Vicenda IOR: un semplice “malinteso”

IORAg Zenit (ZENIT.org).23 settembre 2010

In una lettera al Financial Times il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ribadisce la trasparenza finanziaria del Vaticano

ROMA _ Un semplice “malinteso” perché il Vaticano rispetta con la massima trasparenza le norme internazionali sul riciclaggio di denaro. E’ quanto afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una lettera indirizzata al quotidiano britannico Financial Times in merito alla vicenda che ha coinvolto i vertici dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR).

Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani, rispettivamente Presidente e Direttore generale dello IOR, sono infatti indagati dalla Procura di Roma per violazione del decreto legislativo 231 del 2007, la normativa cioè di attuazione della direttiva UE sulla prevenzione del riciclaggio.

La loro iscrizione è legata all’inchiesta che ha portato al sequestro preventivo di 23 milioni di euro – su 28 complessivi – depositati sul conto corrente intestato allo IOR presso il Credito artigiano spa di Roma.

“Dato il carattere internazionale delle attività dello IOR – scrive il portavoce vaticano – , e la fama nel mondo della finanza internazionale di cui gode il suo presidente, è quanto mai opportuno da parte mia il tentativo di evitare la diffusione di informazioni inesatte e di assicurare che non venga recato alcun danno all’attività dell’Istituto e al buon nome dei suoi dirigenti”.

Nella lettera pubblicata integralmente sul sito on-line del Financial Times, il direttore della Sala Stampa vaticana spiega anzitutto che “lo IOR non è una banca nel senso comune del termine”, ma piuttosto “un istituto che amministra i beni delle istituzioni cattoliche, che perseguono fini di apostolato religioso e caritativo a livello internazionale”.

Fondato da Pio XII nel 1942 e ristrutturato da Giovanni Paolo II nel 1990, lo IOR, spiega ancora il gesuita, “ha la sua ubicazione nel territorio dello Stato della Città del Vaticano, al di là della giurisdizione e della sorveglianza delle diverse Banche nazionali”.

“Questo status particolare – prosegue padre Lombardi – fa sì che la sua posizione nel sistema finanziario internazionale e nelle sue regole richieda una serie di accordi per stabilire le procedure necessarie affinché la Santa Sede venga inserita nella White List”, che riunisce i Paesi che aderiscono alle norme antiriciclaggio.

Per questo, afferma padre Lombardi, dal giorno della sua nomina a presidente, avvenuta nel settembre del 2009, Gotti Tedeschi “sta lavorando con grande impegno nell’assicurare l’assoluta trasparenza delle attività dello IOR, in ottemperanza delle norme e delle procedure che permetteranno alla Santa Sede di venire inserita nella White List”.

E’ a partire da queste premesse, continua il portavoce vaticano, che “la Segreteria di Stato vaticana ha espresso perplessità e meraviglia per l’inchiesta della Procura di Roma, che giunge in un momento in cui questo impegno è già stato mostrato chiaramente e in cui sono stati allacciati i contatti necessari per giungere al più presto a delle soluzioni durature”.

“La natura e lo scopo delle operazioni al centro dell’indagine – osserva ancora – potevano essere chiariti con estrema semplicità, trattandosi di operazioni di tesoreria il cui destinatario era lo stesso Istituto su conti di sua pertinenza esistenti presso altri istituti di credito. Il problema attuale è stato causato da un malinteso (ora in via di approfondimento) tra lo IOR e la banca cha aveva ricevuto l’ordine di trasferimento”.

“Perciò, la Santa Sede – conclude la lettera – ribadisce sia la sua completa fiducia nei dirigenti dello IOR, sia la volontà della piena trasparenza delle operazioni finanziarie da esso compiute, in accordo con le procedure e norme richieste oggi per assicurare la sicurezza e la trasparenza delle operazioni nel campo della finanza internazionale”.

In merito alla vicenda, il quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano, nella sua edizione del 23 settembre ribadisce che tutto è stato originato da un’incomprensione, in via di chiarimento, “nella certezza che nessun nuovo conto è stato aperto senza la stretta osservanza delle regole dettate da Bankitalia”.

L’Osservatore Romano ricorda poi che l’azione giudiziaria “è partita da una comunicazione dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia”, che “ha segnalato all’autorità giudiziaria una possibile violazione delle norme antiriciclaggio”. “Eppure – spiega –, dall’inizio di quest’anno, gli organi della Banca d’Italia e dello IOR operano in stretto collegamento proprio in vista dell’adeguamento delle operazioni dello IOR alle procedure antiriciclaggio”.

“A questo scopo – sottolinea – è stato istituito nell’ambito dello stesso IOR un ufficio di informazione finanziaria, sotto il controllo del Cardinale Attilio Nicora. E in questa direzione vanno lette la costante collaborazione con l’Unione europea e soprattutto le missioni intraprese nei mesi scorsi dai vertici dello IOR a Parigi, sede dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e del Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali)”.

Ai due organismi, ricorda ancora il quotidiano vaticano, “è stata allora prodotta la documentazione per l’iscrizione della Santa Sede alla cosiddetta White List”.