Globunismo, il comunismo 2.0

Dalla pagina Facebook di Marcello Veneziani

26 Dicembre 2017

Uno spettro si aggira per il mondo, come scriveva Marx nel suo Manifesto: sta nascendo il comunismo 2.0. Se spaventa il nome chiamatelo globunismo, ma è la versione aggiornata e globale del comunismo. Non vogliamo rianimare vecchi fantasmi ma definire rigorosamente un atteggiamento ormai diffuso nel campionario mondiale delle Sinistre radicali e più moderate.

Qual è il nocciolo ideale e morale del nuovo programma politico e sociale della sinistra nel mondo?

È l’idea di mettere in comune il mondo, senza frontiere, senza barriere, è l’idea che siano da accogliere tutti coloro che dal sud del pianeta chiedono di venire da noi, che siano globalizzati i diritti e le risorse del pianeta, che sia ridistribuita la ricchezza mondiale, detenuta oggi da una minoranza.

È il sogno di un mondo migliore, di una società planetaria ed egualitaria che si libera della natura, si emancipa dai suoi limiti e dalla tradizione per fondare un mondo equo-solidale, giusto, inclusivo, dove tutti possono avere tutto. Dobbiamo perciò liberare gli oppressi, i repressi, estendere i diritti a tutti.

In una parola, il nuovo comunismo è nello sconfinamento. Sconfinamento di territori, di genti, di individui, di generi, di sessi, di proprietà, di culture. L’internazionalismo di un tempo si è fatto sconfinamento globale.

Curiosamente, però lo schema s’inceppa quando il quadro di riferimento è locale o nazionale, comunque circoscritto a una comunità: qui la sinistra non difende il mondo di sotto rispetto al mondo di sopra, cioè gli sconfitti, gli ultimi, gli emarginati del proprio paese, ma chi sbarca clandestinamente, provenendo da mondi remoti.

La tendenza all’astrazione ereditata dal comunismo fa prediligere ciò che non c’è, o è remoto, astratto, a ciò che c’è, è qui davanti a noi, è concreto. L’amore per il prossimo esclude il principio di prossimità su cui si fonda la legge naturale della vita: mi e più caro chi mi vicino. È inevitabile.