Un XXI secolo senza famiglia e senza un euro?

da Il Nuovo Arengario dicembre 2019

di Ettore Gotti Tedeschi

Per inaugurare “Il nuovo Arengario”, Paolo Deotto mi ha chiesto di fare una sintesi semplice, chiara e realistica sulla situazione economico politica che si prospetta alle famiglie italiane. Avendo scelto il nome Nuovo Arengario, suppongo che Deotto voglia rispettare il senso di questo nome: “luogo (palazzo e balcone) dove si arringava il popolo”. Ebbene, sia.

Ho titolato questa mia breve arringa scritta: “Senza famiglia e senza un euro”. Forse qualche non più giovane lettore ricorderà un libro scritto nella seconda metà dell’800 da uno scrittore francese, Hector Malot, “Senza famiglia”, un romanzo strappalacrime sul modello di Charles Dickens, sul tema dei poveri orfanelli. Anche noi in pratica siamo poveri orfanelli, impoveriti da una classe illuminata che ha ignorato per decenni le leggi naturali inseguendo sogni-incubi gnostici, ma anche orfanelli di una madre Chiesa che sembra essersi dimenticata di noi, poveri in spirito soprattutto, bisognosi di insegnamenti e consolazioni, ma anche poveri materialmente, almeno in prospettiva.

Vediamo alcune tesi tendenti a provocare il lettore del Nuovo Arengario con spiegazioni  di quanto asserito ora.

Circa 50anni fa i grandi illuminati che governavano (e pretendono di continuare …) il mondo decisero, per il bene di tutti, che il mondo andava rifatto. Non stralunate gli occhi fingendo di esser stupiti, lo dirò in modo più comprensibile: decisero di rifare la Creazione, uomo incluso. Vecchia storia direte voi; sì, esatto, cominciò con la Genesi, ma il famoso “portatore di luce” non si è rassegnato alle conseguenze del peccato originale.

Da allora si è organizzato per osservare, studiare, riflettere e sperimentare come ricatturare la debole creatura umana, soprattutto continuando a proporle intuizioni eretiche. Sappiamo che l’essere umano per esistere necessita di tre alimenti: corporale, intellettuale e spirituale; il nostro “portatore di luce” è riuscito nei millenni-secoli a fare crescere e soddisfare il bisogno corporale, a confondere quello intellettuale e a estinguere progressivamente quello spirituale. Ecco la spiegazione, un po’ criptica, per capire le prospettive nostre: senza famiglia e senza un euro. Adesso cerchiamo di convincerci in modo pratico e realistico.

Circa 50anni fa i grandi illuminati che volevano rifare il mondo così imperfetto, cominciarono, con varie scuse, a convincere la creatura umana a non fare figli, perché la popolazione al mondo era già troppa, consumava e inquinava il sacro ambiente. Ovviamente il mondo che si lasciò convincere fu quello occidentale, già ricco, colto ma insoddisfatto, sempre più alimentato corporalmente, sempre meno alimentato intellettualmente, non più alimentato spiritualmente.

E fu lui che smise di far figli (certo non il resto del mondo più povero materialmente che non leggeva le riviste specializzate e non vedeva i film catastrofici alle televisioni), ma essendo lui il motore dell’economia mondiale, interrompendo le nascite interruppe il ciclo economico di crescita. Caro lettore, se la popolazione non cresce, soprattutto in un mondo economicamente “maturo”, come l’occidente, come fa a crescere il Pil?

Ricordate la frase “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”? Bene, mai una sentenza è stata più corretta. Nell’intento stupido-egoistico di stare meglio riducendo il numero di persone nel pianeta (cominciando con le nazioni ricche) non solo si è impoverito il mondo ex ricco, si è squilibrato quello ex povero ora neo ricco. In pratica si è creato il problema che si voleva evitare, riducendo le nascite. Si voleva diventare tutti più ricchi e siamo diventati tutti più poveri; si voleva prevenire il problema ambientale e si è creato il problema ambientale.

Immagino desideriate chiedermi di spiegarmi meglio, lo posso fare però in due parole, in sequenza:

– il crollo nascite (cioè meno crescita popolazione o crescita zero o crescita negativa, come in Italia) genera crollo potenziale della domanda,

– questa viene compensata con crescita consumi individuali (consumismo),

– crescita consumi individuali pretende maggior capacità di acquisto, ottenuta usando il risparmio per consumare e riducendo il prezzo dei beni consumati facendoli produrre in paesi a basso costo, ma deindustrializzando e creando i presupposti per futura disoccupazione.

– Non facendo figli la popolazione poi invecchia, crescono i costi della vecchiaia (sanità e pensioni) pagati con crescita proporzionale delle tasse che riducono utili e redditi.

– Invece di affrontare il problema lo si gonfia facendo indebitare le famiglie per consumare sempre più, fino alla impossibilità di riuscirci e il fallimento dell’intero sistema insostenibile.

Solo per una semplice causa originale contraria alle leggi naturali: il crollo delle nascite, minime per la sopravvivenza. La dichiarazione di fallimento avvenne nel 2007 con il fallimento di una banca in Usa e il fallimento di un sistema economico finanziario. Invece di capirne le cause e rimediarle, i nostri illuminati decisero di “pensare ognuno per sé”, fregandosene degli altri. Anzi, magari pensando di trarre vantaggi dalla crisi per profittare dei più indeboliti dalla stessa.

La pessima gestione post crisi, che ha indebolito i più deboli, ha generato una reazione assolutamente prevedibile ma non gradita, che in pratica si chiama nascita dei “populismi”. Invece di cercare di capire cosa succedeva si è disprezzata la reazione, dall’alto di una aristocrazia di potere arrogante, ignorante e inconcludente.

Mi vien chiesto che succederà a livello mondo, Europa, Italia. Ovviamente non rispondo, propongo solo riflessioni utili a risposte soggettive.

A livello mondo il globalismo avviato non si ferma di sicuro, potrà adattarsi in alcune situazioni e per poco tempo. Il globalismo è ancora convinto che vada perseguito un interesse comune globale superiore ad interessi di singole nazioni-gruppi marchiati egoistici, nazionalistici, sovranisti, ecc. E questo spiega le difficoltà a veder accettare le vittorie politiche di partiti “populisti” e pertanto a scoraggiarli o incorporarli con tanti mezzi disponibili (economici , politici e giuridici).

A livello Europa le tre grandi differenze religiose e di comportamento religioso (protestante, cattolica, laicista) rendono piuttosto difficile una integrazione naturale, che temo verrà forzata, sempre con strumenti economico politici. A livello italiano, credo che abbiamo un problema fino a ieri non percepito chiaramente: la presenza della Santa Sede-Città del Vaticano in Italia. Vantaggio da un verso, svantaggio da altro, soprattutto quando si vorrebbe che la massima Autorità morale al mondo (la Chiesa Cattolica) fosse condiscendente con le aspettative di questo mondo, diciamo, in difficoltà, che pretende uniformità culturale e religiosa, dato che la fede religiosa influenza il comportamento pratico, in special modo quella cattolica che non separa fede-opere …

Deotto mi chiede che succederà quindi dal punto di vista economico alle famiglie. Rispondo richiamando il mio titolo provocatorio: più poveri e meno famiglie, in un contesto dove non verranno difesi i veri poveri e non verranno difese le vere famiglie, neppure dalla autorità morale, apparentemente.

Perché più poveri? Primo, perché le poche ricchezze rimaste nei nostri paesi ex ricchi vanno condivise con i poveri di altri paesi, che son considerati una risorsa globale da utilizzare al meglio ovunque (e va distratta da eccessiva natalità se resta inutilizzata nel suo paese di origine) e che si dice sarà la nuova giovinezza degli stessi paesi che subiscono detta immigrazione.

Secondo, perché le poche ricchezze rimaste servono a ridurre il debito pubblico fatto per tener in piedi l’errore del crollo delle nascite. Terzo, perché il welfare cui siamo abituati non è più economicamente sostenibile. Quarto, perché, senza un miracolo, l’occupazione in queste condizioni non può crescere, anzi.

Perché meno famiglie? Preferisco dirlo in “un soffio”, perché la famiglia è la vera alternativa strategica a questo disastro, sia dal punto di vista economico (compete con lo stato con l’auto produzione, distribuzione, assistenza ai suoi membri), che educativo (dà formazione individuale e rifiuta quella imposta dallo stato). Perciò viene distrutta anche con la complicità di chi dovrebbe invece difenderla.

Deotto mi chiede anche cosa si potrebbe fare, volendo farlo. Facilissimo, anziché occuparsi degli effetti, delle conseguenze cioè di queste crisi così abilmente confezionate, ci si dovrebbe occupare delle vere cause, altrimenti si proporranno (come sta avvenendo) prognosi senza aver fatto la diagnosi. Perciò soluzioni sbagliate e impraticabili che peggioreranno le cose. Faccio un esempio sotto gli occhi di tutti . I temi ricorrenti, direi persino i temi unici considerati (anche dalla autorità morale), sono: povertà, diseguaglianza, ambiente, immigrazione. Di nessuno di questi 4 temi sono mai state descritte e discusse le cause (vere) morali e tecniche, sono solo state presentate le conseguenze morali, strappalacrime, strappaintelligenza, strappaverità.

E in tutti e quattro i casi citati le soluzioni proposte negano o ignorano che le soluzioni proposte sono quelle che hanno creato il problema. Ma anche chi lo avesse capito deve dimenticarselo, deve accettare il criterio di pensiero politicamente corretto imposto, non farlo può costare caro. Il peggioramento dell’ambiente, il processo di immigrazione forzata, la nuova povertà e diseguaglianza, sono tutte state generate dal disconoscimento di leggi naturali della Creazione, e dalle azioni intraprese, prima fra tutte il convincimento alla interruzione della natalità.

Come scrive Papa Benedetto XVI nella conclusione di Caritas in Veritate, per risolvere una crisi (come quella attuale) non sono gli strumenti che vanno cambiati, ma il cuore degli uomini. E chi deve farlo (questo lo dice nella conclusione di Caritas in Veritate, uscita dopo la sua rinuncia e firmata dal successore, Lumen Fidei) è la Chiesa, che ha tre strumenti disponibili per riuscirci: il magistero, la preghiera, i Sacramenti. Chiaro?

Cari lettori del Nuovo Arengario, questa è solo la prima arringa, e non abbiamo ancora parlato di morale … !