili innocenti, come in Cambogia – è stata in buona parte favorita dalle pressioni “pacifiste”.

In questi giorni, le complesse circostanze della guerra in Iraq non ci impediscono di segnalare analoghe contraddizioni dei movimenti “pacifisti” occidentali che, con il pretesto di condannare la guerra, sollevano una cortina di fumo sulla dittatura di Saddam Hussein, sulle condizioni di miseria e oppressione del popolo iracheno, e pure sul pericolo che questo regime rappresenta per la pace regionale e internazionale.

Come già è stato denunciato, queste manifestazioni “pacifiste” che si diffondono per il mondo, sono state previamente sviluppate nel corso del recente Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, un gigantesco catalizzatore delle sopravvissute forze rivoluzionarie del comunismo.

Questi stessi “pacifisti”, che piangono solo con lì’occhio sinistro, non soltanto mantengono un rigoroso silenzio sui crimini del regime dittatoriale iracheno, ma anche sulla repressione compiuta negli ultimi giorni da Fidel castro contro gli oppositori e i giornalisti indipendenti; sulle crudeltà dei narco-guerriglieri colombiani; sulla violazione dei diritti politico-religiosi nei paesi comunisti come Cina, Cuba, Corea del Nord; sulle persecuzioni contro i cristiani nei paesi musulmani; sul dispotismo pro-castrista del presidente venezuelano Chàvez; sulla violenza fratricida dell’Eta, in Spagna ecc.

E’ sintomatico che negli Stati Uniti associazioni organizzatrici di manifestazioni anti-guerriglia come Workers World Party e la sua associazione di facciata Answer (con un costo stimato di 200 mila dollari per manifestazione), abbiano nella loro lista iniziative di sostegno alla Cuba di Castro, All’Iraq di Saddam Hussein ed alla Corea del Nord di Kim Jong Il, come ha dimostrato il giornalista Dan Sprinter, da “Fox News”.

In Inghilterra, Ahmed Chalabi, del Congresso Nazionale degli Iracheni in esilio, ha denunciato che gli attivisti pro-pace vogliono “prolungare la vita di Saddam e la miserie del popolo dell’irak“. In Italia il giornalista Ernesto Galli della Loggia, in un articolo di fondo sul “Corriere della Sera”, richiama l’attenzione sull’enorme “capacità” dei cosiddetti “pacifisti” italiani di “manipolare la realtà“, portando ad esempio l’uso “massiccio”, nelle manifestazioni, di ritratti del guerrigliero cubano-argentino “Che” Guevara, che viene presentato come un simbolo del “pacifismo” quando in realtà, per la sua crudeltà, egli fu il simbolo per eccellenza della lotta armata.

Come ha osservato un altro giornalista italiano, Elio Bromuri, direttore del settore della comunicazione dell’Arcidiocesi di Perugia, i leaders “pacifisti”italiani sono mossi da “una forma di ideologia che del pacifismo ha solo la parola“. Passato il clima emozionale creato artificialmente dalle sinistre (con la collaborazione di non pochi mezzi di comunicazione), che obnubila la ragione e il senso comune, la storia senza dubbio giudicherà con severità e indignazione il gigantesco costo sociale, umano e politico dell’attivismo dei cosiddetti “pacifisti”.

La causa della pace è troppo importante per essere lasciata nelle loro mani. Occorre, quindi, non confondere i pacifisti con i pacifici. A questi ultimi, Gesù Cristo ha promesso un premio meraviglioso: “Saranno chiamati figli di Dio“. I pacifici sono quelli che amano la vera pace, definita da Sant’Agostino come “la tranquillità dell’ordine“. Se, invece, i pacifisti parlano di pace, è solo come pretesto per illudere e immobilizzare i pacifici, cioè coloro che vogliono l’ordine, da cui solo scaturisce la vera pace.

G.G