La pedofilia dilaga fra i media, la politica e Hollywood

Allison Mack

La Nuova Bussola quotidiana

15 Giugno 2018

L’arresto dell’attrice di Smallville, il licenziamento di Barr e il giro di vite di Trump hanno riportato a galla il problema enorme dell’abuso e del traffico di minori con una sfilza di casi che coinvolgono i potenti. Se pare vincere il silenzio-assenso mediatico intorno al mondo pederasta e pedofilo, almeno una domanda è lecita: cosa si vuole nascondere? Forse un legame troppo scomodo?

di Benedetta Frigerio

Mentre il candidato pedofilo alle elezioni del congresso americano Nathan Larson chiariva di essere solo l’espressione di un mondo nascosto ma in espansione, una serie di episodi di cronaca, apparentemente slegati fra loro, si sono susseguiti facendo intuire ciò a cui Larson si riferiva. L’arresto due mesi fa (dopo 20 anni di denunce) di Keith Raniere, guru della setta NXIVM e di una dei suoi membri, l’attrice di Smalleville Allison Mack, per reati fra cui il traffico di minorenni e la pedofilia, hanno preceduto un ulteriore scandalo della stessa natura.

La settimana scorsa la Disney è infatti finita in una tempesta di polemiche per il licenziamento dell’attrice Roseanne Barr, che da tempo twittava a favore della lotta di Trump contro il racket della pedofilia, ignorato dai media nonostante l’impegno del presidente che ha portato già all’arresto di 1.500 pedofili. Ovviamente la ragione del licenziamento non è stata direttamente questa, ma il twitt recente (per cui si è scusata) di insulti rivolti a Valerie Jarrett, ex consigliera di Barack Obama.

Le proteste seguite all’allontanamento dell’attrice si sono sollevate anche a causa della doppiezza della Disney, che aveva invece reintegrato l’attore Brian Peck, dopo la condanna di pedofilia e diversi mesi di carcere. E nonostante il Daily Mail avesse reso pubblici gli 11 capi d’imputazione, tra cui atti osceni, sodomia, penetrazione sessuale, copulazione orale, invio di materiale nocivo di minorenni maschi sotto il 16 anni, svelando così il legame fra pederastia e omosessualità. Come d’altra parte fa apertamente il film applaudito da tutta Hollywood “Call me by your name”.

Impressiona quindi che mentre si incensa il mondo Lgbt e la pederastia, quello dello spettacolo e dei media tacciano sulla riassunzione di un pedofilo o restino imbarazzati dal fatto che l’attrice Mack, pur dovendo rispondere del reato di traffico sessuale e rischiando 15 anni di carcere, sia stata rimessa in libertà dopo il pagamento di una cauzione di 5 milioni di dollari. Senza contare poi che nella setta erano coinvolte anche altre attrici come Grace Park e India Oxenberg, figlia dell’attrice Catherine Oxenberg, protagonista di Dynasty.

Bisogna poi ricordare che Peck non è l’unico attore condannato per abusi sessuali su minori e poi assunto dalla Abc (di cui la Disney è proprietaria) dopo la condanna. Nel 1988, l’attore bambino Nathan Forrest Winters confessò alla madre che il regista Victor Salva lo molestava da circa cinque anni. Salva fu riconosciuto colpevole di 5 fra 11 capi di imputazione, ammettendo di aver abusato di Winters. La polizia lo trovò persino in possesso di videocassette e riviste di pedo-pornografia, ma l’uomo ha poi continuato a godere di una carriera prospera come regista (la sua ultima produzione è la serie Jeepers Creepers).

Eppure, già l’ex stella nascente Corey Feldman aveva provato a denunciare il giro pedofilo/omosessuale del grande schermo, cercando di sensibilizzare sia il pubblico sia le forze dell’ordine riguardo agli abusi sessuali su giovani attori. Feldman ha raccontato di come uomini potenti di Hollywood lo avessero molestato da bambino insieme all’amico Corey Haim, morto nel 2010 all’età di 38 anni. Haim aveva 11 anni quando fu stuprato da un uomo su un set cinematografico.

Proprio in questi giorni un altro dipendente di Disney World è stato arrestato in un’operazione contro la pornografia infantile nell’area di Orlando (Florida). Secondo la stampa locale, le forze dell’ordine hanno trovato materiale pedopornografico nella proprietà dell’uomo che coinvolge bambini di appena 3 anni. Una caso? Nel 2014 un’indagine rivelò che dal 2006 almeno 35 dipendenti di Disney World erano stati arrestati per reati sessuali sui minori.

Elijah Wood

Nel maggio del 2016 Elijah Wood (protagonista del Signore degli Anelli) rivelava al Sunday Times di essere riuscito a recitare a Hollywood da bimbo senza subire abusi solo grazie a sua madre, «più preoccupata che diventassi una brava persona che di farmi fare carriera», perché «ci sono un sacco di vipere in questo settore, persone che hanno in mente solo i propri interessi». Secondo Wood «queste cose probabilmente stanno ancora accadendo» e «le vite delle vittime sono state rovinate».

Anche Jason James Murphy, pedofilo che perseguitò per anni un bambino delle elementari, fu assunto come addetto ai casting hollywoodiani per bambini/adolescenti fra cui quello della serie “School of rock”. Persino Bob Villard, manager di piccoli attori fra cui Leonardo Di Caprio, tornò a lavorare con i bambini nonostante le accuse e una condanna per pedofilia. Bryan Singer, regista responsabile dei film X-Men, è stato accusato tre volte per abusi omosessuali su attori adolescenti, ma ha continuato a fare successo nel settore. Fra le vittime l’attore Michael Edgan, che poi accusò anche Marc Collins-Rector, uomo del business di Hollywood (21 accuse di stupro) condannato per abusi e per averlo violentato dicendogli: «Il 90% dello show business è gay. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi andare a letto con qualcuno». Edgan testimoniò anche contro Garth Ancier (allora capo di Bbc America) il quale, puntando una pistola alla testa del ragazzo, avrebbe sostenuto di essere uno degli uomini più potenti di tutta Hollywood.

Martin Weiss, manager che lavorò sia per Nickelodeon (emittente tv per bambini) sia per Disney, abusò dell’11enne Evan Henzi più di 30 volte. A 14 anni Henzi trovò il coraggio di denunciare, ma Weiss fu condannato solo ad un anno: «Sono arrabbiato con il sistema giuridico», commentò Henzi dopo il rilascio. Un altro dipendente della Nickelodeon, Jason Michael Handy, fu arrestato per molestie su minori, ma nel 2009, dopo aver scontato la pena, uscì dal carcere per reiterare i reati. A scamparla fu poi Roman Polanski nonostante la condanna di abusi sulla 15enne Samantha Gailey, violentata dal regista all’interno della casa di Jack Nicholson: l’uomo, fuggito dal paese, continuò a lavorare vincendo diversi Oscar. Infine, sono note le accuse di abusi di Dylan Farrow, figlia adottiva di Woody Allen, contro il regista (che poi sposò un’altra figlia adottiva, Soon Yi Previn), confermate dal fratello Ronan.

Non suona quindi esagerata la critica da parte dei produttori di An Open Seecret (documentario sulla pedofilia a Hollywood) per il silenzio dalla mafia dello spettacolo sulla «pedofilia dilagante…è totalmente immorale e simile all’omicidio dato il numero di suicidi e di overdose accidentale attribuiti ad abusi sessuali e manipolazioni mentali in un settore che protegge i violentatori attivi». Forse per lo stesso motivo Nicole Kidman l’anno scorso ha dichiarato che Stanley Kubrick le aveva parlato del fatto che «il mondo è governato dai pedofili».

E che dire dell’immagine senza commenti di Marina Abramovic, l’artista e occultista, che le riviste Dust e Vogue immortalarono in copertina insieme a dei bambini in pose agghiaccianti (vedi foto a sinistra) e twittata lo scorso febbraio dall’attrice di Smalleville poi arrestata? Abramovic già finita sotto i riflettori durante il cosiddetto “Pizzagate”, ossia lo scandalo delle email, diffuse nel 2016 da WikiLeaks, fra lei, politici dell’amministrazione Clinton e i fratelli Podesta (lobbisti a capo della campagna della Clinton).

Nelle email si parlava di party a base di pizze (che secondo gli esperti starebbe per bambine nel linguaggio pedofilo) e hotdog (bambini), a cui partecipare. Ad esempio un noto politico della cerchia dei Clinton scriveva a Podesta, la cui casa è piena di quadri con bambini legati e mezzi nudi (vedi foto a sinistra), che “Sogno il tuo banchetto di hotdog alle Hawaii”. Altri messaggi avevano per oggetto un “hotdog party” a Chicago a cui si invitava a prepararsi. Emersero pagamenti fino a 65 mila dollari da parte di Obama alla pizzeria Comet Ping Pong di Washington per un party privato. La pizzeria è di James Alefantis, bisessuale dichiarato, amico dei Podesta, che pur essendo un semplice pizzaiolo fu giudicato dalla rivista di moda “GQ” «una delle 50 persone più potenti di Washington».

Lo scandalo crebbe perché alcuni blogger fecero in tempo a scaricare le foto (vedi foto a destra) del profilo istagram di Alefantis in cui comparivano bambini legati ai tavoli della pizzeria con la scritta «Nuovo spazio per bambini», di uomini con in braccio bimbi con la scritta “chickenlovers” (termine del mondo pedofilo che indicherebbe gli uomini attratti da bimbi piccoli), di persone nude con la pizza sulle parti intime o di uomini che baciano con passione pezzi di pizza come fossero persone, di neonti affiancati da una cifra di migliaia di dollari (qui tutte le foto).

Nella pizzeria di Alefantis si esibivano addirittura gruppi musicali come i “Sex Stain” (macchia di sesso) rappresentati con l’immagine di un labirinto blu a forma di triangolo simbolo che l’FBI ha messo fra fra quelli attraverso cui i pedofili si riconoscono. La notizia fece rumore, ma ovviamente i grandi media liberal risolsero tutto parlando di “fake news”. È quanto meno singolare però che la famiglia Clinton oltre che a queste persone fosse legata anche alla setta NXIVM: nel 2006 furono donati 29.900 dollari alla campagna presidenziale di Hillary Clinton e almeno tre funzionari NXIVM erano membri “su invito” della Clinton Global Initiative.

Non si può poi dimenticare lo scandalo che ha coinvolto decine di Ong e migliaia di operatori, su cui si è fatto silenzio per decenni, insieme alle immagini e le sfilate di bimbi in pose ammiccanti accettate ormai come normali dal mondo della moda.

A questo punto almeno una domanda è lecita: sono tutte coincidenze? Ma anche fosse, perché basta l’accusa ad un sacerdote per scatenare tutti grandi media mentre in questi casi l’imbarazzo si fa omertà? Cosa ha il progressismo politicamente corretto da difendere? Forse che il legame pedofilia, pederastia e omosessualità sia troppo scomodo? Sia mai che diventi evidente che quando “Love is Love” non c’è più limite al peggio. Alla violenza più terribile che si possa esercitare e ancora in grado di suscitare ribellione (anche se forse non per molto).