Congiurati tesi al governicidio, mercati pronti a "farsi l’Italia"

spread_bdpTempi n.46 24 novembre 2010

Ombre dopo il disastro del G20 di Seoul 

Ora che sono scesi in campo lorsignori con la loro manovra di palazzo, l’immobilismo è finito: lo spread fra il rendimento dei Btp decennali e quello dei Bund è salito a 191 punti, il massimo da quando c’è l’euro

di Rodolfo Casadei

Immobilismo di fronte alla crisi economica e scarso senso delle istituzioni. Sono queste, in sintesi, le ragioni per le quali gli avversari di Berlusconi chiedono le sue dimissioni da capo del governo. Effettivamente, adesso che sono scesi in campo lorsignori con la loro manovra di palazzo, l’immobilismo è finito: venerdì scorso lo spread fra il rendimento dei Btp decennali e quello dei Bund tedeschi è salito a 191 punti, il massimo storico da quando esiste l’euro. Le cose si muovono: andiamo di male in peggio.

Il rendimento sui Btp a cinque anni è passato dal 2,53 per cento della precedente asta al 3,24. Aspettiamo che gli esperti ci dicano a quanti milioni di euro in più di soldi della collettività equivale questo rialzo. Quante case e imprese si sarebbero potute ricostruire in Veneto, quanta ricerca finanziare, quante “case dei gladiatori” si sarebbero potute mettere in sicurezza a Pompei.

Lo stesso giorno in cui ministri e sottosegretari del Fli rendevano note le proprie dimissioni, in Portogallo il ministro degli Esteri Luis Amado paventava l’uscita del suo paese dall’euro. «Se i mercati sono davvero sul punto di farsi il Portogallo (che ha un tasso di crescita del Pil dell’1,2 per cento annuo, mentre per l’Italia è solo lo 0,7, ndr), perché subito dopo non dovrebbero farsi l’Italia?», ha buttato lì con linguaggio non proprio forbito Jonathan Loynes di Capital Economics, una delle più grandi società di consulenza per la ricerca macroeconomica.

Dove stia più di casa l’irresponsabilità, se nei comportamenti privati del capo del governo o in quelli pubblici dei suoi avversari, dovrebbe essere chiaro a tutti, se tv e giornali facessero il loro lavoro anziché fare il tifo o esaltarsi nel partecipare alla congiura.

Il G20 di Seoul è stato disastroso, la leadership di Barack Obama ha fallito ancora una volta un appuntamento internazionale decisivo per il sistema globale. La Cina continuerà ad accumulare attivi di bilancia commerciale grazie anche a una valuta nazionale mantenuta artificialmente sotto il suo reale valore, la Germania continuerà a impoverire i suoi vicini dell’Unione Europea (fra i quali l’Italia) imponendo loro misure di austerità di bilancio mentre li schiaccia con un euro sopravvalutato che serve solo all’export europeo di merci tedesche, e gli Stati Uniti continueranno a inondare i mercati di dollari stampati a profusione per provocare una svalutazione competitiva – causando rialzi di prezzi di varie materie prime, per la gioia di paesi come l’Italia.

La velleitaria proposta del ministro delle Finanze americano Timothy Geithner di concludere un accordo col quale i 20 si impegnavano a stare dentro a deficit o avanzi di bilancia commerciale non superiori al 4 per cento è stata rigettata con scherno. Sarebbe stata una benedizione per un paese come il nostro in questo momento, ma era velleitaria, e soprattutto gli Stati Uniti cominciano ad essere percepiti come l’ombra di ciò che furono anche in ambito macroeconomico.

In un mondo dove la solidarietà globale è inesistente, quella europea poco più che uno slogan e nei fatti ciascuno fa quel che vuole, l’Italia deve pensare a salvarsi con le proprie forze. Ma che succede se anziché stringersi a coorte di fronte al temporale imminente i nostri politici rinnovano le gesta sciagurate dei guelfi e dei ghibellini?

Se si comportano come i bizantini intenti a demolire l’imperatore mentre gli Ottomani stavano demolendo l’impero? Succede quello che nella storia è sempre successo: vincono gli stranieri e il popolo non è più padrone del suo destino.