Metz Yeghern, il Grande Male (note 1)

Pubblicato su Nuova Umanità n.159-160 maggio-agosto 2005
metz yeghern

 di Giovanni Guaita

1) Sull’ultimo periodo dell’impero ottomano (dalla presa di potere di Abdul-Hamid II) e l’inizio della Repubblica turca (fino alla morte di Mustafa Kemal), raccomandiamo il libro di Y. Ternon, L’Empire ottoman, le déclin, la chute, l’effacement, Paris 2002, e l’ultima parte del libro R. Mantram (ed.), Storia dell’impero ottomano, tr. it., Lecce 1999; cf. anche B. Lewis, Islam et laicité. La naissance de la Turquie moderne, Paris 1988.

2) Le «capitolazioni», basate su vari accordi internazionali che regolavano la posizione degli stranieri nell’impero, prevedevano che i cittadini europei e americani continuassero a godere dei propri diritti anche sul suolo ottomano e dovessero essere giudicati sulla base delle proprie leggi. Così tutte le potenze avevano in Turchia tribunali e prigioni propri, e anche scuole, opere di beneficenza e istituti religiosi non sottoposti alla legislazione ottomana. Le rappresentanze diplomatiche straniere godevano di ampia libertà di azione e di movimento ed esercitavano una forte influenza sul governo turco, avendo di fatto diritto di intervento in molte questioni interne. Col tempo, gli ambasciatori avevano esteso la loro protezione anche ai cittadini ottomani non musulmani e a tutte le minoranze etniche.

3) Interessanti informazioni sulla sua vita si trovano in un libro che riporta la testimonianza del precettore francese del figlio di Abdul-Hamid: R. Bareilles, Crépuscule ottoman: 1875-1933: Un Français chez le dernier grand sultan (Préface de A. Decaux), [Toulouse] 2002; cf. anche G. Roy, Abdul-Hamid, le sultan rouge (Préface du colonel Lamouche, ancien instructeur de la gendarmerie ottomane), Paris 1936.

4) V. Solov’ëv, Tri razgovora. Kratkaja povest’ ob Antichriste, Moskva 2000, pp. 63s.

5) Una raccolta dei testi degli accordi internazionali riguardanti la questione armena (dal trattato di Gjulistan del 1813 all’accordo tra la Repubblica Armena e la Federazione Russa del 1997) è stato recentemente edito in russo: G. Azatjan, Sud’bonosnye dogovora, Erevan 2000.

6) Per le alterne vicende dell’Armenia a causa del mutare dei corsi della diplomazia internazionale si veda Dj. Kirakosjan, Buržuaznaja diplomatija Armenija (70-ye gody XIX veka), Erevan 1981.

7) I turchi nel 1864 avevano suddiviso il territorio armeno entrato a far parte dell’impero ottomano nel XVII sec. (circa la metà dell’antica Armenia) in sei vilayet, o province: di Van, Erzerum, Bitlis, Sebaste, Harput e Diarbekir. Nelle prime tre, più orientali, la popolazione armena era più compatta.

8) Cf. per esempio le note collettive inviate dalle potenze alla Porta l’11 giugno e il 7 settembre 1880, la seconda riportata da F. Sidari, La questione armena nella politica delle grandi potenze dalla chiusura del Congresso di Berlino al trattato di Losanna del 1923, Padova 1962, p. 12. Alla stessa opera (che resta ancora lo studio più completo in italiano relativamente a questo periodo) rimandiamo per quanto riguarda la questione armena nella politica internazionale dell’epoca. Sullo stesso argomento cf. anche M. Somakian, Empires in conflict: Armenia and the Great Powers, London-New York 1995.

9) Tale mutamento si riflette nei documenti ufficiali della diplomazia di Sua Maestà. Cf. Cm. T. Heller, Britain and the Armenain Question, London 1980. Ciò emerge perfino dalla raccolta, realizzata appositamente a fini propagandistici dallo stato turco, British documenti on Ottoman Armenians, vol. II (1880-1890), Ankara 1983.

10) La stessa delegazione armena al Congresso non era certamente all’altezza della situazione. Il grande diplomatico armeno Boghos Nubar Pascià, che in precedenza era stato ministro degli Esteri dell’Egitto, non faceva parte dei membri della delegazione, che era invece presieduta da Hayrig Khrimian, già patriarca armeno di Costantinopoli, uomo di indubbia spiritualità ma del tutto inesperto di diplomazia. Si racconta che, quando si preparava a recarsi a Berlino, qualcuno gli chiese che lingua avrebbe parlato al congresso, dato che non conosceva che l’armeno, il turco e il curdo; il santo presule rispose che avrebbe parlato «la lingua delle lacrime». Tale risposta mostra in maniera eloquente la fede ma nel contempo l’ingenuità del Khrimian, che non si rendeva certo conto dell’abilità e furbizia dei suoi interlocutori.

11) Cf. L.Z. Nalbandian, Armenian Revolutionary Movement: The Development of Armenian Political Parties Through the Nineteenth Century, University of California Press, 1988.

12) Sui primi decenni della storia del partito cf. H. Dasnabedian, Histoire de la Fédération Révolutionnaire Arménienne Dachnaktsoutioun, 1890/1924 – (H. Tasnapetean, History of thè Armenian Revolutìonary Federation, Dashnaktsutiun, 1890-1924), Milano s.d.

13) Sulla situazione degli armeni nell’impero ottomano in questo periodo: M.K. Krikorian, Armenians in the Service of the Ottoman Empire 1860-1908, Routledge Kegan & Paul, 1978; B. Sivazliyan, Scambi culturali, economici, amministrativi tra gli armeni e l’impero ottomano nel XIX secolo, con presentazione, analisi e traduzione delle fonti inerenti armene e ottomane, Venezia 1985.

14) Nel XVII secolo gli armeni costituivano il 98% della popolazione dell’Armenia occidentale, e i musulmani il rimanente 2%. H. Pasdermadjian valuta a circa 100.000 il numero dei curdi che si stabilirono nelle regioni di Mush, Van e Erzurum tra il 1877 e il 1914. Alla vigilia della Prima Guerra mondiale gli armeni non erano che il 38,9%, i turchi il 25,4% e i curdi e qualche altra minoranza il 24,5% (cf. L.M. Vorob’eva, Tragedija armjanskogo naroda: stranicy istorii, in Istituto Russo di Studi Strategici [ed.], Armenija: problemy nezavisimogo razvitija, Moskva 1998, p. 173). Dopo la guerra e il genocidio la percentuale degli armeni sarà irrilevante. Circa l’utilizzazione dei curdi da parte del governo ottomano cf. H. Pasdermadjian, Histoire de l’Armenie, cit, pp. 334-336 e 340-342. Le brutalità compiute dai reggimenti irregolari curdi sono riconosciute anche dallo storico curdo Sh. Mgoi: cf. M.S. Lazarev – Sh.Ch. Mgoi (edd.), Istorija Kurdistana, Moskva 1999, pp. 189-199.

15) In proposito, interessanti sono le testimonianze contenute nei rapporti dei diplomatici francesi al loro governo, pubblicati in Livre Jaune, Affaires Armé-niennes, 1893-1897, Paris 1897.

16) Particolarmente notevole è la reazione dell’opinione pubblica dell’impero russo dove vivono molti armeni. Nel 1896 a Mosca esce un libro dedicato alla questione armena e all’ultima presa di posizione degli Stati europei (Položenie armjan v Turcii do vmešatel’stva deržav v 1895 godu, Moskva 1896) e un altro sulle «bestialità turche nel Sassun» (E. Dillon – F. Grin, Položenie del v Tureckoj Armnii i tureckie zverstva v Sasune, Moskva 1896); nel 1897 un folto gruppo di noti intellettuali russi e armeni pubblica una raccolta di saggi in Aiuto fraterno alle vittime armene in Turchia (Bratskaja pomošč postradavšim v Turcii armjanam, Moskva 1897), che già l’anno successivo ha una nuova edizione ampliata. Anche l’opinione pubblica svizzera è scossa dagli avvenimenti di Turchia. Il 7 settembre 1896 migliaia di persone manifestano in piazza a Losanna; nello stesso anno 430.000 cittadini svizzeri firmano una petizione di appoggio alla nazione armena sterminata dai turchi, rivolta al Consiglio Federale e al papa (Miséricorde: appel a Sa Sainteté le Pape et au Haut Conseil Federai Suisse en faveur des peuples opprimés en Turquie et en Macedonie, Genève 1896; cf. anche K. Meyer, Armenian una dieSchweiz, Bern 1974).

17) Cf. B. Braude – B. Lewis (edd.), Christians and Jews in the Ottoman Empire, I-II, New York-London 1982.

18) Cit. secondo F. Sidari, La questione armena nella politica delle grandi potenze dalla chiusura del Congresso di Berlino al trattato di Losanna del 1923, cit., p. 45.

19) Sull’ideologia del panturanismo (o panturchismo) cit: A.Svaranc, Pantjurkizm v geostrategii Turcii na Kavkaze, Moskva 2002; J.M. Landau, Pan-Tur-kism in Turkey, London 1981; M. Aray, Turkish Nationalism in the Young Turk Era, Leiden 1992.

20) (…)

21) Sulla storia e il carattere dei membri del triumvirato dei «Giovani Turchi» esistono molte fonti e testimonianze. In particolare, per Talaat, cf. i racconti dell’ambasciatore Morgenthau, per Enver la pregnante descrizione (basata sui racconti del pastore Lepsius e di altri testimoni) fatta da Franz Werfel nel suo romanzo, su Djemal i materiali pubblicati recentemente da Raymond Kevorkian, di cui diremo oltre.

22) Boghos pasha Nubarian (1851-1930) era figlio del celebre politico e diplomatico Nubar pasha (1825-1899), che era stato ministro degli esteri e primo ministro dell’Egitto e aveva avuto i più alti onori e riconoscimenti dello Stato. Come suo padre, anche Boghos Nubar occupò posti importanti nel governo egiziano, fu a capo della comunità armena locale e giocò un ruolo di prima importanza per la diplomazia armena nelle varie conferenze internazionali dell’epoca. Svolse anche una notevole attività di beneficenza, contribuendo alla fondazione nel 1906 dell’Unione Generale Armena di Beneficenza (UGAB) e divenendone il primo presidente. Nel 1915 e negli anni successivi l’UGAB prestò un aiuto inestimabile ai rifugiati dell’Armenia Occidentale, fondò e mantenne ospedali, orfanotrofi e scuole presso numerose comunità della diaspora armena, organizzò il rimpatrio degli armeni in Armenia Orientale. Ancora oggi l’UGAB sostiene diverse organizzazioni filantropiche e culturali in Armenia e nei paesi della diaspora.

23) Cf. p.e. la posizione inglese in J. Heller, Britain and the Armenian Question, cit.; A. Feros, Great Britain’s Relations with the Young Turks 1908-1914, London 1965.

24) II testo della lettera di Gevorg V allo zar è stato pubblicato in russo nel libro: Genocid armjan v Osmanskoj imperii. Sbornik dokumentov i materialov, 2 ed. riveduta e corretta, Erevan 1982, pp. 245-249.

25) II sistema delle «capitolazioni» sarà ristabilito dal Trattato di Sèvres (agosto 1920), per poi essere definitivamente abolito dal Trattato di Losanna (luglio 1923).

26) L’Italia a fine maggio 1915, gli USA solo nell’aprile 1917.

27) Per la situazione degli armeni in questo periodo cf. A. Beylerian, Les Grandes puissances, l’Empire ottoman et les Arméniens dans les archives frangaises (1914-1918), Publication de la Sorbonne, Paris 1983; R.H. Kévorkian – R.B. Paboudjian, Les Arméniens dans l’Empire ottoman a la veille du génocide, Paris 1992. Tra la storiografia russa più recente, una particolare attenzione alla questione armena e al genocidio è riservata da V.E. Sambarov nel libro Za veru, carja i Otečestvo, Moskva 2003, dedicato alla storia della Prima Guerra mondiale.

28) Le cifre indicate a questo proposito dagli storici sono molto discordi. Pasdermadjian scrive che gli armeni mobilitati nell’esercito russo sarebbero stati in un primo momento 120.000, ma a questi se ne sarebbero aggiunti più tardi altri 60.000. Vratsian invece parla di 250.000 armeni incorporati nelle file russe. Per quanto riguarda gli armeni arruolati nell’esercito turco, è difficile stabilirne con precisione il numero totale, ma si deve tener conto del fatto che all’inizio della guerra fu chiamata alle armi la categoria dei maschi di età compresa tra i 20-45 anni, e in un secondo tempo la mobilitazione fu estesa ai gruppi di età 18-20 e 45-60 (cf. V.N. Dadrian, The Armenian Genocide: an Interpretation, in J. Winter [ed.], America and the Armenian Genocide of 1915, Cambridge University Press, 2003). In tal modo, ancor prima dell’inizio delle deportazioni nelle comunità armene non esisteva quasi più popolazione adulta di sesso maschile.

29) Sugli armeni arruolati nelle forze dell’Intesa, cf. G. Korganoff (général), La Participation des Arméniens a la guerre mondiale sur le front du Caucase (1914-1918), Paris 1927.

30) II suo capolavoro poetico e altri suoi versi sono reperibili in italiano; cf. Il canto del pane, a cura di A. Arslan, Milano 1993 ; Mari di grano e altre poesie armene, a cura di A. Arslan, Milano 1995; cf. anche i versi tradotti da B.L. Zekiyan e il suo articolo critico Dall’epos al sogno, in «In forma di parole», Nuova serie; anno primo, numero terzo, 1990, pp. 127-181.

31) Sulla complessa storia dell’adozione di questa Dichiarazione e la sua importanza giuridica, cf Ju. Barsegov, Genocid armjan – prestuplenie pò meždunarodnomu pravu, cit., pp. 77-88.

32) A questa legge se ne aggiunge dopo pochi giorni un’altra, e poi altre due, tutte riguardanti la registrazione dei beni dei deportati.

33) Su questi esperimenti (che per crudeltà non furono inferiori a quelli praticati dai medici delle SS durante la seconda guerra mondiale), cf. V. Dadrian, The Role of Turkish Physidans in the World War I Genocide of Ottoman Armenians in Holocaust and Genocide Studies, 1: 2 (1986); Id. The Armenian Genocide: an Interpretation, cit, da vedere anche a proposito dell’eliminazione degli armeni per affogamento a Trebisonda, attestata da numerosi testimoni, tra cui il console americano Oscar Heizer.

34) Per un’edizione italiana del romanzo, segnaliamo quella di Corbaccio, nella traduzione di Cristina Baseggio (20034).

35) Recentemente una ricostruzione storica dei fatti della resistenza armena del Mussa Dagh, sulla base dei documenti dell’epoca, è stata compiuta da due giornalisti italiani: cf. F. Amabile – M. Tosarti, La vera storia del Mussa Dagh (presentazione di Vittorio Messori), Milano 2003.

36) A questo proposito rimandiamo all’eccellente libro di Pietro Kuciukian, Voci nel deserto. Giusti e testimoni per gli armeni, cit. Per le varie raccolte di rapporti diplomatici e documenti ufficiali, segnaliamo che in italiano è in preparazione l’edizione completa dei documenti degli archivi del Ministero degli Esteri concernenti la questione armena, relativi agli anni 1878-1923; l’edizione è realizzata dall’Istituto Storico dell’Università di Firenze e comprenderà 12 tomi; 4 sono già stati pubblicati. In lingua russa una buona raccolta di rapporti ufficiali dei diplomatici stranieri presenti in Turchia negli anni 1876-1920 è il libro Genocid armjan v Osmanskoj imperii. Sbornik dokumentov i materialov (sost. M.G. Nersisjan, R.G. Saakjan, pod red. M. Nersisjana), II dop. izdanie, Erevan 1982; la più completa edizione di documenti ufficiali statali (quasi esclusivamente di Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Russia) e accordi internazionali relativi al genocidio è stata realizzata dal giurista prof. Jurij Barsegov (Genocid armjan: otvetstvennost’ Turcii i objazatel’stva mirovogo soobšestva. Dokumenty i kommentarij, Moskva 2002). I primi due tomi di quest’opera presentano più di 1.500 documenti ufficiali.

37) Cf. S. Stepanjan (ed.), Germanskie istočniki o genocide armjan Erevan 1991, pp. 212-229. Recentemente sono stati pubblicati nuovi materiali dagli archivi austriaci; cf. A. Ohandjanian, Österreich-Armenien, 1872-1936. Faksimiles-ammlung diplomatischer Aktenstùcke, 12 Bande, Wien 1995; Id., 1915. Irrefutable Evidence. Th eAustrian Documenti on the Armenain Genocide, Yerevan 2004.

38) Cf. H. Vierbucker, Armenie 1915: un peuple civilisé massacré par les Turcs: témoignage d’un officier allemand, trad. par Louise Gessarentz, Montelimar 1987; in russo cf. S. Stepanjana (ed.), Germanskie istocniki o genocide armjan, Erevan 1991.

39) H. Morgenthau, Ambassador’s Morgenthau Story, New York 1918. Cf. anche l’edizione francese H. Morgenthau, Mémoires, suivi de Documenti inédits du Département d’Etat, Paris 1983; su Morgenthau importante il profilo fatto dal nipote in H. Morgenthau III, Mostly Morgenthaus, a family History, New York 1991.

40) Cit. secondo P. Kuciukian, Voci nel deserto. Giusti e testimoni per gli armeni, cit., pp. 20-21.

41) Ibid ,pp.31, 26, 32-33.

42) «The Times», October 7,1915.

43) A. Toynbee, Armenian Atrocities. The Murder of a Nation, New York 1915.

44) Cf. J. Bryce, Accounts and Papers, 1916 (cd-8325), Armenians in Turkey: The Treatment of the Armenians in the Ottoman Empire, 1915-1916, London 1916; cf. la più completa edizione francese J. Bryce – A. Toynbee, Livre bleu sur le massacre des Arméniens dans l’Empire ottoman, Paris 1987.

45) Bericht über die Lage des Armenischen Volkes in der Turkei, Potsdam 1916.

46) Der Todesgang des Armenischen Volkes, Berlin-Potsdam 1919.

47) Deutschland und Armenien. 1914-1918. Sammlung Diplomatischer Aktenstuecke, herausgegeben und eingeleitet von Dr. Johannes Lepsius, Potsdam 1919. Cf. anche l’edizione di W. e S. Gust in Internet: http://home.t-online.de/home/wolfgang.gus

48) Recentemente, sotto la direzione di Hermann Goltz, direttore degli Archivi Lepsius e professore di teologia presso l’Università Martin Luther di Halle, sono stati pubblicati gli archivi di Lepsius in 2 tomi: Deutschland, Armenien und die Tùrkei 1895-1925. Dokumente und Zeitschriften aus dem Dr. Johannes-Leps-ius-Archiv, Mìinchen, 1998-2004. Il primo tomo contiene il catalogo generale, il secondo i documenti in microfilm, il terzo un repertorio tematico. Importanti materiali sul pastore Lepsius si trovano in H. Goltz (ed.), Akten des ersten Dr. Jo-hannes-LepsiusSymposiums 1986, Halle/Saale 1987. L’autore ringrazia il prof. Goltz per la gentile consulenza.

49) A.T. Wegner, Der Weg ohne Heimkehr. Ein Martyrium in Eriefen, Berlin 1919. In parte (e con altri scritti dello stesso) pubblicata in italiano in Armin T. Wegner e gli Armeni in Anatolia, 1915. Immagini e testimonianze, Milano 1996.

50) Per la prefazione di Wegner agli atti del processo, cf. Der Prozess Talaat Pascha. Mit einem Vorwort von Armin T. Wegner, Berlin 1921. Per Il grido dall’Ararat, cf. A.T. Wegner, Der Schrei von Arami, Leipzig 1922.

51) Su Armin Wegner cf. i due libri di M. Rooney: Leben und Werk Armin T.Wegners (1886-1978) im Kontext der sozio-politischen und kulturellen Entwicklungen in Deutschland, Frankfurt am Main 1984; «Weg ohne Heimkehr». Armin T.Wegnerzum 100 Geburtstag. Eine Gedenkschrift, Bremen, 1986. Sugli anni italiani di A. Wegner cf. la testimonianza del figlio M. Wegner, In nome del padre, in AA.VV., Si può sempre dire un sì o un no: i Giusti contro i Genocidi degli Armeni e degli Ebrei (Atti del Convegno, Padova, 30 novembre – 2 dicembre 2000), Padova 2001, pp. 125-130.

52) A questi avvenimenti è dedicato il cap. X del nostro 1700 let vernosti. Istorija Armenti i ee Cerkvi, Moskva 2002, pp. 265-296, di prossima pubblicazione anche in Italia. Cf. anche il nostro articolo Armenija meždu tureckim molotom i rossijskoj nakoval’nej nella rivista «Graždanin», 4, luglio-agosto 2004, Moskva, pp. 84-92.

53) Cf. Dj. Guajta, 1700 let vernosti, cit., pp. 274-279.

54) Cf. G. Chomizuri, Social’nye potrjasenija v sud’bach narodov (na primere Armenii), Moskva 1997, p. 88.

55) Cf. in merito la testimonianza di padre Jules Chaperon, che entrò in Cilicia con le truppe francesi del mandato e poi svolse un’intensa attività a favore degli armeni a Costantinopoli, finché i francesi non evacuarono la Turchia nel 1923. Cf. Chaperon (Abbé), Un aumônier militaire français témoin du drame arménien, Journal de I’Abbé Chaperon, Cilicie 1920-Constantinople 1921-1923, Publié par l’Institut Euroméditerranéen pour l’Armenie [s.d.l.].

56) E Sidari (La questione armena, cit., p. 248) indica che 120.000 armeni abbandonarono la Cilicia a seguito delle truppe francesi che si ritiravano.

torna al testo