Berlusconi e gli "altri"

BerlusconiRassegna Stampa 17 novembre 2010

Rassegna Stampa, a suo tempo, ha preso le parti dell’allora Casa delle Libertà non perche’ nutrisse una particolare simpatia per il cavalier Berlusconi ma perchè proponeva un programma più compatibile con la Dottrina sociale della Chiesa. Si riconosceva inoltre a Berlusconi il merito di aver formato, superando molte difficoltà, un fronte unito che aveva consentito la sconfitta delle sinistre. Operazione paragonata da qualche commentatore al successo delle elezioni del ’48.

Adesso che i nemici del Cavaliere – e, ne prendiamo atto, anche della democrazia – hanno quasi raggiunto l’obiettivo di disarcionarlo con una “spallata” dalla guida del Paese, proponiamo questa riflessione, convinti come siamo che se Berlusconi e la sua coalizione non sono il massimo per questo povero Paese lo sono ancor di meno coloro che – e’ bene ricordarlo – essendo pronti a prendere il potere dopo il golpe bianco attuato da una parte della magistratura con Tangentopoli, hanno in questi anni costantemente e reiteratamente cercato di sovvertire con ogni mezzo il responso delle urne. Compresi gli avvisi di garanzia e, ultimamente, il gossip sessuale.

Riteniamo di dover essere riconoscenti al Cavaliere per l’argine che ha eretto contro lo strapotere delle sinistre e per non aver affossato i principi “non negoziabili” enunciati dal Santo Padre e dalla Chiesa (per tutti, ricordiamo la vicenda “Englaro”).

La fine dell’era Berlusconi segnerebbe quasi certamente un’inversione di tendenza.

di Aldo Ciappi

I “nipotini di Stalin” (a partire da Occhetto, passando per D’Alema e, per finire, al “Piccolo Lenin”, come qualcuno chiama l’ attuale segretario del P.D. Bersani, se non altro per la calvizie ed il tono austero), sin dalla svolta della “Bolognina”, nel 1991, le hanno tentate tutte, cattolici “adulti” compresi, per insediarsi stabilmente nelle stanze del potere pur avendo contro l’ostinata resistenza di una parte questo paese, ancora maggioritaria nel corpo elettorale ma scarsamente rappresentata nelle istituzioni, mai finora disposta ad accettare l’egemonia politica degli eredi del comunismo italiano.

Ad intercettare questa avversione popolare al postcomunismo, ricollegabile alle storiche radici cristiane dell’Italia, fu, in extremis, nel 1994, Silvio Berlusconi, il quale riuscì nel miracolo di evitare la diaspora dei voti che una volta confluivano nel famoso “pentapartito”, nel frattempo fatto fuori dai giudici di “mani pulite”, e, di conseguenza, la presa del potere da parte della “gioiosa macchina da guerra”, pronta a raccogliere i frutti di un certosino lavoro preparatorio durato decenni.

Da quel momento in poi, Berlusconi, che prima non aveva mai attirato su di sé l’attenzione dei magistrati, non ha avuto più un attimo di tregua da parte di certe procure e di quei poteri forti che risiedono nei santuari della finanza, dei media e, in genere, della cultura liberal-progressista di sinistra.

Nonostante l’enorme pressione (giudiziaria e non) cui è stato sottoposto il “Cavaliere di Arcore” (il quale, sia detto, en passant, non ha fatto sempre tesoro delle sue esperienze) dalla sua discesa in politica, nessuno è riuscito, fino oggi, a disarcionarlo e ciò ha portato tutta l’ entourage progressista ad un tale livello di ossessione personale da  non aver più alcun ritegno nell’invocare l’eliminazione tout court del “Nemico” (questo, infatti, è il succo dei messaggi lanciati dalle trasmissioni di Santoro) incalzato e spiato in ogni momento della sua vita, persino nella ritirata.

Non essendo stato (ancora) raggiunto per vie giudiziarie, l’agognato sogno pare stia per realizzarsi attraverso il gossip creato intorno alla vita privata del Premier su cui i media, con in testa Repubblica e l’Espresso, si sono da tempo gettati a corpo morto per scovarne gli aspetti più riservati e gettarli in pasto all’opinione pubblica: una indegna scientifica opera di sciacallaggio, mossa da soggetti che hanno sempre vilipeso ogni tipo di morale sessuale in nome di una illimitata libertà di costumi, a cui nessuno è mai stato esposto nella storia di questo paese.

Non si vogliono qui nascondere perplessità su alcuni episodi, veri o presunti, riportati dai giornali riguardanti la figura di Berlusconi; è, tuttavia, sin troppo facile obiettare che andando continuamente a rovistare nelle mutande della gente, come fanno certi giornalisti, qualche traccia di sporco, prima o poi, la si trova.

Ma questa attenuante, concessa persino ai peggiori gaglioffi, non deve essere riconosciuta solo al “Berlusca” (e la recente vicenda di Fini con l’attico di  Montecarlo lasciato al partito e svenduto al cognato è la riprova dell’assunto).

Questa è, ad oggi, l’unica legge ad personam, non scritta da nessuna parte ma spietatamente applicata nei confronti del Capo del Governo, che chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non può negare, e all’insegna di questa legge si sta consumando il dramma politico di questi giorni.

Infatti, il clima che si respira oggi assomiglia troppo a quello che precedette l’esilio di Craxi (anch’esso, guarda caso, uno che aveva avuto la colpa di mettersi contro la sinistra post-comunista).

Oggi a Craxi, riabilitato dopo anni di gogna, si dedicano strade, magari con l’appoggio degli stessi che all’epoca avrebbero volentieri lanciato monetine davanti all’Hotel S.Raphael; tra una ventina di anni si potrà fare altrettanto con Berlusconi.

In questo “deja vue”, la cosa più indecorosa cui è dato assistere è la parata di personaggi come Fini, Casini, Rutelli, D’Alema ecc. (su cui chissà quante storielle si potrebbero raccontare spulciando tra le loro lenzuola), ai quali Berlusconi non ha mai lesinato potere (i primi due), oppure ha distribuito sonore sconfitte (gli altri), uniti contro di lui soltanto da un palese e gigantesco senso di frustrazione covato in tutti questi lunghi anni.

A noi, poveri diavoli che vivono il perenne contrasto tra il “bene” che riconosciamo e le opposte inclinazioni che allontanano da esso, nonostante tutte le cadute di stile o i discutibili costumi, pare ancora nettamente preferibile, quale male minore per l’Italia, un pur attempato “Berlusca”, alla oscena galleria di “sepolcri imbiancati” che vorrebbero la sua testa.

E su questo giudizio dovrebbe convergere, credo, anche l’intera area cattolica che nell’era berlusconiana ha ottenuto non pochi concreti benefici (ad es.: sussidi alla scuola privata, agevolazioni fiscali per edifici ecclesiastici…) difficilmente ripetibili in un contesto politico ideologicamente più orientato in senso anticlericale, se non anticristiano. Per non parlare, poi, delle questioni bioetiche e dei valori non negoziabili così cari al Papa…

Dunque, si rialzi Presidente e non molli almeno fino a quando non spunterà, speriamo presto, all’orizzonte un altro leader capace di catturare altrettanto il largo consenso degli strati sociali più operosi e sani e di sottrarre dai rapaci artigli di tutte le sinistre, anche di quelle malamente camuffate, un’ Italia piena di difetti ma che non merita una classe politica ancor più impresentabile come quella che le vorrebbe subentrare.